Relazione del Vescovo
La pastorale dei ragazzi 26-29 agosto 1974
Carissimi, dopo aver sottoposto all’esame dei due Consigli diocesani la stesura preparata dai presidenti e dai segretari di gruppo faccio mio, nel testo che vi presento, il documento conclusivo della Settimana Pastorale del corrente 1974 e lo invio a tutti i componenti della Comunità diocesana perché diventi oggetto di studio, di riflessione religiosa e di norma per l’attività pastorale di tutti.
La sintesi teologica che lo introduce è un patrimonio che di per sè dovrebbe sostenere, animare e orientare sempre la nostra concezione della vita cristiana e dell’azione apostolica; non è nuova, ma è invito a un approfondimento che non sarà mai esaurito e segna la continuità di una linea di pensiero e di azione a cui dobbiamo sempre rifarci per l’unitarietà e l’organicità della nostra missione.
Se questa visione sarà chiara, più facilmente sarà superata una certa impressione, piuttosto scoraggiante, delle molte cose da fare; si capirà quali sono le cose essenziali a cui, gradualmente ma con decisione, dobbiamo tendere e alle quali dobbiamo dedicare le nostre migliori energie, disposti a sacrificare qualche altra iniziativa.
Inoltre – e questo deve decisamente contare – siamo certi di essere nel piano di Dio, nella comunione ecclesiale: ciò che costituisce motivo di sicurezza e di conforto nelle immancabili difficoltà. Per conto mio, sono vicino a ciascuno di voi per partecipare a ogni momento del vostro sofferto impegno.
Introduzione
Riprendiamo in questo testo alcuni orientamenti emersi dalle nostre « settimane pastorali » diocesane perché costituiscano oggetto di riflessione per i vicariati, per le parrocchie, perché siano di guida al lavoro pastorale dei sacerdoti, dei religiosi, dei laici.
Gli atti delle singole settimane, con le loro ampie relazioni, con le discussioni e le proposte dei singoli gruppi di studio rimangono permanente materia di riflessione e di stimolo per le nostre iniziative pastorali.
Si è ritenuto tuttavia opportuno enucleare alcune linee direttrici ricorrenti nelle sei settimane pastorali celebrate per sottolineare la continuità dell’indirizzo pastorale della nostra diocesi, la sua primaria ispirazione, per stabilire alcuni comportamenti pastorali che siano vincolanti per tutti.
Premessa teologica e orientamenti pastorali
1) La chiesa è “comunione”
Un discorso è rimbalzato dalla Scrittura al Vaticano II, ed è stato ampiamente ripreso nelle nostre settimane pastorali: la Chiesa è « comunione » del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo con gli uomini e di questi tra di loro, una comunione che va compiendosi nella storia e nel mondo, per cui mentre si realizza, insieme se ne fa segno e strumento tangibile.
Una « comunione » di vita nuova che ha la sua origine nell’iniziativa libera di Dio, e che tende a parteciparsi, seguendo la linea di incarnazione del Figlio di Dio che si è fatto Figlio dell’uomo; legando in sè la natura divina e quella umana (cfr. Lumen Gentium, 8), condividendo la nostra vita, e partecipandoci la sua, fino alla morte di croce, fino alla risurrezione, fino al dono del suo Spirito. Non si tratta di un particolare della vita cristiana, ma del suo stesso cuore, che perciò costantemente la alimenta, la misura, la guida, e tutta l’investe. Da qui alcune conseguenze pratiche di comportamento:
– Nella Chiesa l’iniziativa è di Dio, il primato è dato dalla comunione delle persone, secondo lo stile di Dio. Questo non solo sta al centro della vita della Chiesa, ma costituisce la costante misura delle sue scelte, del suo rinnovamento, dei suoi comportamenti. Vedi il primato che dobbiamo dare all’azione di Dio e alle persone nella nostra vita di ogni giorno, al loro incontro nella nostra pastorale. I riti, i luoghi, le strutture, devono evidenziare e favorire questa comunione di Dio con l’uomo e degli uomini tra di loro, non oscurarla o impedirla.
