Lo spessore molto opaco della vita
e il contenuto della promessa di Dio
Miei cari, cerchiamo di fare entrare le nostre piccole cose, le nostre iniziative, nel senso della Parola del Signore, perché prendano il loro significato di salvezza, diventino iniziative di salvezza per noi e per i nostri fratelli.
Credo che, qualcuno si domanderà il motivo per cui il vescovo, questa sera, qui in santa Teresa, celebra con il superiore provinciale dei padri carmelitani e con altri superiori che vengono dalle altre parti d’Italia, dove ci sono fondazioni della provincia veneta. Il motivo é questo, il glorioso convento di santa Teresa, qui in Mantova, ufficialmente da oggi, assumerà una funzione nuova, quella di essere casa di accoglienza e di preghiera per coloro che sentono il bisogno di dare un tono ed uno stile alla loro vita spirituale.
Questa destinazione ufficiale del convento dei carmelitani é inaugurata proprio da un corso di esercizi spirituali, che i padri stessi compiranno in questa loro casa. Quest’avvenimento per la chiesa mantovana é molto importante, perché é importante avere in diocesi una casa accogliente, dove già i sacerdoti hanno incominciato a raccogliersi per qualche giornata di ritiro e dove anche i laici potranno raccogliersi per lo stesso motivo.
Quest’avvenimento come s’inserisce nella Parola di Dio che celebriamo?
Ci siamo trovati dinnanzi a Dio che fa una promessa ad Abramo: una promessa impegnativa e seria, di una portata incalcolabile, come sono incalcolabili le stelle che stanno in cielo. Abramo crede alla promessa di Dio, si mette in cammino e cammina per tutta la vita. Dobbiamo dire che é stato un gran camminatore perché, sulla Parola del Signore, ha percorso in lungo e in largo il Medio Oriente verso il possesso di una terra promessa che, in pratica non ha mai posseduto e che diventerà sua attraverso le generazioni. E’ una terra che sarà, soprattutto, il simbolo di un’altra terra e di un’altra patria, di quella terra e di quella patria e di quella città di cui parla san Paolo nella lettera ai filippesi, dove ci ricorda che la nostra cittadinanza, che la nostra patria é nei cieli.
Nostro Signore Gesù Cristo che é venuto per dare compimento alle promesse, è venuto per rendere efficiente la speranza di Abramo, è venuto per dare inizio al significato pieno e totale della promessa di Dio. Nell’episodio che abbiamo ricordato leggendo il vangelo di questa domenica, Gesù ci lascia intravedere qualche cosa di questa patria futura, di questa terra definitiva dove, nella speranza abbiamo già la cittadinanza. C’é di mezzo la Parola di Dio e possiamo essere sicuri.
Per un fatto misterioso gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni vedono Gesù come realmente é. Noi solitamente interpretiamo la trasfigurazione come un fatto avvenuto nella persona di Gesù. La tradizione teologica più antica ci dice che la Trasfigurazione é avvenuta negli apostoli, i quali hanno avuto il privilegio di vedere, per un istante, chi era veramente nostro Signore Gesù Cristo nello splendore e nella potenza della sua divinità. I tre apostoli hanno potuto vedere il Figlio di Dio, hanno potuto contemplare il volto della sua gloria mentre stavano con Lui come si sta con un uomo qualsiasi.
Dunque, la promessa di Dio ha le sue testimonianze, ha le sue garanzie e noi dobbiamo vivere sostenuti da queste garanzie sulla Parola di Dio. Dobbiamo vivere la nostra esistenza su questa terra al modo di Abramo, al modo degli apostoli e camminare attraverso lo spessore molto opaco della vita quotidiana che ci impedisce di avere presente al nostro spirito il contenuto della promessa di Dio che è: cittadini del cielo! figli di Dio! Dio nostro Padre ! Dio che ci ama infinitamente così come siamo, da uomini! Dio che ci ama tanto, che il suo figliolo é diventato uno di noi! E’ la nostra condizione di peccato che ha reso impenetrabile lo spessore, é la nostra condizione di peccato che si pone davanti nostri occhi e al nostro sguardo e ci impedisce di avere sempre presenti queste realtà.
Allora nostro Signore Gesù Cristo per primo e l’insegnamento della Chiesa sull’esempio di nostro Signore Gesù Cristo ci dicono che, per penetrare questo spessore e portare dentro di noi la certezza delle promesse di Dio, dobbiamo seguire nostro Signore Gesù Cristo.
Gesù Cristo, proprio mentre appare trasfigurato e mentre gli apostoli, con gli occhi fissi nella maestà della sua gloria, sono beati, parla della sua prossima passione e morte.
In questo sta il significato della destinazione del convento di santa Teresa, per coloro che vogliono rompere lo spessore di cui ho detto, per acquistare la certezza delle realtà cristiane religiose. Noi abbiamo bisogno di fare la penitenza del ritiro e del raccoglimento, perché in noi c’é il peccato che ci porta a trasformare in idoli -come dice san Paolo – le cose e gli interessi di questo mondo. Allora diventa dio il nostro interesse, il prestigio sociale, il godimento della vita e siamo portati a non vedere più il nostro vero Dio, ad abbandonare Dio per mettere al suo posto, come scopo principale della nostra esistenza, il guadagno, la posizione sociale, la soddisfazione dei nostri desideri più o meno legittimi e ordinati. E’ necessario difendersi. E’ necessario andare contro noi stessi e le nostre tendenze. E’ necessario compiere quello che dice nostro Signore Gesù Cristo: se qualcuno vuole venire dietro di me per arrivare al Padre e alla terra promessa, rinneghi se stesso.
Mai come adesso, chiediamo a questi nostri fratelli, che per vocazione hanno scelto la sequela di nostro Signore Gesù Cristo nel rinnegamento di se stessi, nella mortificazione, nella penitenza, e nella preghiera di prestarci questo servizio di accoglienza e di disponibilità, di non lasciarci mai mancare il sostegno del loro esempio e della loro testimonianza.
Non solo dobbiamo purificare noi stessi. Dobbiamo rendere attivo il nostro spirito nella ricerca impegnata di Dio attraverso la meditazione della sua Parola, attraverso la preghiera, attraverso quella preghiera che diventa possibile soltanto se siamo capaci di fare il silenzio attorno a noi, attraverso quella preghiera che é cristiana perché oltre a dire le nostre cose a Dio é soprattutto ascoltare ciò che Dio vuole dire a noi. Per ascoltare ciò che Dio dice a noi, noi dobbiamo tacere. Tutto, dentro e fuori di noi, deve tacere!
I nostri fratelli carmelitani sono qui per svolgere nella chiesa un compito di testimonianza. Non sono qui per pregare al nostro posto, perché nessuno può sostituirsi a noi. Sono qui a pregare perché anche noi comprendiamo quanto è indispensabile la preghiera nella vita cristiana, come è indispensabile il raccoglimento per realizzate una autentica preghiera cristiana, come è opportuno il silenzio per stare a “tu per tu” con Dio che ci vuole parlare.
Ecco come la Parola del Signore illumina un avvenimento della nostra chiesa mantovana, illumina significato della presenza di questi nostri fratelli, ci illumina sugli impegni che dobbiamo prendere per essere autentici seguaci di nostro Signore Gesù Cristo e a valerci dei mezzi che sono messi a nostra disposizione per sperimentare la preghiera veramente cristiana.
OM 374 Carmelitani 71 – 7-3-71, ore 19,30
Inaugurazione della casa per esercizi