La Parola di Dio edifica la Chiesa
Poco più di un’ora fa non sapevo ancora di dover venire a Ceresara a parlare perché ero convinto di dover andare al Frassino, poi ho guardato meglio l’agenda e ho visto che c’era scritto Ceresara e sono qui. Sono contento di essere qui. Non vi dico tutti i motivi per cui sono contento di essere qui. Sono i motivi – senza volerli dire insomma ad uno ad uno – che farebbero contento un vescovo di trovarsi in mezzo ai suoi e in particolare di potersi intrattenere con loro su argomenti, che riguardano la vita stessa della chiesa, la nostra vita.
Il tema che mi é stato assegnato è: la Parola di Dio che edifica la Chiesa. Se io ho capito bene, perché a questo mondo si fa piuttosto fatica a capire e chi parla deve capire bene ciò che gli altri vogliono, per poi dirlo in modo che gli altri possano capire.
Guardate che il tema non è difficile, però è uno di quegli aspetti della vita cristiana che non ci sono tanto familiari perciò, è necessario che da parte mia ci sia molta chiarezza e molta semplicità e da parte vostra l’intelligenza di cui certamente siete capaci e l’impegno di riflessione che vi porti ad approfondire quello che stasera ascoltate, perché questa sera non basta ascoltare.
Dio che fa, Dio che crea, Dio che trasforma è il significato di Parola di Dio.
Quando noi diciamo Parola di Dio dobbiamo stare attenti a capire il significato di questa espressione. Diciamo, Dio parola di Dio, ma Dio che parla non è un uomo che parla. Noi uomini che parliamo, alle volte, riusciamo a fare delle chiacchiere per passare il tempo, parliamo per comunicarci i nostri pensieri, parliamo a diversi livelli, a livello scolastico, a livello scientifico. Noi per trasmettere agli altri il nostro pensiero, il nostro sapere, il frutto delle nostre scoperte usiamo delle parole, ma noi rimaniamo sempre quello che siamo e gli altri non cambiano nella loro persona; tutt’al più acquistano una nozione che non ha una grande incidenza nella loro persona e nella loro vita.
Ci sono anche dei discorsi che si fanno proprio per indirizzare la vita degli altri. Pensiamo ai discorsi che fanno i genitori ai bambini e alle bambine perché siano bravi, studino, siano ubbidienti. Sono discorsi educativi che indicano la via da scegliere per vivere secondo determinati principi; ma anche questi finiscono per essere dei discorsi indicativi, esortativi; un po’come i cartelli stradali che indicano dove si deve girare, per andare a Solarolo oppure a Goito oppure a Ceresara. Quando, invece, noi diciamo Parola di Dio, Dio non parla per trasmettere semplicemente dei pensieri, per far conoscere semplicemente delle cose, e non parla attraverso delle espressioni verbali della bocca perché intanto: Dio è uno spirito.
Dio che parla, si serve anche di espressioni adeguate alla nostra natura perché lo possiamo intendere, ma quando Dio si rivolge a qualcuno e gli parla, è perché vuole stabilire con lui un rapporto che prima non c’era, vuole stabilire dei rapporti che toccano la sua stessa natura, la sua stessa persona, la sua stessa esistenza, perché quando Dio parla alle persone compie qualche cosa nella persona, quando Dio parla nell”universo fa qualcosa nell”universo.
Noi adottiamo l’espressione, Dio che parla, ma forse sarebbe meglio dire: Dio fa, Dio crea, Dio trasforma perché questo è significato di Parola di Dio. Il fatto che Dio parla è un avvenimento, che non si svolge dinanzi agli occhi ma che prende dentro e che coinvolge le persone e la storia delle persone.
