E la santità della chiesa é la carità.
3 Novembre 1967 commiato dalle suore di Monopoli
La nostra assemblea si raccoglie questa mattina introno al mistero più profondo, più alto, più largo, più spazioso, che trascende ogni conoscenza, come dice san Paolo e lo avete ascoltato. E ci raccogliamo intorno a questo mistero per essere riempiti di tutta la pienezza di Dio perché la vita di Dio, in tutta la sua pienezza entri, si affermi nella nostra persona e nella nostra vita.
Il cuore di Gesù é il centro materiale, per dire così, dove ha le sue ripercussioni questo amore infinito che scende dal Padre si manifesta nel Figlio e ci viene comunicato per mezzo dello Spirito Santo. Questo cuore é veramente pieno di tutto l’amore di Dio e lo esprime a noi in un modo umano. Il modo umano di esprimere l’amore di Dio e tra di noi, è quello di dare tutto se stesso per noi, quindi, l’oggetto della nostra celebrazione questa mattina é l’amore di Dio che si racchiude nel cuore trafitto di nostro Signore Gesù Cristo pendente dall’alto della croce.
Noi sappiamo cosa vuole questo amore che si manifesta nel cuore trafitto di nostro Signore Gesù Cristo. Vuole compiere il disegno della volontà di Dio nascosto da tutti i secoli e dato nei tempi presenti. Vuole compiere il disegno della volontà del Padre cioè, attirare tutti a se stesso per mezzo del Figlio con l’azione dello Spirito Santo. Gesù lo aveva annunziato: “Quando sarò innalzato attirerò tutti a me stesso”. Abbiamo letto questa mattina: “Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”.
Voi sapete che l’amore di Dio che si esprime in nostro Signore Gesù Cristo, e che diventa operante per l’azione dello Spirito Santo, costituisce storicamente, ed esprime anche esteriormente, la profondità del mistero di Dio, che é la sua Chiesa. Cristo é lo sposo che ama, è colui che dona tutto se stesso fino all’ultima stilla della propria vita, del proprio essere. Dona se stesso, Cristo sposo, per la sua sposa che é la Chiesa: per formarsela, per prepararsela, per vivificarla, per arricchirla,per renderla bella, senza macchia, senza rughe. Gesù Cristo la vede procedere dalle altezze del cielo vestita di sole, adorna di diademi, circondata di stelle, sorretta dalla luna. E’ la chiesa la sposa del Verbo. E’ la chiesa la sposa di nostro Signore Gesù Cristo. A questo tende l’amore di Dio manifestatosi in nostro Signore Gesù Cristo.
Noi che vogliamo essere “piccoli” e ci disponiamo ad intendere la profondità del mistero di Dio, dobbiamo intendere a che cosa porta la devozione al cuore santissimo di Gesù. Ci sono state tante deviazioni, tante appendici, tanti pretesti nel proporre la devozione al cuore santissimo di nostro Signore Gesù Cristo. Noi non vogliamo allontanarci dalla volontà di Dio, dal beneplacito di Dio che é questa: – raccogliere tutto e tutti intorno a Lui con il suo amore manifestato nel Figlio suo, – per costituire di noi la famiglia dei figli di Dio, – per costituire di noi la chiesa, la sposa del Verbo.
Come si raccoglie questa chiesa, la sposa del Verbo incarnato? Chi é la sposa? E’ colei che ama lo sposo e si dona al proprio sposo e vive per il proprio sposo, perciò, la prima conseguenza di coloro che credono al mistero dell’amore di Dio é rispondere all’amore di Dio. Chi non ama, dice san Bernardo, un cuore così amabile come quello di nostro Signore Gesù Cristo? Questo é ovvio, é chiaro, l’abbiamo chiesto nella preghiera che abbiamo fatto insieme: Iddio ci conceda di rendere al cuore di Gesù l’omaggio del nostro amore.
L’amore cristiano, l’amore che nostro Signore Gesù Cristo attende da noi, é l’amore della sua sposa, è l’amore della sua chiesa. “Dilexit me et tradidit semetipsum pro me”, questo testo di san Paolo è stato portato ad un’interpretazione ufficiale perché é stato assunto proprio dal concilio per dire che Dio ci ama ad uno ad uno personalmente, distintamente, per dire che siamo amati come se ognuno di noi esistesse da solo nell’universo e raccogliesse tutto l’amore di Dio. Dunque Dio ci ama ad uno ad uno ma ci ama con il forte desiderio e il forte proposito che – per la realizzazione della volontà del Padre, – a nostra volta ci amiamo personalmente, ognuno, l’un e l’altro. A questo, dunque, tende il mistero dell’amore di Dio: che noi siamo qui sulla terra un’immagine della vita trinitaria.
