In duomo celebrazione della festa dei Santi
Carissimi, celebriamo la festa dei santi. La liturgia che ci propone la celebrazione della parola del Signore, la chiesa che ci dice di accoglierla a cuore aperto, con gioia, con festosità e con riconoscenza, ci apre lo sguardo sul cielo dove si realizza ciò che è già nostro dono, nostra eredità, nostra garanzia, nostro patrimonio, ci apre lo sguardo sulla miriade di fratelli che ci hanno preceduto nel segno della fede
Di fatto, ci assicura la parola del Signore: “carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio e lo siamo realmente”. I figli di Dio, coloro che nascono da Dio, coloro che hanno una nuova vita che non viene dalla carne e dal sangue ma dallo Spirito di Dio, sono santi e noi siamo questi santi. La realtà che portiamo in noi stessi può essere offuscata, molto offuscata, tuttavia rimane certo, sulla parola di Dio, che noi siamo fin d’ora figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato.
Cerchiamo di intendere: sulla parola di Dio – ripeto ancora: in noi c’è questa realtà, in noi c’è questa novità, in noi c’è questo dono meraviglioso che nessuna mente poteva immaginare: la nostra persona è trasferita su un piano altissimo che è il piano stesso dell’esistenza di Dio, per il grande amore che Dio ci porta.
Noi su questa terra, qualche volta, attraverso qualche barlume di uomini e di donne veramente conformi alla loro vocazione cristiana, scorgiamo: qualche cosa della santità, qualche cosa della partecipazione all’esistenza stessa di Dio, qualche cosa di questa presenza di Dio in noi. Forse anche noi, senza andare a finire nello straordinario, nella nostra povertà, può esserci capitato di sperimentare qualche cosa che non è nostro: tanta pace, tanta sicurezza, tanta consolazione perché sappiamo di essere amati da Dio.
Ecco: dobbiamo volgere lo sguardo sopra di noi, non soltanto al cielo, non soltanto ai santi, ma su noi che siamo santi. Possiamo essere carichi di miseria, possiamo essere carichi di malizia, possiamo essere carichi di colpe, ma l’amore di Dio è proteso su di noi per comunicarci il dono della partecipazione; al suo pensiero, al suo amore, al suo essere, alla sua capacità di vivere nel mondo, come ha fatto il Figlio suo che è diventato uno di noi, il primogenito della moltitudine dei fratelli, che siamo noi. Fratelli di Gesù Cristo! Possiamo avere una parentela più santa e più santificante di questa?
Miei cari, noi che abbiamo la grazia di ascoltare la parola di Gesù Cristo; noi che abbiamo la grazia di celebrare i misteri dell’esistenza terrena di nostro Signore Gesù Cristo; noi che abbiamo la grazia di comunicare alla sua vita attraverso i canali che egli ha stabilito, per far fluire la sua vita che deve diventare patrimonio comune perché comune è la fratellanza che godiamo con lui per il dono dell’amore di Dio, noi non siamo santi?
Noi ne abbiamo tutte le possibilità. Abbiano tutte le opportunità, ma dobbiamo metterci a disposizione dell’amore di Dio, dobbiamo metterci innanzi tutto a disposizione dell’azione che Gesù Cristo, per mezzo del suo Spirito.
Siamo cristiani, cioè appartenenti a Cristo, perché lui ci possiede attraverso un atto grande di amore che è la sua morte sulla croce.
Se noi ci “fermiamo”, se noi lo lasciamo fare, se noi assecondiamo la sua azione nell’intimo di noi stessi, noi siamo trasformati di giorno in giorno e siamo santificati di giorno in giorno. Giovanni, alle cui parole mi sono riferito questa sera, conclude: “chiunque ha questa speranza in se stesso viene purificato, perché il Padre che ci chiama ad essere i suoi figli è puro, è santo.
Capite? Se giorno per giorno, comunichiamo con il mondo, se giorno per giorno riponiamo la nostra speranza nei doni del mondo giorno per giorno noi ci allontaniamo da Dio. Allora noi non ci santifichiamo, noi diventiamo profani, noi diventiamo secolarizzati, come si dice oggi.
Se invece la nostra comunione – non semplicemente quella sacramentale dell’eucaristia, – ma l’assiduità dei nostri pensieri, dei nostri desideri, dei nostri sentimenti comunica verso il cielo, verso i nostri fratelli che ci attendono, verso il Padre che ci attende per compiere in noi l’opera sua, per riversare in noi l’abbondanza della ricchezza della sua vita, allora noi diventiamo sempre più puri, sempre più distaccati da ciò che è mondano o disordinato e sempre più ordinati a Dio, e sempre più protesi verso Dio.
Miei cari, queste non sono delle cose peregrine. Queste non sono cose difficili da dire in un monastero. Queste sono le cose della vita cristiana. Queste sono le cose della vita cristiana per tutti, perché tutti siamo segnati da un’unica vocazione, che nasce dal profondo del cuore di Dio che ci ama, perché ci è Padre e vuole che ognuno di noi abbia la coscienza e la gioia di sentirsi figlio del Padre e fratello di Gesù Cristo con tutti i figli di Dio. Vuole che ognuno sia santo.
OM 516 Santi 74