Ognuno di noi con gli altri è Madre feconda
Lo sforzo della nostra conversione deve consistere principalmente nell’uscire da noi stessi, dalle nostre categorie, dalla nostra mentalità, dal nostro tradizionalismo, per entrare nel piano di Dio, nella sua azione, nel senso della sua azione in noi, per noi e con noi.
Ci tratteniamo in questo secondo incontro su due punti della vita spirituale e della vita della Chiesa. Due punti che riguardano: 1) come dobbiamo concepire la salvezza; 2) come, e in che senso nella Chiesa noi siamo mediatori di salvezza.
Come dobbiamo concepire la salvezza. Ripeto per l’ennesima volta, non facciamo dei processi ma delle constatazioni e poi, impegniamoci ad essere fedeli a Dio. La salvezza, come tante realtà della nostra vita religiosa, è stata oggetto di speculazione. Fin qui niente di male. E’ stata oggetto di definizione e qui incomincia ad esserci qualche inconveniente perché, definire vuol dire restringere mentre Dio e la sua azione non può essere ristretto nei nostri concetti.
La salvezza la vediamo identificata con lo stato di grazia. Abbiamo definito la grazia. Guardate che, nella storia della manualistica teologica, la definizione della grazia in senso positivo, di grazia attuale e quindi di qualità soprannaturale inerente all’anima nostra che ci rende conformi alla natura divina e quindi figli di Dio, è abbastanza recente.
I nostri nonni nel sacerdozio, quelli che hanno, per esempio, studiato sul Perone che era un grande autore, quando studiavano la grazia non facevano altro che la questione della grazia attuale, previente, concomitante, conseguente, sufficiente, efficace, eccetera, e niente di più.Non è detto che noi siamo al passo con la realtà della grazia che non è una cosa ma che è un evento, non è una realtà statica, non è un dono.
Indubbiamente la grazia è gratuita, ma non ha la forma e il contenuto di un oggetto. Per essere oggettivi, abbiamo oggettivato, fatto diventare cose le cose soprannaturali mentre, invece, la salvezza è eminentemente un fatto, un evento, qualche cosa che interviene per una presenza nuova di Dio nel mondo, per una presenza rinnovatrice nel senso che Dio, nel mondo, prende un atteggiamento nuovo.
La salvezza, quindi, è qualche cosa di estremamente ed essenzialmente personale ed implica: da una parte Dio personale Padre Figlio Spirito Santo, e dall’altra la nostra persona proprio in quanto persona non la nostra natura perché la nostra natura è qualche cosa di generico o di comune. “esse ad”, essere in rapporto con gli altri. La salvezza è un evento che stabilisce un rapporto tra il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo e ciascheduno di noi che, a nostra volta, siamo in rapporto con tutti i nostri fratelli.
La salvezza è un rapporto – non semplicemente un rapporto di relazione degli uni rispetto agli altri – è un fatto eminentemente vitale. Dio, nel suo sovrano e libero beneplacito, stabilisce di ammetterci e di introdurci nella comunione di vita con sé. Questa è la salvezza e, nella misura in cui arriviamo alla comunione con Dio, noi siamo salvi. Quando Dio sarà tutto totalmente in noi, la salvezza sarà compiuta per ognuno di noi e per tutti quelli che sono in comunione con Dio.
La salvezza è qualche cosa di vitale, è un principio – chiamiamolo intrinseco – è un seme, secondo il linguaggio biblico, deposto in noi e che deve germogliare. Questo seme è un seme divino, è qualche cosa di Dio, è qualche cosa di misterioso che certamente appartiene alla natura di Dio, è un evento per cui si verifica in noi una nuova nascita. “Ex Deo nati”, rinati dall’acqua e dallo Spirito Santo. Quindi, la nostra, è una condizione nuova per l’intervento personale di Dio nei confronti della nostra persona.
Questo evento è vitale ed è attuale, non si compie una volta per sempre. La vita è qualche cosa che si evolve, fiorisce, cresce. Ci possono essere degli arresti, anche delle interruzioni, ma la vita ha di caratteristico di essere attuale. Allora è l’attualità di Dio nei nostri confronti, è l’attualità dell’azione di Dio nei nostri confronti. Non ci genera una volta per sempre, ci genera oggi. Ininterrottamente noi siamo sotto l’azione di Dio che ci genera ad una vita nuova.
Questo è già vero nel senso della creazione. La creazione non è un atto definitivo ma è un atto continuativo: ininterrotto. E’ più vero, in quanto ci tocca più da vicino, in quanto ci trasferisce in un ordine nuovo di cose, nell’ordine della vita dell’esistenza di Dio, nell’ordine della salvezza che è un fatto attuale. Noi viviamo nell’azione continua di Dio, nella consapevolezza che Dio ha di noi, in quanto noi siamo i suoi figli in quanto Egli ci genera ininterrottamente. Non si tratta di cose ma di persone e di qualche cosa che accade. Non c’è un istante in cui Dio, per mezzo del suo Spirito, in Cristo, non ci rivivi. Noi siamo immersi in questo avvenimento: in ipso vivimus, movemus et sumus.