Il modello e la sorgente della vita trinitaria é l’esistenza della trinità beata del Padre e del Figlio e dello Spirito santo che sono un Dio solo, perché tra di essi vi é un solo amore e questo amore costituisce la Chiesa. Quante volte lo avrete sentito dire! Sentiamolo ancora una volta. Quando portavano il vecchissimo san Giovanni nella assemblea dei primi cristiani, san Giovanni si scusava perché non aveva niente altro da dire che questo: “Filioli diligite ad invicem”, a vicenda, miei piccoli figliuoli, amatevi l’un altro. Amatevi a vicenda. Giovane o vecchio, sono al termine della mia missione in mezzo a voi. Vi devo lasciare un ricordo. Non deve essere un ricordo della mia persona, ma il ricordo di Colui, del quale io in mezzo a voi -cosa inaudita!- ha fatto le veci.
Il ricordo quindi é il comando del Signore. San Giovanni appunto si giustificava della insistenza, delle sue ripetizioni perché questo é il comando del Signore: che vi vogliate bene. Io lo dirò a tutti ma lo devo dire particolarmente a voi e lo lascio a voi come ricordo: vogliatevi bene perché solo così siete le “spose” di Gesù Cristo. Siete spose di Gesù non solo volendo bene a Dio, ma volendo bene alle vostre consorelle, alle vostre sorelle, conseguentemente volendo bene al prossimo, a tutto il prossimo che sta come in cerchi concentrici intorno alla vostra persona e che si estende fino agli ultimi confini del mondo. Vogliatevi bene. Questo é il comando del Signore,
Il Concilio, il documento che ha indirizzato ai religiosi lo intitola Perfectae Caritatis, della carità perfetta. Voi avete questo impegno davanti a Dio. Voi avete questa responsabilità nella chiesa. Così solo avete diritto di portare un abito di qualsiasi forma, che esprima che voi appartenete alla chiesa. E come dice quel documento, questo abito non dice che voi appartenete a qualche grado gerarchico particolare della chiesa, ma che appartenete alla santità della chiesa. E la santità della chiesa é la carità, La carità della chiesa é il suo amore per Cristo che si esprime verso tutti quelli che Cristo ama.
E’ un impegno serio che presenta le sue difficoltà. Se Dio ha posto in questo il vertice la perfezione, é indubitato che Iddio stesso riconosce che qui c’è il massimo dello sforzo che si può richiedere ad una creatura perché corrisponda all’amore verso di lui. Solo così siete chiesa. Solo così appartenete alla chiesa. Solo così siete le “spose” di Gesù Cristo.
Non ha importanza qualunque altra delle vostre prerogative o delle vostre virtù o perfezioni, se non c’é la perfezione della carità. Ci deve essere la perfezione della osservanza della regola, della obbedienza, della castità, della povertà, ma tutto questo vale niente se non é animato dalla carità, se non è fatto per amore verso i propri fratelli. Tutto questo é condizione, è mezzo, è strumento per amare di più, per essere più perfetti nella carità.
Questo é il ricordo che, vi lascio. Amatevi. Così siete chiesa. Non dimenticatelo mai!
Il secondo pensiero é legato al primo. Voi appartenete alla vita, alla santità della chiesa. Prima di appartenere al vostro ordine, prima di appartenere alla vostra congregazione, appartenete alla chiesa di nostro Signore Gesù Cristo. Appartenete alla Chiesa prima di essere “spose” di Gesù Cristo perché vi é stato imposto un velo e magari un nome nuovo. Strano! Sono gli effetti dell’ignoranza della storia, imporre un nome che va sostituito a quello del battesimo! Comunque sia, voi prima di tutto appartenete alla chiesa per il battesimo, poi perché siete confermate con la cresima, poi perché prendete il posto ufficiale -ripeto- nella vita della santità della chiesa per mezzo della vostra professione religiosa.
