La risposta degli uomini di ieri e di oggi
a Cristo
suppone una proposta
Mi é stato proposto di trattare con voi il tema: “La risposta degli uomini di ieri e di oggi a Cristo”. Evidentemente, perché ci possa essere una risposta si suppone che ci sia una proposta. Non si risponde al vuoto. La proposta suppone una persona che parla.
Nel nostro caso la Persona che fa una proposta all’uomo di oggi, di ieri e di tutti i tempi, é Dio: è Dio che si fa presente nella storia, è Dio operante nella storia e che parla nel suo Figlio unigenito Gesù Cristo.
So che in queste sere si parlerà di Gesù Cristo perciò io non vi intrattengo sulla figura e sulla missione di Gesù Cristo. Dico soltanto che Gesù Cristo Figlio di Dio fatto uomo fa una sua proposta agli uomini di tutti i tempi. La proposta che ci fa nostro Signore Gesù Cristo mi pare che vada in una triplice direzione. Ho scelto questi tre aspetti della proposta di nostro Signore Gesù Cristo, perché mi paiono profondamente veri, profondamente essenziali e singolarmente attuali per il mondo di oggi, in particolare per il mondo giovanile.
La prima proposta va nel senso della liberazione.
Potremmo anche esprimerci così: é una proposta di libertà intesa nel senso che: Gesù Cristo viene nella pienezza dei tempi a liberare gli oppressi, a liberare tutti coloro che sono schiavi di una qualsiasi schiavitù. Gesù Cristo non viene soltanto per annunciare una liberazione ma viene a compiere la liberazione, viene per renderla possibile agli uomini. Quale liberazione? La liberazione di essere uomo. La liberazione di essere donna. Perché? Perché l’uomo e la donna nella condizione storica in cui si trovano, e come la fede insegna in conseguenza del peccato, sono nella condizione di schiavitù.
C’é la schiavitù del potere, c’è la schiavitù delle passioni, c’è la schiavitù degli idoli. Gli idoli possono essere la ricchezza, la soddisfazione di ogni piacere e l’orgoglio, che in tutti tempi hanno soggiogato gli uomini. Gesù Cristo viene a liberarci da questa schiavitù, viene a parlarci della nostra vera identità di figli di Dio e non semplicemente di creature umane, ci propone la sua liberazione e, notate, rispetta la nostra libertà e la nostra personalità. Dice Gesù, sempre: – “se qualcuno vuole venire dietro di me” – “se qualcuno vuole essere perfetto” – “se qualcuno vuole entrare nel regno dei cieli”
Come compie la sua liberazione? Compie la liberazione nel senso della opposizione a tutte le schiavitù, e quindi con il rinnegamento di se stesso e con il dono di se stesso. Paolo ai filippesi scrive di Gesù Cristo: pur essendo veramente Dio non ha disdegnato di farsi veramente uomo e di assumere le sembianze di un servo e di annientare se stesso fino alla morte. Così compie Gesù Cristo la liberazione nella sua persona, nel suo essere. Ma Gesù Cristo, non é soltanto un uomo che compie un grande gesto dinnanzi agli altri uomini. Gesù Cristo é il figlio di Dio in mezzo agli uomini per gli uomini, è diventato uno di noi e vuole vivere in ciascuno di noi, quindi diventa per noi: vita, sorgente di vita, capacità di vita, energia nuova: “ Io sono venuto per portare la vita e perché la vita sia abbondante”.
Gesù é la liberazione.
La liberazione è dare a noi stessi la capacità di essere noi stessi, attraverso una comunicazione di vita definitiva, assicurata per ciascuno di noi in seguito all’annientamento che egli ha compiuto in se stesso. Per questo la liberazione di Gesù Cristo non appartiene al passato. La liberazione di Gesù Cristo appartiene alla storia, al mondo, all’umanità. Gesù Cristo é presente. Questa é la parola di Gesù al termine della sua missione su questa terra: “Io sarò con voi fino alla consumazione dei secoli”. Non é una parola retorica e simbolica che vuole evocare una sua presenza. E’ un impegno da parte del Figlio di Dio e non é un impegno come i nostri. E’ l’impegno di Uno che mantiene la parola, é soprattutto l’impegno di Uno che é capace di mantenere la parola. Gesù é presente in mezzo a noi, è presente nella nostra storia per compiere questa sua liberazione: dare a noi la possibilità di essere noi stessi.