Un certo spirito di fede, che aveva lo scopo di educarci alla presenza di Dio, faceva scrivere su tutti i muri “Dio ti vede”. Era abbastanza lontano da questo modo di concepire: che noi siamo in Dio, che noi comunichiamo ininterrottamente con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nello Spirito e che tutto questo è attuale. Pensiamo come c’è da perdersi, se ci lasciamo prendere dal pensiero di questo fatto che accade in noi e che noi non possiamo eludere.
Allora, ecco come diventa anche – non dico logico perché i fatti di Dio sono al di fuori della nostra logica – ma come diventa spontaneo legare la nostra vita spirituale allo Spirito Santo che è l’ultimo e il primo termine della presenza e dell’azione di Dio in noi, che ci prende e ci vivifica della vita stessa di Gesù Cristo perché noi possiamo essere figli del Padre. E il Padre ci dona lo Spirito Santo dopo che Cristo ha compiuto la sua volontà e ha annientato l’uomo carnale sulla croce perché risorgesse l’uomo spirituale.
Concepire così la salvezza, concepire così la nostra vita spirituale. Proporla in questi termini, secondo questa realtà ai credenti, significa introdurli in un avvenimento, non imbottirli di concetti. Significa introdurli in un avvenimento che coinvolge tutta l’esistenza, tutta la storia e quindi tutte le situazioni in cui ci possiamo trovare. Tutte le situazioni di peccato e di grazia. La grazia sovrabbonda. La grazia è quella potenza che Dio ha dispiegato nella forza del suo Spirito per mezzo del quale ha risuscitato il Figlio suo da morte.
Un altro punto: in che senso raggiunge gli uomini? Per la mediazione della Chiesa. Gesù Cristo ha detto in modo esplicito: “Voi siete la luce del mondo”, “Voi siete il sale della terra”, “Vedano le opere vostre buone e glorifichino il Padre che è nei cieli”, ( cf Mt 5,13-15) “Siate una cosa sola, amatevi vicendevolmente perché il mondo creda”( ). Già all’inizio dell’annuncio del suo piano, Dio costituisce Abramo capostipite di una nazione che dovrà essere un segno, in mezzo a tutte le nazioni, per la salvezza di tutte le nazioni,
una nazione mediatrice tra Dio e tutti i popoli. Israele diventa il popolo di Dio per la salvezza di tutti i popoli.
“La Chiesa è in Cristo come un sacramento o segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” ( LG 1).
Si può dire che questa è la prima affermazione del concilio: Dio che salva gli uomini, Dio che associa gli uomini alla sua azione di salvezza in mezzo agli uomini, Dio che eleva gli uomini a livello di suoi collaboratori, Dio che concepisce nel suo piano di ricapitolare tutto in Cristo, di fare Cristo capo della sua Chiesa perché la Chiesa sia la madre di tutti i popoli, perché la Chiesa sia il luogo, il tempo, lo strumento della salvezza di tutti i popoli.
Anche qui noi dobbiamo fare opera di ricupero. Noi, la mediazione della Chiesa, l’abbiamo ridotta alle cose o alle azioni più che alle persone, quindi ai sette sacramenti. Non è detto che i sette sacramenti non siano strumenti di salvezza! Lo sono, ma non lo sono in modo radicale, lo sono in modo secondario, se non si concepiscono i sacramenti come azioni di Cristo e della Chiesa. Ricordo ancora qui il documento del magistero della Chiesa nell’istruzione del nuovo messale romano.
Se la Messa è definita azione di Cristo e del popolo di Dio, qualunque azione di salvezza, qualunque azione sacramentale è radicata in questo sacramento radicale che é la Chiesa. Non ci sono sacramenti fuori della Chiesa e, l’efficacia dei sacramenti è tanto più garantita quanto più sono nella Chiesa, quanto più sono azioni di Cristo e della Chiesa. L’azione di Cristo è al sicuro. Bastano poche condizioni: la materia, la forma, l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa.
E l’azione del popolo di Dio? Iddio, nella sua economia, non ha voluto che queste azioni salvifiche fossero unicamente azioni del suo Cristo. La Costituzione sulla Sacra Liturgia dice: Gesù Cristo associa sempre a sé in queste azioni la sua sposa dilettissima: la Chiesa ( cf LG 7,10), quindi, azione di Cristo e del popolo di Dio, quindi le persone prima delle cose e dei gesti, prima le persone e dopo l’acqua, il pane e i vari gesti. Sono le persone che costituiscono il popolo di Dio, sono le persone che costituiscono la Chiesa.
