Tricesimo,Udine,13-17 novembre 1974
In un contesto che bisogna intendere bene, Gesù afferma: come il Padre ha in sé la vita così pure ha dato al Figlio il potere di avere la vita in se stesso. Il ladro non viene che per rubare, ammazzare, distruggere, io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in sovrabbondanza
Qual é la vita?
La vita è lui stesso. Ego sum vita; ego sum resurrectio et vita. Quante volte Gesù ripete quest’affermazione! Nel prologo, Giovanni dice: l’abbiamo visto pieno di vita e di verità, o di grazia e di verità, e della sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto.
Tutto questo Gesù lo illustra con l’immagine della vite. Io sono la vite e il padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio, che in me, non porta frutto, lo taglia e quello che porta frutto lo pota perché frutti di più. Già voi siete puri in virtù della parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Io sono la vite e voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui questi porta molto frutto perché senza di me non potete fare nulla.
Ecco Gesù. Gesù è la sorgente. Gesù è la fonte di quella vita di cui dicevamo.
Paolo dirà “mihi vivere christus est”. Cristo è nostra vita in un modo reale, in un modo concreto, in un modo nuovo.
Noi siamo nuove creature. Noi siamo nati da Dio. Noi apparteniamo ad una nuova creazione, per la vita nuova che Gesù Cristo ha portato nel mondo e di cui egli è la sorgente. Noi, molte volte, tralasciamo di mettere in risalto questo aspetto della persona e della missione di nostro Signore Gesù Cristo e diventiamo ingiusti quando, per esempio, proponiamo ai nostri fedeli gli impegni della vita cristiana e non proponiamo, prima, il fondamento perché questi impegni diventino possibili.
Mi pare che tutti siamo d’accordo nel dire che abbiamo peccato di moralismo, che abbiamo fatto della morale la fonte principale della nostra teologia e che della dogmatica ne abbiamo fatto un cumulo di questioni. E io dico che non abbiamo dato la motivazione soprannaturale della morale cristiana, per cui ne abbiamo fatto una morale naturale, un’etica naturale. Certi manuali sono veramente dei manuali di etica naturale. Per tanti anni li abbiamo studiati nei nostri seminari. Dico che, non solo non abbiamo dato le motivazioni soprannaturali della morale cristiana, ma non abbiamo dato il punto di appoggio, non abbiamo indicato la energia nuova per l’osservanza del comandamento nuovo o per una osservanza nuova dei comandamenti antichi.
L’elemento grazia, non inteso in un modo astratto, ma inteso nel senso di vita di Gesù comunicata come da vite ai tralci, l’abbiamo lasciato troppo in ombra oppure l’ abbiamo trattato, a se stante, non mettendo in evidenza l’organicità di una vita che, entrando nel pieno del mistero, per essere possibile, ha bisogno di immergersi e di imbeversi della potenza stessa di questo mistero.
Mi permetto ancora di dire quanto male abbiamo fatto nel proporre come ideale della vita cristiana per le masse ,così dette, lo stato di grazia. Si diceva: basta che rimangano in grazia di Dio, basta che non commettano il peccato mortale, senza parlare di unione con Dio, di una autentica vita mistica di natura misteriosa, nella quale Dio è presente e attivo per rendere possibile non un cristianesimo limitato o contorto, ma un cristianesimo integrale.
Non si può proporre un cristianesimo integrale senza proporre tutto ciò che Iddio ha predisposto per noi perché fossero possibili le opere nostre. Ricordate le parole agli Efesini. Per grazia infatti siete stati salvati, mediante la fede, però tutto questo non viene da voi ma è dono di Dio e neppure è frutto di opere perché nessuno si possa gloriare; siamo infatti opera sua essendo stati creati in Cristo Gesù per poter compiere le opere buone che Dio ha predisposto affinché noi le praticassimo.
Noi abbiamo proposto la pratica della vita cristiana senza proporre la grazia, come vita che ci viene da nostro Signore Gesù Cristo e che ci dà la possibilità di seguire il suo esempio.
OM 720 Udine 74
Tricesimo,Udine,13-17 novembre,1974