Gesù possa far vivere i suoi sentimenti nella nostra vita
8 Aprile 1968 – Sant’Andrea ore 21 in preparazione della Pasqua
Siamo qui nel nome del Signore per celebrare la sua parola e per celebrare con lui, fin da questa sera, la nostra Pasqua, che poi ripeteremo e intensificheremo man mano che ci avvicineremo al giorno conclusivo di questa settimana santa. In questo primo periodo della celebrazione pasquale ci é rivelata la parola di Dio, per farci intendere la prima fase della Pasqua celebrata dalla vita del servo di Dio, descritta particolarmente dal profeta Isaia e familiare in tutta la letteratura dell’Antico Testamento: colui che é fedele a Dio lo riconosce e compie l’opera sua con estrema fedeltà a favore del suo popolo, per la salvezza di tutte le nazioni; colui che é fedele a Dio compie questo servizio in umiltà, come conviene ad un servo nei confronti del proprio Signore e padrone; colui che é fedele a Dio compie questo servizio con dolcezza, come un agnello che non sa di essere portato a morte e non si ribella e lecca la mano di colui che sta per ucciderlo.
Il servo di Dio, il servo di Javé era una anticipazione profetica del vero servo di Dio, del Figlio dell’uomo, di Gesù Cristo che ha preparato la sua Pasqua, il suo passaggio da questo mondo al Padre attraverso una storia fatta di sottomissione, di umiltà, di sopportazione, di dolcezza, di pazienza. Gesù, lo vediamo, così, proteso tutto a fare la volontà del Padre: il suo cibo è essere sottomesso al Padre e compiere la sua volontà, e la volontà del Padre é che egli offra tutte se stesso per la salvezza del suo popolo, per la salvezza di tutte le nazioni.
Per fare la volontà del Padre, Gesù accetta di pagare nella propria persona tutta la ribellione degli uomini, tutti i rifiuti fatti dagli uomini a Dio, tutte le resistenze dell’uomo all’amore del suo Dio e Signore, accettando la umiliazione, gli obbrobri, le percosse che sappiamo, i particolari che ci hanno registrato i vangeli e che vanno dalla flagellazione alla coronazione di spine, agli sputi, al confronto con Barabba, al furore della folla che grida “toglietelo di mezzo”, “mandatelo alla croce”. E Gesù, in forma di servo, di schiavo é condannato alla flagellazione e alla crocifissione – flagellazione e crocifissione erano le condanne degli schiavi- e va alla morte come un agnello in redenzione di molti, di tutti quelli che Dio vuole salvare.
La mitezza dell’agnello! La dolcezza, la tenerezza sono espressi nella persona di Gesù in tanti episodi, con tante parole, nel riguardo più per i suoi discepoli che per se stesso, nella preoccupazione che essi si possano mettere in salvo, nel chiedere perdono per quelli che lo maltrattano e che gli procureranno la morte.
Tutto questo, questa sera e poi durante tutta la settimana, lo celebreremo liturgicamente cioè, lo renderemo presente per mezzo dei nostri riti, tenendo presente che nostri riti non hanno semplicemente il valore di un ricordo storico o la funzione di fare rivivere in noi le cose passate, ma hanno la forza di renderle presenti perché sono le cose del Figlio di Dio per la salvezza di tutti, e sono attuali nella sua chiesa e nel mondo, perché si compia la volontà del Padre: perché tutti possano essere salvi.
Noi siamo invitati, durante questa settimana, a far sì che Gesù possa far vivere i suoi sentimenti nella nostra vita, possa prendere i suoi atteggiamenti nella nostra persona, possa continuare le sue disposizioni protese a fare tutta la volontà del Padre in ciascuno di noi, per poter operare in noi la salvezza, ma ancheper poterla rendere presente nel mondo davanti ai nostri fratelli, e non solo perché vedano la salvezza, ma perché la sentano, vi partecipino, ne raccolgano i frutti.
Il mondo, in questi giorni, é impressionato per un episodio che ci sta bene presente e che il Papa ha accostato alla passione di Gesù: sangue versato che continua lo spargimento del sangue di Gesù: un sangue pacifico che grida pace e cerca riconciliazione. (morte di M.L. King)
Quanti motivi di guerra ci sono nel mondo e non solo dove questo termine ha un significato specifico, ma dove c’è un uomo contro un altro uomo, ma dove c’è il rifiuto del proprio fratello, ma dove c’è una resistenza alla riconciliazione, ma dove c’è il rifiuto ad essere allo stesso titolo uomini e figli di Dio! C’è bisogno, allora, che in ognuno di noi sia molto presente Gesù umile e mite di cuore, Gesù che offre se stesso, Gesù che fa dire oggi, che una vita non ha senso, se non é illuminata da un motivo per cui morire.
Lasciamo che questa parola cada nel nostro cuore perché sia illuminato dalla grazia dello Spirito santo e, per la forza che viene dallo Spirito diventi operante nelle nostre persone.
Continuiamo la nostra celebrazione. Celebriamo il sacrificio di Gesù. Per la sua presenza sacramentale in mezzo a noi e per la partecipazione a questa azione sacramentale, veramente non siamo più noi a vivere ma sia Cristo, il servo di Dio, a vivere in ciascheduno di noi.
OM 103 Pasqua 68 – 8 Aprile 1968 – Sant’Andrea ore 21 in preparazione della Pasqua