Campitello, 1 Aprile 1968 – sera – Venerdì di Passione
“Nell’ultimo giorno della festa, il più solenne, Gesù, in piedi, disse ad alta voce: ” Se qualcuno ha sete venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la Scrittura: Fiumi di acqua viva scorreranno dal suo seno” Questo disse dello Spirito che dovevano ricevere i credenti in lui; lo Spirito, infatti, non era stato ancora dato perché Gesù non ancora era stato glorificato. (Gv 7, 37-39)
Carissimi, ringraziamo dal profondo del cuore il Signore per questo nostro incontro. Vedo nei vostri volti tanta cordialità. Leggo nei vostri sguardi tanto interesse. Non devo pensare che questo sia unicamente per la mia persona, ma perché sono qui in mezzo a voi per dare attualità, per rendere concreto un mistero della nostra fede: perché ciò che ha detto Gesù sia vero per ciascuno di noi.
Ho letto: “Nell’ultimo giorno, il più solenne, Gesù, in piedi, pronunciò ad alta voce: “Se qualcuno ha sete venga a me”. Questa parola, questa sera, é un invito. “Chi ha sete venga a me”. Esprimendoci secondo il nostro linguaggio, interroghiamoci: in noi c’è qualche desiderio? Quali sono i nostri desideri?
C’è in noi una sete in “qualche cosa” ma poi, quando raggiungiamo quello che abbiamo tanto desiderato, ci accorgiamo che manca ancora “qualche altra cosa”. Non é esagerato affermare che potremmo arrivare quasi all’infinito nel raggiungimento di tutte le cose che desideriamo, eppure sarà sempre più profondo e più pungente in noi il desiderio di qualche altra cosa. E’ una sete di qualche cosa del mondo che vale meno di noi. C’è forse qualche cosa che vale più della nostra persona al mondo?
Vorrei chiedere ai papà, che si affannano e s’impegnano nel lavoro per migliorare le loro condizioni economiche: davanti all’alternativa di una ricchezza finanziaria e la vita di un loro figliolo che cosa sceglierebbe. Naturalmente sceglierebbe la vita del suo bambino e per quella vita, sarebbe disposto a perdere tutto; così per una madre, così per un fidanzato o una fidanzata, così per un figlio. Non c’è niente al mondo più grande di noi, perciò, tutte le cose messe insieme, non possono soddisfare l’esigenza, la sete che c’è in noi di pienezza di vita, di pienezza di luce, di pienezza di forza e soprattutto di pienezza di amore.
Anche alla più piccola bambina qui presente, se glielo chiediamo, desidera soprattutto che la sua mamma le voglia bene e, se le domandate: quanto bene, allargherà le braccia per dirle, tanto quanto non se ne può abbracciare. Vuole essere amata all’infinito. Tutti vogliamo essere amati così ma, chi é capace di amare all’infinito, incondizionatamente, senza interesse, senza tendere ad avere un vantaggio, senza attendere -in un certo qual senso- di essere corrisposto? C’è solo Iddio.
Gesù Cristo soltanto, il Figlio di Dio fatto uomo, può dire a noi: “Se qualcuno ha sete venga a me e beva”. Egli solo può riempire pienamente il nostro cuore. Gesù dice: “Chi crede in me … fiumi di acqua vita sgorgheranno dal suo petto”. Questo, nota l’evangelista, “disse dello Spirito che dovevano ricevere i credenti in lui”. Ecco. Gesù nella sua maestà e grandezza, la vigilia della sua passione e morte, proclama ciò che avverrà dopo che egli, con la sua morte, avrà distrutto il male: -il peccato- e con la sua risurrezione avrà portato nel mondo una vita nuova, comunicata a noi per mezzo dello Spirito Santo.
So bene che in questi giorni voi vi raccogliete nella vostra chiesa bella e spaziosa, perché venite da Gesù presente nel mistero eucaristico. Ma Gesù é presente nel mistero eucaristico e giunge alle nostre persone, e raggiunge ognuno di noi attraverso il suo Spirito: lo Spirito Santo. Non voglio confondere i pensieri della vostra fede, ma vi chiedo: quante volte pensate allo Spirito Santo? Pensiamo al Padre quando diciamo: “Padre nostro che sei nei cieli”; pensiamo facilmente al Figlio, Gesù Cristo, che muore per noi, che é venuto su questa terra, che ha predicato il suo Vangelo, che ha operato la nostra salvezza, ma pensiamo poco alla Terza Persona della Santissima Trinità, allo Spirito Santo, a colui che Gesù ha promesso: “se qualcuno ha sete venga a me e beva: beva del suo Spirito .
I profeti in antico, Ezechiele per esempio, avevano avuto una visione nella quale contemplava il tempio di Gerusalemme da cui sgorgava un fiume che inondava tutta la terra e la rendeva fertile. Quella visione era un simbolo. La realtà é Gesù Cristo, il Figlio di Dio in persona. Il Figlio di Dio fatto uomo é nella sua umanità, il tempio da cui sgorga questo fiume di vita che é il suo Spirito, che produce ciò che produce l’acqua. L’acqua porta la vita. Gesù dice che dobbiamo bere a questa acqua che é il suo Spirito perché il suo Spirito ci porta una vita nuova: la vita che abbiamo ricevuta nel Battesimo, che ci é stata confermata nella Cresima, che riacquistiamo e rafforziamo nella confessione, che nutriamo con la Eucaristia.