Nella nostra vita quotidiana, ciascuno di noi, facciamo di tutto per distruggere la nostra personalità. Noi vogliamo essere come gli altri, noi abbiamo dei modelli che sono soltanto nelle vetrine. Ci piace essere come loro. Dicono che i capelli si devono portare così? Noi portiamo i capelli così. Sono atteggiamenti che affermano soprattutto che non abbiamo una nostra personalità, che non abbiamo la capacità di essere noi stessi, che facciamo quello che fanno gli altri, che andiamo dietro alla corrente, che basta che ci sia un “capoccione” e noi gli andiamo dietro. Potete anche pensare che io, questa sera, sia un capoccione che vuole darvela ad intendere.
Riflettete! Comunque sia, Gesù Cristo ci vuole dare la possibilità di essere noi stessi, di avere la nostra personalità per stare al nostro posto nel mondo. Ecco il senso della liberazione, ecco la proposta di liberazione: il nostro posto nel mondo é questo: noi siamo i figli del Padre. Non c’é dubbio, che il Padre é più grande di noi, ma la grandezza di questo Padre non ci schiaccia. La grandezza del padre fa la grandezza dei figli. La grandezza del nostro Dio non ci schiaccia, non ci annienta, ci esalta e ci porta alla sua altezza. Il nostro posto nel mondo é quello dei figli di questo Padre.
Per la liberazione che compie in noi nostro Signore Gesù Cristo, è possibile avere questo Padre come nostro Dio e non avere altre divinità che ci soggiogano, ci schiacciano, ci annientano. Per la liberazione che compie in noi nostro Signore Gesù Cristo è possibile riconoscere tutti gli uomini come fratelli. Voi siete tutti fratelli, non chiamate nessuno maestro o signore o con altri titoli, perché siete tutti fratelli.
C’è anche il nostro posto nel mondo rispetto alle realtà create. Ne nomino alcune. La società, la cultura, la scienza la tecnica l’economia, eccetera, sono tutti strumenti che devono servire alla persona. Quando qualcuna di queste realtà, invece di essere strumento di promozione ed elevazione umana, diventa un fine per se stesso, allora gli uomini ritornano ad essere gli schiavi di tutte le realtà che già abbiamo accennato.
Questa situazione é quanto mai attuale. E’ attuale ai tempi nostri in cui diventa così acuto il senso della dignità della persona e della libertà, mentre si costruisce un mondo che ci rende schiavi. Gesù Cristo é contro questo mondo. Gesù Cristo è contro la strumentalizzazione degli uomini. Gesù Cristo è contro ciò che mette gli uomini nella impossibilità di esprimere se stessi secondo la propria identità personale, perché la sua proposta é una proposta di liberazione.
La seconda é una proposta di fratellanza.
Se Dio é nostro Padre, come ci ha rivelato nostro Signore Gesù Cristo, tutti gli uomini sono fratelli. Oggi, questo sentimento si fa sempre più vivo, perché la coscienza degli uomini diventa sempre più sensibile, sempre più aperta e più esigente, anche perché i mezzi di comunicazione, in pochi istanti, ci fanno conoscere le situazioni di tutte le parti del mondo e ci rendono pensosi e responsabili delle condizioni in cui si trovano gli altri.
Ma, Gesù Cristo da quanto tempo ci fa questa proposta? L’apostolo Paolo dice che per Dio non c’é né greco né romano né barbaro né scita, che tutti sono fratelli perché: tutti hanno un solo padre, tutti sono il prezzo di una unica redenzione compiuta dall’unico salvatore nostro Signore Gesù Cristo, tutti sono membra dello stesso corpo del quale Cristo è il capo e dal quale, tutti, ricevono vita e vitalità. Allora nella proposta di Gesù Cristo entra la fratellanza umana. Egli ha prevenuto le nostre esigenze, che sentiamo più vivamente oggi perché siamo aperti alla problematica del mondo.
