la meditazione del vescovo
La pastorale dei ragazzi 26-29 agosto 1974
Il brano che abbiamo ascoltato mi pare si presti per la nostra meditazione per due motivi.
Il primo è questo: Eutico era presente all’assemblea dei cristiani insieme agli adulti. Cioè il ragazzo, come è già stato ripetuto per atre motivazioni, non lo dobbiamo concepire e trattare isolatamente dall’ambito nel quale egli vive naturalmente, e particolarmente per la sua educazione religiosa noi dobbiamo fare di tutto perché venga inserito in una comunità veramente religiosa, veramente cristiana, che si nutre alla mensa della Parola del Signore e dell’Eucarestia. Perciò noi faremo cosa vantaggiosa per i nostri ragazzi se ci preoccuperemo che siano circondati da queste comunità di fede, prima fra tutte la famiglia.
Quello che in diocesi si fa perché la famiglia diventi soggetto di azione pastorale, cioè perché le famiglie diventino sinceramente, veramente cristiane, perché la famiglia diventi realtà di chiesa, è un’azione indispensabile proprio nella linea di quello che noi vogliamo fare in favore dei nostri ragazzi. E’ là che essi assorbono la prima linfa cristiana. Quindi nell’organizzare la nostra attività catechistica guardiamo la famiglia, guardiamo ciò che è possibile fare per la famiglia.
Poi, la comunità cristiana parrocchiale. Ci sono le nostre parrocchie, intorno ad esse c’è una certa vita cristiana di ascolto della Parola di Dio, una certa frequenza ai santi Sacramenti, ma possiamo dire che, secondo l’espressione dell’introduzione del Messale (1) Cfr. MESS. ROM., Istr. Gen., nn. 7 e 8, convengono per stare insieme, per celebrare il Memoriale del Signore e partecipare alla mensa della Parola di Dio e del Corpo e del Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo ?
E questo loro stare insieme, nutriti della Parola di Dio e del Corpo e del Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo, si protrae poi in tutte le situazioni della loro esistenza ?
Questo è l’ambiente educativo che noi dobbiamo preoccuparci di preparare per i nostri ragazzi. Fino ad oggi anche nelle celebrazioni liturgiche il bambino o il ragazzo era considerato assai isolatamente. C’erano e ci sono (e non dico che non ci devono più essere di punto in bianco) le cosiddette « Messe del fanciullo ». Per quanto è possibile – e dobbiamo fare quello che è possibile – devono diventare « Messe delle famiglie», nelle quali il ragazzo partecipa alla celebrazione del Memoriale del Signore insieme agli adulti. Il ragazzo è estremamente recettivo, è influenzato enormemente dalla coerenza o dall’incoerenza dei suoi e di quelli che gli fanno una proposta di vita cristiana. Questo mi pare che suggerisca, almeno lo insinui, il brano degli Atti degli Apostoli, che abbiamo appena letto.
Un altro punto del tutto logico è questo: Paolo, prima di partire da Troade, si intrattiene nel giorno di Domenica, il primo giorno della settimana, tutta la notte, per nutrire e con quale sovrabbondanza quella comunità della Parola di Dio e spezzare il pane. E noi qui impegnati in una azione pastorale, che riguarda tutta la nostra chiesa e tutte le comunità della nostra chiesa, dobbiamo capire ancora una volta e più profondamente che ci sarà un’azione pedagogica valida nei confronti dei nostri ragazzi e dei nostri adolescenti quando noi saremo delle persone che accostano il ragazzo, irradiando quella carica sovrabbondante, che viene dall’ascolto della Parola del Signore.
E’ bene che l’opera educativa metta in atto tutti gli strumenti, che le scienze educative ci prestano, ma tutti questi strumenti devono avere un’anima. E l’anima è lo Spirito Santo in noi, che ci illumina con la Parola di Dio, che illumina la Parola di Dio e che ci porta fino a quella maturità di saggezza cristiana, che è propria dell’educatore: essere un « saggio », non nel senso ellenistico della parola (i sette sapienti), ma il saggio della Bibbia, che è ripieno dello Spirito di Dio, ripieno dei doni dello Spirito di Dio, dei doni dell’intelletto, della Sapienza, della Scienza… (2) Cfr. 1 Cor. 2,10-16; 12,8; Ef. 1,17..
Cerchiamo un poco di riferirci alla nostra intelligenza della Parola di Dio e alla nostra capacità di rendere la Parola di Dio come un cibo masticato da una mamma, che lo porge come nutrimento ai propri figli.
Abbiamo detto che l’educazione cristiana da parte di Dio è illuminazione e correzione. Che doni preziosi il dono del Consiglio, il dono della Fortezza, il dono della Pietà ! Essi devono caratterizzare la nostra persona e la nostra azione, perché sia veramente un’azione cristiana. Nutriti della Parola di Dio e nutriti all’azione e alla forza di una Presenza, carica di salvezza, che si incontra nei santi Sacramenti, particolarmente nell’Eucaristia alla mensa del Corpo e del Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo, e proprio per questa nostra partecipazione sinceramente e autenticamente cristiana al Mistero Eucaristico, dobbiamo diventare dei «Cristofori», persone che portano Cristo, Io portano intorno, come mi pare si esprima S. Paolo (3) 3) Cfr. Gal. 3,27; Ef. 4,24; 2 Cor. 5,3., perché lo hanno in se stessi, perché raggiungono un grado molto alto di unione con Nostro Signore Gesù Cristo.
Queste, miei cari, devono diventare le nostre preoccupazioni pedagogiche cristiane. Noi, che prepariamo i bambini alla celebrazione della Prima Eucaristia e degli altri Sacramenti, come siamo maturati nella percezione, nella frequenza degli stessi Sacramenti, che proponiamo ai nostri educandi ? E’ giusto ogni aggiornamento di qualsiasi tipo per una catechesi efficace, ma è doveroso ogni rinnovamento della nostra vita cristiana alla Mensa della Parola di Dio e del Corpo e del Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo, perché la nostra azione sia davvero un’azione di salvezza.
ST 246 Settimana 74
stampa: Rivista Diocesana, Settembre -Ottobre 1974, pag. 234-236
Atti della settimana ” La pastorale dei ragazzi” CD- 1974_SETTIMANA