Giornata della Pace 1969 – S. Andrea ore 17,30
Onorevoli, autorità, fratelli e figli carissimi, questa santa Messa che in parte abbiamo già celebrato con la proclamazione da una parte e l’ascolto dall’altra della Parola di Dio, ha uno scopo preciso che corrisponde a ciò che di più profondo, di più sentito, di più desiderato è nel cuore di tutti gli uomini. Questo anelito è stato raccolto dal Vicario di nostro Signore Gesù Cristo in terra, il quale ha proposto a tutte le nazioni del mondo di dare un senso alla prima giornata dell’anno consacrandolo alla celebrazione della pace.
Dai testi dell’antico e del nuovo testamento ci siamo accorti che il tema della pace non è un tema di attualità, perché il mondo si trova in determinate condizioni. Il tema della pace è quello che ci propone Iddio da sempre con tutta l’opera che ha svolto in mezzo agli uomini.
Noi, credenti in Dio, celebriamo la giornata della pace con una santa Messa, ma non dobbiamo far servire la santa Messa ad una celebrazione; la nostra celebrazione deve coincidere, invece, con la santa Messa. Per noi che crediamo e siamo in chiesa, la nostra celebrazione della giornata della pace ha senso proprio perché esiste la santa Messa; la nostra celebrazione non può avere una espressione diversa, che valga di più, che sia più operante nel mondo intero.
Abbiamo ascoltato la parola di Gesù. Egli è stato posto a morte, risuscita, si fa vedere, si intrattiene coi suoi, si fa toccare le mani e il costato dai suoi apostoli e – abbiamo notato – si introduce sempre con l’augurio:«la pace sia con voi”- Riflettiamo un istante. Gesù Cristo, che ha subito la sua passione ed è morto, che risuscita da morte e si afferma come autore della vita, che cosa porta e che cosa propone ai suoi apostoli da portare in tutto il mondo? La pace.
Noi abbiamo anche capito, come san Paolo spiega, che Gesù Cristo in persona è la pace: ” Cristo è la nostra pace”. Per quale motivo Cristo è la nostra pace? Perché ha predicato o augurato la pace? No. Perché ha fatto la pace con il suo sangue, con il suo sacrificio, più profondamente: nel suo amore, con il suo amore egli ci ha pacificati con Dio e ci ha dato la possibilità di pacificarci tra noi. Ci ha riconciliati con il Padre nel suo sangue e ha fatto di tutti noi, moltitudine di popoli, un popolo solo, qualche cosa di più: un sol uomo, come si esprimeranno gli atti degli apostoli “un cuore solo e un’anima sola”.
Ma qual è il significato concreto di questa riconciliazione che Gesù ha fatto: di noi con il Padre e di noi con i nostri fratelli? Ha tolto dalla nostra persona la radice da cui nasce ogni espressione contraria alla pace e che ha la sua dura, triste, paurosa manifestazione nella guerra. Ha tolto dal nostro cuore la tendenza e l’inclinazione che nascono da un egoismo fondamentale insito nell’intimo della nostra persona.
Come ha compiuto questo? Dandoci il suo Spirito. Non è facile questa risposta, forse perché non siamo abituati, andare alla sostanza del contenuto e della realtà della nostra religione. Noi abbiamo da Dio il dono della pace perché mandando il suo Figliolo su questa terra, che è morto per la nostra salvezza, ha mandato nel mondo lo Spirito Santo che è Amore.
Conviene sempre ricordare che noi siamo cristiani perché abbiamo ricevuto il battesimo. Nel battesimo ci è stato donato lo Spirito Santo. Noi diventiamo cristiani maturi con la Cresima. Nella cresima lo Spirito santo si afferma con la sua presenza e con la sua azione più decisamente in ognuno di noi.
Che cosa porta lo Spirito Santo per cui diventiamo cristiani nel battesimo e perfetti cristiani nella cresima? Ci porta questa capacità di amare. E’ tanto facile comprendere che, quando questa capacità di amare che ci viene dal nostro Dio, fosse operante nella nostra persona e nella nostra esistenza, sarebbe tolta ogni causa di guerra, di contrasto, di discordia, di difficoltà ad intenderci: ci sarebbe la benevolenza, ci sarebbe il desiderio del bene per gli altri, ci sarebbe la tendenza a procurare il bene degli altri, ci sarebbe la pace.
Dunque, noi con questa celebrazione che si impernia nella santa Messa, accogliamo Gesù Cristo nostro Salvatore, autore della nostra pace, nostro pacificatore con Dio e con i fratelli, che si stabilisce in mezzo a noi nella celebrazione eucaristica e ripete in mezzo a noi il gesto della sua passione, morte e risurrezioni e pone a nostra disposizione il frutto della sua morte e della sua resurrezione, perché noi ci impegniamo, con Lui, perché noi diamo la nostra risposta a lui che vuole operare, perché in noi e in mezzo di noi la pace sia autentica.
Miei cari, ecco: la nostra celebrazione non è dunque una manifestazione qualsiasi perché domani si scriva sui giornali che anche a Mantova si è celebrata la giornata della pace; è qualche cosa che deve avvenire davanti a Dio; è qualche cosa che accade perché Gesù Cristo è operante con il suo Spirito in mezzo a noi attraverso l’azione sacramentale della santa Messa; è un impegno che deve scendere nelle nostre coscienze, che non si potrà certamente registrare nelle cronache; è un impegno che deve scendere nella nostra coscienza per diventare autenticamente cristiani, cioè operatori di pace: pacificarci con Dio, pacificarci con i fratelli per diventare operatori di pace dinnanzi a Dio e dinnanzi al mondo.