Gesù Cristo attraverso l’insegnamento del vangelo e del suo apostolo assicura che tutte le cose sono per gli uomini. Allora la prima conseguenza della fraternità universale é garantire a tutti l’uso dei beni della creazione. Non penso che in mezzo a voi ci siano delle persone preoccupate della proprietà privata, al di sopra di tutto e di tutti. Non ditemi che sono di sinistra o di destra! Sono di nostro Signore Gesù Cristo, il quale ha fatto dire dal suo apostolo Paolo “Omnia vestra, vos autem Christi, Christus autem Dei”. Tutto é vostro. Voi appartenete a Cristo che vi ha riscattato con il suo sangue, e Cristo é di Dio.
Gesù Cristo dice: non siate solleciti, con una preoccupazione sbagliata, di ciò che mangerete e ci ciò che berrete e di come vestirete. Tutte queste cose vi saranno date. Guardate gli uccelli dell’aria, guardate l’erba dei prati, guardate i gigli del campo che oggi ci sono e domani non ci sono più. Pensate che, ai miei tempi si comperavano due tortore con una monetina e volete che io non mi preoccupi di voi?
In quale modo pensa a noi? Pensa a noi mettendo a nostra disposizione tutto ciò che c’é nel creato. E’ l’accaparramento di alcuni che sottrae agli altri la possibilità di vivere decentemente come creature umane, come figli di Dio, come persone che costano il sangue di nostro Signore Gesù Cristo! Conseguentemente, ci fa la proposta di fratellanza: “Amatevi come io vi ho amato” Questo é un punto estremamente delicato. Nostro Signore Gesù Cristo porta sulla terra una misura nuova di amore. Non dice: amerai il prossimo tuo come te stesso. Dice amatevi come io vi ho amato.
Come ci ha amato nostro Signore Gesù Cristo? Ha dato se stesso per noi. La misura dell’amore – dice san Paolo nel suo insegnamento – non va calcolata secondo la nostra possibilità, ma secondo il bisogno degli altri. Capite qual è la proposta di Gesù? Pensate a questa proposta nel mondo d’oggi dove una percentuale minima di persone possiede tutte le ricchezze disponibili e una percentuale altissima é costretta alla fame. Evidentemente il vangelo é stato tradito, la proposta di nostro Signore Gesù Cristo é stata respinta! Il vangelo di nostro Signore Gesù Cristo é difficile.
Non é una questione di sistemi economici, amministrativi, politici. La storia non cambia. Sia che, comandino in tanti, sia che comandino in pochi, i soldi finiscono sempre nelle tasche di chi sta “al di sopra” e non c’é differenza tra un sistema e un altro. Dico cose gravi che forse non si inseriscono in queste vostre serate, ma così é situazione del mondo, che è contraria alla proposta di nostro Signore Gesù Cristo. Dobbiamo farla questa constatazione, dovete farla voi giovani, per diventare sempre più sensibili a quello che avviene nel mondo e per sentire la vostra parte di responsabilità.
Se voi mi farete delle domande, potrò trovarmi impacciato a darvi delle risposte. Anche se io me ne andrò da quest’incontro senza riuscire a dare risposte concrete e convincenti, non cambia la situazione, non cambia il fatto che la proposta di nostro Signore Gesù Cristo di una fraternità autentica non é stata accolta, é stata respinta. Se parlo di una maggiore giustizia, di una autentica giustizia dove la persona ha il primo posto, non faccio l’idealismo del cristianesimo primitivo ma una proposta derivata dal vangelo.
Una terza proposta va nel senso dell’autenticità.
