rallegrati Gerusalemme in te si raduneranno i popoli, e benediranno il Signore. Sapete come Gerusalemme è la figura della chiesa.
In te si raduneranno tutti i popoli è l’adempimento del disegno di Dio che non vuole salvare individualmente ognuno senza nessun legame con gli altri, ma vuole fare di tutti noi un popolo, una famiglia.
E benediranno il Signore. E’ il fine, lo scopo della chiesa. Benedire il Signore, nel senso di rispondere a tutte le sue benedizioni, cioè nel senso di rispondere al suo amore.
L’altra antifona “Città di Dio loda il tuo Signore egli manda a te la sua parola. Città di Dio è ancora la chiesa
loda il tuo Signore perchè egli manda a te la sua parola”.
Abbiamo iniziato questo incontro, tra di noi e con il nostro Dio, partendo appunto dal fatto della rivelazione: Dio che parla agli uomini. E’ il più grande avvenimento della storia. Parla agli uomini attraverso gli avvenimenti e attraverso le espressioni verbali ma ha lo scopo preciso di stabilire un rapporto con gli uomini. Anzi, di partecipare loro la sua natura, di invitarli e di ammetterli -lo abbiamo ripetuto tante volte – alla comunione di vita con sè.
Ora, Dio viene a noi -dobbiamo fare questa constatazione – attraverso la sua parola che è costituita -ripeto ancora- da avvenimenti ed espressioni verbali. Avvenimenti ed espressioni verbali che sono contenuti nel libro Sacro: la Bibbia.
Il Concilio -si può dire- ci ha messo nelle mani la Bibbia. Dice nella costituzione sulla Divina Rivelazione, proprio concludendo: “con la lettura e lo studio dei sacri libri, la parola di Dio compia la sua corsa e sia glorificata e il tesoro della rivelazione affidato alla chiesa riempia sempre più il cuore degli uomini”.
Notate: “come dalla assidua frequenza del mistero eucaristico si accresce la vita della chiesa, così è lecito sperare nuovo impulso alla vita spirituale dalla accresciuta venerazione della parola di Dio che permane in eterno”.
Il Concilio ci mette in mano il Libro Sacro. Come ci ripropone, sotto aspetti più ricchi, il mistero eucaristico. La chiesa, prima del Concilio, prima dei movimenti liturgici e biblici, era arrivata ad un punto di grande povertà nella sua teologia, nella sua predicazione, nella sua catechesi. Viveva proprio delle briciole della mensa sovrabbondante, preparata dal Signore per il suo popolo. Con la riscoperta della Bibbia e della liturgia che è una celebrazione degli eventi e delle parole della Sacra Scrittura, veramente è stata dischiusa la fonte della vita della chiesa.
Noi, questa mattina, cerchiamo di comprendere il valore della parola di Dio contenuta nella Sacra Scrittura. Cerchiamo di comprendere i mezzi per penetrare il senso, per appropriarci il valore della Sacra Scrittura. Daremo qualche suggerimento pratico.
Prima di tutto, il valore della parola di Dio. Se vi ricordate, nei nostri catechismi, c’era tutta una riflessione, una dottrina, una teologia -se volete – sui Sacramenti. Si parlava della istituzione dei Sacramenti, della forma, della materia dei Sacramenti, della grazia che contengono i Sacramenti. C’era insomma tutta una teologia, tutto lo svolgimento di una dottrina. Della parola di Dio, nei nostri catechismi e nei nostri manuali di teologia non c’era neppure una riga. Era proprio un capitolo chiuso. Il motivo di questo stato di cose è un motivo che storicamente si spiega. Io non sto a spiegarvi la storia di questa motivazione. Faccio soltanto una constatazione. Ancora prima del concilio, coloro che hanno studiato a fondo la storia della vita della chiesa, hanno compreso il valore di questo tesoro e, poco per volta se ne sono fatti divulgatori e, accanto agli studi biblici, voluti da san Pio X, si sono sviluppati gli studi dei movimenti liturgici. Ed è San Pio X che ha affermato che, la liturgia è la sorgente genuina della vita cristiana. Non facciamo per dire, ma è un Papa che è partito da Mantova! Perchè, la liturgia, come già ho detto, è la celebrazione, è il mettere avanti, è proporre, è dare modo di partecipare al valore, al tesoro, alla vita contenuta nella parola di Dio, perchè si tratta veramente di una vita che è contenuta nella parola di Dio.
