Seminario 1967
Sono contento di incontrarvi perché, prima di tutto non vi vedo mai o assai raramente e anche perché quando venite é giusto che stiate coi vostri ragazzi.
Da qualche tempo sentivo il bisogno di un incontro schietto, aperto per ragionare insieme, tra persone che hanno delle responsabilità comuni. Le responsabilità comuni sono i vostri figliuoli che per voi sono tutto e per il vescovo, se avete seguito la trasmissione di questa mattina, per il vescovo sono tutto perché sono il domani della vita della diocesi e della chiesa.
Non esageriamo a dire che i sacerdoti sono pochi. Grazie a Dio sono abbondantemente sufficienti. Però tutti, insieme, dobbiamo essere preoccupati che domani ci siano i sacerdoti: che ci siano dei sacerdoti per “il domani”.
Voi capite che il sacerdote di domani non può essere come il sacerdote dei tempi passati. Oggi, la gente esige dai sacerdoti molto di più di un tempo. I sacerdoti più anziani che abbiamo ancora in diocesi mi ricordano che si stava in seminario per imparare a dire la Messa, la cerimonia, e quando sapevano questo sapevano tutto.
Ora chi arriva al sacerdozio non deve soltanto saper dire la Messa, – quello lo può imparare anche un sacrestano un po’ sveglio! -, ma devono essere le persone che sanno stare con tutti, dai più umili ai più elevati, e con tutti devono saper svolgere il loro ministero che si svolge dall’altare al pulpito, al confessionale, ma anche alla scuola, in mezzo agli operai, tra i lavoratori di qualsiasi genere: a tu per tu con le persone.
I tempi nostri, sotto certi aspetti, non sono peggiori di quelli passati. Oggi in un certo senso i tempi sono migliori perché la gente anche quella che non va in chiesa si interessa al prete e molto volentieri si intrattiene con lui, parla, interroga, vuole sentire le sue opinioni perché, in mezzo a tutta questa vita che dà anche tante soddisfazioni e comodità che la rendono più confortevole, la gente sente che esistono altri problemi molto seri.
Ci sono problemi che riguardano la famiglia e voi siete i testimoni che oggi fare il padre e la madre é molto più difficile di quanto lo abbiano fatto per voi i vostri genitori. Non da un punto di vista economico ma educativo.
Certo. I tempi sono mutati e in tutti questi problemi é sempre più richiesta la presenza del sacerdote che aiuti, che sappia, che valga. Oggi il sacerdote é esposto a tutti e allora, tutti lo guardano, tutti lo giudicano, lo apprezzano o lo disprezzano. Non é più il tempo di avere sacerdoti come nei tempi passati.
Quando con la grazia di Dio i vostri figlioli arriveranno al sacerdozio, qui a Monopoli, come saranno esigenti gli uomini nei loro riguardi!
Quindi ci deve essere una preoccupazione comune, vostra e mia. Quando dico “mia”, dico dei miei collaboratori che stanno vicino ai vostri figlioli giorno e notte. Ci metto esplicitamente anche gli insegnanti della scuola pubblica che danno la loro collaborazione eccome!) per la formazione dei questi figliuoli.
Dal momento che abbiamo toccato il particolare della scuola pubblica parliamone.
Io torno da Roma dove, avete sentito, c’è stata l’assemblea di tutti i vescovi italiani.
Ormai ho vaste conoscenze dal momento che siamo stati insieme quattro anni al concilio e quando ci si ritrova ci si ritrova come amici e naturalmente parliamo dei nostri problemi.
Sono stato confortato da questi miei amici perchè molti hanno fatto la nostra stessa esperienza di mandare alla scuola pubblica i ragazzi del seminario, tanto i grandi quanto i piccoli, anche se da certa stampa sono stati criticati per la ragione che vi dicevo prima.
I nostri figliuoli devono crescere come tutti gli altri, ma si devono distinguere dagli altri.
Devono crescere come tutti gli altri perché devono vedere come é la vita.
Non vi é mai capitato di dire un vostro problema ad un prete, e lui ve lo ha risolto in due parole?
E voi avete concluso: -ma questo non capisce niente; non sa come é la vita quotidiana nella sua realtà, vive in un altro mondo; può essere un santo ma non se ne intende.
Questo capita sempre di più nel mondo di oggi.
Mi rifaccio ai più giovani e voi lo riscontrate nei vostri giovani. Il mondo di oggi vuole cose concrete, vuole cose che valgono sul serio e non solo delle idee, quindi la religione e la validità della fede la vuole riscontrare nella vita delle persone, non nelle prediche.
