Non ci poteva capitare niente di meglio
che avere un Padre così
Credo che non mi sia mai capitato di leggere la parabola del figliolo prodigo in un’atmosfera così raccolta, così religiosa come quella che create voi questa mattina intorno ai vostri cresimandi, intorno all’altare del Signore, in ascolto di questa meravigliosa parabola del vangelo.
Miei cari, Gesù con questa parabola ha voluto dirci qualche cosa della nostra sorte, non tanto della nostra sorte di figlioli prodighi, quanto della nostra sorte di figli di un Padre buono nel cuore, del quale non c’é la preoccupazione di conservare i suoi beni e che non mette al primo posto il suo interesse, un Padre tanto buono nel cuore del quale non rimane nessuna traccia dell’offesa che il figlio gli ha fatto abbandonandolo e sciupando le sue sostanze, un Padre nel cuore del quale ciò che conta é soltanto il figlio che finalmente ritorna, un Padre nel cuore del quale il figlio é la ragione di tutta la sua vita e gli corre incontro mentre ritorna, lo abbraccia prima ancora che parli e lo bacia per dimostragli tutto il suo affetto.
Riflettiamo un istante. Questo Padre é il nostro Dio. Questo Padre é infinitamente al di sopra e al di là di tutto ciò che é grande e si può concepire, immaginare o vedere. Questo Padre é il nostro Dio che non ha altra preoccupazione e altro desiderio che di avere i suoi figli sempre vicini, uniti a lui, per renderli partecipi di tutto ciò che egli é e di tutto ciò che egli ha. Ecco la nostra condizione. Ecco la nostra bella avventura. Non ci poteva capitare niente di meglio che avere un Padre così.
Ora noi, nella nostra vita, nei nostri giorni, nei nostri pensieri, in tutti i nostri sentimenti, in tutto ciò che facciamo dobbiamo prendere coscienza che siamo figli di questo Padre. In questo consiste il cristianesimo. Questo nostro Padre, che é il nostro Dio, ha mandato su questa terra il suo Figliolo, Dio come lui e uomo come noi, perché prendesse su di sé tutta la nostra debolezza, tutta la nostra malizia, tutta la nostra cattiveria, tutti i nostri peccati e distruggesse tutto con un atto infinito di amore, morendo per noi, perché noi con Lui potessimo vivere la nostra esistenza, diventando un giorno dopo l’altro sempre di più i figli di Dio.
Capite, miei cari, che questo non comporta semplicemente: il non commettere dei peccati, il non andare lontano da casa, il non sciupare i doni e la grazia del Signore, ma che soprattutto importa camminare con nostro Signore Gesù Cristo che va verso il Padre, per essere sempre di più i figli di Dio.
Chi é un figlio per un padre? Lo sapete voi papà e mamme e lo sappiamo noi figli. Noi sappiamo che per voi siamo tutta la vostra gioia, tutta la ragione della vostra vita e dei vostri sacrifici. Vediamo la vostra gioia quando riconosciamo che voi siete il papà o la mamma, quando vi vogliamo bene non tanto con le parole o con i gesti affettuosi, ma con la nostra vita, perché assomigliamo a voi, ci comportiamo come voi e come voi stessi desiderate comportarvi. Siamo la vostra gioia e la ragione della vostra vita quando tra di noi figli ci vogliamo bene. In questo consiste la vita cristiana, in questo consiste la vita di figli di Dio: volere bene al Padre che sta nei cieli e volere bene a tutti i figli di questo Padre, che sono qui su questa terra e che sono i nostri fratelli.
Ma io, questa mattina, voglio mettere l’accento su quello che fa nostro Signore Gesù Cristo per condurci al Padre, cioè, per condurci verso una capacità sempre più grande di volere bene al Padre e di volere bene ai nostri fratelli che sono i figli di questo Padre. Nella vita cristiana ci sono come delle tappe nelle quali nostro Signore Gesù Cristo interviene donandoci il suo Spirito per darci la capacità di vivere da figli di Dio: il giorno del battesimo quando diventiamo nuove creature, figli della grazia di Dio, il giorno della cresima quando interviene una seconda volta per confermare la nostra prerogativa di figli di Dio e di fratelli di tutti gli uomini.
Gesù dopo essere salito al cielo, quando ha lasciato questa terra, ha mandato il suo Spirito e lo manda nei nostri cuori, lo manda nel cuore dei credenti in Lui, perché abbiano la capacità di essere figli di Dio come Lui, perché abbiano la capacità di amare il Padre con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze e di amare i fratelli come ha amato Lui, che ci ha amato fino a dare la vita per noi.
Questi bambini, questa mattina, per la preghiera della Chiesa, per la carità che é nella Chiesa e per l’imposizione delle mani del vescovo, riceveranno in modo definitivo lo Spirito Santo per essere veramente i figli del Padre e fratelli fra di loro.
Ho detto: per la preghiera e la carità di coloro che stanno attorno a loro e che é la Chiesa. Voi siete la Chiesa. Voi, papà e mamme, padrini e madrine, voi amici di questi bambini e bambine e tutti i membri della comunità parrocchiale siete la realtà della Chiesa. Voi siete il mistero di tutta la Chiesa che, – con la vostra preghiera di questa mattina e di tutti i giorni e con il vostro amore e la carità di fratelli fra di voi, – diventate il luogo privilegiato, il mezzo e lo strumento di cui si serve nostro Signore Gesù Cristo per comunicare lo Spirito Santo a questi fratelli e sorelle più piccoli.
Guardate che, la cresima non la conferisce soltanto il vescovo. Ma capitemi bene! Il vescovo fa la sua parte, ma c’é un’altra parte che dovete fare tutti voi e che dobbiamo compiere insieme come battezzati e come credenti. Se questi piccoli, questa mattina, per l’imposizione delle mani del vescovo diventano perfetti cristiani, e poi intorno a loro non vedono che il papà, la mamma, il padrino, la madrina non sono dei perfetti cristiani, dove imparano ad essere perfetti cristiani?
Ci deve essere un sostegno perché questi piccoli abbiano la possibilità di crescere da perfetti cristiani. Questo sostegno siete voi. Il mio compito di vescovo é decisivo. Io devo intervenire ed imporre su di loro le mani perché ricevano lo Spirito Santo, ma se non c’é l’ambiente, se non c’è l’atmosfera adatta, se non c’é un terreno preparato, lo Spirito Santo sarà in questi bambini come un seme gettato in un campo non sufficientemente arato, in una stagione non adatta, in un clima sfavorevole. Voi dovete stare accanto a loro e davanti a loro, e camminare come figlioli verso il Padre di cui abbiamo parlato, perché voi avete capito che la vita cristiana é la vita dei figli di Dio che vogliono bene al Padre che sta nei cieli e si vogliono bene tra di loro.
Così dobbiamo intendere quello che compiremo insieme tra poco. Così dobbiamo comprendere quello che avviene in mezzo a noi questa mattina come compimento della parabola del figlio prodigo, come azione di grazia di nostro Signore Gesù Cristo, vero Figlio di Dio e vero fratello di ognuno di noi.
OM 380 Castelbelforte 71 -Domenica 21 marzo, ore 10,45 – 60 cresimandi