Il “nuntio” conosce la persona che lo manda e,
soprattutto,sa quanto sia importante andare.
Nell’ “Omelia” di Mons. Carlo Ferrari del Natale 1969, ore 11, in S. Andrea- Mantova, possiamo:
1) sottolineare tanti pensieri tradizionali:
– entrare in un luogo sacro
– entrare in se stessi
– motivazione o, meglio, ragione morale di tale azione: “incontrare Dio”.perché crediamo in Lui. Quindi, desiderio di relazionare con Dio.
– relazione uomo-Dio:
– relazione tra peccatori ( ma figli) – Dio ( padre buono)
– relazione tra coscienza di “ vita morale” negativa ( noi siamo peccatori, cioè “ figli che non si interessano ad un padre così buono”) e coscienza assoluta di sé come verità e bontà ( Dio).
– In questa coscienza negativa dell’uomo cade la Parola di Dio, come seme.
– Natale: Dio dona suo Figlio perché possa parlare all’uomo e stabilire un rapporto dialogico.
2) Evidenziare un aspetto:
La Parola di Dio é sempre parola difficoltosa da intendere, perché non siamo abituati al linguaggio di Dio, perché non siamo abituati al linguaggio del Libro Sacro.
Chiariamo questo aspetto:
comprensione della Parola di Dio e della sua efficacia. [2]
Gesù, durante tutta la sua attività terrena, opera con la sua Parola.
Egli stesso é il “Verbum”.
Gli apostoli considerano la Parola allo stesso modo e nello stesso senso, per cui possono dire: “ nel nome del Signore Gesù Cristo, sorgi e cammina” ( Mt 3,6).
Quindi:
– la Parola di Dio é: opera – azione creativa;
– l’opera creativa fondamentale di Dio é: Parola- Manifestazione efficace della sua volontà onnipotente, per…
Insisto: gli Apostoli e specialmente Paolo non attribuiscono alla Parola il significato di racconto, di storia, di enumerazione di fatti, ma la considerano come qualcosa di dinamico, teso ad un risultato da attuare, come una potenza che opera la santificazione, una energia ed un mezzo di salvezza.
Perciò la Parola é :
– “Parola di salvezza” ( Atti.18,26)
– “Parola di grazia” ( Atti, 14,8)
– “ Parola di vita” ( Fil. 2,16)
– “Parola di riconciliazione” (2 Cor.5,19)
In sintesi: Parola che produce salvezza, grazia, vita, riconciliazione.
* * *
Gesù si fa uomo, entra nella storia dell’uomo per comunicare il suo primo messaggio storico di salvezza: sono uomo come voi, ma diverso da voi, perché sono Figlio di Dio.
Il secondo messaggio storico di salvezza é legato strettamente al precedente: chi segue me avrà la vita eterna (cioè : potrà avere la dignità di figlio di Dio ed insieme a me potrà rivolgersi a Dio, chiamandolo Padre.
Questo atto salvifico di Gesù Cristo produce una nuova creazione: la Chiesa. In Matteo 16,18, viene riportato il pensiero esplicativo di Gesù stesso: “Io edificherò la mia Chiesa”.
Mons.Ferrari, in “Aggiornarsi al Concilio pag. 14, spiega: “ Questa affermazione non mette soltanto fine a d una lunga preparazione con cui Gesù aveva raccolto nei discepoli e negli apostoli il materiale, per così dire, della nuova Istituzione; ma ha un chiaro senso di sostituzione o di successione di cose finite e cose nuove; indica la fine della Chiesa del Sinai e l’arrivo di quella annunciata dai Profeti.
…Gesù introduce una nuova metafora nella descrizione dello svolgimento del Piano di Dio: quella della Costruzione.
Essa é largamente usata negli scritti apostolici ed é riferita:
– al Corpo di Cristo risuscitato, nuovo Tempio, ( Gv 2,21-22; Col. 1,18-19);
– ai cristiani, tempio del Signore ( Ef 2,19-22) in quanto pietre viventi ( 1Pt 2,5)
Questa Chiesa, mentre si innesta alla profezia di Geremia (33) prepara a quella dell’Apocalisse ( 21,22-23).
Perciò, la Chiesa di Gesù Cristo é la convocazione di Dio, per mezzo del Figliolo, sotto l’azione dello Spirito Santo ed il ministero apostolico, rivolta a tutti gli uomini dispersi dal peccato;
Confronto con l’idea espressa dal Papa nel saluto alla folla, alle ore 11,10 del giorno 8-12-65:
“Questo é il momento dei saluti. Dopo, la nostra voce tacerà….Questo saluto é universale,…si rivolge a quelli che lo accolgono e a quelli che non lo accolgono. Per la Chiesa cattolica nessuno é estraneo, nessuno é escluso, nessuno é lontano. Ognuno…é un presente…E infine questo nostro saluto rivolgiamo anche a voi uomini che non ci conoscete…, che non ci comprendete,…che non ci credete,… un saluto sincero, un saluto discreto, ma pieno di speranza,…pieno di stima e di amore.”