– Nella Chiesa tutto appartiene a tutti (cfr. Presbyterorum Ordinis, 2; Apostolicam Actuositatem, 2), pur in modi e ruoli diversi. Di conseguenza tutti i credenti devono sentirsi corresponsabili, a seconda delle grazie, delle doti e dei ruoli che occupano nella Chiesa e nel mondo. Si tratta di una corresponsabilità che viene da Cristo stesso, e che il sacerdote coordina in vista del bene comune della comunità cristiana.
A – La « comunione » ecclesiale nel Presbiterio
La « comunione », nota fondamentale di tutta la vita della Chiesa assume modi e forme diverse nelle varie componenti della comunità ecclesiale. Così abbiamo ricordato nella prima settimana pastorale che ogni sacerdote è stretto da un vincolo particolare con il suo Vescovo e gli altri sacerdoti, in quanto partecipa in un modo proprio all’unico Sacerdozio di Cristo, e insieme è legato a tutti gli altri fedeli, non solo perché partecipa con essi allo stesso sacerdozio comune, ma anche perché è costituito per il servizio di questo sacerdozio comune (cfr. L. G. 10).
Un vincolo di grazia che variamente si esprime, senza mai esaurire la propria ricchezza in nessuna sua scelta manifestativa. In forza di questa particolare « comunione » ogni sacerdote fa presente non solo Cristo, ma anche il proprio Vescovo dove opera (cfr. L. G. 28, P. O. 7); collabora alla stessa opera pastorale nell’unico Presbiterio, pur esercitando uffici diversi (cfr. P. O. 8); è impegnato ad edificare la Chiesa universale, è coinvolto nel suo compito missionario (cfr. L. G. 28; P. O. 7,10).
Una « comunione » che investe tutti e tre i compiti del sacerdote: quello profetico, quello liturgico, quello del governo pastorale, e che caratterizza la missione del prete: esser ministro di « comunione » (cfr. Sinodo dei Vescovi 1971, « ll sacerdozio ministeriale », I parte num. ó).
Alcuni importanti indirizzi di comportamento derivano da queste premesse:
— Le iniziative pastorali vanno prese in comunione con il Vescovo e con il Presbiterio e con il proprio Vicariato.
— Non si dovrà mancare agli incontri comunitari del clero per la preghiera comune (ritiri mensili), per l’aggiornamento teologico (vedi corsi residenziali in città), a livello diocesano (vedi p. e. settimana pastorale) e a livello di Vicariato. Disertarli è venir meno alle esigenze di quella comunione che è intrinseca alla consacrazione sacramentale.
— Si continui lo sforzo intrapreso per la perequazione economica tra il clero.
— Il sacerdote deve coltivare tutte le vocazioni senza preclusioni (P. O. 6,9); deve astenersi da scelte opinabili anche se ne avrebbe il diritto come cittadino e credente, per poter svolgere meglio la sua missione di ministro di « comunione » tra il popolo di Dio (cfr. Sinodo dei Vescovi 1971, « Il sacerdozio ministeriale », II parte, n. 2); animando spiritualmente movimenti o gruppi di ispirazione cristiana, dovrà educarli al senso ecclesiale così che non si chiudano in se stessi, ma siano sempre disposti a collaborare con gli altri secondo le loro qualità specifiche.
B – La « comunione » tra sacerdoti, religiosi e laici
Un altro spazio della « comunione » della Chiesa è dato dall’incontro e dalla collaborazione tra sacerdoti, religiosi e laici. Tutti partecipiamo, pur in modi e in gradi diversi, al compito profetico, sacerdotale e regale di Cristo (cfr. L. G. 10, 11, 12, 13) all’apostolato della Chiesa (cfr. A.A. 2), alla sua missione salvifica (cfr. L.G. 30), alla vocazione alla santità (cfr. L.G. 2,40). L’unità della Chiesa, che deriva da questa partecipazione all’unico mistero di Cristo e del suo Spirito, cresce e si manifesta nella misura in cui ciascun suo membro adempie il proprio ruolo specifico, e non in quanto vi abdica. Da ciò derivano alcuni atteggiamenti concreti:
– L’esigenza di costituire degli organismi che possano favorire questa comunione nella diversità dei doni e dei compiti ( i Consigli pastorali a livello di Vicariato e parrocchiale).
