Mantova, 25-5-1986.
Consacrazione episcopale di don Giovanni Volta
Fratelli e sorelle carissimi,
in questa solennità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo abbiamo la grazia di conferire l’ordine episcopale ad un nostro fratello.
Io intrattengo brevissimamente la vostra attenzione sul compito principale del Vescovo e sul conseguente obbligo che egli ha di coltivare la sua unione, appunto , con il Padre e con il Figlio e con lo Spirito Santo.
Il Concilio Vaticano II, tra le funzioni principali del Vescovo, afferma che eccelle la predicazione del Vangelo. Tutti o quasi tutti nella Chiesa possono fare quello che fa il Vescovo ma nessuno come lui é dotato di questo compito, di questo carisma, di questa grazia. La predicazione del Vangelo é la prima tra le funzioni del Vescovo. Già il collegio apostolico affermava che gli apostoli dovevano essere intenti alla orazione e alla predicazione della parola di Dio. Due cose, due compiti, due impegni strettamente e uniti e collegati tra di loro. Dobbiamo prendere con seria considerazione questa condotta apostolica e mettere al primo posto del nostro impegno l’orazione e la predicazione.
Il Vescovo deve essere un uomo di preghiera. Si fa presto ad affermare questa realtà ma in effetti nella espletazione comune, nell’impegno quotidiano questo facilmente -non dico che passa in secondo ordine – ma non é atteso come lo dovrebbe.
Oggi si direbbe che il Vescovo deve essere un contemplativo. Quanti punti sospensivi ci sono stati nelle nostre chiese quando uno dei nostri vescovi ha osato parlare della dimensione contemplativa della vita cristiana! Il Vescovo non basta che sia fedele alle pratiche di pietà di un buon ecclesiastico.
Oggi va rivalutata la contemplazione la quale non é una astrazione soprannaturale al di sopra della contemplare in senso cristiano e apostolico. E’ lasciarsi investire dalla potenza dell’amore del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo; é essere attenti, disponibili al piano di amore di Dio.
Essere contemplativi é lasciarsi investire dall’azione dello Spirito Santo che rende testimonianza al nostro spirito che Dio ci é Padre, che noi siamo figli di Dio, é lasciarsi investire dalla potenza dello Spirito Santo che ci introduce in tutta la verità.
La verità del Vangelo é talmente alta, divina che non basta nessuno sforzo di una qualsiasi intelligenza per capirlo e penetrarla. La rivelazione divina il suo piano di salvezza diventeranno per noi chiari e vitali e salvifici nella misura in cui lo Spirito Santo sarà libero di introdurci in tutta la verità.
Capiremo il Vangelo nella misura in cui noi saremo introdotti nella sua comprensione dall’azione dello Spirito Santo. Questa e non altro é la contemplazione.
Inoltre lo Spirito Santo che ci viene dato in pienezza nella consacrazione episcopale effonde in modo indicibile la stessa capacità di amore che é propria di Dio. Noi saremo amanti di Dio, ne avremo la coscienza e la relativa rispondenza nella misura in cui saremo nella intimità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Nessuno nella chiesa ha il dono e la vocazione di vivere l’intimità dell’amore di Dio
se é vero per ogni cristiano che chi osserva la parola di Dio, il Padre e il Figlio verranno da lui e stabiliranno la loro dimora in lui, questo lo é in modo specifico per il Vescovo il quale al di sopra di tutte le prerogative é un “amato” di Dio che porta in mezzo ai suoi questa certezza e questa gioia.
Da qui deriva l’impegno della predicazione. Miei cari vi prego di fare attenzione a quello che sto per dirvi: l’annuncio del Vangelo non é una proposta di una somma di precetti da osservare. La denuncia della immoralità può diventare una denuncia esasperante che radica nel peccato e in nessun modo lo toglie. Chi toglie il peccato del mondo e rispettivamente dalle coscienze é l’amore di Dio.
E’ l’agnello di Dio che toglie i peccati dal mondo! Dunque , ecco la grande affermazione, l’annuncio del Vangelo che é il compito precipuo del Vescovo é l’annuncio di una buona novella, di una notizia esilarante, di una assicurazione carica di salvezza, di grazia, di gioia. Quando parla il Vescovo é festa perché si attua la salvezza della potenza dell’amore del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
L’annuncio del Vangelo é la gioiosa notizia che il Figlio ha dato se stesso per noi, per dimostrarci e rendere tangibile l’amore del Padre il quale ci ha amato al punto di dare il suo Figlio per noi, e non ha risparmiato il proprio Figlio ma lo ha dato per ciascheduno di noi.
Gesù rende tangibile questo amore del Padre, non la mia ma la tua volontà sia fatta” .la flagellazione, l’incoronazione di spine, la desolazione sulla croce per cui Gesù abbraccia di stare con noi, di essere dalla nostra parte a prezzo dell’abbandono del Padre. Ma Gesù risorge, é pieno di vita e vuole che tutti abbiano la vita e la abbiano in abbondanza, che tutti ricevano la sua pienezza e vuole che sia annunciato che il Padre e Lui verranno e faranno dimora presso di noi.
O miei cari, fratelli vescovi, o miei cari fratelli presbiteri, o miei cari credenti tutti, quand’é che riteniamo per certa questa realtà della dimora del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo in ciascheduno di noi?
Perciò la coscienza di esser amati da Dio, la potenza dell’amore salvifico sono il lieto annuncio del Vangelo. Dunque il Vangelo non é una denuncia moreale, é l’annuncio che il nostro amore per Dio é possibile perché motivato dall’amore di Dio per noi, perché sostenuto dalla forza dell’amore di Dio per noi.
E che questo sia vero é dato dal fato che l’iniziativa di amarci parte da Dio, non parte da noi.
Non siamo noi che amiamo dio ma é dio che ama noi. Ci ama di un amore gratuito non per i nostri meriti, non per le nostre buone opere. Ci ama di un amore misericordioso. Il suo amore a contatto della nostra miseria diventa effettivo, salvifico. Questo amore di Dio per noi é un amore fedele. Noi possiamo diventare infedeli. Noi possiamo rinnovare i nostri peccati ma Dio non si pente, ci ama. Ci ama e basta.
L’annuncio del Vangelo da parte del Vescovo deve essere il punto culminante del suo ministero e deve essere una festa: la festa della liberazione perché i peccati sono molti e siamo ammessi al godimento dell’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
E’ vero, nel mondo per mezzo degli strumenti della comunicazione sociale, per la organizzazione sociale e politica ed economica il peccato trionfa, ma questo trionfo sarà debellato non da altrettanti mezzi di comunicazione sociale, non da altri ministèri di qualsiasi ordine ma dalla potenza dell’amore del nostro Dio che ci ama come figli, come fratelli, come amici.