Quell’incontro in Seminario
la sera di San Carlo
Una forte commozione ci prende nel rievocare l’incontro in Seminario con il Vescovo Carlo, per ricordare il suo 40° di ordinazione episcopale nel giorno del Santo Patrono. Incurante degli acciacchi e di una febbre che lo tormentava da alcuni giorni (ma ce ne informò solo a cose fatte), alla veneranda età di 82 primavere, volle essere a tutti i costi presente all’appuntamento concordato con la “sua” diocesi. Una non folta rappresentanza del presbiterio e dei laici, i vescovi Caporello e Amari insieme con i seminaristi e gli educatori del Seminario lo attendevano; e bastavano per tutti gli altri, parlavano per tutti.
Lo vedemmo più appesantito e sofferente ma sempre deciso, quasi caparbio nell’affrontare quei passi e quei gesti che dovettero costargli enorme fatica, al limite della resistenza fisica. Presiedette la celebrazione e al Vangelo, improvvisando, rivolse ancora la sua parola, forte e incisiva, a noi che l’ascoltavamo sospesi tra ammirazione e apprensione. E ci ridisse le parole di Gesù e dell’Apostolo: «Amatevi gli uni gli altri. E’ un grave problema – aggiunse subito – anche e soprattutto per noi pastori. Se ciascuno, nell’ azione pastorale, tende a fare per conto proprio senza accordarsi con i fratelli, il comandamento del Signore non è osservato, non è accolto il disegno di Dio nel primo e nel nuovo Testamento: ut unum sint, come le tre divine Persone sono uno.» E ‘ il tema più caro e più ricorrente in tutta la predicazione del Vescovo Carlo, divenuto, come per l’Apostolo Giovanni un ritornello quasi ossessivo negli ultimi anni.
Disse ancora: «Per la vostra meditazione non ricorrete a libri e libercoli più o meno devoti o suggestivi, che sono sempre parole di uomo, servitevi della Bibbia che è Parola di Dio».
Nient’altro, ma quale forza essenziale in questo estremo appello e saluto! Dalla sera di venerdì u. s. mons. Carlo sta lottando tra la vita e la morte in sala rianimazione all’ospedale veronese di Borgo Trento. E noi gli siamo vicini più che mai, con l’affetto, la preghiera, l’augurio, la promessa che non dimenticheremo. La sua persona, la sua testimonianza, il suo personale messaggio così vicino nella spoglia semplicità al messaggio evangelico hanno arato in profondità non forse la nostra terra ma certo il cuore, la coscienza, la vita di chi lo ha ben conosciuto.
Don Benito Regis
Da: “La Cittadella” 15 Novembre 1992