– L’accoglimento e la cura dei gruppi e delle associazioni che meglio aiutano la crescita dei doni di grazia specifici di ciascuno, favorendo la « comunione » tra di essi in modo che edifichino la comunità locale e diocesana. In particolare sia fatta la proposta dell’A.C. che ha scelto di mettersi in servizio, in forma associativa, alla pastorale della Chiesa locale, lavorando in stretta collaborazione con il Vescovo e i sacerdoti.
C – La famiglia espressione tipica della « comunione » ecclesiale
Più volte è stato ricordato in questi anni che la famiglia deve diventare non solo oggetto della pastorale ma soprattutto soggetto; e questo lo deve essere non tanto per una motivazione sociologica o psicologica, ma teologica. Essa è una comunità di Chiesa e come tale deve farsi segno tangibile tra gli uomini di ciò che sta al centro di questa comunità: l’essere una comunione personale, incarnata, di Dio con gli uomini e di questi tra di loro. Qui ogni uomo fa la sua prima esperienza di Chiesa, in una forma unica e originale; qui prendono risalto specialmente alcune sue caratteristiche come: il primato della persona, la priorità del più debole, la testimonianza cristiana come fatto coinvolgente tutta la vita, l’intervento di Dio che fa comunione (vedi il sacramento del matrimonio).
Se accettiamo tutto questo allora:
– Prioritaria dovrà essere la cura personale della famiglia nella sua preparazione (vedi corsi per fidanzati) e nello sviluppo della sua vita (vedi la cura nella celebrazione dei matrimoni, I’incontro dei sacerdoti con le famiglie in occasione di ricorrenze gioiose o tristi, la sensibilizzazione di esse e l’aiuto offerto in ordine alla loro spiritualità e ai compiti educativi).
– Se la famiglia è « soggetto » di pastorale in quanto « comunità » di Chiesa, anche se insufficiente dovrà essere sempre coinvolta in forma attiva in tutte le tappe della maturazione cristiana dei bambini fino all’età adulta (vedi problemi che saranno più avanti ripresi della catechesi in famiglia, della preparazione dei fanciulli ai Sacramenti).
2 )Sviluppo gradualità della vita del cristiano
L’uomo viene inserito e vive nella « comunione » della Chiesa in un lungo e graduale processo di sviluppo, sotto la costante azione di Dio accolta ed espressa in una specifica psicologia umana che pure va evolvendosi nel mondo, in una società, nella storia.
In questo lungo e lento processo di crescita il credente passa da una condizione di vita e di comunione offertagli senza alcuna sua attiva partecipazione, ad un’altra condizione di vita e di comunione che tende a farsi in lui, sempre più cosciente, accolta, cercata, voluta. In tale comunione di crescita rimane però sempre prioritaria l’azione di Dio su la risposta dell’uomo; e la vita che Questi gli dona resta sempre più ricca della presa di coscienza del soggetto.
Perciò l’educazione cristiana si colloca: tra l’essere del bambino, del ragazzo e la sua presa di coscienza e le sue scelte, e non si propone tanto uno sviluppo di conoscenze quanto di una vita che implica anche delle conoscenze ma che non si esaurisce in esse.
Nel suddetto cammino il ragazzo vive la « comunione » con Dio e con gli uomini in tre momenti particolarmente significativi, quello del Sacramento della Cresima, dell’Eucarestia, della Penitenza.
Nel primo momento, mediante il dono dello Spirito, il ragazzo riceve la pienezza della vita nuova in Cristo donatagli già nel Sacramento del Battesimo (cfr. Rivista Diocesana 1974 pp. 86-87, 100-103).
Nel secondo momento avviene la partecipazione piena alla Messa, fonte e culmine della vita di comunione della Chiesa.
