Castelnuovo Domenica 12 ottobre 1969 – festa di san Luigi
Carissimi tutti e specialmente voi giovani che, con la vostra presenza in chiesa intendete oggi onorare S. Luigi Gonzaga.
Rifacciamoci, col nostro discorso di oggi, al primo discorso avvenuto un anno fa quando abbiamo consacrato le campane. Certamente ricordate cosa abbiamo fatto intorno alle campane e il significato di quello che abbiamo fatto. Ricordate che le abbiamo asperse d’acqua benedetta, le abbiamo unte con il sacro crisma, le abbiamo incensate. Abbiamo affermato che le campane sono la voce potente, armoniosa, gioiosa e a volte anche triste che ci raggiunge in tutti i luoghi in cui noi ci troviamo e ci viene a ricordare il significato della vita cristiana.
Le campane ci vengono a ricordare che la nostra vita cristiana si svolge in diversi tempi. C’è il tempo della purificazione e della penitenza significato dall’acqua benedetta; c’è il tempo e il significato della grazia di Dio che deve essere nei nostri cuori e noi siamo stati unti nel battesimo e nella cresima; c’è il tempo e il significato del profumo dell’incesso che è il profumo della virtù, il profumo della vita cristiana, il profumo di una vita buona.
Perché vi richiamo ancora queste cose che forse vi sono già ritornate alla mente quando avete sentito il suono delle vostre campane? Ve le richiamo perché le segnala San Luigi.
Sapete bene che S. Luigi non è nato santo. Era un bambino piccolo come voi, vivace come voi e anche un po’ birichino. Man mano che cresceva sentiva in se stesso di non essere un collo torto come comunemente si raffigurava nelle immagini, sentiva di portare nelle sue vene il sangue dei Gonzaga, che era un sangue tutt’altro che da santi. Ad un certo punto della sua vita ha capito l’ammonimento, che gli veniva dalla Parola del Signore: fratelli osservate attentamente come vi comportate; non comportatevi da stolti ma da sapienti che traggono profitto dal momento presente perché i giorni sono pochi.
Questo ammonimento di S. Paolo, che abbiamo ascoltato insieme nella lettura della messa di questa mattina, è risuonato all’orecchio di S. Luigi Gonzaga e allora nella preghiera, nella meditazione, nella riflessione, illuminato da una grazia particolare del Signore ha capito che la vita doveva avere un altro significato. Ha capito che nella vita non bisogna abbandonarsi istintivamente al gioco delle passioni e circondare la persona d’apparenze come il lusso e altre cose che a lui erano possibili.
Ha capito che non bisognava pretendere di imporsi agli altri perché aveva una posizione privilegiata nella vita, perché apparteneva ad una famiglia ricca e potente, ma che doveva essere un giovane impegnato a diventare autenticamente un cristiano, quindi impegnato a considerare il valore della vita, a comprendere che cosa bisognava fare per realizzare tutto se stesso per vivere la pienezza della sua esistenza, cioè tutta la pienezza dei suoi giorni, tutta la pienezza di grazia che il Signore gli aveva dato.
Allora vediamo S. Luigi che si dedica alla penitenza. La penitenza non è una parola che fa piacere. Se noi non vogliamo diventare – con l’espressione di S. Paolo – l’uomo animale, cioè se non vogliamo essere come quelli che si lasciano trasportare soltanto dagli istinti e si comportano come bestie senza essere guidati dalla ragione, dal buon senso e soprattutto dalla buona coscienza, dobbiamo dominarci, dobbiamo comandare a noi stessi e non agli altri, dobbiamo essere padroni di noi stessi. Per diventare padroni di noi stessi, è indispensabile l’allenamento della penitenza.
