I credenti sono il segno della presenza
e dell’azione dello Spirito Santo
Accogliendo la parola di Gesù abbiamo cercato di aprirci alla venuta e alla presenza di Colui che Egli ci manda e di fare a Lui, nella nostra vita spirituale, quel posto che corrisponde alla sua missione, quindi, tenendo presente che la salvezza é il suo compito.
La salvezza compiuta da nostro Signore Gesù Cristo si personalizza in ciascuno di noi per l’azione dello Spirito Santo.
Richiamerò due pensieri che riguardano la presenza e l’azione dello Spirito Santo nella nostra vita e nella vita della Chiesa, per dare un senso al rinnovamento che sta operandosi nella Chiesa.
Il modo di concepire la salvezza.
Il nostro modo di concepire la salvezza é piuttosto oggettivo, per cui abbiamo definito la fede un “abito soprannaturale” e la grazia una “qualità soprannaturale”. Dei sacramenti abbiamo incentrato l’attenzione sulla materia, la forma, il ministro che ha l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa. La Chiesa a sua volta l’abbiamo concepita in modo gerarchico e a volte giuridico e ci siamo distaccati dall’immediatezza del personalismo che costituisce la salvezza stessa.
La salvezza é un fatto di persone. La salvezza é la conseguenza di un rapporto personale. La salvezza, vista da parte di Dio, é la sua azione. Che la sua azione produca in noi un abito, una qualità o altro, queste sono soltanto le conseguenze della sua azione. La salvezza va vista principalmente in Colui che ci salva, nella sua azione per condurci da uno stato di lontananza da Dio ad uno stato di rapporto e di relazione con Lui, fino alla comunione di vita con Dio.
La Persona che ha la missione di compiere in noi gli atti salvifici é lo Spirito Santo. Nella nostra concezione della salvezza, della fede e della grazia dobbiamo mettere in primo piano questa realtà estremamente personale, della presenza attuale di una Persona per ognuno di noi, e dell’azione ininterrotta che Dio compie in noi per mezzo di questa Persona e questo, anche psicologicamente parlando, con tutte le conseguenze che derivano dal fatto di trovarci di fronte a cose soprannaturali, di fronte ad una Persona che é lo Spirito Santo presente.
Nei libri di vita spirituale si é sviluppata la dottrina dell’inabitazione dello Spirito Santo nelle anime, ma era, quasi un fatto distinto dalla grazia, anzi, quasi una conseguenza del fatto di essere in grazia di Dio, come se invece, non fosse il contrario. Abbiamo distinto la grazia increata e la grazia creata. Se ricordate! E’ lo Spirito Santo che é in noi. E’ lo Spirito Santo che ci é dato. “Voi lo conoscete perché é in voi” e niente ci é più intimo – dice san Paolo- dello Spirito Santo che ci é stato dato.
Quindi noi siamo tabernacoli dell’Altissimo, noi siamo il tempio dello Spirito Santo, tenendo presente che questa é una figura per dire la presenza reale, e quando si tratta di persone, la presenza é rapporto, la presenza é comunione di vita e noi sappiamo che la nostra comunione é una partecipazione alla vita di Dio, che si realizza per questa presenza dello Spirito Santo. Questa é la salvezza che si compie ininterrottamente e non una volta per sempre.
Da qui, l’aspetto progressivo e dinamico perché vitale, della salvezza. Se noi definiamo la salvezza una qualità, una volta acquista la qualità non c’é altro da aggiungere. Quando invece, concepiamo la salvezza come realmente é: comunione di vita e partecipazione di vita, la salvezza é eminentemente attiva, attuale, presente, progressiva. E’ nella natura della vita di essere un principio che si svolge, si espande, matura e dà i suoi frutti. La nostra salvezza, quindi, é la presenza dello Spirito Santo che opera ininterrottamente in noi per farci crescere.