Sono, Parola di Dio, tanto le parole che pronunciano i Profeti nel nome di Dio e ispirati da Dio, come i fatti della storia del popolo d’Israele. Per esempio, il popolo di Israele che esce dalla schiavitù d’Egitto, attraversa il deserto e arriva alla terra Promessa è un discorso di Dio, è una Parola di Dio; è qualcosa che Dio fa nel senso della salvezza degli uomini. Questo è il significato di Parola di Dio quando noi lo attribuiamo alla Sacra Scrittura, cioè quando questa espressione la usiamo nell’ambito della vita religiosa cristiana.
Parola di Dio è qualche cosa che ha il significato di un avvenimento che riguarda la nostra salvezza. Dio stesso fa qualche cosa per noi, perché noi siamo salvi, e lo manifesta con le parole, con i fatti, con i simboli o segni. L’insieme di questi modi di Dio per comunicarsi agli uomini, noi lo chiamiamo parola di Dio. Insisto ancora nel ripetere che la Parola di Dio è quell’avvenimento che ci riguarda perché implica la nostra salvezza, è quell’avvenimento che accade per operare dal di dentro la nostra salvezza. Non perché si operi la salvezza ma per operare la salvezza!
Quando noi diciamo la parola salvezza, che cosa dobbiamo intendere? Noi comunemente, quando diciamo la parola salvezza intendiamo la salvezza dell’anima e andare in Paradiso piuttosto che andare all’inferno. C’è una bella di differenza, tra l’andare in Paradiso e l’andare all’inferno però Iddio non ha inteso la salvezza nel senso col quale la intendiamo noi comunemente.
Noi comunemente per Paradiso intendiamo un luogo posto in alto, dove invece di esserci il pane di grano c’è il pane d’oro, e altre fantasie. Possono essere delle immagini che significano luogo bello e desiderabile Ma la vita cristiana è una vita di rapporti che riguardano le persone e le persone, nella vita, si trovano se si incontrano con altre persone con le quali vanno d’accordo bene oppure hanno la disgrazia d’incontrarsi con altre con le quali non vanno d’accordo e si trovano male
Il paradiso non è tanto in un luogo e un tempo che non avrà fine, ma è nei nostri buoni rapporti con Dio, che non sono rapporti qualsiasi, ma che rapporti di figli con il Padre che sta nei cieli. Un padre, che è veramente padre, con chi si deve trovare bene? Per un che padre è veramente padre, qual è il suo paradiso qui in terra? Il suo paradiso qui in terra è: trovarsi bene con i figli. Se un figliolo è veramente figliolo, quale è il suo paradiso qui in terra? Il suo paradiso qui in terra è di trovarsi bene con i propri genitori. Tutto il resto è un di più.
Guardate che, il momento in cui “il di più” vale più delle persone, diventa il momento più triste. Quando un figliolo, per esempio, incomincia a non voler più bene a suo padre perché non è ricco o perché non è istruito, quando incomincia a non voler più bene a sua madre perché non è bella, è cattivo segno. Vuole dire che apprezza più i soldi, la carriera che suo padre stesso, vuole dire apprezza di più la bellezza fisica della persona che sua madre stessa. Non so ho espresso il mio pensiero.
Non è mia intenzione questa sera di fare una predica sul paradiso, ma se il paradiso sarà la nostra condizione nella quale noi ci troveremo in rapporti di pienezza di vita con Dio stesso che è in realtà il nostro Padre, il paradiso è il punto di partenza per intendere la vita cristiana.
Si fa presto a congiungere le mani, fare il segno di croce e dire “Padre nostro che sei nei cieli”, ma intuire, intendere, capire che Dio nostro Padre è l’essere più grande che si può concepire, non é facile!
Non é facile pensare, che questo padre nostro che sta nei cieli, é l’essere grande che supera infinitamente tutti gli esseri grandi che io posso concepire, é l’essere bello che supera infinitamente qualunque bellezza che io posso concepire, é l’essere forte che supera tutta la forza e tutta la potenza che io posso concepire, è l’essere buono, soprattutto, non tre volte buono, ma buono di una bontà infinitamente più grande di quella che io possa desiderare nei momenti più difficili della mia esistenza. Eppure questi è il mio Padre, questi è colui con il quale io trascorrerò tutta l’esistenza che non avrà fine.
