Ognuno di noi é profeta
San Paolo ci fa intendere come noi siamo al centro del pensiero di Dio, come Dio vuole fare di noi i suoi figli mediante il Figlio suo Gesù Cristo fatto uomo, come Gesù Cristo diventato uno di noi ci riconcilia con il Padre così che, tutti diventiamo una cosa sola in Lui a lode della gloria del Padre. Cosa significa gloria e lode del Padre? Se noi viviamo da figli di Dio e da fratelli tra di noi, il Padre che sta nei cieli é veramente un Padre contento perché ha davanti a sé una famiglia di figli che lo riconoscono come Padre, lo amano come Padre e si vogliono bene tra loro come fratelli.
Gesù Cristo mandato dal Padre per realizzare questo disegno, questa sua volontà piena di amore, dà la possibilità agli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi di diventare figli di Dio e fratelli tra di loro nella sua Chiesa, con la sua Chiesa.
La Chiesa non é nient’altro che Gesù Cristo che unifica, nella sua persona, tutti i credenti in Lui, tutti i battezzati uniti a Lui come i tralci alla vite. Gesù Cristo, in mezzo agli uomini che credono in Lui, che sono inseriti in Lui e lo seguono uniti tra di loro, continua la sua azione di aggregare nuovi figli alla famiglia del Padre e nuovi fratelli, sempre della famiglia del Padre che sta nei cieli.
Tutto questo, Gesù Cristo, lo fa genericamente per mezzo della Chiesa, per mezzo di tutti i credenti in Lui, per mezzo di tutti i battezzati, ma lo compie in un modo specifico per mezzo di coloro che Egli stesso sceglie e unisce a sé in un modo particolare, perché siano gli strumenti diretti della sua azione e cioè, di moltiplicare i figli di Dio, fare sì che tutti gli uomini si sentano e si comportino come fratelli tra di loro. Questi sono i pastori o la gerarchia, ma la gerarchia, il vescovo e i preti, non hanno ragione di essere per se stessi. Una Chiesa, che fosse formata solo da vescovi e da preti, non sarebbe la Chiesa di nostro Signore Gesù Cristo.
I vescovi e i preti sono soltanto i mezzi affinché ci siano i battezzati, tra i quali ci siamo anche noi preti e vescovi, ci siano i credenti in nostro Signore Gesù Cristo che hanno la vocazione di vivere da figli di Dio e da fratelli tra di loro, e perché tutti, insieme, inseriti in Gesù Cristo partecipiamo alla missione di nostro Signore Gesù Cristo.
L’inserimento fondamentale avviene con il battesimo. L’inserimento approfondito e qualificato é con cresima. Questi sono i sacramenti che ci fanno membri della famiglia dei figli di Dio, membra del Corpo di nostro Signore Gesù Cristo, membri del popolo di Dio che hanno il compito di continuare la missione di nostro Signore Gesù Cristo nel mondo tra i fratelli credenti e tra coloro che sono i lontani. Tutti i membri della famiglia di Dio sono corresponsabili negli interessi di famiglia. La famiglia dei figli di Dio, che in concreto é la Chiesa, non appartiene al papa o ai vescovi e neppure ai preti ma a Dio. La Chiesa é di Dio. La Chiesa é di nostro Signore Gesù Cristo.
In una famiglia comune e ben composta, i cui membri siano adulti, gli interessi sono di tutti e, tutti debbono cooperare al buon andamento e allo sviluppo di tutti, in tutti i sensi. Analogamente avviene nella famiglia dei figli di Dio. Nella missione di nostro Signore Gesù Cristo, il primo compito é stato quello di annunciare il piano di amore del Padre, per instaurare in mezzo agli uomini il regno di Dio, ossia per dare inizio alla realizzazione del progetto del Padre di fare degli uomini i suoi figli e dei suoi figli i fratelli fra di loro. Questo compito di nostro Signore Gesù Cristo, generalmente, si chiama missione profetica. Noi che abbiamo le stesse responsabilità e gli stessi compiti di nostro Signore Gesù Cristo e li svolgiamo tra noi per la sua presenza, siamo un popolo di profeti. Ognuno di noi é profeta.
