Quarta meditazione

 

I figli con i quali il Padre si intrattiene come con amici

Entriamo con un atto esplicito di fede nell'av­venimento di questi giorni e crediamo all'amore del Padre che nel suo Figlio e sotto l'azione dello Spirito Santo, ci vuole introdurre nella intimità della sua vita per farcela comprendere, per parteciparcela, per renderci strumenti adatti a svolgere il ministero di salvezza in mezzo ai nostri fratelli.

Dedichiamo la giornata di oggi, con la grazia del Signore, l'assistenza di Maria santissima e l'intercessione di san Carlo, al tema della preghiera.

Anche ieri abbiamo intuito quanto sia indispensabile per la nostra vita di battezzati e per la nostra vita di chiamati a dedicarci interamente al servizio di Dio per il bene dei nostri fratelli, lo stare con Dio, l'arrivare ad una esperienza di Dio in mezzo a noi e di ciò che egli vuole compiere per la nostra salvezza. Questo si attua particolarmente durante la preghiera.

perché pregare

Per togliere ogni dubbio e per non appoggiarci semplicemente a delle argomentazioni umane o a delle deduzioni teologiche, riferiamoci alla persona di Gesù, Figlio di Dio fatto uomo, che afferma con tutto se stesso, con il suo comportamento e con il suo insegnamento, la necessità della preghiera. Non c'è altra cosa che Gesù abbia proclamato più indispensabile della preghiera per entrare nel regno dei cieli, per entrare nel disegno di Dio, per fare la volontà di Dio.

Il suo esempio. Egli certamente era unito ininterrottamente al Padre, ma ha manifestato all'esterno questa sua unione con lui, questo suo colloquio ininterrotto con lui, questo suo riferimento di tutto se stesso al Padre. La rivelazione ci scopre il primo impulso di Gesù nel momento in cui si compie il mistero della Incarnazione.(1)

Questo lo scorgiamo a dodici anni quando Gesù è smarrito nel tempio e poi durante la sua vita pubblica. Gesù dà inizio alla sua vita pubblica con il ritiro neI deserto, accompagna la sua vita pubblica con le pause della preghiera, con la interruzione della sua attività apostolica per ritirarsi in preghiera trascorrendo notti intere «in oratione Dei »  (2)

Il suo insegnamento. Gesù insiste in ogni occasione sulla necessità di pregare sempre, di pregare ininterrottamente e insegna a pregare. (3) La sua insistenza sulla preghiera era talmente frequente che gli apostoli gli chiesero di insegnare loro a pregare. Sappiamo quale preghiera ha loro insegnato. Il « Padre nostro » è il modello di ogni preghiera.

come prega Gesù

Le note della preghiera di Gesù sono l'intimità e l'abbandono.

Cogliamo il senso dell'intimità della preghiera di Gesù nel « Padre nostro ». Gesù chiama Dio con un nome che nel suo ambiente non si sarebbe usato. Forse è soltanto questione di sfumature, ma anche nel nostro linguaggio altro è dire padre, altro è dire papà. Gesù usa questa seconda espressione per introdurre la preghiera, per invocare il Padre. Segno, quindi, di confidenza e di fiducia, segno di senso filiale profondo e illimitato nei confronti di Dio. Questa intimità, Gesù la rivela nell'ultima preghiera, la così detta preghiera sacerdotale, nel cenacolo.

Qui l'intimità con il Padre, la fiducia nel Padre sono espressi nei termini più toccanti. L'intimità di rapporti tra lui e il Padre, nei quali vuole introdurre i suoi, è la caratteristica di tutta la preghiera. E' un momento della preghiera di Gesù che l'evangelista Giovanni ha registrato, ma dobbiamo pensare che la sua preghiera è sempre stata contrassegnata da questa caratteristica, che porta e alla nostra conoscenza ciò che è la vita intima in Dio, quali sono i rapporti delle divine Persone nella loro vita: rapporti di amore infinito, quindi, una intimità senza limiti. Veramente qui si realizza: « quello che è mio è tuo, quello che è tuo mio ». La scuola dice: tutto è comune in Dio: tutto ciò che esiste in Dio, il Padre, e il Figlio, e lo Spirito Santo lo posseggono allo stesso titolo interamente. Tutto è comune: ecco quindi la ragione della intimità e della fiducia. Non ci sono riserve: è tutto in famiglia.

Sono povere espressioni umane per dire le cose altissime e misteriose di Dio.

