Sesta meditazione

 

Nel cuore della presenza di Dio

Eucaristia: Dio con noi

Il catechismo, con una formula molto asciutta ci insegna: « Dio è in cielo, in terra, in ogni luogo ». Di per sé, per attuare la nostra preghiera, qualsiasi luogo e qualsiasi tempo è adatto, ma la Rivelazione ci dice che ci sono dei luoghi privilegiati nei quali Dio vuole incontrarsi con gli uomini.

Questi luoghi privilegiati nell'Antico Testamento sono stati ricapitolati nel Tempio. La presenza di Dio raggiunge il suo culmine, come concretizzazione del tempo e del luogo, nella persona di nostro Signore Gesù Cristo.

Gesù Cristo al termine della sua vita su questa terra, ha assicurato di essere con la sua chiesa per sempre e ha dato indicazioni precise secondo le quali siamo certi della sua presenza operante in mezzo a noi.

Il Concilio al numero sette della Costituzione sulla Sacra Liturgia dice che: « per realizzare un'opera così grande - quale è glorificare il Padre e santificare gli uomini -, Cristo è sempre presente nella sua chiesa, e in modo speciale nelle azioni liturgiche. E' presente nel sacrificio della Messa sia nella persona del ministro, egli che, offertosi una volta sulla croce, offre ancora se stesso per il ministero dei sacerdoti, sia soprattutto sotto le specie eucaristiche.

E' presente con la sua virtù nei sacramenti, in modo che quando uno battezza è Cristo stesso che battezza.

E' presente nella sua parola, giacché è lui che parla quando nella chiesa si legge la Sacra Scrittura.

E’ presente infine quando la chiesa prega e loda, lui che ha promesso: "dove sono due o tre riuniti nel mio nome, là io sono, in mezzo a loro" ».1

Specialmente dopo questa ed altre affermazioni del Concilio si è verificato un certo fenomeno in mezzo a noi. Prima era evidenziata, quasi unicamente, la presenza di Gesù Cristo sotto le specie eucaristiche, oggi si evidenziano tutti gli altri modi di presenza di Gesù Cristo nella sua chiesa, con la tendenza a trascurare questo luogo e questo tempo della sua presenza che è il mistero eucaristico. Si insiste specialmente a considerare la presenza di Gesù in mezzo alla comunità. Dobbiamo riportare le cose al giusto equilibrio; dobbiamo essere illuminati nella nostra fede su tutti i modi con cui Gesù Cristo è presente nella sua chiesa. 

Questa sera ci tratteniamo sulla preghiera eucaristica con una appendice sulla preghiera mariana.

La preghiera eucaristica. Il concilio mette in evidenza tutti i modi con cui Gesù è presente nella sua chiesa, ma poi precisa « soprattutto sotto le specie eucaristiche » : non solo nella celebrazione eucaristica, ma « sotto le specie eucaristiche ».

Quando Carretto è stato ultimamente a Mantova, ha colpito riportando la sua esperienza di uomo del deserto. Non è che Carretto faccia testo... però è una persona che ha una esperienza e che per questa sua esperienza può dire qualche cosa, può darci qualche indicazione. Avendo parlato della preghiera, ha insistito sul privilegio, che esiste nella chiesa, di avere una certezza sacramentale, a cui è legata la fedeltà di Dio, che hic et nunc, dove ci sono le specie eucaristiche è presente Dio, e non in un modo fantastico o immaginario, ma vero e reale, perché lui stesso ha voluto legarsi a questo mezzo per essere presente in mezzo a noi. Siamo quindi sicuri di essere alla presenza «corporale» del Figlio di Dio e di tutto il mistero di Dio, perché il Figlio non è solo, è attualmente amato dal Padre nella comunione dello Spirito.

Diceva ancora una cosa che si può più o meno approvare: il suo bisogno (quando era nel deserto) di accostarsi anche materialmente alle specie eucaristiche, per realizzare una vicinanza anche spaziale con la maestà di Dio. Che sia necessario accorciare gli spazi fisici tra la presenza di Dio e noi, non so, comunque è un fatto che portiamo con noi la nostra sensibilità, i nostri sensi, e se questi ci possono essere di aiuto, è bene impiegarli nella preghiera. Questo può servire nella misura in cui agisce lo Spirito di Dio in noi. Voler scegliere un metodo di preghiera piuttosto che un altro e volerlo indicare agli altri è cosa delicata, bisogna andare adagio, perché se non è il metodo scelto dallo Spirito non serve per incontrare Dio. Ci sono certamente delle età o dei momenti della vita spirituale in cui il sensibile può avere una tale importanza da condizionare addirittura la nostra possibilità di pregare. Ci sono dei momenti; invece, in cui siamo perfettamente liberi di impegnare noi stessi senza aiuti esteriori.

una presenza personale

Ma ritorniamo a noi: nel sacramento eucaristico c'è la presenza di Dio. Insisto a dire la presenza di Dio, perché, come abbiamo detto, le divine Persone sono infinitamente distinte, ma altrettanto unite. Di per sé, il segno del pane e del vino ci dice la presenza di Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, ma le divine Persone non si separano mai. Gesù sa e dichiara di non essere lasciato solo, 2 come lui non lascia solo il Padre. Tra il Padre e il Figlio è presente necessariamente lo Spirito Santo. Quindi tutto il mistero di Dio è presente.

