La liturgia è una dimensione che caratterizza la spiritualità e l’attività pastorale di Mons. Ferrari. E’ utile per capirlo risalire fino agli anni trenta, quando, alunno di teologia, assimilava con avidità « L’année liturgique» di Gueranger e il « Liber sacramentorum » del cardinale Schuster; fu tra i primi a seguire la Messa con il «Messale quotidiano » dell’Abate Caronti; soprattutto si formò alla scuola di un grande maestro di vita spirituale alimentata di liturgia, assimilando le opere e la biografia di Cotumba Marmion.
A Monopoli, nell’autunno del 1952, intraprese il suo ministero in mezzo ai sacerdoti con una « settimana », da lui dettata, per commentare il Documento più autorevole e innovativo in materia liturgica, I’enciclica « Mediator Dei» di Pio XII (1947).
Saggiamente coadiuvato dai Monaci dell’abbazia Santa Maria della Scala, tenne una settimana liturgica in tutte te parrocchie della Diocesi.Partecipò attivamente alla celebrazione del Concilio e, quando si trattò di tradurre in pratica la Costituzione sulla Sacra Liturgia, fu eletto tra i membri detta Commissione straordinaria, voluta personalmente da Paolo VI; in seguito fece parte due volte detta Commissione detta C.E.I.per la Liturgia.
Quello che pubblichiamo è un saggio rivelatore di una certa visione della celebrazione liturgica.
La comunità cristiana si nutre all’unica mensa detta Parola e del Corpo di Cristo. Quello che rende autentico I’ascolto della Parola e la celebrazione eucaristica è l’esistenza di una comunità in cui si diventa reciprocamente responsabili, in cui ci si sforza di vivere ciò che è il fine ultimo del progetto misterioso e misericordioso di Dio: « Che siano una cosa sola come tu, Padre, ed io siamo uno ». (Gv. 17,22).
Quali sono le condizioni che favoriscono la lettura, I’ascolto, I’accoglienza, il radicamento, la trasformazione che la parola di Dio deve operare nel cristiano e nella comunità affinché la testimonianza che ne deriva sia in armonia con tale Parola di Dio ?
Mons. Ferrari offre in queste conversazioni rivolte ai sacerdoti, religiosi e laici durante gli incontri vicariali, materia abbondante e scelta per un esame di coscienza. Lo fa il Vescovo, l’evangelizzatore, colui che attua e insieme testimonia la convocazione dell’assemblea liturgica.L’orientamento generale di queste conversazioni corrisponde a due criteri:
I. Ia gratuità dell’assemblea. E’ lo stesso Gesù che oggi agisce nei suoi ministri: I’assemblea è dunque, più che mai il frutto dell’iniziativa divina che si manifesta ai suoi. I’ contenuto è percepibile solo dalla fede, una fede pronta ed educata dalla iniziativa della parola di Dio;
2. Ia partecipazione piena, attiva e comunitaria dei fedeli. Si tratta di un elemento primario sia a livello teologico che pratico.
Gli spunti di riflessione sono intenzionalmente destinati ad incarnare i diversi principi nella concreta situazione odierna, con un’attenzione rivolta non soltanto ai riti, ma più ancora ai cristiani che li celebrano.
Le conversazioni di Mons. Ferrari partono da un principio fondamentale contenuto sia nella liturgia delle ore che nel nuovo messale di Paolo VI,dove si trova questa fondamentale affermazione: « la cena del Signore, ossia la Messa, è la sacra assemblea o adunanza del popolo di Dio, che si riunisce insieme, sotto la presidenza del sacerdote, per celebrare il Memoriale del Signore » (O.M. n. 7). Ora se la celebrazione liturgica è un’azione, non solo del sacerdote, ma dell’intero popolo di Dio, è facile intuire quali conseguenze sono racchiuse dentro, fino a quelle più pratiche: a si rende indispensabile e urgente tutta una azione, tutta una pastorale per educare l’assemblea liturgica, per far sì che quelle persone che sono a messa diventino realmente una assemblea liturgica, perché non siano degli spettatori di fronte ad un avvenimento, ma degli attori impegnati in una azione».
Don Egidio Faglioni
Da Dio a Dio un popolo in cammino pag.33-35