Vorrei fermarmi sul significato del termine profeta, perché é proprio dalla di qualifica di profeti che si può svolgere il compito di catechizzare i fratelli.
Solitamente intendiamo il profeta come una persona che, per grazia o per privilegio di Dio, é in grado di dire oggi quello che avverrà domani, cioè una persona che predice il futuro. E’ giusto anche in questo senso ma é il minimo del significato del termine ed anche del compito del profeta. Il profeta é prima di tutto, una persona chiamata da Dio per ascoltare ciò che Dio vuole. Il profeta é una persona chiamata a capire, attraverso un’esperienza di vita, ciò che Dio vuole. Il profeta é una persona che, per grazia di Dio diventa capace di esprimere agli altri ciò che egli ha ascoltato da Dio.
Quindi, per il profeta c’è prima il momento dell’ascolto,
poi il momento dell’assimilazione di quello che ha ascoltato
e quindi il momento dell’annuncio o della comunicazione di quello che ha assimilato.
Voi allora capite che, ciò che definisce il profeta non é quello che egli dice, capite che quello che egli dice é l’ultimo punto, perché uno é costituito profeta dal momento in cui sa qualche cosa su Dio e sulla volontà di Dio. A questo punto, uno potrebbe porre delle resistenze a Dio che lo vuole mandare. E’ capitato così a tutti i profeti perché sapevano cosa significava andare a dire ciò che Dio aveva fatto capire a loro. C’era il rischio di rimetterci la vita. Ricordate la paura del profeta Giona?
Il profeta dei profeti é nostro Signore Gesù Cristo perché: non soltanto come gli altri profeti ascolta ciò che il Padre vuole dire agli uomini ma Egli stesso conosce la volontà del Padre, perché Egli vive la stessa vita del Padre, perché Egli é Figlio di Dio per natura e quindi vive nell’intimo della vita di Dio e nell’intimo dell’unico pensiero di Dio. Gesù Cristo sa tutto di Dio e accetta di venire nel mondo per annunciare ciò che Dio vuole fare per gli uomini. Quando Gesù Cristo entra nel mondo sa anche ciò che gli capiterà. Dirà: tu non hai voluto ostie ed olocausti, mi hai dato un corpo, ecco, io vengo e so che questo mio corpo sarà inchiodato alla croce.
Veniamo a noi. Per noi che, per il battesimo e per la cresima e per l’ordine sacro, abbiamo la caratteristica di essere inseriti nella missione profetica di nostro Signore Gesù Cristo, qual é il fondamento del nostro compito? E’ l’ascolto della Parola di Dio e, non avere delle mie idee o dei miei progetti. Se nella Chiesa io voglio parlare delle cose di Dio e voglio fare qualche cosa nel nome di Dio secondo il progetto di Dio, io debbo prima di tutto ascoltare la Parola di Dio.
Il catechista inoltre non é un maestro. Comportarsi da maestro é l’ultimo dei suoi compiti. Un catechista prima di tutto é un discepolo. In tanto noi svolgiamo bene il nostro compito di maestri di religione in quanto abbiamo svolto bene il nostro dovere di ascoltatori della Parola di Dio, di discepoli di nostro Signore Gesù Cristo. Il catechista deve conoscere l’atteggiamento dell’ascolto.
Il catechista, quando prepara una lezione di catechismo, non si deve preoccupare di quelli ai quali si rivolgerà e che lo ascolteranno, ma deve, prima di tutto e soprattutto, preoccuparsi di Colui nel nome del quale va a parlare. Questa preoccupazione, in misura diversa e con aspetti diversi ma con uguale sostanza, riguarda tutti. Riguarda il papa che non può dire le cose senza essersi prima riferito alla Parola di Dio, senza avere profondamente meditato e studiato la Parola di Dio come deve essere letta e studiata la Parola di Dio, che non deve essere studiata come parola di uomini.