Notate che non sarà una esistenza eterna monotona nella quale le cose sono sempre belle, ma sarà una scoperta continua, interminabile del mistero della bellezza, del mistero della grandezza, del mistero della potenza, del mistero della bontà, del mistero della saggezza di questo nostro Padre. Questo sarà tutto quello che il nostro essere può desiderare ed aspirare con tutte sue forze e in tutti i sensi. Notate bene: anche nel senso della nostra natura sensibile, perché noi non siamo stati creati angeli ma siamo stati creati uomini e donne, in tutti i sensi.
Iddio è nostro Padre che ci parla in quanto vuole fare di noi i suoi figli. Noi intanto ci salviamo, in quanto diventiamo giorno per giorno, sempre più coscientemente e sempre più responsabilmente, e fattivamente figli di Dio. Ma notate bene che qui c’è un passaggio molto importante del discorso di questa sera, che ci porta allo svolgimento del nostro tema. Questo Dio che è Padre, è Padre di quella bambina, è Padre di quel bambino ricciuto, è Padre anche del vostro Arciprete, è Padre di tutti. Allora, la salvezza che vuole il nostro Dio, che è padre di tutti, non è un fatto che ci riguarda individualmente come se gli altri non esistessero.
Se il nostro Dio è Padre e vuole fare di ognuno di noi i suoi figli,ne viene di conseguenza immediata che noi siamo la famiglia dei figli di Dio. E Dio la vuole compiere la salvezza della sua famiglia. Guardate che su questo punto l’insegnamento del Concilio ha dato un pugno nello stomaco specialmente alle persone di chiesa molto devote, che pensavano di essere molto cristiane. Il Concilio afferma così: Dio chiama alla salvezza da tutte le nazioni, da tutti i popoli, ma non vuole salvare e santificate gli uomini individualmente, senza nessun rapporto fra di loro, ma vuole di loro fare un unico popolo che lo riconosca e lo ami e gli dia lode.
L’intenzione di Dio è sì di salvare ciascheduno di noi, ma insieme con tutti gli altri. L’intenzione di Dio è sì, di fare di tutti noi i suoi figlioli, ma se fa di tutti noi i suoi figlioli, noi siamo fratelli. Allora la salvezza avviene nel senso di una comunione di vita, cioè di qualche cosa a cui tutti partecipiamo. Andare a fare la comunione ha già un significato molto svisato. Andiamo a fare la comunione perché tutti vogliamo comunicarci personalmente ad un unico pane! E’ questo “solo pane” che fa comune il nostro gesto di andare all’altare a prendere l’ostia consacrata.
Se questo Pane unico non fa di noi tutti i commensali di un’unica mensa, se non fa di noi i figli che stanno intorno alla mensa presieduta dall’unico Padre, la nostra comunione non ha niente di comunione. Alla mensa del Padre ognuno non sta per proprio conto, ma ognuno sta con tutti gli altri. La vita cristiana è eminentemente comunione, cioè: comunicare, prendere parte, attingere, cibarsi, alimentarsi ad un’unica mensa, ad un’unica sorgente, ad un’unica bevanda (queste sono figure), ad un’unica vita.
Perché il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo sono un solo Dio? Perché comunicano ad un’unica natura, ad un’unica vita. E Dio vuole che noi, ad imitazione sua, cioè ad imitazione del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo che hanno un’unica vita, comunichiamo all’unica paternità del nostro Dio, all’unica vita soprannaturale che si aggiunge a quella che abbiano naturalmente, e che egli ci comunica, ci offre, ci dona.
Allora, i cristiani intanto usufruiscono della salvezza, in quanto diventano dei “comunicanti”. Gli Atti degli Apostoli che descrivono proprio i primi passi della comunità cristiana, della Chiesa, dicono che i credenti erano unanimi nell’ascolto della Parola dell’insegnamento degli apostoli, nella frazione del pane, nella preghiera e insieme, formavano un cuore solo e un’anima sola.