Quindi: la Chiesa fondata da Gesù Cristo, intraprende e continua il cammino lungo la Storia, per la salvezza del mondo, dal giorno di Pentecoste per il Ministero esterno degli Apostoli e l’Azione interiore dello Spirito Santo ”
* * *
“ Qui si pone il ministero del sacerdote e del vescovo, qui si pone l’ufficio, il compito la responsabilità del vescovo: fare intendere ai propri fratelli qualche cosa del senso della Parola di Dio” [3]
“ Il ministero della Parola non costituisce un mero rapporto tra chi la pronuncia e chi l’ascolta, ma un avvenimento tra Dio e gli uomini, un evento di grazia, la prima ed insostituibile via di salvezza” [4]
“E’ cosa di Dio la salvezza del mondo: é il suo amore che l’ha pensata, é il suo amore che la realizza; ma Lui vuole che sia anche un grande atto di carità umana e, come per iniziarla richiese la dedizione di Maria, così per continuarla esige la dedizione dei Padri delle anime vostre.
Ecco il compito del Vescovo sul piano della salvezza: dare tutto se stesso in collaborazione all’opera dell’amore di Dio che vuole strappare gli uomini all’inferno e assicurare loro il paradiso” [5]
Come Maria!
Stupendo il riferimento a Maria.
“Angelus Domini nuntiavit Mariae”.
Ed ella concepì per opera dello Spirito Santo.
Il “nuntius” ( l’Anghelos) consegna la Parola di Dio.
Al “sì” di Maria, lo Spirito Santo realizza una creatura nuova.
I dodici prima, i successori poi, saranno gli annunciatori del “Verbum Dei”.
In questo contesto si può cogliere e rivivere l’intervento di Mons. Carlo Ferrari al Concilio che diceva:
Nuntius est nuntius, non professio fidei vel constitutio vel ipsum concilium. Est signum nostrae charitatis erga universum mundum, et sensibilitatis erga omnes qui in angustiis sunt. Ergo humillime cogito, ita ut existit, paucis verbis mutatis, approbetur. Dixi.
Il “nuntio” conosce la persona che lo manda e, soprattutto, sa quanto sia importante andare.
Dalla realizzazione del suo ufficio dipende l’inizio dell’azione salvifica e dell’ attuarsi del Piano di Dio nel soggetto scelto.
Inoltre, dal suo modo di porgere il messaggio dipende la prima comprensione e la prima disponibilità al sì.
Di qui si comprende la “ insostituibile responsabilità del “nuntio”.
Nell’esperienza di Maria troviamo, appunto, questi segni:
– l’angelo annuncia: “il Signore é con te” ;
– Maria si turba e chiede: “ che senso ha tale saluto”?
– L’angelo coglie il turbamento e propone la Parola di Dio chiarificatrice e l’azione operativa concreta dello Spirito Santo.
Per similitudine, ecco l’esperienza del Vescovo Mons. Ferrari al Concilio.
– E’ stato chiamato al Concilio come Padre
– Avverte la gioia di essere Padre dello stesso.
– Vive l’ansia intima della coscienza amata da Dio e prescelta per essere “nuntius” nella sua Diocesi verso ogni anima a lui affidata.
Di conseguenza non potrà fare più silenzio, ma sarà sempre pronto per “andare” o da solo o chiedendo collaborazione.
Obiettivo: formare la famiglia di Dio – la Chiesa universale.
Dio ama ogni uomo e quindi deve fare sapere ad ogni uomo questo suo impegno. Lo fa sempre. Oggi lo fa sollecitando ogni coscienza ad essere pronta- preparata a ricevere il seme della Parola di Dio e chiamando tante belle anime a vivere in intimità con Lui per trasformarle in creature nuove, pronte a dire “sì” a Lui e al suo Piano di Salvezza.
Se noi riuscissimo a cogliere la singolare esperienza spirituale di Mons. Ferrari negli altri Padri conciliari potremmo intuire il significato profondo del Vaticano Secondo.
Tale evento non é stato vissuto come momento di studio per approfondire dogmi vari, ma momento di vita pastorale-spirituale.
I Padri, stando insieme hanno messo in evidenza la realtà più semplice che appariva: ognuno di loro era lì perché aveva detto “sì” a Dio ed era pronto a collaborare, con spirito nuovo alla edificazione della Chiesa del nostro tempo.