Io vescovo, quando vado in Sant’Andrea a fare l’omelia devo ascoltare ciò che Dio vuole dire a coloro che ascolteranno la mia predica, ma prima di tutto devo ascoltare ciò che Dio vuole dire a me, che sono suo strumento per la trasmissione di quello che egli vuole comunicare ai miei fratelli. Così é per ogni sacerdote. Così é per ogni battezzato. Così è per ogni cresimato. Dobbiamo stare in ascolto della Parola di Dio per essere discepoli di nostro Signore Gesù Cristo.
Essere discepoli di nostro Signore Gesù Cristo non significa soltanto prendere in mano i libri del Vangelo con delle belle note e spiegazioni per capire letteralmente il senso delle parole. Sarebbe un libro come tutti gli altri libri, invece, la parola del Libro Sacro é una parola viva ed attuale. Iddio che ha parlato per mezzo del suo Figlio nella forza e nella potenza dello Spirito Santo, parla ancora oggi. E’ Lui che mi parla dopo la mia applicazione e dopo la mia attenzione. E’ Lui che mi fa scoprire il senso vero, religioso e cristiano delle sue parole. E’ sempre Dio che si rivela a me. E’ sempre Dio che per mezzo di nostro Signore Gesù Cristo é mio maestro e, Gesù Cristo mio maestro per mezzo dello Spirito Santo m’introduce nell’intelligenza delle cose del Signore.
Non si tratta dell’intelligenza dell’intelletto. E’ qualche cosa di molto più vitale. Per esempio: io studio la matematica, la capisco e la imparo ma dopo che ho imparato rimango tale e quale ero prima. Se ero irascibile lo rimango, se ero pacifico lo rimango. Così è, all’incirca, se studio un testo di letteratura. Un testo di filosofia potrebbe cambiarmi le idee, ma nel profondo del mio essere, incide soltanto in un modo indiretto, invece, quando ci troviamo di fronte alla Parola di Dio, noi stiamo di fronte a Dio che agisce, a Dio che opera, a Dio che compie in noi qualche cosa, perché Dio non vuole comunicare un sapere qualsiasi, una verità o delle nozioni, perché Iddio quando ci parla ci comunica qualche cosa di se stesso. Di fatto, non ci comunica soltanto il suo pensiero ma il suo essere, la sua stessa natura, la sua stessa vita attraverso l’azione dello Spirito Santo.
Compito dello Spirito Santo é di metterci in comunione con Dio. E con lo Spirito Santo noi arriviamo al secondo stadio della vita di colui che é chiamato a svolgere il suo compito di profeta. In questo secondo stadio, si compie un’esperienza, nella nostra vita, della Parola di Dio, intendendo per Parola di Dio ciò che Dio vuole comunicare a noi. Quando noi vogliamo intendere il significato di Parola di Dio dobbiamo riferirci a nostro Signore Gesù Cristo. Gesù Cristo é la parola del Dio vivente.
La parola é il mezzo che noi abbiamo per esprimere quello che pensiamo, per dire quello che vogliamo, per manifestare quello che siamo. La parola esprime qualche cosa di me stesso. La parola non é soltanto quella che io pronuncio con la voce. E’ parola anche un gesto. E’ parola il gesto del papà e della mamma che hanno dato ad una creatura il modo di esistere. Quella é la parola più grande ed espressiva perché diventa creatrice anche nell’ambito umano. Analogamente la Parola di Dio é creatrice nell’intimo della nostra persona.
