Sotto i segni delle parole e dei gesti della liturgia Gesù adempie le sue promesse
Pasqua 1983 – Anno giubilare.
Carissimi, sento profondamente la responsabilità d’essere strumento nel comunicarvi la gioia della Pasqua. Abbiamo bisogno di gioia e ci sono tante gioie, ma tutte le gioie che ci prepara la società, il mondo, non arrivano fino in fondo al nostro spirito, non ci danno certezze, non fondano una speranza.
La gioia, che viene annunziata oggi in tutte le chiese del mondo, nasce oltre il mondo, è fuori dal mondo pur avendo la sua radice nell’interno della storia umana, viene dal cielo da dove é disceso il Figlio per farsi uomo, uno di noi, e questo uomo-Dio – l’abbiamo meditato nelle solenne liturgie dei giorni scorsi – é morto in croce ed é stato sepolto.
Mettiamoci, miei cari, per un istante, nell’animo degli apostoli, dei discepoli, dei seguaci di Gesù. Gesù aveva aperto a loro tante speranze e credevano di essere giunti ad un approdo, invece guardano il fallimento totale: Gesù é nelle mani dei suoi nemici, maltrattato, inchiodato in croce, morto. E’ finita! Che cosa é valso avere abbandonato la Galilea, le barche, il padre, la madre? E adesso? In questo clima di sfiducia e di sconforto risuona una voce: colui che era stato crocifisso, che era morto ed era stato deposto in un sepolcro nuovo, é risorto, c’è ancora, é vivo, é più vivo perché ha vinto la morte, é potente perché ha vinto una forza che mai nessun uomo e nessun popolo é riuscito a debellare.
Ecco allora che, si fa strada la gioia nel cuore degli apostoli e dei discepoli. Gesù c’è ancora! E’ Lui! Colui che ci ha detto tutte le parole del Padre è vivo! Come é potente, come è grande colui che ci ha amato perché fossimo suoi amici!
Miei cari, la Chiesa ricorda questo fatto della storia della nostra salvezza non per fare una memoria storica, ma per farne una celebrazione attuale dove, sotto i segni delle parole e dei gesti della liturgia, Gesù adempie le sue promesse: “Ecco che io sono in mezzo a voi”.
Gesù é in mezzo a noi.
Quest’anno la Pasqua deve assumere un carattere speciale, straordinario. E’ l’anno giubilare della Redenzione. E’ l’anno in cui noi dobbiamo approfondire, appropriarci, fare nostro il mistero della Redenzione. Non importa passare per la porta santa. Non importa visitare questa o l’altra chiesa anche se é prescritto. Importa che la Redenzione si diffonda nel mondo, non in un mondo astratto, ma in quel mondo di persone che é ciascuno di noi.
Che cosa vuole dire Redenzione?
Vuole dire Pasqua,
vuole dire che Gesù ha vinto,
vuole dire che tutta la parola di Gesù é vera,
vuole dire che le garanzie date da Gesù sono certe e sicure,
vuole dire che il mondo non é senza Dio,
vuole dire che il mondo non é senza Cristo,
vuole dire che il mondo non é senza speranza.
Dio c’è.
Dio c’è e si preoccupa dell’uomo.
Dio c’è e salva l’uomo dalla sua disperazione interiore ed esteriore, perché gli porta il senso della sua dignità di figlio di Dio.
Dio c’è ed é più grande di noi, é più potente di noi e ci vuole bene più di quanto noi possiamo desiderare.
Dio c’è. E’ il nostro Dio! Il nostro Dio non é un personaggio, non é un semplice profeta, ma é il Redentore, è Uno che ha pagato e non ha pagato il sabato, non ha pagato il mondo verso cui non era debitore, ma ha pagato nel senso dell’amore.
Nostro Signore Gesù Cristo morto in croce ci appartiene ed é il modello a cui dobbiamo ispirarci. C’è la croce nel mondo e c’è la croce nella nostra vita. Ebbene, la croce é lo strumento di Redenzione che ci libera dal nostro egoismo e dalla nostra impurità.
Cristo ci appartiene. C’è la nostra speranza nel mondo fondata sulla risurrezione di Cristo, testimoniata a prezzo della vita, testimoniata da una moltitudine di discepoli che lo hanno visto! Pietro dice, noi l’abbiamo visto e abbiamo mangiato con lui, e Tommaso potrà dire, ho toccato le sue mani e il suo costato. E’ risorto! Abbiamo una speranza che si proietta nel presente perché siamo circondati dalla Presenza, abbiamo una speranza perché é stata aperta per noi la via di salvezza, la via della vita eterna.
Si, miei cari, il giorno di Pasqua deve essere il giorno dell’apertura degli orizzonti e, l’orizzonte a cui dobbiamo maggiormente aprirci é la vita eterna. La vita presente ha il suo valore, e come! La vita presente ha le sue gioie. La vita presente ha le sue prove, ma dopo, superata la prova, c’è la gioia, c’è la soddisfazione. La vita presente ha i suoi drammi, ma ogni dramma ha la sua soluzione nel Cristo che ha sofferto prima di noi e più di noi.
Ecco miei cari, così dobbiamo celebrare questo anno giubilare: assimilandoci alla Redenzione operata da nostro Signore Gesù Cristo, assimilandoci al suo vangelo, assimilandoci ai suoi meriti, alla sua grazia, alla sua forza, alla sua potenza che è al di sopra di tutte le prepotenze mondiali. Un pensiero questo che può anche distogliere dalla gioia della Pasqua. Cristo ha promesso di essere vittorioso. Cristo ha dimostrato di essere il più potente.
Professiamo la nostra fede in Gesù Cristo morto e risorto. Professiamo la nostra fede nella Redenzione operata per ciascheduno di noi.
Buona Pasqua miei cari. Che la Pasqua, fatta di certezze e di sicurezze, sia un apporto sostanziale alla vita del nostro spirito.
OM 648 Pasqua 83
Pasqua 1983. Anno giubilare. Messa pontificale in S. Andrea.