incontro con i sacerdoti – 30 Gennaio 1969
Cerchiamo di considerare questi momenti come dei veri momenti di grazia, perché il Signore concedendoci di stare insieme, così, nella forma più autentica voluta da lui che è quella dell’unità nella carità del vescovo con i sacerdoti e dei sacerdoti tra loro, realizza la sua presenza sicura in un modo singolare.
La sua presenza!
E il Signore, quando è presente in mezzo agli uomini, e in particolare quando è presente in mezzo ai suoi discepoli, parla, dice le sue cose.
Oggi nella Chiesa dice le sue cose per mezzo della assistenza dello Spirito Santo che le ha garantite.
E, dice le sue cose – questo soprattutto dobbiamo tenere presente – nell’intimo di ciascheduno di noi: parla “dentro” per mezzo dello Spirito che ci introduce nella intelligenza della verità.
Il vescovo che si incontra con voi, questa mattina, per la prima volta in questa forma, vuole mettersi tutto e pienamente a disposizione della volontà del Signore per essere strumento, veicolo di quella parola che oggi vuole dire ai suoi sacerdoti.
Dal vescovo normalmente si attendono delle direttive, dei programmi, delle indicazioni concrete e di questo sono a conoscenza.
Evidentemente non faccio colpa a nessuno se c’è una certa delusione perché non si propongono programmi, non si danno indicazioni concrete anche dopo che è trascorso quel famoso anno di impegno a tacere.
Ci sono delle buone ragioni per rimanere – in un certo qual senso – delusi, e d’altra parte penso di avere buoni ragioni a comportarmi così.
Quello che è importante è il capirci.
Il non stabilire programmi, il non dare direttive concrete e precise può essere frutto di una determinata mentalità, di un determinato modo di vedere le cose, potrebbe anche essere frutto di pigrizia a non volersi impegnare in un modo troppo concreto, e potrebbe essere anche un segno di rispetto: un modo di rispettare i sacerdoti, un modo di rispettare i propri fedeli e non perché il pastore voglia che le pecore siano sbandate.
Il pastore cerca di mantenere il proprio posto. Il pastore delle anime nostre è nostro Signore Gesù Cristo e noi tutti, dai vescovi ai sacerdoti, ai religiosi, ai laici siamo dell’unico ovile di questo pastore delle anime nostre: del Buon Pastore.
Mi pare che, prima di tutto, ci debba essere da parte di tutti noi lo sforzo per scomparire e lasciare il posto a chi tocca, e permettere di creare le condizioni perché prenda il suo posto il Pastore vero che è nostro Signore Gesù Cristo, il quale non cessa di parlare alla sua Chiesa, non cessa di guidare la sua Chiesa e quindi non cessa di dare anche quelle direttive che ognuno di noi legittimamente attende.
Mi pare che viviamo in tempi in cui il nostro pastore Gesù Cristo fa sentire la sua azione in un modo che non è ordinario, oserei quasi chiamare straordinario, e manda più insistentemente alla sua Chiesa il suo Spirito perché la illumini “da dentro” dandole una nuova capacità di intendere e la guidi dal “di fuori” con una azione pastorale che non è mai stata – forse nei secoli della storia della Chiesa – tanto evidente come ai tempi nostri in cui si è celebrato un concilio: un concilio che non ha avuto la preoccupazione di affermare dei principi o di condannare degli errori ma la preoccupazione di proporre alla Chiesa un ritorno, un aggiornamento, una conversione: un ritorno su se stessa nelle profondità del proprio mistero a scoprire l’essenzialità del messaggio che Egli propone alla sua Chiesa e attraverso la Chiesa a tutto il mondo.
Di fronte all’avvenimento del concilio, di fronte a ciò che non si poteva neppure immaginare, cioè al tema che è diventato centrate, dominante, prevalente del concilio:
il tema della Chiesa,
il mistero della Chiesa,
le strutture interiori spirituali, carismatiche della Chiesa ,
le strutture esteriori istituzionali giuridiche della Chiesa,
quindi la natura della Chiesa, i compiti, la missione della Chiesa, noi qui (nel concilio) abbiamo la indicazione delle indicazioni.