Guardate che, quei cristiani di cui noi parliamo sempre, non erano cristiani perché non rubavano, non andavano a scassinare le banche e non facevano azioni sconvenienti, ma erano cristiani in senso attivo perché si volevano bene fra di loro, dal momento che avevano scoperto per l’azione dello Spirito Santo e per la predicazione degli Apostoli, di essere tutti figli di Dio, quindi di essere tutti fratelli.
E gli apostoli comunicano con i fratelli che sono a Gerusalemme, a Filippi, a Corinto, in Antiochia, ad Efeso. ” Fratelli” non è un modo di dire! Sono fratelli perché tutti comunicano alla stessa paternità di Dio, che è giunta a noi in modo effettivo, concreto attraverso la Parola di Dio in persona, Gesù Cristo.
Chi é la parola di Dio in persona?
“In principio era la Parola e la Parola era presso Dio e la Parola era Dio”.
“In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
E’ l’inizio del Vangelo di San Giovanni.
Perché Gesù Cristo è Parola di Dio ? Perché esprime ciò che è il Padre, e non lo esprime a parole soltanto, ma lui con tutta la sua persona esprime chi è e che cosa è il Padre. Lo esprime così bene, che ad un certo punto gli Apostoli, sentendo Gesù Cristo parlare sempre del Padre, gli chiesero, facci vedere il Padre e noi saremo contenti. E Gesù rispose: Filippo, da tanto tempo siete con me, non capite proprio niente. Chi vede me vede il Padre mio, perché veramente Gesù è la Parola di Dio in persona. Gesù è la Parola di Dio perché è il Figlio di Dio, che viene nel mondo e si fa uomo, per dare agli uomini la possibilità di diventare come lui, i figli di Dio. Gesù è la Parola di Dio!
La Parola di Dio diventa il grande fatto storico che produce la grande trasformazione di fare degli uomini i figli di Dio, cosicché Gesù Cristo è il Primogenito in mezzo a molti fratelli. Gesù Cristo, Parola di Dio, per mezzo della sua opera salvifica, crea nel mondo, – esprimiamoci come possiamo – i nuovi figli di Dio, coloro che nascono da Dio, coloro che sono nuove creature, coloro che non di nome semplicemente ma, di fatto, sono figli di Dio. Ma sono figli di Dio che stanno insieme. Gesù Cristo è Primogenito di tutte le creature, è Primogenito in mezzo ai fratelli.
Tutti gli altri stanno attorno a Lui. Per dire che i figli di Dio debbono stare intorno a nostro Signore Gesù Cristo, la Scrittura trova tante immagini. Una immagine bellissima è quella che propone nostro Signore Gesù Cristo stesso quando dice: “Io sono la vite, voi siete i tralci”.
Avete già potato le viti o state per potarle? I tralci che voi lasciate attaccati al ceppo, formano una cosa sola con la vite e, naturalmente, non sarà dai tralci che avete potato che quest’autunno andrete a raccogliere il frutto, ma tralci che sono rimasti attaccati alla vite. Quei tralci attaccati alla vite, sono una cosa sola con la vite, tutti i tralci formano un’unica pianta e porteranno un unico frutto. I tralci non producono frutto ognuno per proprio conto, non producono frutto uno indirettamente dall’altro, ma lo producono in quanto tutti insieme stanno in un unico ceppo che è la vite. Questo è un paragone che Gesù ha usato per farci intendere la realtà della vita cristiana.
San Paolo usa un’altra immagine. Gesù Cristo è il capo e noi siamo le membra del suo corpo. E’ una figura per dire che noi costituiamo le membra di un unico organismo, dove il piede non può dire alla mano: io non ho bisogno di te, dove la lingua non può dire agli occhi, io non ho bisogno di voi, dove gli occhi non possono dire alle orecchie, io non ho bisogno di voi; ma dove tutte le membra hanno bisogno l’una dell’altra. Così è nella vita cristiana, dove ognuno di noi è membro di un unico corpo e deve svolgere il suo compito non indipendentemente dagli altri.