Quando io dico nell’intimo della nostra persona, non intendo dire il luogo dove é la mia persona ma il luogo dove io sono più totalmente me stesso. Una bambina che vuole bene al papà e alla mamma e alle tue compagne, è se stessa nel suo cuore. Secondo il linguaggio della Scrittura, noi siamo noi stessi nel nostro cuore. Iddio crea, opera nell’intimo della nostra persona. Quel contatto che noi prendiamo con Dio e che Dio prende con noi nel momento dell’ascolto della sua Parola, a lungo andare, diventa un’esperienza della presenza di Dio che opera e trasforma. Non dico, che ci fa diventare un altro perché Dio non distrugge la nostra personalità, ma dico che ci fa diventare “altri” proprio operando in noi e, il limite o la meta della nostra trasformazione é Gesù Cristo stesso. Il Padre ci vuole figli conformi al figlio suo, a nostro Signore Gesù Cristo.
Abbiamo letto e ascoltato: “Abbiate in voi stessi gli stessi sentimenti che sono in Gesù Cristo” quindi, abbiate in voi il suo modo di pensare, il suo modo di sentire, il suo modo di compatire, il suo modo di essere. In questo senso noi siamo sulla via del profetismo. Sta qui il momento forte. Se io vado a parlare di Dio dopo avere fatto l’esperienza dell’incontro con Dio, della comunione di vita con Dio, quindi di una vita spirituale religiosa intensa, io ne parlerò facilmente e bene. Anche se con le parole non mi so esprimere molto bene, tuttavia pedagogicamente parlando, comunico qualche cosa che ho in me stesso. Io non devo comunicare semplicemente delle nozioni, ma devo comunicare qualche cosa di Dio che passa attraverso di me, allora devo possedere questo qualche cosa.
Dopo avere raggiunto questo stadio di esperienza delle cose di Dio sono preparato a svolgere la parte funzionale e professionale del compito di catechista, della missione profetica che é quella di trasmettere la Parola di Dio che ho ascoltato, che ho vissuto, di cui ho fatto l’esperienza e che devo esprimere davanti ai fratelli. Esprimere la Parola di Dio davanti ai fratelli, può essere un’arte che comporta la conoscenza di tutte le materie che ci sono tanto care.
Ma, ci siamo intesi sul concetto di profeta? Il profeta é uno che ascolta e che per ascoltare si mette nell’atteggiamento dell’ascolto. L’atteggiamento dell’ascolto é particolarmente il tempo della preghiera intendendo per preghiera, non tanto dire le cose a Dio ma dare a Dio la possibilità di dirci le sue cose. La preghiera cristiana – il cristianesimo, tutta la realtà del cristianesimo – é Dio che viene incontro all’uomo, non é l’uomo che va verso Dio. E’ solo in conseguenza che Dio viene incontro agli uomini che gli uomini possono andare incontro a Dio. Allora la preghiera é un incontro, un colloquio, uno stare insieme e un tacere dentro noi stessi per ascoltare tutto quello che egli vuole dire a noi. Il momento dell’ascolto si caratterizza soprattutto come momento di preghiera inteso nel senso di Dio che parla agli uomini.
Il momento della missione profetica é quello dell’esperienza. L’esperienza coinvolge tutta la vita ed ha come punto focale, come sorgente l’eucaristia, che é l’esperienza del tu a tu con il Vivente, con il Presente che si comunica a noi. Ricordiamo sempre che non siamo noi che comunichiamo a Lui, se comunicare significa dare qualche cosa. Diamo noi stessi ed é già tutto anche se siamo poca cosa. Ciò che conta é quello che Lui dà a noi.
L’esperienza eucaristica é il momento più forte dell’esperienza religiosa che deve protrarsi e svolgersi e avere la continuazione in tutti i momenti della vita. Gesù Cristo é presente in tutti i momenti. Lo troviamo presente nella creazione in genere, particolarmente nelle sue creature e più particolarmente ancora nelle sue creature più predilette che sono i piccoli e i poveri: “qualunque cosa avrete fatto a uno di questi miei piccoli la avrete fatta a me”. Anche l’incontro con le persone é un’esperienza di vita religiosa. Questo é molto importante. Non dico che sia come l’incontro diretto della Comunione ma é sempre un incontro con nostro Signore Gesù Cristo.