Ma la chiesa non é la vostra congregazione. – La chiesa é la parrocchia. – La chiesa è la diocesi. – La chiesa sono tutte le diocesi del mondo. – La chiesa universale è di nostro Signore Gesù Cristo. – La chiesa in atto è di nostro Signore Gesù Cristo. – La chiesa in potenza -del desiderio di Dio – é tutto il mondo.. Perciò: – se voi appartenete a nostro Signore Gesù Cristo, appartenete alla chiesa di nostro Signore Gesù Cristo. – Se siete le spose di nostro Signore Gesù Cristo, perché siete chiesa vi deve interessare tutto ciò che interessa la chiesa. – La vostra vita non deve essere ai margini della chiesa. – La vostra attività non deve essere a fianco a quella della chiesa. – La vostra vita, la vostra attività devono essere nella chiesa. – Se non contribuite alla vita della parrocchia, – se non contribuite alla vita della diocesi, – se non contribuite alle preoccupazioni della chiesa per tutti i problemi del mondo -da quelli della fame a quelli della pace – voi non siete le spose di nostro Signore Gesù Cristo.
– E, se voi foste anche immerse nella più profonda delle contemplazioni, sarebbe una falsa contemplazione. – E, se voi non siete assillate dai problemi della parrocchia in cui vivete, – se voi non siete assillate dalle preoccupazioni della diocesi e del mondo in cui vivete, non appartenete alla chiesa di nostro Signore Gesù Cristo, – perché tutto é di nostro Signore Gesù Cristo, – perché Gesù Cristo per tutti é morto e tutti vuole salvare. – perché Gesù Cristo salva tutti e tutto attraverso il nostro amore e attraverso la testimonianza del nostro amore.
In questo conosceranno che siete miei figli prediletti, perché vi volete bene fra di voi, perché siete un cuore solo, perché siete come Gesù che prega il Padre “ut unum sint”: siano una cosa sola perché il mondo creda. Se siete suore di vita attiva la vostra é una professione di vita apostolica, quindi il vostro apostolato diventerà efficace e porterà gli altri a credere in Dio, a credere in nostro Signore Gesù Cristo, ad entrare nella chiesa e ad entrare anche nella vita religiosa, se il mondo e gli altri membri della chiesa vedranno nella vostra esistenza il fulgore della santità che vi unisce tra di voi. Così potranno scoprire la realtà della chiesa.
Perché diminuiscono le vocazioni per noi e per voi? Lo diciamo nella chiesa di Dio e nel tempio del Signore che ci accoglie: perché c’é poca carità al vertice della gerarchia costituita da nostro Signore Gesù Cristo, e perché c’é poco amore tra i ministri di nostro Signore Gesù Cristo. Perché un giovane, nell’età in cui sente urgere in se stesso la potenza dell’amore, deve scegliere una vita che, a volte, é la negazione dell’amore? E allora abbiamo la diminuzione delle vocazioni ecclesiastiche. Perché una ragazza il cui problema -se é normale- é il problema dell’amore, deve scegliere la vita religiosa quando non ne vede l’espressione caratteristica più alta e più bella, che é quella dell’amore?
Non diamo la colpa ai tempi, all’ambiente, alla vita moderna, alla modernità. Se diamo la colpa a tutte queste cause dubitiamo della grazia di nostro Signore Gesù Cristo, neghiamo che la grazia di nostro Signore Gesù Cristo è più potente e più forte del peccato che é nel mondo, non crediamo e non abbiamo fede nella forza dell’azione di nostro Signore Gesù Cristo. Queste cause ci sono, ma la grazia di nostro Signore Gesù Cristo é più potente del male. E’ con noi, ma é con noi ad una condizione: che noi siamo nell’amore, che noi testimoniamo l’amore, che nello stato in cui ci troviamo, non cerchiamo il nostro interesse, non cerchiamo la nostra comodità, non cerchiamo la “nostra perfezione” e abbiamo la pretesa di non essere come gli altri.
Ciò che attira la gioventù, che é capace di ideali, é la testimonianza nella nostra esistenza che deve essere una testimonianza di amore. Capisco che vi ho detto delle cose molto gravi, molto serie. Ricordate queste cose quando vi ricordate della mia persona e state sicure che dove vado trovo altre settecento suore e avrò l’occasione di incontrarle. In quelle occasioni non dimenticherò le suore che ho incontrato nel mio primo ministero episcopale.
E voi ricordatevi di quello che vi ho detto. E pregate perché, mentre dico queste cose a voi e agli altri, sia io, il primo, a farle ed a testimoniarle.
OM 62 Suore 1967