Per esempio, ognuno di noi non deve pregare come se gli altri non esistessero, non deve dire: io ho detto le mie preghiere e sono tranquillo; non deve andare a messa come se gli altri non esistessero e non deve dire io mi sono ascoltato la mia messa e sono a posto; non deve fare la comunione come se gli altri non esistessero e non deve dire- io faccio la mia comunione e sono a posto. Io, cristiano, debbo fare ogni cosa in sintonia con gli altri, in comunione con tutti con tutti gli altri, perché la vita cristiana é vita del Padre, che viene a noi dall’unica sorgente che è nostro Signore Gesù Cristo, la vite di cui noi siamo i tralci, il capo del corpo di cui noi che siamo le membra.
La Parola di Dio in persona che è nostro Signore Gesù Cristo, oggi come oggi, dal momento che Egli è asceso al cielo e siede alla destra del Padre, come è operante in noi? Come fa di ognuno di noi un figlio di Dio e un fratello con i fratelli? Nostro Signore Gesù Cristo, prima di lasciare visibilmente questo mondo, si è preoccupato, che l’opera incominciata da lui avesse una continuità. E dove troviamo la continuità dell’opera compiuta da nostro Signore Gesù Cristo? Noi sappiamo che troviamo questa continuità nella chiesa.
Gesù Cristo ha istituito la Chiesa, ha messo Pietro come fondamento della sua chiesa, ha inviato gli apostoli e ha detto: “Io sarò con voi che predicate, con voi che battezzate, con voi che spezzate il pane in memoria di me, con voi che rimettete i peccati; fino alla fine dei secoli”. Gesù Cristo ha assicurato, ha garantito la sua presenza per mezzo della sua Parola.
Ricordiamo che la sua Parola di Dio è un fatto. Gesù Cristo ha detto: “Io sono con voi fino alla fine dei secoli” Gesù che non può mancare di parola, è veramente con noi fino alla fine dei secoli. Ciò che importa è, comprendere questo nome, nel quale, con il quale, per il quale, Gesù Cristo è presente e operante, per costituire la Chiesa: tutti gli uomini figli di Dio e fratelli tra loro. La Chiesa che continua la Parola di Dio diventa parola i Dio sul prolungamento dell’incarnazione del Figlio di Dio in tutti i tempi e in tutti i luoghi.
Che cosa intendiamo noi per Chiesa che è Parola di Dio, in quanto assicura la presenza di nostro Signore Gesù Cristo che fa dei figli degli uomini i figli di Dio? Forse questo è il punto più decisivo della nostra conversazione di questa sera ed è anche il punto più delicato.
Il Concilio anche qui ha dato una bella sterzata. Tanto quel pugno nello stomaco, di cui ho detto prima, come la sterzata di cui voglio parlarvi ora, non è che siano delle invenzioni del Concilio. Il Concilio non è stato come la scoperta dell’America di Cristoforo Colombo o come un’altra invenzione qualsiasi. No. Il Concilio non ha fatto niente altro che mettere in evidenza l’insegnamento di Dio, l’insegnamento di nostro Signore Gesù Cristo. Il Concilio non ha fatto niente altro che spolverare il Vangelo e togliere dalle pagine del Vangelo quel dito di polvere che si era accumulato attraverso i secoli e che ci faceva leggere le “a” invece di “o” e le “u” invece di “i”. Il Concilio ha rispolverato il Vangelo perché noi lo intendessimo secondo il suo significato autentico. Il Concilio, in particolare, ha fatto un grande discorso sulla Chiesa. E’ qui dove ci porta a leggere le cose con maggiore chiarezza.