Vuole vedere come sono le persone. Ecco allora questo principio di mandare i seminaristi insieme ai loro coetanei, in modo che sappiano poco per volta scoprire la loro vocazione e distinguere se c’è! Sono così piccoli che noi non possiamo giudicare. Se viene in evidenza che quella vocazione non c’è non é un male. Non é un male che voi vi siate sposati invece di essere sacerdoti.
Quindi nella scuola pubblica possono scoprire la loro vocazione.
Ma é certo che é un impegno più grande.
L’impegno più grande é per il seminario naturalmente e anche vostro.
Vi dicevo altre volte che purtroppo, qui da noi c’è l’idea che un ragazzo o una ragazza, quando “si chiudono” ci devono pensare i preti e le suore ad educarli. E’ come un lavarsi le mani. Dato che educare é una cosa difficile, i figli si mandano in collegio, in convento o in seminario e lì ci pensano gli altri. No! Affatto!
I vostri figli saranno sempre i vostri figli e fra tutte le persone, quelle che ascoltano veramente sarete sempre voi. Voi siete al primo posto non solo perché avete una responsabilità che nessuno vi può togliere, non solo perché tra voi ci sono dei legami di sangue che nessuno può distruggere, ma perché siete fra tutte le persone che si muovono nella loro vita, le più importanti. Le persone che si ascoltano prima di tutti sono le persone alle quali si vuole bene.
Questa responsabilità educativa nessuno può togliervela, ma accanto a voi c’è il seminario. Cerchiamo di chiarirci a vicenda le idee e le responsabilità per stabilire insieme una collaborazione, per la ragione che vi ho detto, che i ragazzi prima di tutto ascoltano i papà e le mamme.
Naturalmente se si tratta di matematica o di geografia sarà più competente il professore, ma quando si tratta d’essere più buoni, più disciplinati, ascoltano i genitori. Poi c’è il seminario.
Il seminario é un complesso che parte dal vescovo, passa attraverso i parroci a tutti i sacerdoti, al sacerdote che rappresenta il vescovo nel seminario che é il direttore spirituale e poi concretamente alle suore. Notate che, quando dico alle suore dico ” le suore” perché, se si avverasse il caso che un ragazzo dà retta a una suora e non rispetta le altre suore, non é più giusto.
Il seminario é una componente.
Vengo abbastanza sovente a trovare i vostri ragazzi.
Mi saltano addosso, ne fanno di tutti i colori. Gradisco, sono contento, vuole dire che ci vogliamo bene, però se stessero buoni a studiare perché ci sono io, oppure pregassero bene e non bisticciassero perché ci sono io, non sarebbe giusto. Devono studiare perché é il loro dovere, devono essere disciplinati ed ordinati perché c’è una suora piuttosto che un’altra non é giusto. In questo modo una suora deve diventare un carabiniere!
Non solo i ragazzi devono sentire tutto il complesso di ciò che é il seminario. Lo dovete sentire anche voi. Questo é il punto più importante del nostro discorso
Avete fiducia nel seminario?
Credete o non credete nella buona volontà di chi sta in seminario per i vostri figlioli?
Quelle che stanno in seminario le ritenete persone capaci?
Ci credete o non ci credete che ci stanno per il bene dei vostri figlioli?
Ci credete che vogliono bene ai vostri figlioli, che cercano il bene dei vostri figlioli?
Avete qualche cosa da dire?
Se siete convinti di questo, il seminario ha un valore. Diversamente, se non ha nessun valore per voi diventa quel tal passaggio obbligato o la caserma dove si sta per forza, e una volta usciti o per vacanza o altro, il seminario non vale più niente. E voi dite: – ha fatto tanti sacrifici a stare chiuso in seminario. allora concedete tutto e diventate “larghi”.
Qui si tratta di convincerci.
Ho fiducia, credo che possa fare del bene il seminario in tutto il suo complesso?
Se ci credo devo dare la mia collaborazione.
Le persone più ascoltate dai vostri figlioli siete voi. Se voi, che siete le persone più ascoltate dai vostri figlioli, apprezzate il seminario e giudicate valida l’opera del seminario e date davanti ai vostri ragazzi l’approvazione a ciò che si fa in seminario, allora ciò che si fa in seminario vale per i vostri figlioli, é apprezzato dai vostri figlioli.
