Vi siete accorte che ci siamo trovati dinnanzi ad una parola di Dio che continua, “conferma il nostro discorso, che è stato però un discorso sulla parola di Dio”.
Che cosa si deve dire ancora? Intanto, sia Paolo come Luca, riferiscono di Gesù “che perdona”, di Gesù “che rimette i peccati”, e che li rimette a prezzo del suo sangue. Sia Luca che Paolo portano la testimonianza di uomini, “che hanno visto con i loro occhi”, che vivono nel clima della realizzazione, “per tutta la chiesa”, “per tutto il mondo”, di ciò che Gesù “ha fatto”, sia per la peccatrice come per tutti gli uomini. E’ evidente, “sia in Luca come in Paolo”, che si trovano in un clima pasquale, “il clima della risurrezione”, “il clima della constatazione che è tutto vero”.
Come può costui rimettere i peccati? ed è vero che può “rimettere i peccati” perchè è “morto per rimettere i peccati”, e dimostra di avere il potere di rimettere il peccato, “dal momento che ha vinto la morte”, che è la conseguenza del peccato, “ed ha affermato la vita”, come ha restituito la vita alla peccatrice, dicendole: “ti sono rimessi i tuoi peccati, va in pace la tua fede, la tua fiducia,’ il tuo amore ti hanno salvato”.
Noi dobbiamo prendere coscienza di essere in un clima pasquale, “cioè di vivere in un tempo in cui queste cose sono accadute”, in cui queste cose sono vere. E sono vere, “oggi per noi e per il mondo”, “per questo mondo immerso nel peccato”, “per questo mondo che ha perduto la coscienza del peccato”, “per questo mondo nel quale si scatena un certo satanismo”, dalle espressioni più disumane, “più ributtanti”, “più sconvolgente”. Ma Cristo è più forte. L’ha dimostrato. E tutto sta qui, “nella sua vittoria sul peccato” perchè -ripeto- “ha vinto la morte”, ha dimostrato di essere il più forte.
Ed è con noi. Ed è con chi ha molto peccato. Ecco l’altro rilievo. Ed è con chi ha molto peccato. Notate, “per avere molto peccato non è necessario aver commesso molti peccati”. Forse, “al limite potrebbe anche essere così”, però -come dicevamo oggi- la misura della coscienza del peccato, “l’abbiamo dalla misura dell’amore di Dio”, “dalla misura senza limiti”, dalla misura senza misura con cui Dio ci ha amato. Non era necessario amarci così se non fossimo stati in un grande abisso di peccato, “se non fossimo”, almeno, “nella possibilità di precipitare in un grande abisso di peccato”. Non che dobbiamo avere quel senso di timore sbagliato di dovere fatalmente cadere in qualche peccato. Ma noi siamo sospesi sul peccato. Se non fosse per noi. Chi ci trattiene, “chi ci impedisce di precipitare fino in fondo”, è l’amore di Dio che si manifesta in Nostro Signore Gesù Cristo.
Si manifesta in un modo così tipico in questo episodio raccontato da Luca. Il fariseo, colui che si sente a posto e la peccatrice, “che non si fa problema di presentarsi dinnanzi al giudizio del mondo”, “dinnanzi al giudizio di quegli uomini”, perchè erano uomini che sedevano a tavola in casa di Simone, “che non fa caso alle parole che si mormorano l’uno all’altro”, ma che si dirige con sicurezza, “con una sicurezza assoluta verso Gesù”, e che “compie i gesti spontanei dell’amore”, e che si sente la parola rassicurante. La sente questa parola rassicurante. Le sono perdonati i suoi molti peccati perchè ha molto amato. Chi ha amato? Indubbiamente ha amato Gesù “Cristo” ma anche amato gli uomini a cui si è prostituita. Non era una prostituta di mestiere. Era una creatura che aveva bisogno di amore e cercava l’amore e che voleva offrire l’amore. Era una creatura che ha fatto “esperienza che l’amore degli uomini non è amore”, e che “l’amore per gli uomini non vale!, che ci vuole qualche cosa d’altro e allora è andata a cercare Nostro Signore Gesù “Cristo”. L’ha trovato ed è stata rimandata in una condizione di pace. Questo Gesù ” l’ha fatto e l’ha detto per noi”.