Poiché il prototipo di chi ha indetto il concilio: Papa Giovanni, e di coloro che lo hanno portato avanti era quello:
di un aggiornamento,
di un rinnovamento,
di un ritorno alle sorgenti della Chiesa, vuole dire che le cose nella Chiesa non andavano bene e non andavano profondamente, decisamente bene. E perché le cose nella Chiesa e della Chiesa vadano come devono andare, noi dobbiamo rinnovarci, aggiornarci, ritornare alle sorgenti: – rinnovarci secondo il senso della Chiesa, – ritornate alle sorgenti della Chiesa, – aggiornarci nel senso della Chiesa.
Ecco perché dopo questo preambolo indispensabile ho il coraggio di proporre un tema di meditazione che vado proponendo in tutti i modi, in tutti i toni, sotto tutti gli aspetti, da quando sono qui in mezzo a voi. E non perché è un mio “pallino”, ma perché sono convinto che sia una precisa e chiara indicazione, che ci viene da nostro Signore Gesù Cristo, sotto l’azione dello Spirito Santo, dalla sua Chiesa.
-E’ una meditazione sulla Chiesa,
-E’ una meditazione sul mistero profondo della Chiesa,
-E’ una meditazione sulla concretezza della Chiesa
E questi tre punti ve li propongo accennandoli intorno a tre gruppi di pensieri oppure intorno a tre misteri che sono legati indissolubilmente tra loro e che riguardano la natura, l’esistenza, la vita, la missione, i compiti della Chiesa:
il mistero della Chiesa,
il mistero trinitario,
il mistero eucaristico.
Prima di tutto il mistero della Chiesa.
Ognuna di queste affermazioni può anche essere un errore. A me servono per farmi intendere e so benissimo che non sono complete.
-La Chiesa è il cristianesimo,
-la Chiesa è il regno di Dio,
-la Chiesa è la nostra salvezza,
-la Chiesa corrisponde al proposito della libera volontà di Dio nei confronti degli uomini che vuole salvare.
Noi della Chiesa abbiamo fatto un capitolo a parte nella nostra teologia.
Era giusto ed è ancora giusto però dobbiamo tenere presente che nella Chiesa, come mistero e come costituzione, convergono tutte le verità, converge tutta la tensione della vita, dell’impegno dei singol che chiamiamo morale.
Nella Chiesa è assicurata la presenza di quella vita che Dio vuole comunicare agli uomini ed è anche indicata la forma di questa vita.
La Chiesa come è stata proposta, descritta dal Vaticano II, la possiamo descrivere con tre figure bibliche importanti.
Ognuna delle figure bibliche con cui si descrive la Chiesa non è completa, presenta soltanto un aspetto della Chiesa.
Ci vogliono tutte le figure bibliche per descrivere la Chiesa e poi forse ce ne vorrebbe ancora qualcuna, e poi non sarebbe ancora sufficientemente descritta, perché la Chiesa è un mistero: va al di là delle nostre possibilità di esprimerla con le nostre parole.
La Chiesa popolo di Dio.
Qui è tutta una storia.
Tutta la storia, in particolare dell’Antico Testamento, si svolge intorno al compimento di questa azione preparatoria dei tempi della salvezza da parte di Dio, Padre di nostro Signore Gesù Cristo, il quale raduna, costituisce un popolo, stabilisce l’alleanza; vive, opera le sue meraviglie in mezzo a questo popolo; lo elegge, lo protegge ed è il Dio di questo popolo.
Tra lui e questo popolo si stabiliscono dei rapporti di amore: di un amore fortissimo, indicibile, tenerissimo, (Osea, Cantico dei cantici) per poter stabilire gli stessi rapporti con tutti i popoli, con tutte le nazioni.
E pone il popolo di Israele come un germe di salvezza per tutte le nazioni.
Ciò che colpisce è che Iddio vuole preparare la salvezza attraverso la costituzione di un popolo.