Per questo fatto della vita che ci viene da Gesù Cristo mediante il suo Spirito , che é poi la espressione dell’amore del Padre per lui, noi viviamo e siamo le creature nuove nate non solo dal sangue e dalla carne ma dall’acqua e dallo Spirito. E’ un linguaggio che usa la bibbia e anche la liturgia, ma il pensiero é semplice e chiaro: Gesù ci vuole comunicare il suo Spirito perché quella sete di cui abbiamo parlato a principio sia soddisfatta. Abbiamo sete di vita più intensa, di una vita più piena, di una vita che non tramonti, di una vita che non si spenga, di una vita che sia assicurata per la eternità. Questa vita ci viene dallo Spirito di Dio: dallo Spirito Santo.
Ma noi non abbiamo semplicemente bisogno di vita, abbiamo bisogno anche di capire il senso della vita, di capire la ragione della nostra esistenza, di capire l’orientamento del nostro cammino: abbiamo bisogno di dare una risposta ai grandi problemi della esistenza. Chi ci porta questa luce? Gesù ripete anche in questo senso: se qualcuno ha sete di risolvere tutti i problemi della esistenza venga a me ed Lui, per mezzo del suo Spirito, ci illumina intimamente nel profondo del cuore e ci dà la intelligenza della Parola del Signore, la capacità di capire il vangelo che é la chiave di soluzione di ogni problema della vita presente e di quella futura.
Dobbiamo andare a Gesù per essere illuminati. Lo Spirito di nostro Signore Gesù Cristo, oltre che essere luce della nostra mente, é forza, vigore, robustezza per la nostra volontà, quella volontà con cui prendiamo le nostre decisioni. Quante volte diciamo “no” a certi inviti che ci vengono dalla coscienza? A certi stimoli che ci vengono dal senso dell’onestà, della giustizia, dell’amore? Possiamo dire qualche “sì”, ma, tuttavia sperimentiamo che la nostra volontà é debole di fronte ai problemi che si presentano ogni giorno. Dobbiamo confessare nonostante le nostre pretese che, siamo deboli. Ebbene, lo Spirito di nostro Signore Gesù Cristo ci é dato perché sia la nostra forza, la forza della nostra volontà, perché diventiamo capaci di decidere sempre per il bene: per ciò che é giusto, onesto, e buono.
Ma lo Spirito ci é dato da nostro Signore Gesù Cristo soprattutto perché diventi in noi pienezza esuberante di vita, cioè capacità di amare. San Paolo dirà: lo Spirito Santo che é stato dato a ciascuno di voi, é stato diffuso nei vostri cuori perché diventiate capaci di amare.
Si parla sempre di amore alla TV, al cinema, sui giornali, ma che cos’è l’amore? E’ volere bene. E volere bene a qualcuno: é non prendere per sé, è non strappare qualche cosa per la propria soddisfazione; é non accontentare il proprio egoismo; è non umiliare se stesso a un livello che sta sotto della ragione. Amare significa soprattutto: dare. Nostro Signore Gesù Cristo ci dirà: “Amatevi come io vi ho amato”. E Gesù ha detto: “Nessuno ama tanto quanto colui che sa dare la vita per il proprio amico”.
Dove prenderemo, miei cari, questa forza? Oggi come sempre, ma oggi che ci riteniamo più civili, che pensiamo di essere più progrediti – e lo siamo-, che pensiamo di essere più intelligenti e più colti – e lo siamo- , che pensiamo di avere raggiunto un livello di vita molto avanzato – ed é vero- , siamo diventati più generosi o più egoisti?
E quando diciamo di amare che cosa diciamo? La risposta deve rimanere nella nostra coscienza, ma c’è un rimedio al nostro povero egoismo che può essere quasi nascosto. E’ solo Gesù Cristo per mezzo del suo Spirito che ci dà la capacità di amare, di volere veramente il bene degli altri, di imitare nostro Signore Gesù Cristo che per amore ha dato tutto se stesso.
Scusate se ho abusato della vostra attenzione per fare cadere in mezzo a voi tante parole. Qualcheduna ricordatela!
Volete che quella sete profonda che sta nel vostro cuore possa essere soddisfatta?
Volete che una maggiore serenità entri nel vostro spirito?
Volete che una più solida sicurezza si stabilisca nella vostra persona?
Volete diventare più buoni nel senso di volere più bene per esser più umani, più uomini e più donne?
C’è Uno solo capace di renderci così ed é nostro Signore Gesù Cristo per mezzo del suo Spirito. Accostiamoci a lui, alla sua Parola nella quale opera il suo Spirito, accostiamoci alla fonte della grazia: ai sacramenti che operano per l’azione dello Spirito; apriamo il nostro cuore detestando il peccato e desiderando il bene e lo Spirito di nostro Signore Gesù Cristo si impossesserà del nostro cuore, lo trasformerà e ci renderà veramente più buoni.
Ecco l’augurio dopo il primo incontro, dopo il primo saluto, del vescovo, che tutti per la grazia di NSGC e l’azione dello Spirito Santo possiamo essere veramente più buoni.
OM 100 Campitello 68 Campitello, 1 Aprile 1968 – sera – Venerdì di Passione