accostandoci al mistero del piano di Dio abbiamo costatato che si realizza in un modo conforme alla nostra natura umana.
Abbiamo costatato la condiscendenza di Dio che si adatta a noi perchè noi possiamo trovare la possibilità di conformarci a lui.
Quindi abbiamo costatato come la storia della salvezza abbia un carattere che abbiamo chiamato sacramentale di fatti e di parole esterne e di una presenza e di una azione di Dio, che è interiore a questi avvenimenti e a queste parole, che forma il contenuto di questi avvenimenti e di queste parole.
Questo l’abbiamo riscontrato soprattutto in Gesù Cristo vero uomo e vero Dio, l’abbiamo riscontrato nella Chiesa che è fatta di segni che garantiscono la presenza del mistero. Nella Chiesa c’è un mistero nascosto e c’è una istituzione che appare: l’istituzione dei ministeri, dei sacramenti, della parola.
La presenza del Padre che unifica in Nostro Signore Gesù Cristo, per l’azione dello Spirito Santo tutti gli uomini.
Questa mattina, sempre guidati e sostenuti dall’azione dello Spirito Santo, e accanto a Maria santissima che sta ai piedi della croce, per partecipare ai dolori del suo Figlio e per partecipare alla gioia della resurrezione del suo Figlio, andiamo avanti nella scoperta del mistero del piano di Dio e cerchiamo di portarlo vicino a noi, di lasciarlo venire vicino a noi.
Il titolo della meditazione di questa mattina potrebbe esprimersi così: il mistero della comunione nella chiesa e il vostro inserimento nella chiesa.
Intanto c’è da rilevare una cosa decisiva che cogliamo dal magistero più solenne e più pieno di questi ultimi tempi, e che è costituito dai documenti del Concilio Vaticano II, il cui tema fondamentale è la Chiesa. La Chiesa come mistero, la Chiesa come istituzione, la Chiesa come mistero, la Chiesa come popolo di Dio.
Ma della Chiesa, il Concilio Vaticano II, mette in evidenza soprattutto la nota della unità. Possiamo dire, la nota della comunione. Così che propone come “supremo modello e principio e il mistero dell’unità della chiesa la trinità delle persone nell’unità di un solo Dio Padre Figlio e Spirito Santo”.( )
Ecco il modello della unità della Chiesa, dove lo pone il magistero della Chiesa.
E’ un punto che ho già richiamato ieri, forse lo richiameremo ancora, ma lo dobbiamo tenere presente bene. Noi siamo stati creati a immagine e somiglianza di Dio. Noi siamo chiamati alla partecipazione della vita di Dio, e la vita di Dio è quella che intercorre tra il Padre e il Figlio nello lo Spirito Santo come partecipazione ad una unica natura – come ci esprimiamo noi – cioè ad una unica vita. L’unica vita è vissuta dal Padre, è vissuta dal Figlio, è vissuta dallo Spirito Santo. Quello che è mio è tuo. Quello che è tuo è mio. E il vincolo di questo tuo e di questo mio è l’amore: lo Spirito Santo.
Per questo il Concilio, fin dal principio, nel suo documento fondamentale della Lumen Gentium sul mistero della Chiesa, dice :”la Chiesa è in Cristo come un sacramento o segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano”.
“Così la Chiesa si presenta come un popolo adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.
Non insisto oltre. Potrei citare il decreto che riguarda la riforma della vita religiosa: Perfectae Charitatis e altri testi. Ripeto, non è il caso perchè altrimenti andiamo oltre i limiti della sopportazione.
Passiamo al secondo punto della nostra meditazione. Facciamoci questa domanda: dov’è questa Chiesa, sacramento di unità, popolo adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, che ha come modello della propria unità o della propria comunione la comunione stessa delle divine persone del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo?
La troviamo nella Chiesa locale.
Cercate di capirmi. La chiesa universale è un’astrazione. Non esiste la Chiesa universale- capitemi bene nevvero! – La Chiesa universale esiste in quanto esiste una comunione di chiese locali unite tra di loro. Il mistero della Chiesa si realizza totalmente nella chiesa locale.
