termina l’anno 1967
Sia lodato Gesù Cristo.
Miei cari, al di fuori di ogni pensiero e previsione terminiamo insieme questo anno di grazia 1967.
Abbiamo ascoltato i testi della liturgia natalizia. S. Paolo ribadisce il senso del mistero della nascita di nostro Signore Gesù Cristo con queste parole:quando giunse la pienezza dei tempi, Dio mandò suo Figlio nato da donna, nato sotto la legge per redimere quelli che erano sotto la legge affinché ricevessimo l’adozione di figli di Dio.. Questo é il significato, questo è il motivo della venuta del Figlio di Dio. Gesù Bambino in mezzo a noi viene per redimerci dal peccato e compiere in noi la adozione di figli di Dio.
Questa pienezza dei tempi coincide con una situazione particolare, che la liturgia odierna con le parole del libro sacro descrive: “Mentre il silenzio avvolgeva tutte le cose e la notte volgeva a metà del suo corso la Parola onnisciente di Dio é scesa dal trono regale”. La parola, il Verbo, il Figlio di Dio in persona viene a liberarci dal peccato e a portarci l’adozione di figli di Dio in un silenzio infinito. Sempre la liturgia, fa risaltare il momento di pace, il momento in cui il mondo é nella condizione più felice per ricevere la Parola, per ascoltare il Verbo che si é fatto carne. E’ un fatto naturale. Se Gesù é la Parola del Padre rivolta a noi, ci può raggiungere soltanto quando in noi c’é l’attenzione fatta di silenzio: quando siamo nella possibilità di intendere e di ascoltare.
Dio che parla nella condizione del silenzio, é l’avvenimento di salvezza nel quale siamo immersi in questa circostanza. In questo istante, particolarmente, Dio parla nel Verbo suo fatto uomo e parla a noi che siamo in ascolto della sua voce, se facciamo tacere tutte le voci che possono distrarci e impedire di comprendere il significato di questa Parola. La parola di Dio é rivolta a chi sta in ascolto. Chi sta in ascolto é liberato dal peccato e raggiunge la dignità di figlio di Dio. Domandiamoci: noi, nella situazione di vita in cui ci troviamo, nell’ambiente in cui viviamo, nel mondo di oggi, siamo in condizione di ascolto? Siamo nella possibilità di intendere una Parola che é rivelata a noi nell’intimo del nostro cuore?
Ecco come si potrebbe descrivere, in sintesi, la condizione in cui viviamo. Ogni giorno ci affacciamo su spazi geografici sempre più vasti. Tutto il mondo sta davanti a noi sullo schermo che ci riporta notizie. Ci affacciamo addirittura negli spazi cosmici dell’universo e siamo portati a distanze che neppure immaginavamo. Questi spazi, questi orizzonti scoperti dalla scienza li raggiungiamo con mezzi tecnici. Ogni giorno , nuove energie e nuove possibilità sono messe a nostra disposizione. La vita, nonostante i nostri lamenti, diventa sempre più confortevole: tutto é a portata di mano per soddisfare le nostre aspirazioni e per rendere la vita più umana. Così é il tempo di oggi.
Di fatto, però, cresce la nostra insicurezza. Perché? C’è una ragione. E’ la nostra esteriorizzazione. Tutto ci porta “fuori”, lontano dall’intimo di noi stessi, dall’intimo della nostra persona, dall’intimo della nostra vita. Noi, per vocazione, dobbiamo stare al vertice del creato. Quindi non é un male che la scienza scopra nuovi spazi, non è un male che ci siano i mezzi tecnici per raggiungere tali spazi e che nuovi beni e più abbondanti siano messi a nostra disposizione per rendere la nostra vita più confortevole. Il male sta in questo: tutto ciò che é strumento ad un certo punto diventa fine, da mezzo diventa scopo, da mezzo diventa esigenza e necessità che noi ci prendiamo e procuriamo “al di fuori” e, nell’intimo di noi stessi, nel cuore della nostra persona rimane la solitudine: il vuoto. Quindi, senso di insicurezza e di vuoto che é, come si dice oggi : “senso di angoscia”
Noi, per vocazione, siamo chiamati a dominare le cose, noi siamo al vertice del creato. San Paolo esprime questa verità con le parole: “Tutto é vostro e voi siete di Cristo e Cristo é Dio”. Per vocazione, quindi, siamo artefici. Tutto é nostro e tramite Gesù Cristo, sotto l’azione dello Spirito Santo, dobbiamo stare in comunione col Padre, fare da ponte, da mezzo di congiunzione, da tramite di unione tra il creato e Dio. Questo tramite, questo luogo di incontro di tutto il creato con Dio é il nostro cuore, dove si ripercuote la parola di Dio, che ci chiama alla vita di figli suoi.
