Messa creismale
Una novità contraddistingue la concelebrazione di quest’anno.
Il Papa si é reso presente in mezzo a noi con una sua lettera e noi vogliamo essere intorno a lui, per rispondere alle sue sollecitudini pastorali, con l’amore fraterno che ha espresso a noi Vescovi e ha espresso tanto cordialmente e affettuosamente a tutti voi Sacerdoti.
Non é mio compito fare l’esegesi di questa lettera. E’ mio compito, in questo momento, richiamare -per quanto é possibile alla umana fragilità- la realtà nella quale noi ci troviamo.
Gesù Cristo ci comunica il suo sacerdozio. Lo comunica a voi fedeli, lo comunica in un modo misterioso a noi Sacerdoti e Vescovi.
Questa partecipazione, per noi diventa un impegno di essere veramente un popolo sacerdotale che dà lode a Dio in mezzo a tutti gli uomini e in mezzo a tutta la creazione.
Il sacerdozio di Gesù Cristo.
Lui é unto di Spirito Santo, cioè dall’amore con cui é unito al Padre e dall’amore con cui si dona per la salvezza di tutto il modo. Questo é il sacerdozio di nostro Signore Gesù Cristo, e vuole che tutto il mondo, che tutti gli uomini partecipino a questo dinamismo della sua persona, della sua umanità unita alla sua divinità: di camminare verso Dio, verso il Padre, verso l’amore del Padre e di camminare verso l’amore dei fratelli.
Ci rende partecipi di questo dinamismo, ci rende partecipi di questa grazia, per cui siamo costituiti, tutti, per camminare in questo senso. Ma altri, cioè noi sacerdoti, siamo costituiti per essere, nella persona stessa di nostro Signore Gesù Cristo, al servizio di questo ministero universale, che muove tutto il mondo ad andare incontro a Dio, e muove tutti gli uomini ad incontrarsi tra di loro nell’amore.
E’ una grazia il ministero sacerdotale di cui Gesù Cristo ha voluto dotata la sua Chiesa e non comprenderemo mai a sufficienza questo dono.
Noi personalmente e voi tutti, cari fratelli, non comprenderemo mai questo dono attraverso il quale abbiamo la presenza reale sacramentale di Gesù Cristo in mezzo a noi, attraverso al quale abbiamo con sicurezza la remissione dei peccati, attraverso il quale abbiamo la sicurezza della autenticità del Vangelo, attraverso il quale ci viene segnata la via sicura, per camminare verso la salvezza.
Quale dono!
Quale grazia!
Quale misericordia infinita di Dio verso di noi!
Ma noi, miei cari fratelli nel sacerdozio, abbiamo degli impegni ben grandi di tradurlo il ministero sacerdotale di nostro Signore Gesù Cristo in una espressione pastorale.
Lui pastore e noi con Lui pastori.
Lui pastore che dà la sua vita per il gregge -non é mercenario!-
e noi chiamati a dare tutto noi stessi.
La nostra persona gli appartiene, il nostro cuore gli appartiene, le nostre labbra, le nostre mani gli appartengono; tutto il nostro essere gli appartiene in una consacrazione che é opera della imposizione delle mani e dello Spirito Santo per cui siamo la cosa più sacra che esista sulla terra.
Appartenenti a Dio,
dedicati a Dio,
consacrati a Dio per i fratelli.
Gesù dà la sua vita per i fratelli e noi – insisto – siamo suoi per essere dei nostri fratelli. Non apparteniamo più a noi stessi: siamo per gli altri, siamo degli altri e siamo con gli altri che non sono “altri” ma sono come noi figli di Dio, creature predilette del Padre, oggetto del suo amore infinito.
Pensare che la nostra vita appartiene a Dio.
In mezzo a noi ci sono tante persone consacrate, particolarmente le religiose, ma quella é una consacrazione morale. La nostra é una consacrazione più profonda; la chiamiamo ontologica, tanto per intenderci, ma é ben più radicale: è frutto dell’azione di un sacramento, é frutto dell’azione di Gesù Cristo stesso in persona in noi e del suo Spirito che penetra fino al midollo del nostro essere. Da qui un impegno a realizzarla la nostra consacrazione, a realizzarla la nostra dedizione.
Realizzare la nostra consacrazione. Essere totalmente di Dio con tutta la mente con tutto il cuore, con tutte le forze. Particolarmente con tutto il cuore.
Il Papa ha delle parole chiare a proposito della castità, questa virtù che deve animare tutta la nostra persona, che deve animare il nostro cuore facendolo battere all’unisono con la santità del cuore di nostro Signore Gesù Cristo.
Ecco la castità.
Ecco la radice di tutta la consacrazione a Dio.
Ecco la radice di tutta la nostra dedizione ai fratelli.
Non per una creatura, non per poche creature ma per tutte le creature noi siamo destinati
a dare il nostro tempo,
a dare le nostre energie,
a dare le nostre capacità,
a dare la nostra salute,
a dare la nostra vita.
Si fa presto a pronunciare parole come quelle che io ho appena pronunciato. Ma realizzarle nella vita! Ebbene, siamo sicuri che per la grazia del sacramento, per la imposizione delle mani, Gesù Cristo con il suo Spirito é con noi
per sostenere la nostra debolezza,
per venire incontro alla nostra fragilità,
per venire incontro anche alla nostra infedeltà.
Lui é la misericordia infinita.
Apriamoci a questa fiducia, apriamo il cuore a questa misericordia e teniamo aperto il nostro cuore specialmente nella preghiera e poi circondiamo tutta la nostra persona di spirito di penitenza, perché possiamo rimanere veramente dei consacrati al Signore.
Ecco miei cari, alcuni pensieri che devono animare la nostra concelebrazione così bella, così solenne, così unanime.
Non posso non mettere in risalto la presenza di tutti.
Il Papa nella sua lettera insiste per i Vescovi a valorizzare l’elemento della collegialità affettiva ed effettiva – dice – per mezzo della quale ognuno di noi é Vescovo nella Chiesa “per la imposizione delle mani e per la appartenenza al collegio apostolico”, per voi Sacerdoti il Papa insiste sulla unità del presbiterio intorno al Vescovo.
Acquistiamola questa coscienza di essere partecipi dell’unico Sacerdozio di nostro Signore Gesù Cristo di non poterlo gestire questo sacerdozio per nostro conto, privatamente, individualmente e tanto meno individualisticamente.
Prendiamo coscienza del dovere di essere uniti tra di noi, per fare veramente un cuore solo e un’anima sola, per dare la grande testimonianza che il mondo ha bisogno per credere.
Guardate come siamo.
Questo é il richiamo umile e fiducioso e fraterno che il Vescovo vi rivolge come frutto di questa concelebrazione.
A voi tutti, cari fedeli, l’invito all’unità nella carità per formare la famiglia dei figli di Dio in tutte le situazioni della vita nella quale vi trovate.
Gesù Cristo é stato innalzato sulla croce per attirare tutti a se stesso, per fare di tutti “uno solo” affinché il mondo creda.
In questo giorno, che ci riporta nell’atmosfera del cenacolo e nel senso profondo della preghiera di nostro Signore Gesù Cristo, esaminiamoci e corrispondiamo a questa nostra vocazione all’unità nella carità.