Volumus videre Jesum  

  Nel chiudere il libro di Mons. Ferrari, il primo bisogno che ci insorge di dentro e la prima risoluzione è quella che ricuperiamo e facciamo nostra dal Vangelo: « Volumus videre Jesum ! », anche noi vogliamo vedere il Signore!

Perché si tratta primariamente di una esperienza, del suo annuncio e della sua partecipazione. Di una esperienza piena, di un annuncio gioioso, di una partecipazione intima, offerti come un dono.

Tra riga e riga ci è parso di cogliere la persuasione che fu già di Giovanni: « Quello che era in principio, quello che abbiamo udito, quello che abbiamo veduto coi nostri occhi, quello che abbiamo contemplato e le nostre mani hanno toccato... il Verbo di Dio, noi lo annunciamo a voi affinché voi pure siate in comunione con noi; e la nostra comunione è col Padre e col suo Figlio Gesù Cristo. Noi vi scriviamo queste cose affinché la vostra gioia sia piena ».

Infatti il libro si caratterizza sulla linea di un'esperienza personale, vissuta intensamente e comunicata con animo gioioso e con invito appassionato, a un gruppo di studenti di teologia, raccolti per alcuni « giorni di preghiera », ma senza dubbio è adatto a tutti i membri del popolo di Dio che intendono autenticare e vivere la ineffabile esperienza cristiana. In un'epoca come la nostra, in cui le esperienze di secolarizzazione in tutte le diramazioni e a tutti i livelli sembrano imporsi come presupposto per la conoscenza dell'uomo, delle sue realtà, delle sue situazioni e bisogni, I'affermare con forza il primato delI'esperienza cristiana a livello trinitario, come fonte e presupposto teologico del livello comunitario entro cui discende la realtà della integrazione ecclesiale, è una proposta che si pone come imprescindibile per la vita cristiana.

L'esperienza cristiana è una esperienza di preghiera. La preghiera cristiana è primariamente un ascolto e solo conseguentemente una risposta. E' I'ascolto di quello che sta aldilà di noi nella fede e che ci giunge come un messaggio di amore per una rispondenza di vita. E' l'amore del Padre che nel Figlio per l'azione dello Spirito Santo ci attrae a se e ci coinvolge nel vortice della sua fecondità creatrice e ricreatrice, per costituirci suoi figli nella comunione col suo diletto Unigenito.

Questa è la sostanza del lieto annuncio scoperto dall'A. e rivolto agli uomini di serio impegno. Per lasciarci afferrare e subissare dal mistero che sta aldilà di noi è postulata la situazione del deserto, che ci introduce nella contemplazione. Anche qui la esigenza della contemplazione, in un mondo fagocitato dal pragmatismo e dal dinamismo anche apostolico, emerge come un punto fermo, carico di significato. Contemplare è ascoltare per rispondere, dopo aver accolto quello che Dio vuole da noi, per attuarlo momento per momento nella dinamica della vita quotidiana.

Contemplare è lasciarci immergere nel mistero trinitario, che è mistero di comunicabilità, di comunione, di donazione totale per lasciarci condurre fino in fondo nel mistero di Cristo, sacramento di comunione con Dio e tra di noi.

Di qui la felice coincidenza tra le aspirazioni personalistiche umane e il piano di Dio nella promozione e realizzazione dell'uomo integrale. Se in Dio la persona è accoglimento e donazione, nell'uomo, creato a sua immagine, la persona è sulla stessa linea anche ontologica di questo interscambio di reciprocità. Dio che si comunica a livello trinitario e fa traboccare sull'uomo il fiotto inesauribile della sua comunicabilità è il più grande evento della storia.

Il rispondere alla donazione di Dio con l'accoglimento più disponibile è il più grande dovere dell'uomo. La nostra disponibilità è in rapporto con la nostra spogliazione. Per questo il Padre ha inviato nel mondo il suo Figliuolo. La croce è l'itinerario della spogliazione. Non come fine a se stessa. L'ultimo atto della vita di Cristo non è la sua morte, è la sua risurrezione. Il mistero della morte-risurrezione è il mistero di Cristo e del cristiano.

Il luogo privilegiato nel quale si attua il mistero della spogliazione, in vista dell'accoglimento e della donazione, è per l'uomo quel tempio della nuova Alleanza che è il corpo di Cristo. Il corpo eucaristico e, attraverso il corpo eucaristico, il corpo mistico che è la Chiesa. Il più grande carisma che anima la vita della Chiesa è il vincolo della carità. Si tratta dello stesso vincolo sostanziale che tiene eternamente in comunione le tre Persone: si tratta dello Spirito santo anima della Chiesa e di tutti i cristiani.

Questo a grandi linee il filo conduttore del libro. Un filo condotto sempre ad alta tensione, alimentato dalla corrente che emana da quella cascata di immagini che è la Bibbia, presupposto necessario per un discorso che è tutto all'interno della fede. Se l'A. ha una particolare predilezione per alcuni temi biblici, questi sono evidenziati, oltre che dal tema del deserto, dal tema delI' Alleanza, del banchetto, delle nozze, fino alle immagini ardite ma assai espressive di Osea. Il tutto in preparazione e a commento di quel punto focale del libro che è il discorso giovanneo dell'ultima cena e la preghiera sacerdotale. Le reminiscenze di Marmion, di Chautard, di Sertillanges, di Grandmaison fino a Guardini e a De Chardin sono soltanto sottese, ma servono a spiegare coi temi biblici una cultura cristiana nel senso più pieno e più vivo dell'accezione: sapere in funzione di saper essere, di saper vivere, di sapere convivere, di sapere progredire nel mistero di Cristo e di fare progredire il mistero della Chiesa e del cristiano.

Don Teo Marchini (Voghera)             

Mons. Carlo Ferrari, GIORNI Dl PREGHIERA, giovani «teologi » in ritiro con il loro Vescovo, Ed. Oueriniana, pagg. 130, lire 800

 TS 062 Marchini 70