La parola di Dio non vale soltanto per il suo significato letterale, per il suo significato contenutistico di concetti, di precetti, di insegnamenti. La parola di Dio È, senza esagerazione, un autentico Sacramento che contiene ciò che esprime. O, se volete, in un modo più semplice, gli avvenimenti che sono ricordati nella Sacra Scrittura, che le parole che sono registrate nella Sacra Scrittura, sono avvenimenti che non appartengono al passato, sono parole che non appartengono al passato. L’autore di questi avvenimenti colui che parla, pronuncia queste parole è presente nella storia, nel mondo e soprattutto nella chiesa, per attualizzare ciò che ha fatto una volta per tutti e per sempre, per rendere vere e realizzate le parole che ha pronunciato così come sono registrate nel Libro Sacro .
Quindi, la parola di Dio contiene una presenza viva, contiene una presenza operativa. Contiene la presenza viva del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo. Contiene la forza dell’azione che il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo dispiegano per la nostra salvezza. Questo è il valore della parola di Dio. Questo è il valore della Sacra Scrittura,
Voi comprendete che per una comunione con Dio, per una partecipazione iniziale, su questa terra, alla sua vita che si consuma, ha il suo compimento nella vita eterna, non possiamo trascurare questa via, questo canale di cui si è servito Dio stesso per venirci incontro, per mettersi in comunicazione con noi, per stabilire una comunione con noi. Per questo il Concilio può fare una analogia tra il mistero eucaristico, che contiene la presenza salvifica di nostro Signore Gesù Cristo, e la parola di Dio che contiene la presenza salvifica di Dio stesso.
Questo è da tenere presente quando noi prendiamo in mano questo Libro. Non dico questo Libro materialmente, questo Libro nel suo significato, questo Libro così come Dio lo affida alla chiesa e la chiesa lo affida al ministero dei sacri Pastori e anche ai fedeli.
In tempi andati, che non sono lontani da noi, si dissuadevano i fedeli dal leggere la Sacra Scrittura perchè si riteneva cosa pericolosa. Ci sono stati dei tempi in cui c’è stata la proibizione di leggere la Sacra Scrittura. Grazie a Dio, vedete che siamo fortunati, le cose oggi non stanno più così, però le cose oggi vanno intese bene, vanno intese nel senso che io, brevissimamente, vi ho proposto.
Allora, come ci si accosta alla Sacra Scrittura? La Sacra Scrittura è un Libro da leggere. Si legge nelle celebrazioni liturgiche, si legge nelle assemblee dei fedeli, nei gruppi, si legge individualmente. E, si legge individualmente per il nutrimento della propria vita spirituale. Oggi non è più concepibile un testo di meditazione che non si rifaccia, il più possibile, ai temi della Sacra Scrittura. Perciò è indispensabile una qualche preparazione per leggere la Sacra Scrittura. E’ indispensabile un minimo di studio, quindi di preparazione che chiamerei tecnica, per leggere la Sacra Scrittura. Non si può prendere in mano il Libro e leggerlo cominciando da principio andando alla fine. Ad un certo punto viene la tentazione o addirittura la decisone di chiuderlo perchÈ non ci capisce niente.
La Sacra Scrittura è una storia, ma è una storia particolare. E’ una storia che ha un suo linguaggio, ha un suo modo di esprimersi. Tra l’altro, lontano dalla nostra mentalità, dalla nostra civiltà. Vi faccio un esempio. La civiltà di cui noi siamo tributari, è la civiltà ellenistica, greca, romana. La civiltà, invece della bibbia, è prevalentemente la civiltà semitica del medio oriente. Per la nostra civiltà, di ciò che accade l’uomo è spettatore, l’avvenimento è il teatro che avviene sulla scena della storia, l’uomo, il cittadino è lo spettatore di questo avvenimento. Di fatti, nella nostra civiltà è sviluppata anche la forma caratteristica, espressiva del nostro linguaggio, del nostro modo di concepire, cioè il teatro. Voi, andate dovunque è arrivata la civiltà greca o romana, e, se si scoprono dei resti archeologici, la prima cosa che si scopre, normalmente è un anfiteatro, un teatro. Tradizione che si è mantenuta fino ai giorni nostri trasformando i teatri -scusate queste divagazioni- in sale cinematografiche. Tutto per stare a vedere.
Per l’uomo biblico, invece, l’uomo è sempre protagonista dell’avvenimento della storia, c’è dentro, non fa l’attore per figura. E’ attore per natura. Allora è coinvolto nell’azione che ha come primo attore Dio stesso, e Dio associa all’azione che compie gli uomini rendendoli partecipi di ciò che egli compie per loro e con loro.
Vedete, due modi diversi di concepire che, se uno non li ha presenti, leggendo la Sacra Scrittura, rischia di lasciare da parte, quasi, il senso fondamentale del Libro stesso.
Gesù Cristo non è uno che compare sulla scena del mondo, che va ammirato, che va guardato, che va, più o meno imitato. Gesù Cristo appare sulla scena del mondo e ci trascina, ci porta con se, ci rende partecipi del suo destino, ci associa al suo destino che è tutt’altra cosa che mettersi dinnanzi ad un modello. Siamo impegnati a fare ciò che fa Lui, addirittura, ad essere ciò che Egli è, e che è tutt’altra cosa.