Nel terzo momento il cristiano, ferito dal peccato dopo la grande riconciliazione battesimale, sollecitato dall’amore di Dio riconosce il proprio torto davanti al Signore e alla Chiesa, viene liberato dal Padre dalla propria colpa e trasferito o più profondamente inserito nella famiglia dei suoi figli. In questo cammino di crescita si va via via specificando la vocazione propria di ciascun ragazzo, determinata dai doni di grazia e dall’indole del ragazzo, dall’ambiente familiare, parrocchiale e sociale nel quale egli cresce, dalle necessità della Chiesa e della società del proprio tempo.
Da questi rilievi scaturisce l’esigenza di alcuni comportamenti della famiglia, dei sacerdoti, della comunità cristiana:
— Non vi è mai nel cristianesimo una educazione che sia solo istruzione. Da qui la necessità che la catechesi avvenga sempre in un contesto di vita: preghiera, comportamento, testimonianza, impegno, ecc.
— La proposta cristiana deve avvenire gradualmente, ma non per parti. Vedi in proposito l’esempio che ci propongono i nuovi catechismi curati dalla CEI.
— La gradualità non riguarda solo la proposta cristiana, ma anche gli operatori di questa proposta per cui al primo posto viene la famiglia, poi le altre componenti della comunità, con proporzioni successivamente diverse (vedi p. e. il diverso peso che ha l’educazione familiare quando il ragazzo ha ó anni e quando ne ha 13; vedi la possibilità del gruppo alla scuola elementare e media).
— Il fatto che il ragazzo crescendo partecipa ad ambienti diversi, porta come conseguenza che i responsabili dell’educazione dei ragazzi devono conoscere questi ambienti e partecipare attivamente alla loro gestione.
— L’orientamento vocazionale del ragazzo non lo si ottiene abbandonandolo a se stesso, ma creando attorno a lui delle condizioni (gruppo, ambiente, catechesi, testimonianza) tali che con vera libertà egli possa disporsi attivamente al suo futuro. In questo contesto prende significato la funzione del Seminario Minore.
3) intimo rapporto tra fede, evangelizzazione e sacramenti
Già l’abbiamo ricordato, il cristianesimo è comunione personale con Dio e con gli uomini, è vita. La fede è offerta e accoglimento di questa comunione; la evangelizzazione e i Sacramenti ne sono strumento ed espressione. Vi è dunque un rapporto intimo tra fede, evangelizzazione e sacramenti, che si inserisce nella dinamica dello sviluppo della vita del cristiano entro la Chiesa. Più l’uomo cresce, e più è chiamato a prendere coscienza di quello che è, di quello che deve essere, a leggere la realtà che lo circonda, a dialogare, in forma attiva, a vivere la sua condizione di « creatura nuova » in maniera più piena.
Per questo mentre il battesimo viene dato al bambino nel contesto di una presa di coscienza esplicita del dono che offre e delle responsabilità che comporta da parte della comunità cristiana, e in particolare della famiglia; gli altri sacramenti, che vengono celebrati .più avanti negli anni, comportano una previa educazione della fede anche del ragazzo, perché vi si disponga adeguatamente. Da ciò scaturisce la necessità di una « evangelizzazione » previa ai sacramenti per disporre i ragazzi ad essi, e dopo la loro recezione per maturarne le implicanze di grazia.
La « comunità » cristiana adulta è così chiamata ad accogliere e ad educare progressivamente le nuove generazioni attraverso la evangelizzazione, i Sacramenti, la propria testimonianza di vita. Per questo non solo la fede del ragazzo rimanda alla evangelizzazione e ai Sacramenti e viceversa, ma a sua volta l’educazione cristiana dei ragazzi fa appello all’educazione cristiana degli adulti.
Orientamenti pratici in merito:
– La celebrazione di ogni sacramento deve essere sempre preceduta da una adeguata catechesi che riguarda i genitori e la famiglia quando si tratta del Battesimo; mentre interessa anche i ragazzi quando vi è la celebrazione degli altri Sacramenti. E poiché i Sacramenti non sono semplicemente una tappa, ma un principio di vita, la catechesi deve non solo precederli ma anche seguirli.