Dopo che ci siamo caricati di quest’esperienza religiosa possiamo ripetere con san Giovanni: “Io l’ ho visto con i miei occhi, l’ ho toccato con le mie mani, ho mangiato con Lui” e possiamo andare a parlare di Lui. E’ una realtà molto spirituale ma, realtà spirituale non significa realtà astratta ed evanescente, significa un fatto molto reale che interessa la nostra persona, che si realizza più nell’intimo della persona che nella sua parte esteriore ed una cosa più vera, più autentica, più concreta di quella che si vede.
Quando io dico una cosa più concreta intendo dire questo: quante persone che sono vissute al tempo di Gesù lo hanno visto, lo hanno udito, hanno mangiato con Lui e non si sono accorte che era il Figlio di Dio. Lo hanno incontrato solo esteriormente con un’esperienza esterna sensibile. Si può dire che, soltanto coloro che sono stati illuminati dallo Spirito Santo, e in primo luogo la Madonna che é stata ripiena dello Spirito Santo, hanno capito che Gesù Cristo era il Figlio di Dio. La Madonna ha sempre trattato con Lui come col Figlio di Dio.
Anche gli apostoli, nonostante che siano stati con nostro Signore Gesù Cristo, quando egli é andato in croce non hanno più creduto. Credevano che fosse venuto un messia, colui che avrebbe instaurato il regno di Israele. Invece! Vedete quale differenza c’é tra la conoscenza esteriore delle persone e la conoscenza interiore. Viene lo Spirito Santo che colpisce dal di dentro e cambia il cuore e al posto del cuore di sasso mette un cuore sensibile. Da quel momento i discepoli incominciano a capire, diventano sicuri che Gesù Cristo é il Figlio di Dio, rendono testimonianza a nostro Signore Gesù Cristo e vanno in tutto il mondo a subire la sorte di tutti i profeti.
Ho cercato di illustrare il concetto della missione profetica, del nostro essere profetico nella Chiesa, perché é dal nostro essere profetico nella Chiesa che noi siamo autenticamente catechisti.
risposta alla domanda di un catechista
Una cosa sempre dimenticata é: che noi siamo costituiti cristiani non da Cristo ma dallo Spirito Santo. Cristo é la nostra vita.
Cristo é il nostro modello.
Cristo é colui nel quale noi siamo figli di Dio.
Cristo é la vite di cui noi siamo i tralci.
Cristo é il capo del Corpo di cui noi siamo le membra.
Quindi noi siamo concepiti edificati e vivificati in Cristo ma chi compie quest’opera di inserzione e di conformazione e di comunione al Cristo é lo Spirito Santo.
La storia della salvezza é una storia eminentemente incentrata sul mistero della Trinità dove un Dio solo é Padre, Figlio e Spirito Santo.
Nella storia della salvezza abbiamo come tre tappe. La prima tappa va dalla creazione a nostro Signore Gesù Cristo ed é la tappa in cui é più evidente l’opera del Padre e si delinea il suo progetto di salvezza. La seconda tappa é caratterizzata dalla presenza e dall’azione nella storia del Figlio di Dio fatto uomo. Tutto l’AT tende al NT, quindi il Padre é rivolto verso il Figlio. Quando il figlio svolge la sua missione é il tempo del compimento in cui si realizza il piano di Dio, per cui gli uomini ritornano a Dio come figli di Dio, come figli che nel Figlio vanno verso il Padre. Il giorno della Ascensione, Gesù ritorna al Padre e trascina dietro di se la moltitudine dei figli di Dio. Come avviene il nostro inserimento nel Cristo? Avviene per la missione dello Spirito Santo e siamo alla terza tappa, la tappa conclusiva.
