in modo che veramente siamo signori,
che dispongono delle cose create secondo la volontà del Creatore.
Cattedrale di Monopoli,
I bambini e le bambine hanno già fatto sentire col canto le loro voci ed ora vi rivolgerò io la parola. Sarà una parola semplice, breve, di augurio per questa notte santa.
Miei cari cerchiamo di entrare veramente nell’intimo del senso della celebrazione che compiamo insieme. Dinanzi a noi, visibilmente, nella espressione di un’immagine vi sta Gesù Bambino. Alle nostre orecchie sono giunte le parole che dicono il significato di quanto vediamo con gli occhi. E’ la manifestazione a tutti gli uomini della grazia di Dio che ci salva.
Dio è grazioso in quel bambino, Dio è amabile in quel bambino, Dio è umanissimo in quel bambino ma è Dio, il Dio che ci salva. Quel bambino non porta soltanto il nome Gesù. Quel nome corrisponde, di fatto, al motivo per cui è venuto in mezzo a noi.
Egli è venuto per salvarci e ci salva dall’empietà, dall’ingiustizia, dall’intemperanza mettendo nei nostri cuori il germe della speranza di beni più grandi di quelli che possiamo desiderare su questa terra, il germe della speranza di beni più grandi dei beni che avidamente cerchiamo e che ingiustamente sottraiamo ai nostri fratelli; il germe della speranza di una vita più bella e più sicura: di una vita eterna.
Miei cari non è facile, mentre siamo immersi nelle cose di questa terra e di questa vita, meditare su altre cose che non sono di questa terra e di questa vita anche se sono più importanti. Non deve essere così. San Paolo dice: “Se ci ha dato il Figlio suo perché ci deve negare le altre cose?`” Sì, ma queste cose non ci devono far dimenticare Gesù Cristo e non ci devono togliere Gesù Cristo. Quel Bambino, che è il creatore di tutte le cose che ci sembrano importanti – e lo sono fino a un certo punto in questa vita – ce le ha date come un segno, come una manifestazione, come un piccolo anticipo di beni più grandi e più preziosi.
Guardiamo allora la nostra giornata, il nostro vivere quotidiano. Non è forse vero che le cose di questa vita e di questo mondo ci tolgono dal pensiero, dall’amore e dall’unione col nostro Salvatore? Allora rimaniamo in balia di noi stessi e noi, uomini, creature intelligenti che abbiamo la libertà, finiamo col diventare schiavi delle cose. La nostra situazione è quella di essere come disputati, divisi, fra due attrazioni: quella della terra e quella del cielo. Dobbiamo comporre questo dissidio, questa specie di strappo che c’è dentro di noi, questa antinomia! In che modo?
Non con le sole nostre forse perché altrimenti non sarebbe stato necessario il Salvatore. Il destino, il significato, l’importanza della nostra vita, come diceva giovedì sera il Papa, sta nel cuore, nelle decisioni e le scelte che facciamo per mezzo del cuore. Che cosa dobbiamo scegliere? Dobbiamo scegliere Gesù Cristo e con Lui faremo tutto. Noi abbiamo bisogno che Gesù Cristo componga un ordine nel nostro cuore, nel nostro giudizio, nella nostra intelligenza, nei nostri sentimenti; abbiamo bisogno che componga un equilibrio nelle nostre scelte in modo che veramente siamo signori che dispongono delle cose create secondo la volontà del Creatore. II Concilio direbbe: “secondo lo spirito del Vangelo, animati dalla fede, dalla speranza, dalla carità”: noi illuminati nelle nostre scelte dalla luce del Vangelo, sostenuti nelle rinunce quando è necessario per il nostro bene dalla speranza che ci viene dalla fede e soprattutto animati dalla carità che non antepone mai le cose di questo mondo a Gesù Cristo.
Vogliamo la salvezza di noi stessi, delle cose, di tutto il mondo? Ascoltiamo Gesù Cristo. Apriamo il nostro cuore a Gesù Cristo, Apriamo la nostra intelligenza alla conoscenza di Gesù Cristo. Che cosa sappiamo di Gesù Cristo? Che cosa pensiamo di Lui? Che importanza ha la sua persona nella nostra vita? Contano per noi il suo insegnamento, il suo amore, la sua grazia, la sua salvezza? Ecco, il Natale è questo: che Gesù Cristo possa entrare non soltanto nella atmosfera di questi giorni per renderla più pacifica, più serena, più intima, ma nel nostro cuore, nella nostra persona, nella nostra vita.
Così è Natale. Così Gesù Cristo continua il suo mistero. Così porta la sua grazia e la sua salvezza.
Questo è l’augurio che il Vescovo vi esprime con tutto il cuore e che trasforma in preghiera nella celebrazione della Santa Messa. Gesù sul nostro altare, vittima dei nostri peccati, portatore di una vita nuova ci liberi dal peccato e ci dia veramente la sua vita. Buon Natale a tutti.
Dopo che avremo recitato l’antifona all’offertorio, i bambini eseguiranno un canto molto conosciuto. Qualcuno si meraviglierà che un canto profano sia eseguito in Chiesa. Pensiamo al grande mistero che celebriamo. Un corpo profano, come il nostro, è stato assunto dal Figlio di Dio. Ecco Gesù Bambino. Ogni espressione di sentimenti buoni è assunta dalla Chiesa perché diventi, nella sua preghiera, un anelito verso la salvezza. Qui si tratta di un anelito verso la concordia che, espresso in chiesa, diventa una preghiera per la pace: quella che questa notte ci annunziano gli angeli e che noi insieme al Papa invochiamo per tutto il mondo.
Ascoltiamo e preghiamo con “Giro tondo intorno al mondo”.
OM 48 Natale 1966