Chi è la Chiesa? Chi è la Chiesa che diventa Parola di Dio in persona? … che negli uomini genera i figli di Dio? E’ il Papa? No. Sono i preti? No. Sono i monaci? Niente da fare. Sono i seminaristi? Niente da fare: erba acerba. E allora dove la mettiamo questa Chiesa? La mettiamo al suo posto nella comunità dei credenti in Gesù. La comunità dei credenti in Gesù Cristo che formano una cosa sola: è la Chiesa. Tutte le membra dell’unico corpo di nostro Signore Gesù Cristo sono la Chiesa.
Naturalmente in questa comunione ognuno fa la sua parte. Tanto più evidentemente in questo unico corpo ognuno deve fare la sua parte: il piede farà il piede,il naso farà il naso, le orecchie faranno le orecchie, la bocca farà la bocca, ma tutti debbono fare la loro parte. Ma, notate bene: non nel senso che lui (Don Guido) fa la predica e voi la ascoltate. No, perché la Parola di Dio si esprime nel mondo, nella Chiesa e fuori della Chiesa, in tutte le membra del corpo di Cristo. In tutti quanti.
Se predica soltanto lui (il parroco) e voi non fate comunità intorno alla sua Parola e ognuno per suo conto non la riecheggia: un padre da padre, una madre da madre, un figlio adulto da adulto, un giovane da giovane, una ragazza da ragazza, una suora da suora, i bambini da bambini, la sua parola è una parola morta, perché lui da solo non è la Chiesa. Il Concilio: Lui ( il parroco che predica)è Chiesa con tutti voi. Io sono Chiesa con tutti i miei preti, con tutti i miei diaconi, con tutti i miei battezzati, con tutti i miei cresimati. Io non sono Chiesa per mio conto. Questa è la sterzata di cui vi ho parlato.
Noi quando diciamo la parola Chiesa, e specialmente quelli che sono un po’ più lontani, quando dicono Chiesa è come se dicessero “Città del Vaticano”, oppure S. Pietro, oppure il Vaticano stesso, oppure Paolo VI, oppure Papa Giovanni. Se è Papa Giovanni va bene; … se è Papa Pacelli, va male; … se è Papa Paolo VI°, così così. … Eccetera. Nossignori.
Quella bambina, che stasera fa fatica a tenere il microfono, è Chiesa tanto quanto il Papa, è membro del corpo di Cristo tanto quanto il Papa. Paolo VI° non si salverà perché è Papa, ma perché è figlio di Dio come questa bambina, perché è battezzato come questa bambina, perché crede come questa bambina, perché prega come questa bambina.
E così il vostro parroco allo stesso modo; soltanto che lui ha altre responsabilità, ha anche degli altri compiti, ma se i suoi compiti rimangono isolati e non sono nel tessuto di un corpo vivente, i suoi compiti sono come delle ruote che girano a vuoto, sono come delle macine da molino che girano senza grano sotto, non fanno nient’atro che esaurirsi; sono motori senza albero di trasmissione.
Comprendete, quindi, come noi dobbiamo intendere le cose della nostra religione.
Chi predica in mezzo al mondo é Gesù Cristo, oggi, in quanto parla nella sua chiesa, per mezzo della sua chiesa.
Per mezzo della chiesa vuole dire: per mezzo dei credenti, per mezzo dei battezzati, per mezzo dei cresimati, per quelli che in forza del battesimo, della cresima, della comunione, della penitenza, del matrimonio, dell’ordine sacro, della estrema unzione, fanno comunione fra di loro. Il linguaggio più evidente, più persuasivo, più credibile é proprio il linguaggio della comunione, che ha la sua espressione nella comunità, cioè nel gruppo di persone che normalmente si raccolgono attorno al campanile e che vanno d’accordo tra loro.