Allora, bisogna servirsi dei mezzi che ci sono a disposizione, alla portata di ciascheduno. Ho visto, nelle edizioni Elle Di Ci, che c’è un libretto di Padre Borussi -se non vado errato- non ricordo il titolo- riguarda la lettura o l’iniziazione alla lettura della Sacra Scrittura . E’ molto elementare ma è buono. Ricordo, delle edizioni Paoline, un libro che è stato ristampato, ma che era quasi scomparso dalla circolazione ed è un ottimo libro. L’autore è Charlier: lettura cristiana della Sacra Bibbia. Sono dei buoni mezzi. Poi, ancora delle Paoline, ma non ricordo l’autore, ricordo il titolo: I grandi temi biblici. E’ una bella esemplificazione di come si può leggere la Bibbia. Per ultimo, ed è lo strumento, secondo me, più valido, non è difficile anche se è un Libro grosso e poi nella edizione italiana è ancora più voluminoso, edito da Marietti, sono vari autori è intitolato: Vocabolario di teologia biblica. In questo libro, che proprio non è un librone, voi veramente imparate a leggere la Sacra Scrittura. E’ a temi. Non incominciare dalla prima pagina andando avanti. Vi interessa la parola “adorazione”? Troverete il concetto, la storia della adorazione, dall’antico testamento al nuovo testamento secondo le diverse significazioni che ha prese lungo il corso della storia della salvezza. Così volete sapere il significato della parola tanto usata, nella liturgia specialmente, di agnello Dio? troverete varie pagine, e incominciano dalla prima volta che compare questa parola, questa espressione nella bibbia, fino all’ultima e ve ne danno il significato. La parola “amico”. La parola “amore”. La parola “angeli”, la parola “altare”, “elemosina”, “Cristo”, “confessione”, “comunione”, “collera”, “eucarestia”, “vangelo” ecc.
Questi sono strumenti, sono quasi come la chiave, per poter accedere a questo, che ripetutamente abbiamo chiamato, tesoro e farlo proprio.
Evidentemente, rispetto a Dio che parla attraverso la Sacra Scrittura, ci vuole un senso di venerazione, di rispetto. Ricordate gli episodi degli incontri di Dio con Mosè? “togliti i sandali, fermati: questo è luogo santo”. Come usiamo rispetto dinnanzi all’ostia consacrata, così dobbiamo usare rispetto per il Libro santo. Ripeto, non per la materialità del Libro, ma per il suo contenuto. Poi ci vuole un atteggiamento di ascolto. La Sacra Scrittura si legge non con la curiosità con cui si vuole imparare ciò che c’è in un libro, ma con la disponibilità di uno che sa, che dall’altra parte, c’è un Altro che parla e vuole stabilire un rapporto con lui che lo impegna, che lo coinvolge. E’ ben diverso questo atteggiamento. Non è l’atteggiamento dello studioso ma è l’atteggiamento religioso che noi dobbiamo prendere rispetto alla Sacra Scrittura. E poi, leggendo la Sacra Scrittura, come nell’accogliere la parola di Dio, che ci viene attraverso tutti i rivoli derivanti dalla Sacra Scrittura, principalmente dalla predicazione, dalla celebrazione liturgica della parola di Dio, dalla lettura, noi non dobbiamo essere preoccupati di ciò che dobbiamo fare. Dobbiamo essere attenti a scoprire ciò che Dio fa in noi, ciò che Dio vuole fare in noi. Non preoccupati di ciò che dobbiamo fare ma preoccupati di scoprire ciò che Dio fa in noi. E’ diverso.
E’ per grazia che siamo salvati. E’ per Sua azione che siamo salvati. Poi, Dio ci renderà atti a compiere quello che Lui desidera da noi, ma prima vediamo quello che Egli vuole fare in noi e, semmai, quello che Egli vuole fare di noi. E’ diverso questo atteggiamento da un certo atteggiamento, o da una certa preoccupazione che si aveva quando si faceva la meditazione e non c’era meditazione ben fatta se non si concludeva con un proposito. La meditazione non era ben fatta se il proposito non lo si manteneva. E’ praticismo questo. E’ pragmatismo questo. E’ legalismo questo. E’ mettere la nostra azione prima dell’azione di Dio. E’ confidare nelle opere nostre. E’ confidare in noi stessi e non in Dio. Come vedete, è tutt’altra cosa.
Altra cosa sarebbe quella di finire. Facciamo fine per questa meditazione. Suppongo che siano sorti degli interrogativi. Due minuti per qualche interrogativo o interrogazione.