1982 celebrazione per i sacerdoti
Cari figlioli che state dinnanzi a me per ricevere, attraverso il mio ministero, i doni di grazia che il Signore vi ha preparato, che state davanti all’attenzione dei vostri amici e nel cuore dei vostri cari che con trepidazione prendono parte a questa liturgia e si chiedono come si chiedevano i vicini di casa di Zaccaria, “che cosa sarà di questo mio figlio”, quale sarà la sorte, il destino, il compito, il senso stesso della esistenza di questo mio figlio, di questo mio amico.
Raccogliamo la risposta dalla celebrazione della liturgia di questo giorno che non è casuale ma provvidenziale. Faccio sempre notare che le celebrazioni liturgiche hanno delle coincidenze con ciò che avviene nella nostra persona e nella nostra vita, e ci stupiscono sempre perché sembrano fatte apposta.
Il mistero della nascita di Giovanni, il mistero del nome dato al precursore di Gesù, il mistero della grazia che si compie in lui in seguito tutto quello di cui diventa spettatore e attore, è mistero attuale nella chiesa, è mistero che si addice in modo del tutto particolare a questi nostri fratelli chiamati ad essere nella chiesa santa di Dio, giorno per giorno sempre di più – da lettori, da accoliti, da diaconi e domani da sacerdoti – i precursori di nostro Signore Gesù Cristo, coloro che gridano nel deserto del mondo, nel deserto del nostro spirito, nel deserto della nostra vita: -siano appianati tutti gli ostacoli perché possa venire Gesù-.
Siamo alla vigilia della celebrazione del mistero della venuta di nostro Signore Gesù Cristo. Noi che veniamo in chiesa e abbiamo il senso delle cose di Dio non ci fermiamo semplicemente alla sua nascita, ma ci mettiamo in atteggiamento di adorazione e di umilissima accoglienza di tutto il mistero della persona di nostro Signore Gesù Cristo: il mistero della sua infanzia, della sua adolescenza, della sua giovinezza, della sua vita pubblica, del suo ministero, e soprattutto della sua morte e risurrezione, della sua ascensione in cielo, della sua presenza in mezzo a noi.
E’ per questo che il Natale è un avvenimento che ci riguarda. E questi figlioli sono destinati ad andare davanti a tutti anche davanti al vescovo, ai sacerdoti, ai religiosi alle religiose a tutti voi cari cari fratelli, per indicarci nostro Signore Gesù Cristo, l’agnello che toglie i peccati dal mondo. Come li vediamo questi nostri fratelli? Come persone che vivono come Giovanni nel deserto, nella preghiera, nella mortificazione? Il deserto richiama la solitudine, il raccoglimento,il silenzio, la possibilità di vivere “dentro”. Questi figlioli da oggi devono entrare ancora più decisamente nel deserto della loro interiorità, della loro vita spirituale, che deve avere una consistenza sperimentale come il loro tatto, la loro vista, i loro passi, la loro voce. Noi, dal canto nostro, dobbiamo cercare di non distrarli dal loro deserto, dal loro raccoglimento, dalla loro interiorità, dal loro contatto con Dio.
Nel deserto Giovanni si è intrattenuto con il Signore. Si preparava così ad essere carico di Dio, della sua parola, della sua grazia, della disponibilità di Dio e dell’amore di Dio per essere il precursore di Gesù per gli uomini. Se noi non siamo corichi dell’amore di Dio, altri amori ci prendono che possono essere buoni e legittimi, ma che non sono per coloro che devono indicare Gesù presente nel mondo. Se non ci fosse Stato Giovanni che battezzava nel Giordano Gesù sarebbe stato uno dei tanti tra la folla e nessuno lo avrebbe riconosciuto. L’indicazione di Giovanni è confermata dal riconoscimento ufficiale del Padre che sta nei cieli . Questo, che è avvenuto in modo esteriore nel Giordano, avviene sempre in modo interiore negli spiriti delle persone quando c’è l’ indicazione di un “Giovanni” che è stato capace di raccogliersi e mantenere il contatto con Dio nella preghiera.
Miei cari collaboratori nella educazione di questi figlioli, voi genitori, voi amici, guardate se questi nostri fratelli veramente pregano, veramente amano la preghiera e allora sono “ordinati”, adatti per indicare nostro Signore Gesù Cristo, allora la loro persona ha un senso per l’azione che lo Spirito Santo compie in loro.
C’è un altro segno sempre necessario nel mondo ma più che mai necessario oggi:la penitenza. Più il mondo si materializza, più si abbandona alle comodità esagerate della vita – alle sue passioni, alle sue voglie, ai suoi capricci – più ha bisogno di essere richiamato al valore della austerità, della serietà, dell’impegno, del dovere, del sacrificio, della penitenza. Questi che, stanno davanti a me e davanti a voi, devono essere uomini di penitenza.
Qualche papà e qualche mamma si chiederà: mio figlio dovrà diventare uomo di penitenza? Sì. Che il vostro figliolo sia come lo vuole Dio e sappiate che nostro Signore vuole a lui molto più bene di quanto ne possiate volere voi. Vedete come siamo esigenti? Ma non lo siamo per egoismo. Siamo esigenti perché abbiamo bisogno di voi, abbiamo bisogno di coloro che ci fanno intravedere nostro Signore Gesù Cristo: il Cristo vero, quello che muore in croce per la nostra salvezza.
OM 707 Ordini 82