Natale 1980 in sant’Andrea
Carissimi la chiesa, con questa terza liturgia che celebra nel giorno del Natale del Signore, ci porta alle mete più alte della meditazione del significato del mistero del Natale, della nascita in mezzo a noi del Figlio di Dio fatto uomo.
E’ un evento di cui dobbiamo godere e allora la chiesa si appropria le parole del profeta Isaia e dice “Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi, che annuncia la pace, messaggero di bene che annuncia la salvezza e dice a Sion: regna il tuo Dio.” E’ il nostro Dio che regna. E’ il bambino Gesù e non regnerà sfruttando, imponendosi, strumentalizzando i suoi sudditi. Il suo regno è paradossale. Regna per mezzo dell’umiliazione, della morte e della risurrezione.
Questo bambino che regna è la Parola.
Per millenni Dio ha parlato al suo popolo per mezzo dei profeti, ma ai giorni nostri, questi della sua chiesa in cui viviamo, di cui ognuno di noi è componente, Iddio parla per mezzo del Figlio suo che è il più grande, che siede alla sua destra e per mezzo del quale tutte le cose sono state fatte. Così dice la lettera agli Ebrei.
Dice Giovanni: in principio era il Verbo, la Parola di Dio, la manifestazione di Dio, l’irradiazione della sua gloria, l’immagine e l’impronta della sua sostanza. Il Verbo è la Parola, il Verbo è Dio.
Sappiamo quale sorte è toccata a Gesù Bambino, Parola di Dio fatta carne. Non ha trovato accoglienza nel mondo. I suoi non lo hanno ricevuto. Guardate che noi siamo dei suoi! Per il fatto che siamo in chiesa, per il fatto che siamo in ascolto della parola di Dio – stimo bene attenti – siamo dei suoi. E allora interroghiamoci se per noi è vera la parola del vangelo o se dobbiamo metterci in un’altra categoria.
“I suoi non lo hanno ricevuto” significa la resistenza del peccato, la resistenza dell’uomo libero contro la volontà di Dio, contro il piano del suo Salvatore. Però, a quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio. Ecco il lieto annuncio che dobbiamo proclamare non soltanto in chiesa ma dall’alto della dignità della nostra persona che è trasformata dal Natale di nostro Signore, che è mirabilmente divinizzata dal Natale del Signore.
In questa Messa- se avete fatto caso- la chiesa prega Dio che in modo mirabile ci ha creato e in un modo ancor più mirabile ci ha redenti, ci chiama a diventare partecipi della natura di colui che ha voluto assumere la nostra natura umana. Ecco il mistero.
Il Figlio di Dio diventa uno di noi.
Ciascheduno di noi diventa un figlio di Dio in Lui.
Il Figlio di Dio diventa Figlio dell’uomo.
Il figlio dell’uomo diventa Figlio di Dio.
La chiesa con la sua liturgia ci porta questo lieto annuncio.
Anche quest’anno -come altre volte- mi rivolgo a voi, cari fratelli e sorelle, perché insieme cerchiamo di prendere coscienza delle cose stupende che Dio compie in mezzo a noi, nella nostra vita e nella nostra persona. Non dobbiamo venire in chiesa perché si è sempre fatto così. Non dobbiamo venire in chiesa per fare sempre le stesse cose. Ogni volta che si viene in chiesa, c’è una cosa da farsi che è nuova anche se fondamentalmente è la stessa, ed è prendere coscienza che noi siamo figli di Dio in questo mondo.
Noi siamo i figli di Dio in questo mondo di interessi economici, di fazioni politiche, di superpotenze che ci condizionano. Non sappiamo quale grado di vita umana c’è in questo mondo dei consumi e dei piaceri scatenati. Sappiamo che non c’è niente di più stucchevole di quello che si ripete tale e quale ogni giorno strumentalizzando, ora l’uno ora l’altro. Quale povertà! Quanto poveri siamo! Non siamo mai stati tanto miseri, tanto esposti, tanto in pericolo come ai giorni nostri. Prendiamone coscienza non per scoraggiarci, ma per dirigerci nel mondo con la coscienza di quella grandezza, che Dio ci viene ad offrire e ci propone in questo giorno di grazia.
San Leone Magno nella lettura dell’Ufficio Divino dice: riconosci, o cristiano, la tua dignità. Fatto partecipe della natura di Dio e fatto fratello di Gesù, non degradare la tua dignità, ma esaltala, vivila, gustala con tutte le tue forze e vivi in questa grande realtà per essere più che uomo, più che donna, più che creatura di Dio: figlio di Dio.
Ecco il motivo della celebrazione del mistero del Natale dinnanzi cui dobbiamo soffermarci e accogliere il lieto annuncio, e stare attenti a Dio che oggi parla per mezzo del Figlio suo, ed accoglierlo in noi perché si realizzi il poter diventare figli di Dio, perché non da sangue e carne abbiamo ricevuto questa dignità, ma da Dio siamo stati generati.
Teniamo conto di questa realtà salutare che fa bene a tutti. Se in mezzo ai nostri fratelli vivremo la dignità di figli di Dio, sentiremo di dovere essere l’espressione del suo amore, della sua misericordia, della sua bontà, della sua dolcezza. Questi sono tutti temi ricorrenti nel giorno di Natale, ma noi dobbiamo fare Natale in tutti i giorni, perché tutti i giorni ci è assicurato che abbiamo il potere di essere Figli di Dio.
OM 657 Natale 80