Se c'è un difetto, nella nostra presentazione del mistero eucaristico, è di ridurlo a quella anatomia di cui ha una certa responsabilità il catechismo: « sotto le specie del pane e del vino contiene realmente il corpo, il sangue, l'anima, la divinità di nostro Signore Gesù Cristo, per il nutrimento delle anime ». Nel mistero eucaristico c'è Gesù in persona e, con la persona di Gesù, c'è la persona del Padre e la persona dello Spirito Santo. C'è tutto il mistero di Dio non anatomizzato, ma vivo, attuale, attivo.

Questo si realizza liturgicamente attraverso le espressioni stesse della celebrazione, durante la quale il Padre ci dona il Figlio per dimostrarci il suo amore, il Figlio ci dona se stesso per operare la nostra redenzione, il Padre e il Figlio ci donano lo Spirito Santo perché si compia il nostro passaggio dalla morte alla vita nel mistero della Pasqua; ma anche al di fuori della celebrazione liturgica, il Padre non è inerte, non ci sospende il suo amore; Gesù Cristo continua ad essere presente con l'amore con cui si è sacrificato per noi, ha attualmente nel suo cuore lo stesso amore di quando è morto in croce. Con una sola oblazione Gesù Cristo ha consumato tutti i sacrifici  ed è in questo atteggiamento oblativo, il quale dura in eterno, che è presente hic et nunc, sotto i segni sacramentali nella eucaristia. Anche lo Spirito Santo che è attivo nella chiesa a illuminare, a corroborare, a unificare, è presente ed è attivo nella eucaristia e diffonde la carità nei nostri cuori.

eucaristia e parola

Capite, perciò, quale incontro sia quello con Dio, nel mistero eucaristico! Capite allora come sia facilitata e potenziata la nostra preghiera, in quanto è incontro con Dio per ascoltarlo, per accoglierlo, per donarci a lui, e, per amore suo, donarci ai nostri fratelli.

La pratica della recita del breviario davanti al santissimo Sacramento, per esempio, deve essere inculcata ma anche compresa bene. Non è che la recita distratta del Breviario davanti al tabernacolo diventi magicamente una preghiera preziosa. La recita dei Salmi, la lettura della Parola di Dio, la loro meditazione alla presenza di Gesù nella eucaristia, devono essere uno stare alla presenza sacramentale di tutto il mistero di Dio, così che tutto ciò che Dio ha detto, tutto ciò che Dio ha compiuto, tutto ciò che Dio ha preparato, è detto, compiuto, voluto dal Dio che è presente qui, adesso.

Certo, non dobbiamo materializzare queste nostre espressioni, ma dobbiamo prenderle secondo la fede. Secondo la fede hanno una loro validità, una loro pienezza inesauribile. Non dico che in certi momenti non si possa pregare meglio all'aperto, con un amico, in mezzo alla comunità, però, oggettivamente, come direbbe Don Marmion, nel santissimo Sacramento c'è tutta una serie di realtà innegabili che, personalizzate, trasformano la preghiera, la rendono più viva, direi, quasi drammatica, a condizione di immergerci nella realtà di ciò che accade, se ci mettiamo nelle disposizioni giuste e volute dal mistero di Dio così « ravvicinato ».

Delle adorazioni eucaristiche, del rito della benedizione col santissimo Sacramento ne abbiamo fatto di tutto. Ridimensioniamo le cose, ma nel senso giusto. La chiesa, nelle istruzioni sulla liturgia, dà la disposizione di non disgiungere mai il culto della eucaristia dall'ascolto della parola di Dio.

La chiesa che non disgiunge gli atti liturgici del culto eucaristico e della proclamazione della Parola di Dio, vuole impegnare la nostra fede alla presenza di Dio e ad ascoltarlo. Il Concilio nella costituzione « Dei Verbum », auspica che, come c'è stato un grande risveglio della vita cristiana dalla frequenza al banchetto eucaristico, così anche dalla mensa della parola maturino frutti più abbondanti. « In tal modo dunque, con la lettura e lo studio dei sacri libri la Parola di Dio compia la sua corsa e sia glorificata e il tesoro della Rive­lazione, affidato alla chiesa, riempia sempre più il cuore degli uomini. Come dall'assidua frequenza del mistero eucaristico si accresce la vita della chiesa, così è lecito sperare nuovo impulso alla vita spirituale dall'accresciuta venerazione della Parola di Dio, che "permane in eterno" ». 4

Noi mantovani non dimentichiamo che l'ora di questo risveglio coincide con le intuizioni, le sollecitudini e l'azione di Pio X, il quale non ha promosso soltanto la comunione frequente, ma ha indicato nella liturgia la fonte della vita cristiana più genuina.

