perché rappresentiamo il Popolo di Dio
Cattedrale di Monopoli 2 Febbraio 1967 – Candelora
Queste celebrazioni, che segnano le date nell’anno liturgico rischiano di non essere sottolineate dalla nostra attenzione e di perdere il loro significato e noi rischiamo di essere privati della grazia che sono destinate a portare nella nostra vita. Questa liturgia, imperniata sul mistero del Figlio di Dio che entra nel tempio, è sottolineata dai ceri che si benedicono, si accendono e si portano in mano per rischiarare la via e andare incontro al Signore. La venuta di Gesù al tempio, la luce che portiamo in mano sono l’oggetto della nostra celebrazione.
Fin dai tempi profetici erano stati annunziati i giorni della venuta del Salvatore come i giorni in cui Egli, il dominatore, il signore, il padrone sarebbe entrato nel suo tempio e lo avrebbe illuminato della sua luce.
Quando, poi, venne nel tempio del suo corpo mortale una grande luce rifulse agli occhi degli uomini.
Gesù doveva adempiere la legge ed entrare anche nel tempio dedicato a Dio in Gerusalemme.
Vi entrò e portò la grande consolazione al vecchio Simeone: la certezza che era venuto finalmente il Signore a rischiarare gli uomini.
Gesù, il Figlio di Dio, il Salvatore vuole entrare e stabilirsi nel suo tempio edificato nello Spirito che è la Chiesa, che siamo noi, pietre vive da edificarsi, da connettersi, da congiungersi, da unirsi nella carità per portare la sua luce. In questo tempio il Figlio di Dio, il Salvatore vuole entrare e stabilirsi e portare la sua luce fino a quando anche noi, con Lui, entreremo nel tempio della sua gloria, nella dimora eterna della presenza definitiva, immancabile e piena di Dio perché sarà tutto in tutti. Noi, qui siamo in attesa, ci prepariamo, ci disponiamo a quel giorno in cui il Figlio di Dio, l’Agnello che ha tolto i peccati del mondo si presenterà in tutta la sua potenza e maestà, per essere motivo di separazione dei giusti da quelli che non lo hanno accolto.
La Chiesa ci ha dato in mano una candela. Questa che portiamo in mano significa prima di tutto: Gesù che viene a noi; Gesù che ha illuminato di speranza tutto l’Antico Testamento; Gesù che è la luce del mondo venuta in mezzo agli uomini; Gesù che è la luce delle nostre anime e delle nostre coscienze; Gesù che sarà lo splendore eterno per tutti i tempi. Ma, quella candela che portiamo in mano non è soltanto il nostro incontro con Gesù che viene per illuminarci, ma siamo anche noi che andiamo incontro a Gesù perché siamo illuminati. La candela è una luce che Gesù Cristo stesso ha acceso nei nostri cuori per mezzo del suo Spirito, perché abbiamo l’intelligenza, la scienza, la sapienza delle cose di Dio, delle cose dello Spirito, delle cose della nostra anima e, in noi dal giorno del Battesimo, le cose della nostra anima.
Questa luce che è in noi dal giorno del battesimo, che é stata accesa quando lo Spirito di nostro Signore Gesù Cristo ha preso possesso dei nostri cuori, questa luce che è stata accesa in modo più splendente il giorno della Cresima per un dono particolare dello Spirito Santo stesso alle anime nostre, deve essere quella che illumina tutte le ore della nostra esistenza attraverso le espressioni della fede, della speranza e della carità. Quindi, chi ha preso in mano questa candela, chi prenderà in mano questa candela, noi che l’abbiamo presa a nome di tutti perché rappresentiamo il Popolo di Dio, dobbiamo essere quelli che stanno sulla porta del tempio ad attendere l’arrivo del Signore e gli vanno incontro con la candela accesa: – la candela dello Spirito che è in noi, – la candela della fede che è in noi, – la candela della speranza che ci viene dalla luce di nostro Signore Gesù Cristo – la candela della carità che deve animare le nostre anime.
Così, con la candela in mano accesa, andiamo incontro a Gesù, che viene nel tempio suo, che sono le nostre anime.
OM 55 Candelora 1967