Non che Iddio voglia avere dei rapporti anonimi con le persone. Specialmente la predicazione profetica, ad un certo punto, fa intendere che: non è perché i nostri padri hanno mangiato l’uva male e adesso noi abbiamo i denti che stringono. No, ognuno risponde della propria condotta, quindi ognuno ha dei rapporti strettamente personali con Dio, ognuno ha dei rapporti altrettanto strettamente personali con gli altri membri.
Ecco il pensiero, ecco la verità fortissima, chiarissima, decisiva che il Concilio esprime al principio del secondo capitolo della Lumen Gentium quando dice: Dio volle santificare e salvare gli uomini non individualmente senza nessun rapporto tra loro ma volle fare di essi un popolo che lo conoscesse nella verità e fedelmente lo servisse.
Quindi il proposito della volontà di Dio è: che noi siamo salvi realizzando quei vincoli di responsabilità che abbiamo gli uni verso gli altri e non individualmente ognuno per conto nostro.
Gesù Cristo viene a compiere la volontà del Padre.
Quando si dice che Gesù viene a compiere la volontà del Padre si pensa a una predica sulla obbedienza.
Ma, qual è la volontà del Padre?
Quella che ha espresso durante tutti i tempi della storia dell’Antico Testamento: di avere un popolo tutto per se.
Questo popolo, ad un certo punto, diventerà il nuovo popolo, il nuovo Israele, perché Egli cambierà il cuore di pietra che c’è nel cuore di ognuno in un cuore di carne perché manderà il suo Spirito.
Dunque, Gesù Cristo compie la volontà del Padre
Gesù Cristo fa sempre la volontà del Padre:
-“non sapevate che io devo essere intento alle cose che riguardano il Padre mio?”,
-“non faccio la mia volontà ma la volontà di colui che mi ha mandato” ,
– “io vengo per fare la tua volontà” ,
-“non la mia ma la tua volontà sia fatta”,
-” consummatum est” ,
Come la attua?
Nostro Signore Gesù Cristo attua questa volontà del Padre diventando, perché costituito dal Padre, Capo del suo corpo che è la Chiesa, “perché secondo il beneplacito della volontà del Padre tutte le cose devono essere ricapitolate”: Avere lui come capo E in questo corpo che ha Cristo come capo, le membra sono unite fra di loro.
E’ la figura del corpo di nostro Signore Gesù Cristo
Il corpo mistico lo abbiamo definito noi. Non è detto che non sia giusto dire corpo mistico. Mi pare se non vado errato che c’è stato nella Chiesa un tempo che si chiamava corpo mistico, cioè corpo misterioso l ‘eucaristia e corpo semplicemente la Chiesa. Comunque questa figura biblica del corpo mistico di nostro Signore Gesù Cristo ha il suo valore la sua importanza.
E’ vero che Cristo è capo.
E’ innegabile e non ci sarebbe il corpo se non ci fosse il capo.
Qui siamo in una immagine non in qualche cosa di organico. C’è una certa organicità nel corpo mistico di nostro Signore Gesù Cristo. Evidentemente il corpo dipende dal capo.
Ma la preoccupazione di chi ha introdotto questa immagine per descrivere la realtà della Chiesa , San Paolo, è quella di mettere in evidenza i legami indispensabili che ci devono essere tra le membra di questo corpo, che pur essendo molte formano una cosa sola.
Sapete quante volte ha insistito san paolo su questo argomento, sapete quante volte ha ripreso questo tema, sapete che l’ha sempre descritto nel senso della unità tra le membra, nel senso della intercomunicabilità ,della interdipendenza, della collaborazione, della organicità delle membra tra loro, e quindi nel senso della unità e nel senso della carità che è poi ciò che congiunge le membra tra loro.
San Paolo che si può dire l’autore della figura biblica del corpo mistico, sappiamo anche che è il maestro della carità.
La carità deve animare il corpo mistico di nostro Signore Gesù Cristo che è la Chiesa. Quindi anche in questa immagine l’idea predominate è l’unione: la carità è l’unione con Cristo capo e delle membra tra loro.