Gesù Cristo ci propone una vita nuova, uno stile di vita nuova, lo stile di vita dei figli di Dio. Ricordate la risposta di Gesù a Nicodemo? Tutti quelli che accolgono nostro Signore Gesù Cristo, per mezzo della fede, nascono da Dio. Nascono dall’acqua e dallo Spirito ad una vita nuova, vera, reale come quella del sangue e della carne, per una comunicazione della vita stessa di Dio attraverso nostro Signore Gesù Cristo, per l’azione dello Spirito Santo. Noi che crediamo in nostro Signore Gesù Cristo siamo creature nuove, siamo figli di Dio di fatto e non di nome.
Noi ci troviamo in questa situazione, in questa proposta di autenticità alla radice di un problema molto dibattuto ai tempi nostri, anche negli ambienti di chiesa, ma non sempre inteso bene, e cioè al problema della povertà. Non mi riferisco ad una povertà economica e sociale ma alla povertà di chi riconosce d’avere bisogno di Dio, di chi riconosce che tutto quello che ha é la conseguenza di un atto di amore. Se uno sa fare qualche cosa, se uno é capace di produrre, queste possibilità non se le è date da solo, le ha ricevuto da fare fruttificare in mezzo ai fratelli. Sono dono di Dio.
Questa coscienza di radicale povertà è la nostra salvezza. Allora l’autenticità in questo caso equivale ad umiltà sincera. Senza nostro Signore Gesù Cristo noi non siamo capaci di fare niente. La proposta di autenticità è quindi un proposta di coerenza senza possibili evasioni. E’ necessario essere ciò che si dice di essere. Si fa presto a fare i bei discorsi.
Io questa sera non voglio entrare nel tema della contestazione, perché tutte le cose che ho detto – per sé – sono la radice di una contestazione. E’ un dato di fatto che nei nostri ambienti, ci sono ancora persone che pretendono dagli altri e in particolare dai giovani ciò che loro non fanno, ciò che loro non sono. Questa è la grande incongruenza delle nostre comunità, anche di quelle tradizionalmente attaccate alla chiesa, alla fede, ai praticanti, dove i genitori pretendono dai figli quello che loro non fanno. Pretendono dai bambini la sincerità, l’onestà,l’obbedienza, eccetera, e loro non sono così.
Nostro Signore Gesù Cristo ci fa una proposta di coerenza. Leggete il capitolo 23° del vangelo di S.Matteo. E’ un intero capitolo di condanna alle incoerenze. Nostro Signore Gesù Cristo usa un linguaggio rovente: guai a voi ipocriti, guai a voi razza di vipere, guai a voi sepolcri imbiancati. Queste cose non le diceva al popolo che non se le meritava, ma ai capi. Non per niente é finito in croce!
Vi ho detto,all’incirca, le proposte di nostro Signore Gesù Cristo.
Nel tema proposto si chiedeva la risposta di ieri e di oggi. Io ho inteso un “ ieri molto recente” cioè, non la risposta che hanno dato a queste proposte i vostri genitori o i vostri nonni. E’ stata una risposta onesta, sotto un certo aspetto positiva e valida, riferita al regno dei cieli, ma era una risposta che mancava di una dimensione personale, storica, comunitaria.
Anche voi, più o meno fino a questi ultimi anni, avete imparato delle nozioni di religione piuttosto che degli eventi religiosi, avete imparato dei misteri nel senso di presenza di nostro Signore Gesù Cristo in mezzo alla vita degli uomini. Quindi avete ricevuto in prevalenza delle nozioni astratte, dei precetti morali e giuridici. Questo non è più valido? No.
Non dico che non vale, ma dico che manca la dimensione personale e quindi che manca l’anima. Dico che si dà una importanza esagerata alle azioni rituali del prete senza la nostra partecipazione, per cui – per esempio- si metteva la monetina tra i buchi della grata del confessionale e ne usciva l’assoluzione, si facevano i primi sette venerdì del mese e si ritirava la tessera assicurata per il paradiso. Guardate che non parlo contro la confessione o contro i primi sette venerdì del mese, ma parlo contro un fatto meccanicistico, quasi magico, di queste azioni rituali nelle quali manca una dimensione personale.