Se invece i vostri figlioli capiscono, si accorgono che anche voi giudicate il seminario, che anche voi pensate al seminario come al luogo dove bisogna stare per forza per studiare e poi si vedrà…oppure, che in seminario si spende poco…
Se i vostri figlioli si accorgono di questo, anche se non lo dite basta che lo pensiate che loro lo intuiscono, é finita l’opera del seminario perché sapranno sempre che alle loro spalle hanno quelli che li difendono.
Allora il seminario diventa per i vostri figlioli il luogo dove bisogna sopportare perché conviene, dove qualunque cosa faranno (sono ragazzi!) avranno sempre mamma e papà avvocati. I ragazzi a quella età- comprendete- non cercano altro che qualcuno li difenda nella loro naturale tendenza a fare il meno che sia possibile. Anche noi adulti se non c’è un motivo serio scansiamo. Tanto più i piccoli. I piccoli se non sono sostenuti da voi trovano subito il motivo per venire meno al loro impegno e al loro dovere.
Insisto ancora nella domanda: credete o non credete al seminario e che il vescovo é preoccupato come voi dei vostri figli e che quelli che sono in seminario sono preoccupati come il vescovo e quindi come voi del bene dei vostri figlioli?
Un’altra cosa e penso che non la giudicherete superbia.
Ci credete che a stare con i ragazzi siamo più capaci noi di voi?
Chi vi parla é stato coi ragazzi da 25 a 42 anni, e segue i vostri ragazzi. Le suore che sono qui sono sempre state in mezzo ai ragazzi e non solo alle ragazze. La Congregazione che ho scelto, fino a qualche anno fa, tra le altre scuole aveva una sessione di scuola media maschile.
Il direttore spirituale, don Stefanino Loparco, é sempre stato in seminario prima perché doveva starci e poi perché lo hanno fatto rimanere.
Ammettete che abbiamo una competenza e li comprendiamo?
Comprenderli non vuole dire soltanto rilevare i loro difetti – é naturale che nei ragazzi che crescono ci siano dei difetti – ma grazie a Dio abbiamo acquistato, tutti, una certa capacità di aiutare i ragazzi a liberarsi dai loro difetti, a diventare migliori in tutti i sensi, in tutti i campi non solo della preghiera e dello studio, ma anche della bontà del cuore, della sincerità, della lealtà, dell’obbedienza così difficile.
Ci riconoscete questa competenza?
Comunque: tutti i vostri figli sono tutti protetti in questo senso. Allora io, il vescovo, vi vengo a chiedere l’approvazione sul nostro operato e la vostra collaborazione
Diciamo in concreto. Se capita la cosa più normale di questo mondo, che qualcuno del seminario o della scuola vi dica che il vostro ragazzo non rende, che il vostro ragazzo non é disciplinato, che non sarebbe bene andasse con il tale o il talaltro, non dovete mettervi subito nell’atteggiamento dell’avvocato.
Chi vi dice così, vuole il bene del vostro ragazzo. Di fronte al ragazzo, o voi date una approvazione piena e incondizionata ed esplicita o quello che é stato osservato finisce a zero. Perché, se il ragazzo sa che é stata fatta una osservazione sul suo conto e i genitori non se ne fanno niente oppure ne prendono addirittura le difese, continua a fare come prima o peggio di prima.
E’ giusto questo?
Comprendiamo prima noi di voi che sono dei ragazzi, che non possiamo pretendere dei miracoli, che non vogliamo da oggi a domani che si correggano definitivamente, però bisogna sostenerli insieme.
Dicevo: se il ragazzo si accorge che, da parte vostra non c’è la stessa approvazione o la stessa decisione a fare vostro il giudizio dei superiori, l’azione del seminario é nullificata, annientata, distrutta e non solo, é corrotta nel senso che il ragazzo diventerà peggiore. Abbiamo, tutti, la tendenza a diventare peggiori se non ci impegniamo giorno per giorno. Tanto più questo avviene per i ragazzi.
C’è un altro fatto. Voi siete i genitori e può darsi benissimo che abbiate qualche cosa da dire sul vostro ragazzo. Per esempio, che pensate in un altro modo. C’è tutta la libertà di dire questo direttamente al superiore del seminario, cioè a chi ha fatto l’osservazione e non al figliolo.
Intendiamoci bene. Può darsi benissimo il caso che voi non condividiate l’osservazione che é stata fatta a vostro figlio. Va bene. Siete persone grandi e responsabili e capaci di capire i vostri figli. Allora, a parte, un’altra volta, la domenica successiva dite a chi vi ha fatto l’osservazione come vedete voi le cose.