Una parola sulla preghiera mariana. Anche questa preghiera rischia di scadere, perché noi andiamo avanti parecchio per sentito dire, per impressioni, e proprio oggi che c'è una rivalutazione della teologia mariana da parte dei protestanti e dei migliori teologi del Concilio. Mi riferisco in particolare a Laurentin: 5 gli fanno dire cose che non dice, o per lo meno non si mettono in evidenza tutte le cose estremamente positive che egli dice sulla teologia mariana. Ricordo che, commentando il capitolo ottavo della « Lumen Gentium », sottolinea con insistenza la corresponsabilità di Maria nel mistero della Incarnazione: secondo la teologia dei Padri « mente prior con­cepit quem corpore peperit ». Il mistero della Incarnazione si è compiuto in lei per adesione della sua cosciente e libera volontà.

Il legame con il Figlio di Dio fatto uomo, per una reale maternità, fa sì che Maria non sia una persona qualsiasi nella chiesa: come ha una funzione nel mistero della Incarnazione, così ha una funzione nella chiesa.

Io non mi affannerei a sostenere determinate affermazioni o nuovi dogmi, ma voglio sostenere con tutte le mie forze, il posto, il ruolo, quindi la funzione di Maria nella storia della salvezza e di conseguenza il bisogno che abbiamo di lei e la necessità di avere dei rapporti con lei, la quale entra ormai necessariamente nel circolo dei rapporti delle divine Persone.

Maria ha dei rapporti con Dio che sono indistruttibili (bisognerebbe distruggere il mistero della Incarnazione!), singolari, unici, irripetibili. Non possiamo ignorarla e anche il nostro incontro con Dio non può prescindere da un rapporto con Maria Santissima.

Il migliore rapporto è quello che la chiesa ha sempre proposto e che ha la sua indicazione nel testo rivelato: « ecco il tuo figlio... ecco tua madre »  6 Senza forzare il senso di queste parole, ma prendendole realisticamente: forse che Giovanni è unico nella chiesa? E' unico come ogni persona è unica. Riservare a lui un privilegio farebbe, in un certo senso, ingiuria a Dio. La Madonna è stata assunta a partecipare al mistero della Redenzione operata da nostro Signore Gesù Cristo per la salvezza di tutti, non solo di Giovanni.

Allora noi possiamo pensare ad una maternità soprannaturale della Madonna e non dobbiamo avere paura di cadere nel sentimentalismo, perché, se crediamo alla paternità di Dio, sappiamo anche che ogni paternità (capitemi bene!) ha bisogno della complementarità della espressione materna. E' Dio che si manifesta agli uomini, e Dio che si manifesta vuole stabilire dei rapporti con essi nella totalità dell'amore, nella totalità delle espressioni dell'amore. Qui è il posto di Maria. Non dobbiamo ignorare questo posto, anzi, lo dobbiamo accogliere con gioia.

Mi permetto di dire qui un pensiero che mi è abituale. Noi sacerdoti, nei riguardi della donna, dobbiamo avere dei rapporti di ministero inevitabili, fatti di rispetto, di riguardo, accompagnati da tutti quei sentimenti buoni, naturali, spontanei, come quando pensiamo alla nostra mamma o alle nostre sorelle; ma poi c'è una zona oltre la quale abbiamo deciso di non andare; tuttavia rimaniamo uomini e abbiamo bisogno proprio di ciò che offre la donna: possibilità di apertura alla fiducia, alla confidenza, all'accoglimento nei momenti duri e tristi di scoraggiamento, di difficoltà e anche di sbandamento; abbiamo il dovere di dare ai nostri sentimenti virili la funzione della solidità su cui la donna può contare.

Se in noi c’è l'abitudine a ricorrere a Maria santissima, se Maria è una persona presente nella nostra vita spirituale, se essa ha il suo posto, noi ce la sentiremo accanto in tutti i momenti della nostra esistenza, non ci sentiremo soli, non prevarrà la tentazione di cercare ciò a cui lucidamente abbiamo rinunciato; avremo il discernimento per capire ciò che dobbiamo dare e ciò che non possiamo dare.

1) S.C. 7. /2) cf Gv 8,16; 10,30; 10,38. /3) cf Ebr 10,14. /4) D.V. 26. /5) R. Laurentin, La Vierge au Concile, P. Lethielleux, 1965. /6) Gv 19,27.