La storia di una diocesi é una storia che sembra venir scritta a ritroso, quando la memoria può liberamente tornare su episodi, atteggiamenti, prospettive già vissute e collaudate dal tempo, quando cioè l’inesorabile giudizio del “poi ” rende più vero e trasparente quanto é stato fatto e detto.
La storia di un episcopato é soggetta a questa regola, ed esige il coraggio di rivedere, ricordare, rileggere quanto un Vescovo ha detto, ha fatto e soprattutto quanto ieri non era visibile e oggi emerge lentamente ma inesorabilmente dal logorarsi dei luoghi comuni di frasi fatte e di impostazioni legate alla moda.
Così é la figura di Mons. Carlo Ferrari: alcune scelte e indicazioni diventano delle tracce che é impossibile non seguire.Fra i tanti aspetti mi piace ricordare la sua particolare attenzione al ministero sacerdotale. Nelle sue esortazioni, nei suoi discorsi e nelle omelie del Giovedì Santo c’é tutto il suo spirito sacerdotale che si confronta non solo con la Parola di Dio e con la tradizione ecclesiastica, ma anche con la cultura del tempo che ‘allora’ tentava di chiudere la figura del sacerdote in un ambito puramente “umano”.
Il sacerdote é l’uomo di Dio; é un essere umano che tende con tutte le sue forze a dare culto a Dio, cercare Dio, inebriarsi di Dio, studiare Dio parlare a Dio, parlare di Dio, servire Dio. Il sacerdote deve essere un uomo tutto speciale…: deve essere santo. L’assimilazione a Cristo é la sua spiritualità.
Il sacerdozio é la missione più attraente e più difficile: formare gli altri, dare loro un modo di pensare, di pregare, di sentire. Sono espressioni così attuali e, penso, già così vissute e sofferte che conservano un grande e indimenticabile fascino.
Don Egidio Faglioni
Da ” La Cittadella” Dic.1992