Questa é lealtà e farà sì che ragioniate insieme e, se la ragione sta dalla parte vostra i superiori saranno ben contenti di dare ragione a voi. Se la ragione sta dall’altra parte voi rimarrete convinti, persuasi. Il dialogo deve avvenire solo tra voi e i superiori e quello che é stato osservato dai superiori, sul conto dei ragazzi, deve essere ratificato da voi.
Non considerateci dei nemici da cui vi dovete difendere come gente che “ce l’ha coi vostri ragazzi”. State attenti. Non lo dico soltanto a riguardo dei superiori del seminario, ma anche per gli insegnanti della scuola.
“La professoressa ce l’ha con me!” Si fa presto! Andate adagio. Aspettate i risultati. Siamo in questo mondo e potrebbe capitare anche quello! Ma sentite: perché un’insegnate dovrebbe averla con il vostro figlio piuttosto che con un altro?
La settimana scorsa erano a casa quelli del seminario di Taranto.
Beh! Questi ragazzi nostri volevano venire a Monopoli a fare gli esami. Io dico, nò.
Chi vi prepara sono quelli di Taranto.
Chi vi presenta? Chi ha responsabilità se venite a Monopoli?
Supponiamo che siate bocciati. La colpa di chi é?
Non c’è più nessuno.
Se avete fiducia datecela, dimostratecela prendendo un atteggiamento unico nei confronti di tutti quelli che si occupano dei vostri ragazzi.
Questa é la cosa che mi sta veramente a cuore: stabilire una vera e propria collaborazione tra voi e noi.
Tra di voi perché potete “mettervi sù o giù”. C’è modo e modo di collaborare anche tra voi.
E poi: il seminario si trova in una posizione un po’ singolare.
La nostra diocesi é piccola.
Non sappiamo se domani diventerà grande o se non ci sarà più.
Tutto ciò che accade, circola.
Se da una parte c’è del malumore, é facile che il malumore si comunichi dappertutto.
Uno dei mali della nostra diocesi é questo:
C’è un malumore in uno?
Tutti diventano di malumore.
C’è uno che fa la critica?
Tutti fanno coro a fare la critica, invece bisogna essere capaci, ognuno, a farsi il proprio giudizio, il proprio convincimento, a battere la propria strada, a vedere i fatti come sono e giudicarli concretamente.
Mettiamoci un po’ d’accordo.
Primo punto é il rendimento scolastico. Io chiedo a voi, onestamente: c’è un altro ragazzo della scuola media che abbia le condizioni più favorevoli per prepararsi tranquillamente e convenientemente aiutato da persone competenti, per presentarsi a scuola con la lezione studiata e con i compiti fatti?
Non sarebbe più disturbato, più distratto, meno aiutato?
Qui ci sono questi aiuti se li prendono, se ne fanno conto, se corrispondono, se danno retta. Se non danno retta, allora dipende da loro. In parte dipende da noi quando voi siete nelle disposizioni di credere più alle suore che stanno con loro durante lo studio, che ai vostri figli.
Come cuore, capisco anch’o che siete più nella disposizione di credere a vostro figlio, ma ragionate un po’.I vostri figlioli, sono buoni e sostanzialmente sono contento dei nostri ragazzi, ma invece di studiare possono stare sul libro e fingere di studiare. Se la suora o l’insegnate vi dice: guardi che non studia, oppure guardi che disturba durante lo studio e voi siete nella disposizione di difendere di più il vostro figliolo, é finita. Date un po’ meno retta al cuore.
Alcuni, pochi per fortuna, invece di migliorare hanno peggiorato. Magari vi avevano avvisati. La colpa di chi é?
Potete dire: il ragazzo che colpa ne ha?
Ha una colpa misurata alla sua età, ma non potrebbe essere anche la colpa dei papà e delle mamme pietosi?
Disciplina. Ieri sera ho celebrato in seminario ed ho parlato ai vostri ragazzi come si parla ai seminaristi. Seminaristi non vuole dire “piccoli preti”. Non pretendo che siano dei preti e non pretendo e non posso neppure sperare che domani siano tutti preti, però l’educazione che devo dare é quella che devo dare a quel ragazzo di quella età perché, se domani fosse prete sia educato, avviato su quella strada e anche se non diventerà prete ,sia avviato ed educato al bene.