Ecco l’altezza della nostra dignità, ecco dove dobbiamo stare: al di sopra di tutti e di tutto, ma per la forza che ci viene dalla parola di Dio, ma per la certezza che ci viene dalla nostra vocazione, ma per la grazia che ci rende liberi dalle suggestioni del mondo e ci porta davanti a Dio come figli suoi. Tutto ciò che ci porta fuori, é peccato perché ci impedisce di ascoltare la Parola che si ripercuote nell’intimo del cuore. Noi siamo chiamati ad assoggettare il creato, a condizione che accogliamo la Parola, che ci comunica la capacità di rimanere liberi della libertà dei figli di Dio. Siamo distratti, siamo distolti. Come ci può raggiungere la Parola che si può ascoltare solo nel cuore del silenzio?
Il Signore é venuto, si é stabilito in mezzo a noi – ecco il mistero della Incarnazione – e arriva a ciascuno di noi – ecco il mistero della presenza di Gesù Cristo in mezzo a noi – e noi non lo riconosciamo, non percepiamo la sua voce perché la nostra attenzione é piena delle cose che stanno “al di fuori”. Questo é il nostro peccato. Siamo, sì, nel peccato con le azioni che così abbiamo definito, ma c’é un peccato più profondo che sta al di sopra di tutti i nostri peccati e consiste in questo: Dio ci parla, Dio ci comunica la sua vita per liberaci dal peccato e farci figli suoi e noi non lo abbiamo capito, e noi diamo importanza ad altre cose, e noi siamo più attenti ad altri richiami.
Quando ascoltiamo la Parola di Dio? Quando lasciamo che Dio parli? Quanto la venuta del Figlio di Dio per essere nostro maestro ha importanza per l nostra vita? Comprendete che se questo avviene: é come se Gesù non fosse venuto, è come se il Figlio di Dio non si fosse incarnato, è come se il Vangelo non esistesse, è come se la Redenzione non si fosse compiuta? Questa é la ragione della nostra insoddisfazione:il nostro cuore é stato creato da Dio per essere il luogo della accoglienza della sua Parola, della sua presenza e, se non é riempito della sua presenza e del suo amore rimane vuoto. Tutto il resto é surrogato che non lo può soddisfare. Perciò, miei cari, al termine di un altro anno della nostra esistenza rientriamo in noi stessi, prendiamo coscienza di ciò che siamo, prendiamo coscienza della nostra vocazione. Noi siamo posti al vertice di tutte le realtà create, aperti al grande avvenimento di Dio che si rivolge noi per darci la forza di stare al di sopra di tutto e per comunicarci la dignità di figli suoi.
Rientriamo nell’intimo della nostra persona. Noi non siamo ciò che possediamo, noi non siamo ciò di cui disponiamo. Noi siamo ciò che portiamo dentro di noi; noi siamo le realtà intime che costituiscono il nostro essere, noi siamo la ricchezza dei nostri pensieri, noi siamo il calore dei nostri sentimenti, noi siamo la capacità di prendere le nostre decisioni e soprattutto noi siamo i figli di Dio che partecipano alla sua vita, al suo essere e che sono rivestiti della sua grazia. E’ nell’intimo di noi stessi che si gioca il nostro destino.
Fratelli cari, come siamo lontani, alle volte, dal Vangelo! Il nostro destino, il nostro avvenire, la nostra vita, li collochiamo in tanti interessi sbagliati, in tanti valori inconsistenti. Nell’intimo di noi stessi é il valore della nostra vita, qui é in gioco il nostro destino nel tempo e nella eternità. Allora nel nostro cuore dobbiamo ritornare, al termine di un anno, per ascoltare quella parola che ci salva dalla schiavitù delle cose, dalla schiavitù delle persone, dalla nostra tirannia, da noi stessi, dalle nostre inclinazioni e dai nostri istinti. Nell’intimo dobbiamo entrare per rincontrarci col nostro Salvatore.
Al termine di un anno dobbiamo ricominciare. Domani é l’anno nuovo. Siamo qui per ringraziare il Signore, per domandare il perdono dei nostri peccati, per auguraci un buon anno, e ce lo auguriamo con tutto il cuore, ma Gesù sarà l’anno nuovo per noi: Gesù con la sua parola, Gesù nell’intimo del nostro cuore, Gesù nella nostra vita. Pensiamo a questa Parola che Dio ci rivolge: per salvarci, per liberarci, per costruirci l’avvenire, per portarci all’altezza di dignità di figli suoi, per darci la possibilità di crescere come figli di Dio.
Gesù deve cresce in noi con la sua Parola. Mettiamoci nella condizione di ascoltarlo ogni giorno, tutti i giorni dell’anno nuovo.
OM 86 31 dicembre 1967