Noi sappiamo di essere nati dallo Spirito Santo. Il crescere in questa vita, é la realtà della vita cristiana. Noi per questa vita siamo creature nuove. Siamo figli di Dio per questa nascita soprannaturale che ha come principio e attore lo Spirito Santo che ci vivifica ininterrottamente. Non c’é un istante in cui, lo Spirito Santo non ci vivifichi. Se noi ci lasciassimo prendere da questo pensiero con la disponibilità del nostro spirito, da un punto di vista soprannaturale, è una realtà impressionante pensare ad una presenza attiva e ininterrotta che tende ad uno sviluppo, ad una crescita.
Non entriamo nella questione della fede e delle opere. E’ certo che in noi c’é maggiore preoccupazione di moltiplicare le opere per progredire, invece di dare la possibilità di operare a chi opera il nostro progresso. E’ lo Spirito Santo che ci comunica la vita. E’ lo Spirito Santo che opera in noi il progresso. E’ lo Spirito Santo che ci mette nella condizione di compiere, poi, le opere buone, mentre in noi c’é la tendenza a credere che sono le opere buone a moltiplicare la grazia piuttosto di credere che é la grazia che qualifica e moltiplica le opere buone. Non entriamo in questioni. Teniamo presente: “E’ per grazia che siete stati salvati” come dice san Paolo, e che Dio ci arricchisce di tutti i doni perché siamo in condizione di compiere le opere buone.
L’azione dello Spirito Santo é sulla linea dell’Incarnazione.
Abbiamo già detto che, lo Spirito Santo non ha una fisionomia, non può essere oggetto della nostra fantasia e della nostra immaginazione. Si sa che c’é. Si sente che c’è, ma non si sa donde venga e dove vada, però la presenza dello Spirito Santo é sulla linea dell’Incarnazione. Lo Spirito Santo é l’autore dell’ Incarnazione: “Concepit de Spirito Sancto”. Lo Spirito Santo é lo Spirito di Gesù Cristo. Lo Spirito Santo non toglie nulla a Gesù Cristo: “De me accipit” e riceve anche ciò che é costitutivo di nostro Signore Gesù Cristo, il salvatore. Perciò, come l’umanità di Gesù Cristo si é legata indissolubilmente alla divinità, così lo Spirito Santo é indissolubilmente legato, anche se liberamente, a quell’organismo che é proprio di nostro Signore Gesù Cristo, che si pone sulla linea della continuità della Incarnazione, ed é il Corpo di Cristo che é la Chiesa. Il corpo di Cristo che é la Chiesa, possiamo dire che, é il corpo dello Spirito Santo.
E’ stato sempre ripetuto che lo Spirito Santo é l’anima della Chiesa. Quest’anima non può essere animante se non c’é qualcuno da animare. E questo qualcuno da animare sono le nostre persone così come sono, con la loro realtà che é anche sensibile. Allora, i segni dell’azione della presenza dello Spirito Santo, prima che nelle cose sono da individuare nelle persone, i segni dell’azione e della presenza dello Spirito Santo prima che nei sacramenti, sono da individuare nel sacramento della Chiesa. Quindi lo Spirito Santo é presente ed opera nel sacramento della Chiesa, nella realtà della Chiesa, e la realtà della Chiesa, sono i credenti.
Prendiamo in considerazione soltanto questo aspetto più immediato:la realtà della Chiesa sono i credenti, i battezzati. Il battesimo non fa che ratificare la fede e darle una concretezza per costruire la Chiesa anche nella sua espressione visibile in quanto uno con il battesimo entra a far parte di una comunità. I credenti, i battezzati sono il sacramento della presenza dello Spirito Santo, allora devono esprimere la sua presenza e significare la sua azione.