Non è detto che dobbiamo portare il cilicio o che dobbiamo flagellarci come si legge in alcune biografie di santi. La santità non consiste in questo. E’ momento per momento che dobbiamo comandare a noi stessi, è momento per momento che dobbiamo dominarci con la nostra volontà, è momento per momento che dobbiamo affermare la nostra dignità di creature umane e la nostra qualità e dignità di figli di Dio, quindi tutto quello che si oppone a questa dignità, tutto quello che si oppone alla nostra nobiltà di creature santificate da nostro Signore Gesù Cristo, importa sforzo e rinuncia. Ecco la penitenza.
La penitenza non è richiesta soltanto per i bambini o per i giovani, ma é per tutti se vogliamo mantenerci – come dobbiamo essere – degni della grazia del Signore. E’ qui dove la grazia del Signore ci aiuta ad essere autenticamente cristiani. Allora la grazia del Signore non deve essere solo l’abito bello della nostra grazia ma deve essere una forza che ci spinge continuamente verso il bene e deve diventare la coscienza viva del privilegio di portare in noi stessi la vita di nostro Signore Gesù Cristo, di sentirci figli di Dio e di comportarci da figli di Dio e perciò di attingere alla grazia come si attinge alla vita di Dio.
Alla vita materiale si attinge per mezzo del nutrimento. Per la nostra vita di figli di Dio dobbiamo cercare il nutrimento della nostra anima attraverso i mezzi della grazia: < i santi sacramenti della confessione e particolarmente della santa comunione. La santa comunione non deve essere un atto di devozione in onore di S. Luigi, ma deve essere un atto di vita, deve essere il nutrimento della nostra vita spirituale per alimentare quella vita di figli di Dio che è in noi, come ha fatto san Luigi.
E’ nota la frequenza con cui S. Luigi si accostava alla comunione, < e soprattutto la devozione con cui si accostava alla santa confessione. Mentre noi troviamo appena due minuti per prepararci alla comunione e mezzo minuto per ringraziare il Signore, che viene nel nostro cuore per essere il pane di vita per la nostra vita spirituale. S. Luigi divideva la giornata in due tempi, il primo tempo serviva a prepararsi alla comunione, il secondo tempo serviva a ringraziare nostro Signore Gesù Cristo che era venuto nella sua persona
per fare di lui un autentico cristiano.
In questo vediamo la sua virtù e la sua forza. Virtù non è debolezza. Ci vuole coraggio per essere virtuosi. La virtù della castità, che è caratteristica della vita di san Luigi, non pare una virtù adatta ai tempi nostri. Invece come è adatta ai tempi nostri! Come è necessario dimostrare al mondo d’oggi che la grazia di nostro Signore Gesù Cristo mette in evidenza nella nostra persona ciò che c’è di bello e di grande e di dignitoso e di umano nell’amore!
Com’è necessario ai tempi nostri fare vedere che l’amore non deve essere bestiale! Tutto nel mondo di oggi è un richiamo, una sollecitazione ai così detti valori del sesso come valori della persona! La persona creata da Dio, uomo e donna, non è creata per essere come i bruti, ma è creata per essere uomini e donne dignitosi, pieni di rispetto come sono un padre e una madre, come sono uno sposo e una sposa che meritano questi nomi e che l’amore se lo dimostrano attraverso il sacrificio, attraverso il dono della propria persona e non attraverso il godimento bestiale degli istinti.
Noi, sì che dobbiamo progredire in tutti i sensi della vita, ma dobbiamo progredire nel senso della vita morale che è la capacità di vivere secondo la propria vocazione, che è la capacità di vivere secondo la dignità d’uomini, di donne, e tutti secondo la dignità di figli di Dio che vivono alla presenza di Dio, che vivono con la grazia di Dio, che vivono con la gioia di portare in sé il dono di sentirsi figli adottivi del Padre che sta nei cieli.
In questo modo noi onoriamo San Luigi e in questo modo san Luigi oggi sta in mezzo a noi con la sua intercessione, perché siamo benedetti tutti e perché siano benedetti tutti quelli che portiamo nel nostro cuore.
OM 233 Castelnuovo 69 – Domenica 12 ottobre 1969