Anche la Chiesa l’abbiamo concepita troppo in astratto, troppo concettualmente isolata nella sua istituzione o meglio, nelle sue istituzioni e non come la concepisce Cristo. La Chiesa di Cristo sono i credenti, sono i battezzati, per dirlo nei minimi termini ma nel modo più realistico. Adesso che ci sia anche una espressione formale, istituzionale della Chiesa è vero, ed è voluto da nostro Signore Gesù Cristo, ma la Chiesa reale voluta da nostro Signore Gesù Cristo, la Chiesa che è veramente Chiesa è quella concreta delle persone concrete che con il presbitero che è presente e che fa le veci del vescovo, si adunano per ascoltare la Parola di Dio, per celebrare l’Eucaristia e per vivere la carità. Questa è la Chiesa. Questa è la mediatrice di salvezza.
Il Battesimo, la Comunione, la Cresima, il Matrimonio, in una parrocchia sono azione di Cristo e della Chiesa: della Chiesa che è lì a Sermide, a san Luigi, a Levata. E’ quella la Chiesa. Naturalmente questa Chiesa è in comunione con tutte le chiese che si radunano in tutti i luoghi del mondo perché, se non fossero in comunione tra loro, non sarebbero neppure Chiesa. Quella è la Chiesa di quel battesimo, di quell’azione sacramentale ed è Chiesa in quanto è in ascolto della parola di Dio, in quanto celebra la passione e morte e ascensione al cielo di nostro Signore Gesù Cristo il memoriale del Signore, -secondo questo documento del Magistero della Chiesa,- in quanto è in espansione di carità, in tensione di unità e cerca di crescere nella espressione di unità nella carità.
Naturalmente in questa Chiesa, che si concretizza in questa comunità, c’è il posto per il nostro ministero e per il ministero di ciascuno; c’è il posto per il nostro carisma e per il carisma di tutti e ne viene fuori la presenza e l’azione dello Spirito Santo, che è l’anima della Chiesa, che è il Cristo spirituale “pneumaticos”, il Cristo posseduto, risuscitato, vivificato dallo Spirito che agisce per mezzo dello Spirito. L’ultimo termine è lo Spirito.
Non si dà un’anima senza un corpo. L’anima è lo Spirito, il corpo siamo noi. Cerchiamo di non fare troppa confusione tra il Corpo Mistico e il corpo spirituale. E’ la stessa realtà, E’ lo stesso Dio Padre Figlio Spirito Santo che aduna l’unico popolo. Ma questo popolo adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo è strumento dell’intima unione degli uomini con Dio e dell’unione degli uomini tra loro, che poi è la salvezzae quindi, questo popolo è mediatore di salvezza.
La mediazione non è soltanto nostra. Il nostro è un servizio di mediazione. Non sono soltanto i nostri gesti, dei gesti di mediazione. Sono gesti indispensabili ma se si compiono nella comunità, per la comunità, con la comunità, con il nostro dono insieme al dono di tutti. Si potrebbero fare tanti discorsi!
Abbiamo noi queste comunità mediatrici di salvezza per i loro fratelli? Siamo nel mistero, siamo immersi nell’azione di Dio e ognuno di noi, nella Chiesa, nella comunità, è mediatore. Ognuno di noi, da solo è figlio, unito agli altri è madre – secondo la espressione dei padri della Chiesa- . Ognuno di noi, da solo, è figlio della Chiesa mediatrice, con gli altri è madre feconda. Quanta preoccupazione c’è in noi perché si realizzi questa mediazione del popolo di Dio, della comunità locale?
Non voglio tirare l’acqua al mio mulino, ma è secondo questa visuale che noi dobbiamo concepire l’impegno dei laici nella missione salvifica della Chiesa. E’ qui la sostanza dell’Azione Cattolica. Naturalmente vale più lo Spirito Santo della tessera! Vale di più la carità che unisce, che l’organizzazione! Stiamo attenti, anche qui, di non pretendere di avere un’anima senza un corpo perché lo Spirito Santo che agisce in tutta libertà ha voluto avere il suo corpo che è la Chiesa e, attraverso il suo corpo che è la Chiesa, agisce in tutto il mondo.
Un altro pensiero è questo. Non corriamo dietro a tutte le pecorelle. Costituiamo un ovile, non di privilegiate o altro. Qualcuno pensa alla 99°! Ma, se la 99° non avesse l’ovile che l’accoglie?! Anche se il pastore la raggiungesse, potrebbe portarla a dormire con sé (e allora ammorba l’aria), ma non nella Chiesa di nostro Signore Gesù Cristo! Gesù ci vuole unire tra di noi.
Vi prego di raccogliervi intorno a queste realtà.
Questo pomeriggio poi, farete la vostra riflessione a voce alta sui temi delle meditazioni.
OM 401 Sacerdoti 71