Una terza immagine è quella del tempio che si edifica nello Spirito.
Ricordate la definizione di san Pietro dei cristiani: “siete le pietre viventi che si edificano come tempio santo del Signore nello Spirito”
Il tabernacolo dell’altissimo, il tempio, la tenda sono tutte espressioni bibliche che indicano, svelano un intento del piano del disegno della volontà di Dio di essere in mezzo agli uomini e di avere la sua abitazione tra gli uomini: quando sono beduini ha la tenda e quando diventano stabili ha il tempio. Ma queste sono figure.
La realtà è: che egli è in mezzo agli uomini con il suo Spirito e vuole abitare tra gli uomini, nel loro cuore, e in ciascuno personalmente.
C’è un particolare in questa immagine del tempio che si edifica nelle Spirito.
Questo tempio si edifica nello Spirito perché molte pietre sono cementate tra di loro dalla carità che lo Spirito diffonde nei cuori e che fa di tutti un solo edificio, un solo tempio.
Quindi, il tabernacolo dell’Altissimo, il tempio dello Spirito Santo siamo ognuno di noi, individualmente, ma lo siamo secondo la volontà di Dio nel fatto di essere uniti tra di noi,
nel fatto di essere una cosa sola tra di noi, nel fatto di corrispondere al disegno di Dio, al piano del Padreche Gesù esprime come ultimo suo anelito, come suo testamento: “ut unum sint”, “ut cognoscat mundum qui a me misisti “.
E sapete come ha esplicata nostro Signore Gesù Cristo questa preghiera al Padre:
“siano una cosa sola o Padre come io sono in te e tu sei in me, che il tuo amore sia in loro come è in me”,
“nessuno ama tanto come colui che dà la vita”,
“amatevi come io vi ho amato”
E Gesù ci ama al punto di dare la sua vita per noi;
“il tuo amore sia in loro: la tua capacità di amare diventi la loro capacità di amarsi”,
“in questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete la carità vicendevole” ,
“comandamento nuovo vi do :che vi amate”,
“questo è il mio precetto: che vi vogliate bene”.
Abbiamo una descrizione della Chiesa propostaci dal Concilio che ha: il suo punto caratteristico, il fatto determinante, la meta da raggiungere , lo sforzo con cui muoverci, che è quello della unità nella carità tra di noi.
In questo senso la Chiesa è il cristianesimo,
in questo senso la Chiesa inizia il regno di Dio,
in questo senso la Chiesa è la salvezza,
in questo senso la Chiesa è tutto quello che ha voluto Dio da noi e per noi.
Non ci siamo accorti che intorno a questo avvenimento, a questa istituzione che è la Chiesa si sono impegnate le divine Persone.
La Chiesa nasce, si sviluppa, prende forma, raggiunge la sua perfezione, la sua pienezza mano a mano che -si può dire- ognuna delle Persone Divine porta a compimento l’opera che si propone.
Qui io tengo presente: rispetto tutta la precisione del linguaggio della teologia, ma mi servo della libertà del modo di proporre le cose che Dio ha scelto per gli uomini cioè, la libertà del linguaggio biblico.
E’ un fatto che tutto l’Antico Testamento lo possiamo attribuire al Padre e tutto l’Antico Testamento ha una tensione al Figlio.
E’ un fatto che il Nuovo Testamento lo possiamo attribuire al Figlio come protagonista, e il Figlio è tutto proteso al Padre
– ” Padre ecco vengo per fare la tua volontà”
– “non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio”
E, il messaggio di nostro Signore Gesù Cristo consiste tutto nel rivelare:
Dio come Padre,
Dio come suo Padre,
Dio come nostro Padre.
Scopriamo sempre che Gesù è tutto teso verso il Padre finché non viene Colui che è stato promesso e che è mandato dal Padre e dal Figlio: lo Spirito. E siamo al compimento, siamo a Pentecoste, siamo alla nascita della Chiesa, quando diventano storicamente “fatti” l’incontro:
dell’azione del Padre con il Figlio,
dell’azione del Figlio con il Padre,
nell’unità che c’è tra il Padre e il Figlio e che è costituita dallo Spirito Santo.