— Nell’educazione della fede del ragazzo, nella sua evangelizzazione, nell’amministrazione dei Sacramenti, sempre deve venire coinvolta la famiglia, pure in modi diversi a seconda dell’età del ragazzo, del grado di maturità umana e cristiana dei genitori. Non va chiesto però questo impegno senza offrire anche un aiuto, specialmente ai genitori che si sentono più impreparati (vedi catechesi per genitori, incontri in famiglia, aiuto reciproco tra le famiglie).
— La famiglia è la prima responsabile dell’educazione dei figli, ma non l’unica. Altri responsabili sono i sacerdoti, i catechisti, l’intera comunità cristiana nelle sue varie espressioni di vita, la scuola. Per questo si auspica una migliore preparazione di quelli che in qualche modo fanno catechesi (vedi p. e. la promozione di Corsi per catechisti a livello di vicariato, incontri di catechisti e di animatori a livello parrocchiale), e una maggiore cooperazione e un più tempestivo coordinamento tra le persone che educano in famiglia, in parrocchia e nella scuola.
Norme di azione pastorale
Fedeli alla scelta della famiglia
Queste linee teologiche e questi conseguenti orientamenti pastorali, che la nostra chiesa mantovana è andata maturando in questi anni e che dovrà sempre più assimilare, richiedono l’adeguamento delle comunità parrocchiali e di tutti gli operatori pastorali ad alcune indicazioni convalidate ormai da riuscite esperienze portate avanti nella nostra diocesi. Sono indicazioni la cui forza vincolante non risulta tanto da un precetto, ma dalle esigenze del mistero cristiano e della situazione in cui siamo chiamati ad operare.
A – Fedeli alla scelta pastorale diocesana della famiglia, che sempre più deve ricuperare il suo ruolo attivo nella vita della chiesa, non si può non convenire che la Parrocchia deve:
–preparare i giovani alla celebrazione del matrimonio con una catechesi del mistero cristiano, sufficiente per una adesione consapevole e libera alla propria identità cristiana e per una accettazione responsabile degli impegni specifici della famiglia cristiana. E’ chiaro che tale catechesi non può esaurirsi nei colloqui, pure molto utili, che il sacerdote tiene con i nubendi alla vigilia delle nozze. Molto opportuna in questa attività la presenza di coppie di sposi cristiani, testimoni della propria esperienza vissuta;
— preparare i genitori alla celebrazione del Battesimo dei figli con una catechesi capace di far ricuperare la grandezza e l’impegno della vocazione battesimale e del loro compito di educatori. Anche in questa azione è utile l’intervento di persone qualificate che collaborano col sacerdote;
— tenere incontri con i genitori dei bambini compresi nell’arco di età che precede la scuola elementare, al fine di aiutarli a utilizzare il nuovo catechismo dei bambini. A tal fine la scuola materna può fornire una grande possibilità; ne nasce il dovere di preparare le insegnanti;
— rendere attivamente partecipi i genitori della preparazione dei figli ai Sacramenti della Riconciliazione, dell’Eucaristia, della Cresima, con incontri almeno mensili per la maturazione della loro fede e per l’assolvimento del loro compito educativo;
— prestare particolarmente attenzione alla formazione di gruppi familiari, in cui le coppie si aiutano reciprocamente ad approfondire la loro specifica spiritualità e a superare le difficoltà del loro compito educativo. Tali gruppi sono da ritenere una struttura molto valida della vita della comunità e della sua azione pastorale.