Noi siamo battezzati nell’acqua e nello Spirito Santo.
Noi siamo confermati cristiani per l’azione dello Spirito Santo.
Noi riceviamo il perdono dei peccati per l’azione dello Spirito Santo.
Noi comunichiamo a Cristo nella eucaristia per mezzo dello Spirito Santo.
Noi comunichiamo alla Parola di Dio, al vangelo, per l’azione dello Spirito Santo.
Gesù stesso dice agli apostoli: io avrei ancora molte cose da dirvi ma non siete capaci di capirle; quando verrà l’Altro, il Paraclito, Colui che il Padre manderà nel mio nome egli v’introdurrà nella intelligenza di tutta la verità. Di fatto, gli apostoli prima della venuta dello Spirito Santo capiscono poco. Dopo la Pentecoste capiscono perché é proprio compito dello Spirito introdurre in tutta la verità.
Questi sono tutti gli elementi che servono, come strumenti, per il nostro inserimento in Gesù Cristo: Parola di Dio, i sacramenti, la Chiesa, la comunità, animati, resi efficienti dalla presenza e dall’azione dello Spirito Santo.
Risposta
Hai fatto una domanda interessante. Uno non si sente mai completamente cristiano. Nessuno é perfetto cristiano. Tutti siamo sulla via per diventarlo. Non c’é uno stato di vita in cui uno sia perfetto cristiano. C’é uno stato giuridico della perfezione cristiana, ma non c’è uno stato vitale.
Io non ti conosco ma ti assicuro che tu hai più coscienza di essere una buona cristiana di quanto non la avessero santa Teresa la grande o santa Teresa del bambino Gesù. I santi scoprono così profondamente la santità, la grandezza di Dio e il suo amore che si sentono sempre più lontani dalla perfezione cristiana. Perché troviamo dei santi autentici che dicono di essere grandi peccatori? Tutti siamo peccatori in quanto siamo lontani da Dio. Il santo che acquista la coscienza della grandezza di Dio e del suo amore infinito ha la coscienza sincera di essere lontano da Dio mentre noi che diciamo di avere un’esperienza della vita cristiana ci sentiamo quasi dei buoni cristiani.
Il traguardo della vita cristiana é tanto alto e progressivo che non dobbiamo mai sentirci perfetti cristiani o poco cristiani perché abbiamo dei difetti. E’ la nostra condizione quella di essere prima bambini, poi adolescenti, poi giovani e poi persone mature. Il cristianesimo é una vita che progredisce e che matura. Agli inizi della vita spirituale uno può avere dei problemi, ma questi possono diventare molto più gravi e più seri e più pericolosi quando ha già raggiunto uno stadio elevato di vita spirituale. Non va in crisi soltanto colui che non ha ancora acquistato la fede. Va in crisi specialmente colui che ha già maturato una grande fede.
Allora chi può fare il catechismo?
Si deve fare il catechismo perché la nostra crescita spirituale avviene attraverso un’esperienza di contatti di realtà religiose come possono essere i bambini in mezzo ai quali veniamo a trovarci, in mezzo ai quali agisce lo Spirito Santo. Il cristianesimo si sviluppa più essendo e facendo con gli altri che studiando. Si racconta che il curato d’Ars quando si é presentata una persona di cultura che aveva grandi problemi religiosi ha detto: si inginocchi e si confessi. Solo dopo la confessione gli domanda quali sono i suoi problemi. Non aveva più problemi. Attraverso un’esperienza religiosa aveva risolto tutti i problemi religiosi.
Se adesso andate da X e gli dite: ho dei problemi ed egli vi dicesse, confessatevi, non credetegli. Questo esempio l’ ho fatto come esempio limite per dire come attraverso una esperienza religiosa uno risolve più facilmente i suoi problemi religiosi.
OM 371 Bancole 71 – 28-2-1971 ai catechisti riuniti dalle 10 alle 12