L’azione dello Spirito Santo é portare a compimento l’azione di nostro Signore Gesù Cristo, via, verità, vita, l’azione di Gesù Cristo profeta, sacerdote, re. Ecco allora dove sono i tre ministeri che sono nella Chiesa e della Chiesa! Lasciamo da parte il sacerdozio ministeriale. Non lo neghiamo, anzi, lo affermiamo esplicitamente senza sollevare dubbi. Però fermiamoci a ciò che deve interessare il nostro incontro di questa mattina: i fedeli sono il segno della presenza dell’azione dello Spirito Santo.
La parola di Dio nella Chiesa. La Chiesa annunzia il vangelo di nostro Signore Gesù Cristo? E’ Gesù Cristo che annuncia il suo vangelo ma nello Spirito Santo. Voi non siete in grado di portare le cose che io avrei ancora da dire. E’ lo Spirito Santo che vi introduce nella verità. E’ Lui che mi rende testimonianza.
La Parola di Dio nella vita dei fedeli, dei credenti, dei battezzati. Se i fedeli non predicano il vangelo di nostro Signore Gesù Cristo é inutile la nostra predicazione. Se la Chiesa non predica con noi, se i fedeli non predicano con noi, non c’è é il segno della presenza e dell’azione dello Spirito Santo, non c’é la completezza dello strumento stabilito da nostro Signore Gesù Cristo. Il nostro modo di predicare, la nostra autorità di predicare sono garantiti, però sono incompleti.
Oggi c’é il dibattito sulla efficacia “di per sé” della Parola, ma dove si coglie questa efficacia? In uno che predica bene? Anche qui. In uno che predica molto unito a nostro Signore Gesù Cristo e docile allo Spirito Santo? Anche qui.
Ma, se coloro che ascoltano la Parola di Dio non sono Chiesa, non sono l’ambito in cui lo Spirito Santo introduce nella verità, non sono coloro che accolgono la testimonianza dello Spirito Santo, non sono coloro che esprimono vicendevolmente questa testimonianza, la nostra predicazione non é efficace.
Questo, per dire che nella Chiesa c’é un ruolo attivo e che sarebbe il nostro riguardo alla predicazione e c’é un ruolo passivo che sarebbe quello dei fedeli che ascoltano. Ma c’é qualche cosa di antecedente. C’é Colui che é attivo ed é lo Spirito Santo che opera ma opera sulla linea dell’Incarnazione attraverso segni visibili, ed il primo segno visibile é la comunità.
La stessa cosa va detta per l’azione liturgico – sacramentale. Siamo confortati in questo dalla ‘Instructio’ del nuovo messale romano dove si legge che la Messa é “Actio Christi et populi Dei”. Purtroppo nella “Istruzione”, per una carenza della Chiesa latina, non si fa menzione dello Spirito Santo neppure quando si parla delle epiclesi. Si parla di potenza divina ma si ha una specie di rispetto umano a nominare lo Spirito Santo. Per fortuna, invece, nelle preci eucaristiche, tanto per la consacrazione del Corpo di Cristo come per la consacrazione della comunità, sono esplicite le invocazioni allo Spirito Santo.
Questa azione di Cristo e del popolo di Dio che cosa ci dice? Dice che in una azione sacra del tutto sacramentale, e quindi voluta da nostro Signore Gesù Cristo, la comunità ha la sua parte, la comunità é la “com-parte” di nostro Signore Gesù Cristo per il fatto di essere la portatrice dello Spirito di Dio, quindi dello Spirito di nostro Signore Gesù Cristo, e di essere lo strumento di ciò che fa lo Spirito Santo.
La consacrazione del pane e del vino é opera dello Spirito Santo. La consacrazione della Chiesa per mezzo della eucaristia! la Chiesa che si nutre del Corpo e Sangue di nostro Signore Gesù Cristo nel senso della unificazione e di appartenenza a Dio, é opera dello Spirito Santo. Non é semplicemente il risultato di una sua azione, é una sua azione che si compie per mezzo della comunità. Ne segue la necessità di rendere sempre più coscienti i fedeli di essere questo segno e questo sacramento, e non semplicemente un segno esemplare.