B – Fedeli alla scelta pastorale diocesana della famiglia, che nasce, vive e opera nella comunità ecclesiale e con la comunità ecclesiale in necessaria mutua collaborazione per l’iniziazione e l’educazione alla fede del fanciullo e del ragazzo, la Parrocchia deve disporsi a:
— dedicare due anni alla preparazione dei fanciulli ai Sacramenti della Riconciliazione e della Eucarestia. La catechesi deve comprendere l’istruzione, la preghiera personale e liturgica, l’impegno caritativo sulla scorta del nuovo catechismo dei fanciulli e dei sussidi che verranno indicati o preparati dalla Commissione per l’educazione alla fede. I fanciulli siano distribuiti in gruppi non troppo numerosi e guidati da catechisti ben preparati, che mediano tra comunità e famiglia. La prima celebrazione dei due Sacramenti sia distanziata;
— dedicare due anni alla preparazione dei ragazzi alla Confermazione, di qui la necessità di spostare la celebrazione del sacramento negli anni della scuola dell’obbligo. Tale catechesi deve avvalersi del nuovo catechismo della chiesa italiana in via di pubblicazione e dei sussidi indicati e preparati dalla Commissione per l’educazione alla fede;
— promuovere la crescita della fede nei preadolescenti avviandoli all’esperienza della vita di gruppo, che non risponde soltanto a esigenze umane ma aiuta a vivere nella chiesa e per la chiesa avvicendando momenti di preghiera, di riflessione, di attività. Il gruppo deve essere guidato da un animatore preparato;
— curare la preparazione di catechisti-animatori, avvalendosi dell’opera del sacerdote che nel Vicariato ha l’incarico dell’attività Catechistica, e del centro diocesano A.C.R., i quali lavorano in comunione con la Commissione per l’educazione alla fede.
C – Fedeli alla scelta diocesana della famiglia, che nella sua opera educativa trova in una comunità di cristiani adulti un modello necessario, conveniamo tutti su questo punto: la Parrocchia deve promuovere, almeno nei tempi forti dell’anno liturgico, incontri di catechesi con gruppi di adulti. Per questi incontri la Commissione per l’educazione della fede preparerà all’inizio di ogni anno sussidi che dovranno essere utilizzati in tutte le parrocchie.
Mantova, 4 ottobre 1974 Festa di S. Francesco d’Assisi
+ CARLO FERRARI vescovo
Presentazione degli atti della settimana
Ai sacerdoti, religiosi e laici della diocesi
Vorrei che accoglieste gli Atti della Settimana di quest’anno come risultato e documento di una fatica che tutti insieme abbiamo compiuto, e, poichè contengono riflessioni e indicazioni che si inseriscono nelle nostre scelte pastorali, formulo l’augurio che il nuovo anno di Grazia, contrassegnato dal Giubileo per la chiesa universale, ci trovi tutti più uniti nella Sorgente e nel Modello di ogni nostra attività pastorale e più unanimi in questa carità vicendevole che la rende credibile.
Io vi accompagno nei vostri passi, nelle tribolazioni e nelle gioie, col pensiero del cuore, con la preghiera, con la partecipazione ai vostri sforzi, ricordandovi chi è Colui che fonda la nostra fiducia e la nostra speranza. Colei che prima di noi credette e sperò ci conforti.
+ CARLO FERRARI vescovo
Mantova, 4 novembre 1974 Festa di S. Carlo Borromeo
Programma svolto
LUNEDI’ 26
Ore 9,00 – Celebrazione di Lodi con omelia del Vescovo.
9,30 – Relazione introduttiva del Vescovo. 10,30 – Comunicazione riassuntiva dei dati concernenti il questionario distribuito e compilato dalle comunità cristiane della diocesi in preparazione alla settimana. Relatore: Mons. Osvaldo Mantovani.
-Presentazione dei lavori di gruppo.
15,30 – Lavori di gruppo.
MARTEDI’ 27
Ore 9,00 – Celebrazione di Lodi con omelia del Vescovo.
9,30 – Riferimenti teologici per una pastorale del fanciullo e del preadolescente.
Relatore: Prof. Giovanni Volta.
10,30- Punti guida per la conoscenza psico-pedagogica del fanciullo e del preadolescente. Relatore: Prof. Aldo Basso.
15,30 – Lavori di gruppo.
MERCOLEDI’ 28
Ore 9,00 – Celebrazione di Lodi con omelia del Vescovo.