Faccio una piccola parentesi. Il Concilio dice che uno è costituito vescovo -notate bene- per la consacrazione sacramentale e la comunione con tutti i Vescovi del mondo ai quali presiede il Vescovo di Roma. Sono due gli elementi che costituiscono uno Vescovo: la sua consacrazione e la sua comunione con tutti i Vescovi del mondo ai quali presiede il Vescovo successore di Pietro, il vicario di Nostro Signore Gesù Cristo. Questo vi fa capire, forse più facilmente come la Chiesa è là dove è il Vescovo in comunione con tutti i Vescovi. E lo dice, in un modo molto esplicito, quel documento che Papa Giovanni, nella sua saggezza di uomo del Signore, e nella sua furbizia di bergamasco, ha proposto ai padri come primo documento da esaminare, come un documento insignificante, da poco, che è stato il cavallo di troia che ha aperto la strada a tutti gli altri documenti, perchè proprio in questo documento, senza che uno se ne accorga, sono già contenuti in radice, tutti gli altri documenti che avrebbe poi discusso e approvato il Concilio.
In questo documento si descrive la natura della chiesa ma ve ne faccio grazia. Invece vi richiamo ai numeri 41 e 42 perchè poi vi riguardano.
“Il Vescovo deve essere considerato come il grande sacerdote del suo gregge, da lui deriva e dipende in certo qual modo la vita dei suoi fedeli in Cristo”.
E’ tremendo questo
“Perciò tutti devono dare la più grande importanza alla vita liturgica della Diocesi che si svolge intorno al Vescovo, principalmente nella Chiesa cattedrale: convinti che c’è una speciale manifestazione della Chiesa nella partecipazione piena e attiva di tutto il popolo santo di Dio alle medesime celebrazioni liturgiche, soprattutto alla medesima eucarestia, alla medesima preghiera, al medesimo altare cui presiede il Vescovo circondato dai suoi sacerdoti e dai ministri.(SC 41)
“Poichè nella sua Chiesa il Vescovo non può presiedere personalmente sempre e ovunque l’intero suo gregge, deve costituire perciò dei gruppi di fedeli, tra cui hanno un posto preminente le parrocchie costituite localmente e poste sotto la guida di un pastore che fa le veci del Vescovo”. Ma non sono le uniche comunità. Principalmente sono quelle ma non sono le uniche: “esse infatti rappresentano in certo modo la chiesa visibile stabilita su tutta la terra”. ( SC 42)
Mi capite? una comunità locale a cui presiede il sacerdote che fa le veci del vescovo, “in certo modo” qui c’è l’andamento del Concilio che non vuole fare delle affermazioni perentorie per non spaventare i “lefevre” e quindi va con cautele e mette “in certo qual modo” che poi dal latino avrebbe anche un altro significato: “rappresentano la chiesa visibile stabilita su tutta la terra”. Ecco la Chiesa universale!
La Chiesa è la realtà più analoga all’eucarestia. C’è il principio che la Chiesa fa l’eucarestia, l’eucarestia fa la Chiesa. Ma c’è una grande analogia, una stretta analogia tra la realtà della chiesa e la realtà della eucarestia. Noi sappiamo che l’eucarestia, in quanto pane consacrato, ogni parte del pane consacrato contiene totalmente Nostro Signore Gesù Cristo. Non è che un’ostia più grande contiene di più Nostro Signore Gesù Cristo, come quelli che vogliono due particole così ricevono di più Gesù Cristo! Quindi come in ogni frammento c’è totalmente Nostro Signore Gesù Cristo, così in ogni frammento della realtà della Chiesa che sono le comunità locali, i gruppi delle comunità locali. Qui parla espressamente: “deve costituire perciò dei gruppi di fedeli”, così questi gruppi di fedeli contengono in se la chiesa visibile, stabilita su tutta la terra. “La realtà della Chiesa visibile stabilita su tutta la terra”.
Questo è un grande principio che apre degli orizzonti della concezione della Chiesa, ma soprattutto rende concreto il mistero della Chiesa. Dove esiste un gruppo cui presiede il sacerdote che fa le veci del Vescovo, c’è il mistero della Chiesa………….