E, Gesù Cristo parla attraverso questa comunità gerarchicamente organizzata
Guardate che questo è un fatto estremamente importante. Quando si porta un bambino a battezzare, è tutta la comunità che battezza. Noi abbiamo fatto tante distinzioni: il battesimo lo dà il prete, però lo può dare anche il diacono; però in caso di necessità lo può dare chiunque. Questo è un fatto che ci deve fare riflettere. San Paolo, già ai suoi tempi, diceva: mica sono andato io a morire in croce. C’è andato Cristo. Chi battezza è Cristo; Ma dov’è Cristo che battezza? Cristo che battezza è nella comunità.
Direte: allora il battesimo che conferisce lui (Don Guido) non è valido? Sì che è valido. Quello che è battezzato è un “mingherlino di battezzato” proprio da quell’acqua e da quel prete e niente più. Dov’è quella santa madre Chiesa da cui nasce questo nuovo tempio di Dio? Deve essere tutta la comunità, in quanto è una espressione di amore fraterno, deve essere tutta la comunità unita e fervorosa nella carità e nella preghiera. Se quel bambino o quella bambina ha la fortuna di essere generata in questa comunità, allora sì che sarà un bambino o una bambina che, come figli di Dio, saranno vigorosi, vitali, altrimenti saranno smilzi.
Adesso non so quando mi farai venire ad amministrare la cresima. (lo dice al parroco) Ma, quando verrò ad amministrare la cresima, e fossi solo ad amministrare la cresima mentre e tutti i signori cresimati, che i vostri papà, le mamme, le zie, i nonni, i padrini, le madrine, abitualmente non vivessero da cresimati, questi nuovi cresimati che sono i bambini di 10, 12, 13 anni, troverebbero intorno a loro il deserto come quando sono nati nel battesimo, e sono nati da una povera madre, perché la comunità era assente.
Nel momento in cui diventano adulti e si guardano intorno e tutti quelli che sono adulti negli anni non sono adulti nella fede, ci vuole altro che lui (Don Guido) abbia fatto un lungo catechismo, che le suore si siano sgolate a preparare bene i bambini, che i catechisti e le catechiste abbiano impiegato tanto tempo se poi il papà, la mamma, la zia la nonna che dice qualche rosario, sono poco cristiani! cosa vedono i cresimati, di perfetto cristiano? Perché, loro devono essere perfetti cristiani? Loro che hanno 12 anni e il padre che ne ha 35, per esempio, è un perfetto bestemmiatore?
Dov’è la madre chiesa? dov’è la Chiesa che annuncia la Parola di Dio e dove vuole essere Gesù Cristo a predicare ancora il suo Vangelo? Se il padre invece di essere l’eco della Parola di nostro Signore Gesù Cristo, bestemmia nostro Signore Gesù Cristo? E, la madre che dovrebbe essere la melodia della voce della parola di nostro Signore Gesù Cristo, é una chitarra scordata?
Ecco la Parola di Dio che edifica la Chiesa.
La Chiesa è quella che si raccoglie intorno al campanile di Ceresara, è quella che si raccoglie intorno al campanile di Sant’Andrea, è anche quella che si raccoglie sotto il cupolone di San Pietro. Ma, la Chiesa sono le persone viventi, i figli di Dio, i credenti in nostro Signore Gesù Cristo, i redenti dal suo sangue, in mezzo ai quali egli è vivo e palpitante a continuare ad essere la vite che vuole comunicare linfa ai tralci, perché abbiano a portare frutto. Ecco, o miei cari, la Parola di Dio che edifica la Chiesa.
Io potrei continuare su questo tono a descrivere la vita della Chiesa come portatrice della Parola di Dio, che si esprime nel dialetto di Ceresara, in quanto si esprime attraverso i battezzati figli di Ceresara, che si esprime attraverso il dialetto di un altro paese, in quanto si esprime in quella comunità.
Ma non è la parola materiale: è l’evento, è il fatto, è la nuova creazione che avviene per la potenza della Parola di Dio, che è nel mondo nel segno e nello strumento, che è la comunità di quelli che fanno comunione fra loro.
OM 420 Ceresara 71 – 17 Marzo 1971