Vedete come ci troviamo davanti al mistero trinitario, nel pieno di questo mistero della fede cristiana: Dio in tre Persone.
Il Padre non è chiuso in se stesso. Il Padre non è rivolto o ripiegato su se stesso ma: è tutto per il Figlio, è tutto del Figlio è tutto nel Figlio.
Lo stesso senso, lo stesso movimento ha la storia della salvezza per raggiungere il Figlio, per essere una cosa sola con il Figlio, per essere un Dio solo.
Il Figlio è tutto per il Padre, è tutto del Padre, è tutto nel Padre: “chi vede me vede il Padre mio”. Il Figlio fa una cosa sola con il Padre. E’ uno solo con il Padre.
Questo è il movimento dell’amore infinito che va dal Padre al Figlio, dal Figlio al Padre, un amore infinito che costituisce l’essere del Padre, l’essere del Figlio: lo Spirito Santo, l’amore, la pienezza dell’amore, l’amore sussistente, un amore che non può non esserci, un amore ben distinto, ben definito, un amore infinito.
Ecco perché, ad un certo punto, il concilio nel decreto sull’ecumenismo dice che il mistero della santissima Trinità è la fonte e il modello della unità della Chiesa.
L’unità della Chiesa è ciò che è caratteristico della Chiesa: è la meta, è la perfezione della vita della Chiesa perché la Chiesa è veramente l’opera di Dio, Padre, Figlio, Spirito Santo, un Dio solo. Sono tre e sono uno in un amore infinito.
Siamo molti, dobbiamo essere una cosa sola perché: c’è un solo Dio, un solo Spirito, un solo Battesimo, un solo Pane, un solo Padre di tutti.
Ecco allora che il mistero trinitario diventa qualche cosa di eminentemente esistenziale – come si dice oggi- perché è tutto rivelato attraverso avvenimenti storici, concreti, collegati a determinati fatti, tutti orientati alla realtà del mistero della Chiesa: tutti fatti, tutti avvenimenti, tutto elemento di vita che è non della storia ma che è nella storia quindi è presente ed attuale.
E’ attuale il piano del Padre che vuole ricapitolare tutto e tutti in nostro Signore Gesù Cristo;
è attuale il Figlio con l’azione con la quale ci riconcilia con il Padre e ci riconcilia tra di noi:
di due fa un solo popolo diventa la nostra pace,
pace per noi, pace per quelli che sono lontani,
pace per quelli che credono, pace per quelli che non credono .
Pace, è un fatto, è una grazia, è una azione salvifica che è in mezzo a noi, è la sua azione di rappacificatore tra di noi perché siano tolte tutte le divisioni, tutte le distanze e formiamo una cosa sola in Lui.
E’ presente l’azione dello Spirito Santo, sempre mandato attualmente dal Padre e dal Figlio
perché ci unifichi nella unità della carità,
perché ci introduca nella intelligenza della volontà del Padre,
perché diventi la nostra forza per camminare secondo le indicazioni della volontà del Padre, per l’adempimento del suo piano in noi.
Perché, soprattutto, diventi per noi:
l’amore del Padre in noi,
l’amore del Figlio in noi e
l’amore del Padre e del Figlio che fa di noi uno solo, proprio per l’azione dello Spirito che ci rende capaci di amarci e di amare Dio.
Ecco che la Trinità è la sorgente e il modello della unità.
E’ il modello dell’unità in quanto Padre, Figlio Spirito Santo sono “Uno” nell’amore: uno per l’altro, uno nell’altro, uno dell’altro.
Ecco dove Iddio ci viene a raggiungere: viene alla radice per strappare il nostro male che è l’egoismo e sostituire questo nostro male con il bene che è l’amore, che è la capacità di voler bene al nostro Dio che è la capacità di voler bene ai nostri fratelli.
E il mistero eucaristico?
