Natale 1968 in S. Andrea di Mantova
Carissimi, ci troviamo in chiesa a quest’ora perché é Natale. La nostra presenza vuole avere il significato del Natale. Ci sono persone che vengono in chiesa soltanto la notte di Natale: é ancora una manifestazione di fede, é ancora la conseguenza di un’attrazione intima che le porta alla casa del Signore, perché in chiesa sentono, e tutti lo sentiamo, che é veramente Natale.
Soltanto in chiesa é Natale. Quello delle luci, dei colori, dei doni, delle tante e apprezzabili espressioni di gentilezza e di bontà dovrebbe essere la conseguenza del Natale che si celebra in chiesa, perché: il Natale é un fatto religioso prima di essere un fatto di costume, é un fatto di coscienza prima di essere l’espressione del sentimento del cuore, é un fatto che si racchiude nel mistero della nostra esistenza prima che nelle espressioni esterne della nostra vita, perché il Natale non é una cosa, perché il Natale é un avvenimento.
Il Natale é un avvenimento accaduto nel passato ma, attuale nel presente, stasera, in questo momento, in tutti i momenti, perché Colui che é nato é da sempre e sarà per sempre. Colui che é nato é un bambino – avete ascoltato il racconto come lo riferisce l’evangelista Luca – ma é un bambino intorno al quale si muovono gli angeli, a cui gli angeli rendono questa testimonianza: oggi é nato il Salvatore, che é Cristo Signore, nella città di Nazareth, a Betlemme.
Dunque é un bambino, ma é il Figlio di Dio prima di essere il Figlio di Maria; è il Figlio di Dio che viene incontro agli uomini e, per incontrare gli uomini si fa uomo, ma non cessa di essere Dio, non cessa di portare nella sua persona la potenza di Dio e la forza del suo amore con cui viene per salvarci.
A Betlemme si compie una generazione: il Figlio di Dio si fa uomo; a Betlemme diventa possibile una generazione sbalorditiva, il figlio dell’uomo può diventare figlio di Dio.
Qui, miei cari, é il significato del Natale: Gesù Figlio di Dio si fa uomo perché gli uomini possano diventare figli di Dio, perché gli uomini non siano semplicemente le creature di Dio, ma siano i suoi figliuoli e lo siano per una conseguenza di amore. Di un amore che si esprime nel modo più forte, più vivo, più impegnativo: il dono del Figlio suo, Dio come Lui, potente come Lui, grande come Lui, forte come Lui, sapiente come Lui e come Lui personalmente amore che si dona per i propri fratelli.
E’ così che il Natale é un fatto che riguarda ciascuno di noi che siamo in chiesa, perché un giorno abbiamo ricevuto il battesimo che ha fatto di noi da figli di nostro padre e di nostra madre i figli di Dio, non perché é stato scritto un nome sul registro ma perché siamo nati dall’acqua e dalla Spirito Santo, perché il Figlio di Dio si é fatto uomo e noi abbiamo acquistato la possibilità di diventare i figli di Dio, amati da Dio, partecipi della sua natura, destinati alla eredità della sua esistenza nel tempo, e per sempre, in un modo definitivo, nell’eternità.
Miei cari, ci sentiamo noi nati dall’acqua e dallo Spirito Santo? Ci sentiamo nati perché fatti creature nuove dalla potenza del Figlio di Dio che si é fatto uomo ed é diventato uno di noi perché noi fossimo simili a Lui? Dové quella novità di vita che coincide con la nostra somiglianza a Gesù Cristo ubbidiente al Padre e pieno di amore per i propri fratelli? A questo punto si definisce il nostro Natale: ubbidienti al Padre come Gesù e pieni di amore per i nostri fratelli.
Il Natale é un fatto del tutto personale. Gesù Cristo é accanto a noi nel mistero della sua grazia, Gesù é in ognuno di noi, è, in un certo qual senso, ognuno di noi. C’é una parola fortemente e decisamente discriminante nel Vangelo che definisce i nostri impegni: “Qualunque cosa avrete fatto ad uno di questi che credono in me, l’avete fatto a me”. Vedete come Gesù si identifica con ognuno di noi che vogliamo essere figli di Dio, obbedienti al Padre, pieni di amore per i fratelli?
Dov’é il nostro Natale? Dov’è il nostro incontro con Gesù Cristo nei nostri fratelli: quelli che ci circondano, quelli che incontriamo, quelli coi quali ci fermiamo a parlare? Dov’è Il nostro incontro con Gesù che s’identifica con tutti e particolarmente con i più deboli, i più bisognosi che richiamano l’amore, se la nostra persona si definisce dalla capacità di amore che ci viene, appunto, dalla nostra qualità di figli di Dio? Miei cari, quali esami di coscienza propone a noi, che siamo in chiesa, la celebrazione del Natale!
Siamo qui perché crediamo, siamo qui perché il Figlio di Dio é in mezzo a noi.
Siamo qui perché sappiamo che il Figlio di Dio vuole dare a ogni uomo la possibilità di diventare fratello suo e partecipare della sua filiazione divina per cui anche per noi il Padre suo é Padre nostro.
Siamo qui per rinnovare il nostro Natale attraverso l’azione dei santi sacramenti, della preghiera, del pentimento dei nostri peccati: le nostre disubbidienze a Dio, la nostra mancanza di amore per i fratelli.
Siamo qui per rinnovarci nel nostro impegno di portare intorno a noi l’amore di Gesù: quello che ci comunica Lui, l’amore per Gesù che dobbiamo scoprire in tutti quelli che vivono sulla terra e per i quali noi dobbiamo essere autenticamente fratelli.
Miei cari, permettete al vescovo di fare a voi, ad ognuno di voi, l’augurio di buon a Natale, di rinnovare me stesso e di rinnovarci tutti insieme, perché chi ci vede non ci accusi di tradire il Natale, di tradire il Cristo, di tradire la Sua presenza nei nostri fratelli.
OM 184 Natale 68 – Natale 1968 in S. Andrea di Mantova