Altra nota della preghiera di Gesù è l'abbandono, la piena disponibilità alla volontà di Dio. Entrando nel mondo, Gesù dice: « ecco mi hai dato un corpo, vengo Padre per fare la tua volon­tà » (4); « non sapevate che debbo attendere alle cose del Padre mio ? ». (5) Dichiara che il suo cibo è fare la volontà del Padre (6); « faccio sempre ciò che a lui piace ». (7) Questo carattere della preghiera di Gesù si manifesta in particolare nella sua preghiera più impegnativa: « non la mia ma la tua volontà sia fatta » (8) e si conclude: « tutto è compiuto », (9) « nelle tue mani rimetto il mio spi­rito »(10).  L'abbandono totale nelle mani del Padre perché si compia tutto il suo disegno, perché si compia tutta la sua volontà, perché il Padre possa esprimere tutto il suo amore dinanzi a tutta la creazione.

al primo posto

Ora, sull'esempio di Gesù, noi dobbiamo dare alla preghiera un posto nella nostra vita. Questa attività del nostro spirito, se siamo credenti, se siamo religiosi, se pensiamo di spendere la nostra esistenza per portare a Dio i nostri fratelli, deve avere il primo posto. Avere il primo posto significa che dobbiamo darle il tempo propizio, adatto, sufficiente. Starà a noi fare le scelte opportune e organizzarci in modo da assicurare il tempo alla preghiera, poiché la preghiera è una attività difficoltosa e richiede sforzo e condizioni esteriori favorevoli. Vi prendete una grande responsabilità quando chiedete che gli orari, in seminario, siano disposti in modo da pregare con più libertà; è una scelta che dovete fare pensandoci bene e seriamente.

Poi, dovete guardare anche all'esperienza dei sacerdoti, ripeto, non per giudicare, ma per imparare. Ci sono cose alle quali noi anziani non siamo stati educati; non per questo siamo giustificati; ma per noi, a volte si tratta di cambiare totalmente una abitudine di vita. Voi, invece, questa abitudine di vita, siete nella condizione felice di poterla interamente e solidamente impo­stare.

Padre Voillaume, predicando gli esercizi al Papa, ha detto che, secondo il ritmo della vita di oggi, ci potrà essere una preghiera quotidiana, ma non è sufficiente perché manca il tempo per prolungarla e approfondirla quando si è presi dalle attività esterne apostoliche. Bisognerà trovare un giorno alla settimana da dedicare all'approfondimento della preghiera, al minimo mezza giornata. Egli suggerisce un giorno al mese fuori dall'ambiente, un ritiro più prolungato una volta all'anno e poi, dopo un determinato numero di anni (poveri noi, perché questo non siamo capaci di farlo!) sospendere le attività per un anno intero per dedicare tutto il tempo all'approfondimento della preghiera, allo studio, all'aggiornamento.

che cos'è pregare

Come concepire la preghiera? La dobbiamo concepire in un modo veramente cristiano, cioè secondo la Rivelazione. Noi, quando pensiamo alla preghiera, pensiamo di metterci in ginocchio in un atteggiamento supplichevole verso Dio per chiedere qualche cosa, sia pure la santificazione e la salvezza nostra e del mondo. Non è che questo sia sbagliato, ma il senso della rivelazione è questo: non siamo noi che cerchiamo Dio, ma è Dio che cerca noi e ci mette in condizione di poterlo trovare. Quindi la preghiera deve essere prima di tutto un incontro con il Padre che viene verso di noi, che siamo i suoi figli.

Tutta la storia della salvezza è l'itinerario del Padre che va incontro ai suoi figli per mezzo del suo Figlio, nello Spirito. 

Gesù dirà: « chi vede me, vede il Padre ».(11) In Gesù Cristo noi incontriamo il Padre; in Gesù Cristo il Padre viene nel mondo in mezzo ai suoi figli. Noi dobbiamo preoccuparci di incontrare il Padre per mezzo di Gesù Cristo, sull'esempio di Gesù Cristo, attraverso l'insegnamento di Gesù Cristo, sotto l'azione dello Spirito Santo.

La preghiera è una attività soprannaturale, non solo un impegno delle nostre facoltà. Abbiamo bisogno di essere illuminati per incontrare il Padre, altrimenti vediamo solo le cose, ci incontriamo solo in avvenimenti storici e non incontriamo lui, che vuole manifestarsi nelle creature e negli eventi. E' lo Spirito che ci introduce in questa conoscenza soprannaturale; è lo Spirito Santo che parla « di dentro » per ripeterci l'insegnamento di Gesù Cristo sul Padre; è lo Spirito che ci dà la coscienza di essere figli di Dio; (12) è lo Spirito che anima « di dentro » e diffonde nel nostro cuore la carità.

La carità, l'amore, il cuore, per la Bibbia sono la facoltà conoscitiva per eccellenza. Noi dobbia­mo incontrarci con Dio, dobbiamo conoscere Dio con la conoscenza del cuore nell'intimo di noi stessi, con il profondo di noi stessi.

Chautard nell' « Anima dell'apostolato » (13) (un libro scomparso dalla circolazione che si potrebbe ancora leggere con molto frutto) dice che la preghiera riesce nella misura del tempo che si spende per prepararla, più esattamente, per metterci alla presenza di Dio per incontrarlo come si incontra una persona.