Il mistero eucaristico cerchiamo di accoglierlo come ce lo presenta il concilio: il Misterium fidei, l’Eucaristicum misterium”.
Ci accorgiamo che il mistero eucaristico è tolto da quel isolamento in cui era stato confinato. Basta riferirci alla definizione del catechismo. Non è che non sia giusta ma ha dei difetti gravissimi. Si è no c’è Gesù Cristo. Quando Gesù promette di dare il nuovo pane che discende dal cielo, il pane di vita , la sua carne e il suo sangue per la salvezza del mondo conclude : chi mangia di me vivrà di me.
E’ lui in persona!
E’ la persona di nostro Signore Gesù Cristo nel mistero eucaristico, che è il mistero dove la presenza di Gesù Cristo è più intensa, più reale, più concreta, assicurata dalla certezza sicura del sacramento. E’ sempre il Figlio amato del Padre il quale ha amato noi fino al punto di darlo a morte per noi.
Questo Gesù Cristo è hic et nunc – per dire così in questa presenza di Gesù Cristo sacramentale nella eucaristia – è la presenza attuale del Padre che ci dona il suo Figlio, è la presenza di tutta l’azione preparatoria compiuta dal Padre che vuole costituire di noi il suo popolo in mezzo al quale abitare, che abiterà in pienezza nella persona del Verbo fatto carne e qui c’è la carne,il corpo di nostro Signore Gesù Cristo.
C’è la presenza del Padre che vuole attualmente, proprio per questa azione sacramentale, ricapitolare tutti in nostro Signore Gesù Cristo, darcelo come capo e quindi unificarci attraverso la riconciliazione con lui nel sacrificio di nostro Signore Gesù Cristo
Unificarci a se!
Riconciliarci a se!
Quando e come avviene più profondamente questa riconciliazione di noi con il Padre di quanto non avvenga nella celebrazione eucaristica?
Il Padre che per mezzo di nostro Signore Gesù Cristo nostra pace, vuole fare di due popoli un popolo solo, di molti uno solo, quando realizza questa comunione con Cristo e tra di noi?
Ecco una indicazione della pienezza del mistero eucaristico.
E’ la pienezza del mistero trinitario.
E’ il dinamismo del mistero eucaristico.
E’ il momento del dinamismo delle Divine Persone che compiono la nostra salvezza.
E’ l’azione di nostro Signore Gesù Cristo che va compaginando il suo corpo, che cresce in ciascuno di noi per mezzo di questo pane che discende dal cielo, e dà la vita, e diventa il nostro nutrimento per la crescita, per il raggiungimento di quella statura che egli ha destinato secondo la misura della sua grazia.
E’ la presenza dell’azione dello Spirito. Quel corpo di cui ci nutriamo: è la carne concepita dallo Spirito Santo, è la carne del verbo glorioso risuscitato dal Padre nella potenza dello Spirito, che è stato vivificato dallo Spirito, che è stato – secondo la espressione del concilio – reso vivificante dallo Spirito.
Ecco come il concilio con un ritorno alla pienezza del contenuto del messaggio della rivelazione, con un ritorno al linguaggio e soprattutto al contenuto biblico, ha tolto l’eucaristia dall’isolamento, dal pericolo di diventare una cosa.
Gesù non è solo…le romantiche descrizioni della solitudine… rimediate con la presenza della tremula fiammella della lampada…non perché il tabernacolo debba rimanere in quella solitudine di abbandono in cui lo lasciamo noi… Siamo tranquilli: Gesù, il Padre non lo lascia mai solo neppure nel tabernacolo. E non è senza la presenza del suo Spirito.
Gesù non è solo perché è attivo e non inerte: è in comunione con tutti i credenti, con gli angeli e i santi, è in comunione con la sua sposa che è la Chiesa.
Mi pare che qui ci siano delle indicazioni molto preziose per la nostra vita spirituale e per il nostro ministero.
Certo che ci vuole del coraggio!
Bisogna entrare qui!
Qui c’è della sostanza!
OM 197 Sacerdoti 69 – 30 Gennaio 1969