Allora, la prima cosa di cui hanno bisogno questi figliuoli é di essere educati allo spirito di sacrificio, cioè a sopportare quei sacrifici che sono proporzionati alla loro età, alla loro capacità e che sono il sostegno della loro buona crescita. Voi di campagna, tempo fa siete andati vicino alla vite e le avete potate. E la pianta credete che ci goda ad essere potata? Piange, si dice, soffre, ma quella sofferenza non é forse buona?. L’ulivo e la vite produrranno di più.
Queste piccole viti, piccoli olivi devono essere un po’ potati. Ci sono rametti che succhiano soltanto e bisogna potarli e lasciare i rami buoni, i tralci più vigorosi fino ad un certo punto. Questa operazione bisogna farla con i vostri ragazzi. Mamme e papà, siete contenti dei sacrifici che avete dovuto fare da giovani? Non é quello che oggi vi rende le persone più serene degli altri?
Non sono stati il bene della vostra vita?
Ai vostri tempi, magari, vostro padre e vostra madre usavano dei sistemi un po’ più forti. Si usava la cinghia da queste parti? Non benedite la memoria di vostro padre proprio per quelle due cinghiate che vi siete prese? Se ve le site prese.Io le ho prese. Oggi non dico che si debbano usare gli stessi metodi, però si devono ottenere gli stessi effetti, quindi una disciplina ci deve essere.
Oggi più di ieri sono portati alla comodità. Tutti sono portati a star bene. Fin tanto che si tratta di stare bene in salute, é un dovere. Quando i vostri sacerdoti vengono in seminario e vedono come mangiano i vostri figlioli e come sono trattati, fanno delle meraviglie e dicono: ai tempi nostri, più che melone, alla sera… Non si vogliono fare star male i vostri figlioli, ma si vogliono educare e l’elemento dell’educazione é la disciplina, é la prontezza, é l’obbedienza, é dare retta.
Sono tanti insieme. Se tutti non sono disciplinati il seminario diventa una baraonda. Quando sono in 29, in fila aspettando di andare in chiesa o in refettorio se c’è quello beato e comodo che se ne sta a giocherellare, chi ne soffre? Quei 29 che aspettano l’ultimo. Quello non andrebbe…. e pensate che un fatto del genere non avvenga mai?
Li volete buoni o non li volete buoni? Io non dico che non debbano essere vivaci, non debbano avere voglia di giocare e fare chiasso. Ne fanno fin che vogliono. Giocano e si fa di tutto per accontentarli. Addirittura sono venuto a giocare al biliardo con loro. Ma devono essere buoni tra loro. Si o no?
Ho detto a quelli di terza media, a principio dell’anno: voi siete i più responsabili e dovete farvi come i tutori dei più piccoli. In casa i più grandi aiutano i più piccoli, così deve avvenire nel seminario. I più piccoli si devono sentire protetti dai più grandi.
Poi tra loro devono andare d’accodo. Una rivista che si occupa dei problemi del seminario scriveva ultimamente che, i primi cinque anni andrebbero impegnati tutti a vedere se sono capaci di vuole bene ai loro compagni, perché se non sono capaci di voler bene ai loro compagni, non saranno buoni preti, faranno il proprio interesse, cercheranno le proprie comodità ma non si per il prossimo. E tra voi lo sapete molto.
Problema economico
Lo ammettete che, ciò che vi chiede l’amministrazione del seminario é una “bazzecola” una “fesseria” rispetto a quello che costano?
Siete convinti che l’amministrazione del seminario deve di molto raddoppiare quello che ognuno di voi dà?
Allora siate puntuali nel dare. Questa é buona amministrazione. Se noi al fornitore del pane puntualmente diamo quello che dobbiamo dargli e ci porta il pane non buono, possiamo anche mandarglielo indietro. Viceversa ci fornisce quello che vuole.
Scusate un altro punto. Un senso di dignità. Voi sapete che il seminario va avanti perché la diocesi corrisponde e perché noi, incominciando dal vescovo, andiamo a stendere la mano per raccogliere quattro soldi per fare quel gruzzolo necessario perché il bilancio quadri.
Ora, sentite un po’, in coscienza, da uomini: vi esporreste al giudizio dell’opinione pubblica la quale sapesse che voi pagate 7.000 lire per mantenere vostro figlio in seminario? Credo che nessuno vada al caffè a vantarsi di pagare così poco…cioè a dire: “gliela faccio ai preti…mi faccio mantenere il ragazzo per 7.000 lire al mese!”
Se potete dare qualche cosa di più, datelo. I vostri ragazzi hanno radioline, pile, orologio….
OM 65 Seminario 1967