S. Ignazio, prima della meditazione, propone la composizione di luogo la quale non è altro che un suggerimento pratico per mettersi alla presenza di Dio: per incontrarsi con Gesù Cristo, per incontrarsi con il Padre sotto l'azione dello Spirito Santo, con la preoccupazione di inquadrare concretamente l'incontro, anche per tenere impegnati sensi e fantasia.

Fino a quando non si realizza questo incontro nella fede sotto l'azione della grazia, non incomincia la preghiera. Purtroppo dedichiamo molto poco tempo alla preparazione della preghiera. Se dedicassimo quel po' di tempo che abbiamo a disposizione esclusivamente a realizzare l'incontro con Dio, sarebbe molto più proficuo che dire tante cose, sia pure guidati dalla fede con l'intenzione di rivolgerci a Dio. Finiamo col rimanere nel generico, quasi nell'astratto. Solo intenzionalmente c'è qualche cosa, ma realmente, nel nostro spirito non si opera il contatto, l'incontro con Dio che sono la base della preghiera.

chi prega ascolta

Dio, nella preghiera, va ascoltato. Gesù insiste nel dire che non bisogna moltiplicare le parole, che non bisogna essere come i pagani o come quelli che non capiscono. (14) Se è Dio che viene incontro a noi, è lui che ha da parlare, è lui che ha le cose importanti da dire e da farci intendere.

La preghiera deve essere ricerca e scoperta: ricerca e scoperta di tutto il disegno di Dio, di tutta la ricchezza mai esaurita dell'amore di Dio nei nostri confronti. Dio interessato a noi; Dio per noi; Dio rivolto verso di noi; Dio proteso su di noi con tutto se stesso per comunicarci tutto se stesso:la lettura e la meditazione della parola di Dio ci aprono la via alla scoperta di queste meraviglie.

 Non dobbiamo accontentarci di sapere solo qualche cosa di Dio. Mentre non dobbiamo essere i curiosi scrutatori della maestà di Dio, dobbiamo però essere gli adoratori della sua volontà, i quali si aprono ad una accoglienza amorosa, guidati da un profondo senso del mistero e perciò dall'ineffabile. Dio che rivela se stesso non lo fa per passatempo: Dio che parla è il più grande evento della storia; l'ascolto è il più grande dovere dell'uomo. San Paolo piega le ginocchia dinanzi a nostro Signore Gesù Cristo e al Padre, perché dia ai suoi la conoscenza del suo mistero. (15)

Servitevi anche dello studio per stare in ascolto di Dio.

Cari ragazzi, lasciate che vi dica - se non vi dico le cose in questo momento quando potrò dirvele? -: studiate volentieri, prendete sempre maggior interesse allo studio. Parlo dello studio scolastico del quale oggi non apprezzate ancora l’utilità pratica. Siete tanto desiderosi di fare, di essere disponibili, ma non altrettanto di studiare. Cercate di capirmi. Cercate di capire che senso dò allo studio, che funzione ha lo studio. Pregare non è recitare dei salmi o dei « Pater noster ». Pregare è entrare nel mistero di Dio e lasciare che Dio entri con il suo mistero in noi. La chiave normale per noi, per entrare nella ricchezza della conoscenza del mistero di Dio, è lo studio.

Uomini come De Grandmaison, Sertillanges, Guardini, De Chardin, ecc., sono persone che hanno fatto camminare il loro tempo. Sono grandi pensatori, ma anche uomini santi: hanno fatto tutt'uno dello studio e della preghiera; si sono serviti dello studio condotto con rigore scientifico e con metodo per arricchire la loro personalità ed essere autentici maestri

La preghiera deve essere un accoglimento attivo di Dio che si comunica a noi. Metto la qua­lificazione « attivo » perché non si cada in un certo quietismo. Questo accoglimento di Dio che si rivela deve tradursi in un atteggiamento contemplativo. Noi dobbiamo tendere alla preghiera contemplativa non per fare cose strane, ma per fare cose autentiche. Dobbiamo stare davanti al Padre, come Maria ai piedi di Gesù, ad ascoltarlo, accogliendo le sue parole di vita più con la disponibilità attiva di tutto noi stessi che con lo sforzo raziocinante della intelligenza.

 /1)   cf Ebr 10,9.   /2)   Lc 6,12.   /3)   cf Mt 26,41; Lc 22,40; Lc 18,1.   /4)   Ebr 10,9. /5) Lc 2,49.     /6) cf Gv 3,34.    /7) Gv 8,29.     /8) Lc 22,42.    /9) Gv 19,30.    /10) Lc 23,46.    / 11) Gv 14,9.    /12)cf Gv 16,13; 14,26; Rin 8,16.     /13) Chautard, L'anima di ogni apostolato, edizioni paoline.      /14) cf Mt 6,7-8.   /15) cf Ef  1,16 SS.