Riprendiamo dal volume “Da Dio a Dio”, raccolta di scritti e discorsi, offerta al Vescovo Carlo Ferrari in occasione dei suoi 25 anni di episcopato, una nota che aiuta a comprendere i diversi aspetti del suo ministero nelle diocesi di Monopoli e di Mantova, soprattutto in rapporto alle diverse situazioni sociali e culturali incontrate.
La predicazione del Vescovo in terra di Puglia ha di fronte, prevalentemente quella che nel linguaggio di Paolo è la “tentazione giudaizzante”, di una salvezza particolaristica e non soltanto spirituale, ricercata nelle garanzie della Legge, nelle osservanze esteriori, nella fedeltà alle tradizioni dei padri (cfr. Lettera pastorale “Della Madonna siate devoti così”).
La proposta pastorale del Vescovo è allora naturalmente incentrata sul ricupero della tradizione autentica, sulla libertà con cui Cristo ci ha liberati, sulla dignità della persona di cui Cristo si fa garante e che il cristiano deve saper affermare in tutte le espressioni sia della vita privata sia della convivenza civile.
L’orizzonte del ministero a Mantova è dato piuttosto dalla “tentazione greca”, della salvezza ricercata con i mezzi umani della razionalità politica, scientifica, tecnologica, socio-economica, mentre la fede è respinta ai margini della vita civile o, in altri casi, è invocata solo a sostegno e legittimazione di progetti mondani.
Di qui l’insistenza del Vescovo sui temi specifici dell’identità cristiana e del cristianesimo come “paradosso”, superamento e rovesciamento dell’umano: il primato dello Spirito che trascende ogni psichismo umano e solo è capace di liberare l’uomo dalla morte, di trasformare i presagi di morte in annunci di risurrezione alla “vita nuova” nel Cristo; l’insufficienza radicale dei progetti umani in ordine alla salvezza, ma anche—come condizione e come verifica—il valore insostituibile dello sforzo ascetico e la conversione del cuore, I’ impegno di traduzione della fede in tutte le realtà dell’esistenza storica, la funzione dei carismi e dei ministeri nell’unità organica del corpo ecclesiale (cfr. discorsi ai sacerdoti e alle religiose dopo l’ingresso a Mantova).
Questa complessa tematica trova una sintesi concreta e originale nel modo come il Vescovo incontra gli uomini-segno, di ieri e di oggi, che la disposizione divina ha messo sulla sua strada, nel modo come ne rievoca i tratti e ne trae per l’oggi del suo popolo una lezione di vita: che si tratti di santi “mantovani”, S. Luigi, S. Pio X, S. Anselmo, o di figure come don Mazzolari Mons. Bertazzoni, Primo Poli o dell’umile don Marchesini, è sempre la stessa ricchezza spirituale, la stessa pienezza di senso cristiano-ecclesiale che si esprime in semplicità e naturalezza di discorso. Viene a proposito—ci sembra —l’immagine dello scriba evangelico: c’è del nuovo, a ben vedere, nello scrigno dimesso di questo linguaggio quotidiano e c’è un sapore antico, anzi un ‘ antica sapienza nel nuovo di questi approcci che non sono “discorsi di circostanza” ma, sempre incontri di persone, mediati e propiziati dalla compresenza personale dello Spirito che inabita i cuori credenti.
Don Benito Regis
Stampa su La Cittadella ,13 Dicembre 1992
“Copia da ” Da Dio a Dio un popolo in cammino”