per il defunto don Vincenzi
Vorrei che comprendeste come sia grande la trepidazione di chi deve parlare di fronte a questa bara, dinanzi alla mamma di don Giuseppe e alla santa Madre Chiesa che siete voi. La trepidazione nasce al pensiero che forse c’è dell’audacia nel tentare di aprire il libro sigillato del mistero dinanzi a cui noi ci troviamo. Ed è grande la grande preoccupazione a non guardare quello che si muove di dentro e quello che accade di fuori, per cogliere veramente ciò che accade in mezzo a noi.
E’ legittimo pensare che quando le cose non vanno secondo la logica umana, secondo i nostri pensieri, secondo i nostri progetti, secondo il progetto del vescovo “digitus Dei est hic”. C’è un Altro che fa andare tutto in un altro senso. Dove possiamo cogliere questo senso? Cerchiamo di coglierlo nella Parola di Dio.
Don Giuseppe chi era? Che cosa ha fatto? Che cosa stava per fare? Con tutto il suo essere riservatamete, come era nel suo stile, andava incontro al Signore ripetendo : vedrò Dio. I lettura: Gb. 19,23-27) Tutto il resto non conta più per me. La mia carne la mia pelle vanno in polvere. Senza questa mia carne e senza questa mia pelle i miei occhi contempleranno Dio. Non da straniero!(cfr. Gb. 19 23-27). Che grande parola! L’intuizione di Giobbe è la certezza di don Giuseppe. Ve lo posso assicurare. Il Signore mi viene incontro con il suo amore. Lui é fedel! Questa è la certezza che ha coltivato nel suo cuore, tacitamente quasi nascondendolo agli altri, ma che ha espresso in modo esplicito, con il poco di fiato che ancora gli rimaneva a poche ore dall’ultimo respiro. Egli ha detto di “sì” chiaramente, lucidamente.
Ma in quel momento, in quelle ore ,in quei mesi, lo Spirito stesso attesta al suo spirito che siamo figli di Dio e se figli di Dio anche eredi di Dio. E coeredi di Cristo, perché partecipiamo alle sue sofferenze e perciò parteciperemo alla sua gloria. (Il lettura: Rom. 8,14-23) Tutto potrebbe essere spaventoso se lo Spirito non ci accompagnasse. Tutti quegli istanti chi li può leggere? Nessuno. Capite che veramente tutto prende un’altra dimensione. Lo sguardo è proteso in avanti, al di là di questo mondo non per ignorarlo, ma perché Iddio non ci ha creati per questo mondo. Iddio ci ha creati per Sé.
E io, in questo momento, pongo dinanzi alla vostra attenzione la parola del Signore che é sicura, che è vera, che esprime la fedeltà dell’amore di Gesù e allora c’è da fare una considerazione. Che senso ha la vita, quando secondo i nostri schemi, secondo i nostri modi di esprimerci, non si realizza ma viene distrutta? Ha ancora senso la grazia del ministero di don Giuseppe, le sue doti che non erano poche, le sue capacità che egli teneva nascoste con tanta discrezione, la sua sensibilità così viva della quale era altrettanto geloso?
Il compito che gli si parava davanti era tanto impegnativo. Lo aveva accolto fino al limite della resistenza,con altrettanta piena ubbidienza. Ma anche lui avrebbe potuto dire: Padre salvami da quest’ora, dall’ora dell’impegno. Ma per questo sono diventato sacerdote: perché il nome di Dio sia glorificato in me, perché la tua volontà sia fatta più pienamente. La fine è stata sempre un’apertura incondizionata alla tua volontà.
Allora la domanda urge: che senso ha? E Gesù ci risponde: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo, sterile, infruttuoso; se invece muore produce molto frutto (Vangelo: Gv. 12,23-28) Si fa presto a leggere parole come queste. Ma dobbiamo pensare che sono le parole di Gesù, che Egli ha attuato nella sua persona perché diventassero possibili a noi, prendessero senso in tutte le persone, particolarmente nelle persone che avrebbero creduto in Lui.
L’economia di Dio va secondo questa legge, per cui un’esistenza non si realizza per quello che si fa. Si realizza per quello che è nelle mani di Dio, per quello che si lascia plasmare nelle mani di Dio, per quanto si rimette nelle mani di Dio, per quanto Dio ne può fare quello che vuole. E sapete che Dio dai sassi può trarre ,con una parola, i figli di Abramo , ma l’opera della sua salvezza la trae attraverso la morte del suo Figlio e attraverso coloro che muoiono con Lui. E don Giuseppe è stato così nelle mani del Signore: un chicco di grano che si è lasciato prendere per essere gettato in terra non per scomparire o rimanere da solo, ma per produrre molto frutto.
“Digitus Dei est hic” e noi lo possiamo ben credere. Don Giuseppe nella sua morte è il chicco di frumento gettato in quel terreno che siamo noi perché porti frutto.
Miei cari, questo chicco di grano è bruciante per ciascheduno di noi, perché noi siamo il terreno che lo deve accogliere per portare frutto. Porti frutto nel vescovo ed egli sia più fedele dispensatore dei doni di Dio, piú solerte, più vigilante, più attento e soprattutto più disponibile ad essere nelle mani di Dio l’ espressione del suo amore, della sua paternità Porti frutto in voi miei cari sacerdoti che siete così numerosi – come è commovente questo fatto! La vostra presenza è già conseguenza di ciò che opera lo Spirito -: di amicizia, di amore, di comprensione di collaborazione, dia il frutto del senso del vostro presbiterio, del vostro ministero, della vostra comunione ecclesiale. Porti frutto nel cuore dei religiosi, delle religiose, perché diventino sempre più “segno” di quella volontà misteriosa di Dio che attraverso la loro persona, nella Vita della chiesa, vuole portare la salvezza nel mondo. Porti frutto di speranza, di certezza nella fedeltà di Dio in tutti i fedeli della nostra diocesi, in tutti voi miei cari che mi ascoltate. Questo bruciante seme che è don Giuseppe deve portare frutto dove egli è stato conosciuto, dove ha operato nelle indicazioni della nostra chiesa, nell’ambito della nostra chiesa e della chiesa di Dio. Dovunque deve portare frutto.
Miei cari, cara mamma, caro fratello, cari parenti tutti, cari seminaristi, cari fedeli tutti, il dito di Dio è in mezzo a noi e ci tocca.
Ringrazio il caro mons. Amari che ha voluto essere qui per dare testimonianza della tua stima e del tuo affetto a don Giuseppe, e per accoglierlo nel cuore per sè e per i suoi sacerdoti.
ST 343 Vincenzi 78
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