E’ tanto evidente che la nostra prima operazione di pace deve avvenire con Dio. Tutte le altre pacificazioni non tengono, sono difficili, si rivelano ad un certo punto quasi impossibili, perché non c’è, non soltanto una ragione, ma non c’è anche una forza di cui l’uomo ha bisogno per potere veramente operare la pace.
E’ nella sua coscienza che ci deve essere la pace; è nella sua coscienza che ci deve essere chiara la verità; è nella sua coscienza dove deve essere evidente il valore primo da affermare su tutti i valori: quello della dignità della persona e delle prerogative che sono inscindibili con la dignità della persona umana: la libertà, la giustizia, l’amore. Ripeto e insisto: deve essere un fatto interiore che noi giustifichiamo davanti a Dio, di cui è giudice vero soltanto Iddio deve essere qualche cosa che noi umilmente domandiamo a Dio perché purtroppo questa capacità non la portiamo in noi stessi.
Dobbiamo diventare operatori di pace in mezzo ai nostri fratelli. E’ diventata celebre una affermazione del nostro san Pio X. A una personalità di governo che gli faceva presenti le condizioni del mondo in quell’ora molto grave, e chiedeva al vicario di nostro Signore Gesù Cristo come era possibile introdurre la pace del mondo, san Pio X rispondeva: dobbiamo essere in pace tra di noi, con quelli che ci circondano, con le persone con cui viviamo quotidianamente. Sembra una risposta semplicistica ma riflettiamo: se tutti si proponessero di essere così nella loro casa, con i loro vicini di casa, e in cerchi sempre più allargati dove può arrivare la nostra influenza di azione, eh sì, comprendete, che la pace si stabilirebbe nel mondo.
Evidentemente questa pace che nasce dalla coscienza ha il suo fondamento nella risposta che ognuno di noi deve dare a Dio. Se il giudizio di Dio fosse operante nelle persone, le persone a qualsiasi livello di responsabilità si trovassero, prima di giudicare della convenienza delle loro azioni: secondo una ragione di forza o secondo una ragione di prestigio o secondo una ragione di potenza, o secondo una ragione di interesse , risponderebbero secondo una ragione che vale, unica davanti a Dio che per noi uomini e per la nostra salvezza è disceso dal cielo, cioè, che: chi deve essere salvato, chi deve essere difeso, chi deve essere aiutato in tutti i modi, è l’uomo, è la persona umana. Non sono gli interessi. Non è il prestigio. Allora comprendiamo che la pace diventerebbe un fatto possibile nel mondo.
Operatori di pace miei cari! E noi sappiamo che la guerra e soprattutto le cause della guerra che sono attuali nel mondo, possono avere delle esplosioni incontenibili e incalcolabili nelle loro conseguenze gravissime. Allora a chi dobbiamo rivolgerci? Ecco la celebrazione della santa Messa , ecco una presenza in Chiesa, ecco una preghiera a Dio autore della pace, per i meriti di nostro Signore Gesù Cristo, e per il nostro impegno religioso di carità autentica .
Miei cari la guerra, i motivi per cui si potrebbero scatenare delle guerre, quante sofferenze causano nel mondo, sofferenze fisiche, morali, la fame, l’ignoranza, l’ingiustizia, le stragi e anche ingenti patrimoni che vanno dispersi! Che cumulo di sofferenza e di dolore! Tutta questa sofferenza non sempre è rivolta a Dio. Si, Dio guarda questa sofferenza, ma l’uomo molte volte non la dirige a Dio, non la sostiene per Dio. E voglio dire: in quella sofferenza molte volte manca l’elemento che la definirebbe umana. Manca l’amore.
Dunque, noi che abbiamo la fede, noi che preghiamo, noi che partecipiamo alla santa Messa, voi miei cari laici che dopo il concilio avete riscoperto una vostra prerogativa singolarissima: il vostro sacerdozio, perché non assumete nel vostro cuore, nel vostro spirito, tutta la sofferenza che c’è nel mondo, accogliendola con la vostra comprensione, con la ricchezza dei vostri sentimenti, con la finezza della vostra sensibilità umana e cristiana e, così raccolta, offrirla a Dio, qui, in unione al sacrificio di nostro Signore Gesù Cristo?
Comprendete che tutta quella sofferenza che è priva di amore, per il nostro amore, un amore sincero, vero, autentico, può diventare un patrimonio che non va distrutto e che sta davanti a Dio come il patrimonio del sacrificio del sangue di nostro Signore Gesù Cristo, che grida per noi, per tutta la umanità: come dice san Paolo- pace, per quelli che sono vicini a nostro Signore Gesù Cristo, pace per quelli che sono lontani da nostro Signore Gesù Cristo, pace per tutto il mondo.
Poi insieme, il mio e il vostro sacerdozio, nell’impegno misterioso che ci unisce al sacrificio di nostro Signore Gesù Cristo, abbracciamo il mondo intero, la sofferenza di tutto il mondo, uniamola al sacrificio di nostro Signore Gesù Cristo, e così compiamo la nostra celebrazione per la giornata della pace, uniti a tutti quelli che nel mondo, in qualsiasi modo, pregano Dio che è “uno solo” e vuole essere autore di ogni pace.
OM 191 Pace 69 – Giornata della pace 1969 S. Andrea ore 17,30