Questi pensieri si impongono maggiormente quando si compiono certi atti sacramentali come il battesimo, la prima comunione, la cresima. Restiamo a questi sacramenti della iniziazione cristiana. A noi, oggi, incomincia fare problema l’amministrare il battesimo ai figli di genitori non praticanti, e non sappiamo se sono credenti. Noi rimaniamo male quando, in occasione delle prime comunioni, vediamo questi piccoli che si accostano al sacramento e i papà e le mamme se ne stanno lontani. Che cos’è quel battesimo? Che cos’è quella comunione? Che cos’è quella cresima? Che cos’è quell’azione dello Spirito Santo che non é sostenuta dalla comunità? che non é espressa dalla comunità con una espressione sacramentale che produce ciò che significa? La comunità sono i membri della famiglia che si allarga a tutti i membri della comunità ecclesiale in cui vive, in particolare la comunità parrocchiale.
Come possono essere fruttuosi il battesimo, la comunione, la cresima in una comunità che non battezza, che non significa il battesimo? Che non vive il battesimo? Che cosa significa la comunione in una comunità che non significa la comunione,che magari, è agli antipodi della comunione? E’ indicativo il rimprovero di san Paolo ai corinzi: non si mangia il corpo di Cristo quando si é divisi. Non si celebra la cena del Signore quando ognuno va per proprio conto.
Pensiamo a quello che avviene in una prima comunione. Gesù Cristo si incontra con una piccola creatura sola e indifesa che voi presentate a Lui. Dico indifesa perché Gesù Cristo compie qualche cosa di tremendo oltre che di stupendo e d’ineffabile. Una piccola creatura sola, non sostenuta dal padre e dalla madre che non partecipano al suo incontro, che e non prendono parte a ciò che accade, che vivono in un ambito del tutto esteriorizzato di preoccupazioni mondane, come minimo e questo non solo il giorno della prima comunione della loro bambina, ma in tutti i giorni nei quali si sviluppa l’esistenza di questa piccola creatura.
Così é della cresima. Veramente deve essere tutta la Chiesa che cresima. Le poche volte in cui ho potuto incontrarmi con i genitori dei cresimandi ho detto, per costringerli all’attenzione, non sono io che cresimo i vostri figlioli, siete voi che li cresimate. Io faccio qualche cosa che voi non potete fare, ma c’é qualche cosa di più decisivo, che io non posso fare e che dovete fare voi. I vostri bambini non avranno la possibilità di constatare se io vivo o non vivo la cresima, mentre vivendo a contatto con voi, avvertono se esprimete o non esprimete la cresima.
Quanto noi siamo segno del corpo animato dello Spirito Santo? Quanto siamo segno della sua presenza? Quanto esprimiamo la sua azione nella parola, nel sacramento e particolarmente nella vita comunitaria? Quanto esprimiamo la sua azione nella vita della Chiesa? La Chiesa non è costituita dai singoli battezzati, dai singoli credenti che vivono ognuno per conto proprio,ma da coloro che vivono comunitariamente. Questa comunione deve essere espressa per essere efficace.
Noi sacerdoti abbiamo il dovere di esprimere la nostra comunione presbiterale. La nostra carità deve essere effettiva, costruttiva di comunità. Quanto é difficile indurci in questa convinzione! Proprio in quanto esprimiamo dinnanzi ai fedeli, che siamo uniti, noi siamo sacramento di unificazione. Non é semplicemente questione di buon esempio. E’ qualche cosa di costitutivo della natura della Chiesa e che diventa strumento di ciò che significa per tutta la Chiesa, quindi é la nostra carità vissuta positivamente che diventa il segno efficace di una grazia, per vivere una vita di comunione per i nostri fratelli.
Rielaborate nella preghiera queste realtà della nostra vita che sono legate alla presenza e all’azione dello Spirito Santo nel compimento della salvezza, nel mistero della Chiesa.
OM 394 Sacerdoti 71 – 31-3-1971