Lasciamo parlare la coscienza di Mons Ferrari: “ Ascoltai le voci delle più eminenti personalità ecclesiastiche di tutti i continenti; partecipai alla dinamica che segnò un approfondimento del pensiero rivelato che poi maturò nei vari documenti. Una forza nuova ed incontenibile mi ha spinto ad essere un evangelizzatore del messaggio del Concilio”. [6]
Ecco un senso nuovo del Concilio: assemblea di Dio.
Cioè: un insieme di persone che hanno la coscienza di essere amate da Dio. Si trovano unite per fare esperienza di comunione, cioè per esprimere, nella Gioia, l’azione di grazie a Dio per il dono di sé.
Ancora una volta, Dio a questi suoi Eletti, ha fatto rivivere la presenza del suo Figlio risorto nell’atto di consegnare il suo mandato: andate in tutto il mondo e battezzate nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Ecco la nuova Pentecoste.
Infatti i Padri dichiareranno: “Le presenti condizioni del mondo rendono più urgente il dovere di illustrare con maggiore chiarezza ai fedeli e al mondo intero la natura e la missione della Chiesa, che, in Cristo, é come un sacramento o segno e strumento dell’intima unione con Dio e della unità di tutto il genere umano, affinché tutti gli uomini, oggi più strettamente congiunti da vincoli sociali, tecnici e culturali possano conseguire anche la piena unità in Cristo” ( LG 1).
Ancora una volta un insieme di pensieri che mettono in rilievo come all’uomo d’oggi, cosciente di dover vivere tanti valori sociali e di disporre di tante conoscenze, va annunziata la “Piena unità in Cristo.
Non ci sono posizioni astratte-dottrinali da stigmatizzare con dogmi, ma si avverte l’interesse per l’azione di Dio che, attraverso i segni dei tempi vuol venire incontro all’aspirazione degli uomini all’unità nella libertà della dignità umana, nella pace, nella giustizia e nell’amore.
Cosa dà Dio a questi uomini di oggi? Non soluzioni, non pensieri, non doveri, ma solo:
suo Figlio Gesù Cristo
E’ il suggerimento costante del Papa: aprite le porte a Cristo. Non abbiate paura! Questo é il nostro impegno.
“Ecco, sulla umiltà che ci insegna Gesù Cristo si erige la nostra vera vita: la vita dei figli di Dio.
Questi figli di Dio si devono distinguere, si debbono notare, devono dare una testimonianza che non può essere che quella dell’amore.
Il Concilio richiama fortemente tutti i membri del popolo di Dio, che hanno la dignità di essere figli di Dio: tutti i membri del popolo di Dio che sono figli di Dio, hanno uguale impegno, hanno uguale dovere di amare.
Di amare!
Oggi c’é – purtroppo ne siamo testimoni dolorosamente, vedi G8-Genova – qualcuno dei nostri fratelli che crede che i problemi umani si possano risolvere con la violenza. No. I problemi umani si risolvono con l’amore e l’amore non é debolezza. L’amore é forza. L’amore é la forza che prima di fare la giustizia degli altri, la opera in ognuno di noi.
Abbiamo bisogno di amore, non perché ci sia intorno a noi una vita pacifica, una vita quieta, non per tacitare voci che gridano vendetta al cospetto di Dio. No. Amore per impegnarci, tutti, in una unica responsabilità che é la responsabilità dei figli di Dio, che é la responsabilità dei membri del popolo di Dio, che é la nostra responsabilità che diventa più viva oggi, più urgente proprio oggi; con maggiore coscienza occorre portare intorno a noi la testimonianza, la prova per i nostri fratelli, che sono i fratelli di Gesù Cristo” [7]
P.S.:
Dopo i fatti di Genova, abbiamo notato un pullulare di testimonianze – di voci- di pensieri, via internet.
Anche noi abbiamo sentito la necessità di esprimere la nostra testimonianza.
Chiaramente in noi é viva la voce dell’amatissimo vescovo Mons.Carlo Ferrari e, attraverso il nostro scritto, abbiamo permesso a questa voce di farsi sentire ancora oggi in vista del nuovo anno di lavoro pastorale.
Siamo in vacanza.
Abbiamo la possibilità di riflettere. Facciamolo!
Con l’augurio di trovarci tutti pronti a riprendere il nostro lavoro di cristiani nell’ambito della nostra comunità.
Siamo amati da Dio in Cristo. Lo Spirito Santo ci faccia coscienti del valore di questo grande amore e della responsabilità che abbiamo di viverlo da cristiani e di comunicarlo a chi non lo é.
Auguriamo a tutti di sperimentare l’amore di Dio e dei fratelli per vivere nella sua Gioia.
don Nicola Siliberti