Si sente dire, i miei mi hanno insegnato così. Questa è la ragione per compiere determinate azioni come se il mondo non si evolvesse? Come se in tutti gli altri settori della vita si potesse cambiare tutto, e in questo non si dovesse cambiare niente? E’ vero che la fede é sempre la fede, però la fede é come un seme e si deve tener conto della stagione, della fertilità del suolo, del genere di coltura. E’ cambiato tutto perfino nella coltivazione dei campi. Chissà perché non si deve cambiare nulla nell’apprendimento della fede!
La fede non cambia, ma la cultura della fede é un fatto eminentemente storico che si evolve. La fede non cambia nel contenuto mentre cambia il modo di viverlo, di recepirlo, di esprimerlo a secondo dei tempi. Nell’uomo di ieri, una mancanza di educazione della dimensione comunitaria della risposta alla proposta di nostro Signore Gesù Cristo, ha dato origine ad un grande individualismo per cui ognuno andava in chiesa per proprio conto a farsi la propria comunione, la propria confessione come se tutti gli altri non esistessero.
Noi oggi diciamo, come si può pensare di essere cristiani, di essere figli di Dio, cioè figli di un unico Padre, se si compiono quelle azioni come se gli altri non esistessero? La risposta di oggi alla fede è un fatto personale, é un fatto di rapporti tra le persone degli uomini, tra la nostra persona e le Divine Persone della Santissima Trinità. Allora non é questione di nozioni e di verità, ma di fatti, di eventi, di rapporti tra noi e le Divine Persone e tra di noi. Se non c’é questa dimensione personale, personalistica, orizzontale, cioè, che non riguarda solo il Padre il Figlio e lo Spirito Santo, ma tutti i nostri fratelli, noi rinneghiamo il Padre, noi rinneghiamo l’unica famiglia dei figli di Dio, noi rinneghiamo lo Spirito Santo che viene per tutti, a rinnovare tutti.
Questa deve essere la nostra risposta a nostro Signore Gesù Cristo. Evidentemente, nel nostro modo di concepire la fede e quindi di rispondere a nostro Signore Gesù Cristo, dobbiamo avere il senso della storia per capire il passato e capire perché noi siamo in una situazione diversa da quella dei nostri padri. Voi capite che in queste terre di lavoro e di stenti, quando c’era solo la polenta con cui sfamare i figli e il pane si mangiava alla festa, era più facile essere sobri. Essere sobri adesso impegna molto di più. Oggi si può mangiare e bere e benedire il Signore, ma con sobrietà pensando agli altri. Questo é più difficile. Altro era il fumare quando per fumare si intendevano le foglie di granoturco, altro é fumare adesso quando ci sono le bionde a portata di mano. Bisogna essere sobri.
La nostra risposta a Gesù Cristo, oggi, deve avere un senso comunitario.
Noi non dobbiamo essere degli individualisti, non dobbiamo essere degli isolati, non dobbiamo essere persone che pensano soltanto a se stesse. Noi dobbiamo avere il cuore aperto e spaziare nel mondo non semplicemente attraverso la curiosità delle notizie, ma attraverso una effettiva partecipazione ai problemi degli altri. Quante belle iniziative sorgono tra i giovani per il terzo mondo, per la fame o altro! Sono tutte belle iniziative ma ci dovrebbe essere anche una animazione cristiana che si esprime non soltanto in relazione a quelli del terzo mondo, ma anche in relazione a quelli che vivono con noi, gomito a gomito, giorno dopo giorno.
Non essere mai egoisti. Non essere preoccupati soltanto di noi stessi. Avere una preoccupazione “anche maggiore” per gli altri ! E’ la risposta che attende nostro Signore Gesù Cristo. Guardate che, ho detto, “anche maggiore per gli altri”.
Carpenedolo 31-3-71 – 20,30 conversazione
OM 457 Carpenedolo 71