9,30 – Comunicazioni:
a) La comunità cristiana di fronte alle innovazioni scolastiche promosse dalle recenti riforme legislative. Riflessi concernenti la pastorale dei fanciulli e dei preadolescenti. Relatore: Prof. Franco Azzali.
b) I1 nuovo « Catechismo dei fanciulli »: rinnovamento della relativa catechesi e pastorale. Relatore: Gino Contesini.
10,30 – Lavori di gruppo.
15,30 – Lavori di gruppo.
GIOVEDI’ 29
Ore 9,00 – Celebrazione di Lodi con omelia del Vescovo.
9,30 – Lavori di gruppo per lettura e stesura definitiva dei documenti riassuntivi dei lavori.
10,30 – Presentazione in assemblea generale dei documenti approvati dai singoli gruppi.
16,00 – Concelebrazione con omelia del Vescovo.
17,00 – Chiusura dei lavori.
I lavori di gruppo
Per meglio rispondere alle finalità pratiche della settimana, secondo le indicazioni date dai Consigli pastorale e presbiterale, è stato dato molto spazio ai lavori di gruppo.
Ogni gruppo, scelto liberamente dai partecipanti, seguendo una traccia predisposta, ha sviluppato per tutta la durata della settimana il proprio lavoro di studio, di valutazione e di proposta.
Nel pomeriggio di mercoledì 28, i moderatori e segretari di gruppo hanno preparato il documento riassuntivo dei lavori del loro gruppo. Giovedì mattina, alle ore 9,30 lo hanno sottoposto all’approvazione del gruppo e alle ore 10,30 lo hanno presentato in assemblea generale.
Articolazione dei gruppi di studio
Seguendo i criteri dello sviluppo psicologico, della esperienza socio-culturale, della iniziazione cristiana, la revisione del lavoro pastorale e l’elaborazione di nuove attività pastorali sono state affidate ai seguenti gruppi:
1. Fanciulli nel primo arco di età, ó-8 anni circa: momento della esperienza dello « scoprire » e della prima iniziazione alla vita della comunità cristiana.
Come favorire la prima esperienza di Chiesa e la partecipazione alla Eucarestia ?
2. Fanciulli nel secondo arco di età, 8-9 anni circa: momento della esperienza del « collaborare », quindi della educazione alla testidella coscienza cristiana.
Come favorire la prima maturazione degli atteggiamenti personali e comunitari, nell’ambito della vita morale cristiana ?
3. Fanciulli nel terzo arco di età, 10-11 anni circa: momento della esperienza del « collaborare » quindi della educazione alla testimonianza cristiana.
Come aiutare il fanciullo ad assumere il proprio ruolo nella comunità cristiana e a scoprire la propria vocazione ?
4. Preadolescenti nell’arco di età 11-13 anni circa. Attese le caratteristiche psichiche e religiose di questa età, quali attività e interventi pastorali si ritengono opportuni ?
5. Preadolescenti nell’arco di età 13-14 anni circa. Individuate le caratteristiche psicologiche e le problematiche religiose di questa età, quali iniziative e interventi pastorali si suggeriscono ?
Gruppi complementari
A) Il nuovo Catechismo dei fanciulli: conoscenza, accoglienza, sperimentazione in diocesi.
B) Le responsabilità dei cristiani della diocesi di fronte alle innovazioni scolastiche promosse dalle recenti disposizioni legislative.
Note generali
1) Nelle relazioni, nelle comunicazioni, nei lavori di gruppo ci s e impegnati ad aver sempre presente la scelta pastorale della diocesi: La famiglia come realtà di chiesa.
2) Venerdì 30, alle ore 9, i moderatori e segretari di gruppo si sono riuniti per la formulazione e stesura globale delle conclusioni operative da sottoporre, entro il settembre, alla riflessione dei Consigli presbiterale e pastorale.`
ST 250 settimana 74
Orientamenti emersi dalle Settimane pastorali
stampa: Rivista Diocesana, Settembre- Ottobre 1974 Pag. 518-526
Atti della settimana ” La pastorale dei ragazzi” CD- 1974_settimana