Perché
si tratta primariamente di una esperienza, del suo annuncio e della sua
partecipazione. Di una esperienza piena, di un annuncio gioioso, di una
partecipazione intima, offerti come un dono. Tra
riga e riga ci è parso di cogliere la persuasione che fu già di
Giovanni: « Quello che era in principio, quello che abbiamo udito,
quello che abbiamo veduto coi nostri occhi, quello che abbiamo
contemplato e le nostre mani hanno toccato... il Verbo di Dio, noi lo
annunciamo a voi affinché voi pure siate in comunione con noi; e la
nostra comunione è col Padre e col suo Figlio Gesù Cristo. Noi vi
scriviamo queste cose affinché la vostra gioia sia piena ». Infatti
il libro si caratterizza sulla linea di un'esperienza personale, vissuta
intensamente e comunicata con animo gioioso e con invito appassionato, a
un gruppo di studenti di teologia, raccolti per alcuni « giorni di
preghiera », ma senza dubbio è adatto a tutti i membri del popolo di
Dio che intendono autenticare e vivere la ineffabile esperienza
cristiana. In un'epoca come la nostra, in cui le esperienze di
secolarizzazione in tutte le diramazioni e a tutti i livelli sembrano
imporsi come presupposto per la conoscenza dell'uomo, delle sue realtà,
delle sue situazioni e bisogni, I'affermare con forza il primato delI'esperienza
cristiana a livello trinitario, come fonte e presupposto teologico del
livello comunitario entro cui discende la realtà della integrazione
ecclesiale, è una proposta che si pone come imprescindibile per la vita
cristiana. L'esperienza
cristiana è una esperienza di preghiera. La preghiera cristiana è
primariamente un ascolto e solo conseguentemente una risposta. E' I'ascolto
di quello che sta aldilà di noi nella fede e che ci giunge come un
messaggio di amore per una rispondenza di vita. E' l'amore del Padre che
nel Figlio per l'azione dello Spirito Santo ci attrae a se e ci
coinvolge nel vortice della sua fecondità creatrice e ricreatrice, per
costituirci suoi figli nella comunione col suo diletto Unigenito. Questa
è la sostanza del lieto annuncio scoperto dall'A. e rivolto agli uomini
di serio impegno. Per lasciarci afferrare e subissare dal mistero che
sta aldilà di noi è postulata la situazione del deserto, che ci
introduce nella contemplazione. Anche qui la esigenza della
contemplazione, in un mondo fagocitato dal pragmatismo e dal dinamismo
anche apostolico, emerge come un punto fermo, carico di significato.
Contemplare è ascoltare per rispondere, dopo aver accolto quello che
Dio vuole da noi, per attuarlo momento per momento nella dinamica della
vita quotidiana. Contemplare
è lasciarci immergere nel mistero trinitario, che è mistero di
comunicabilità, di comunione, di donazione totale per lasciarci
condurre fino in fondo nel mistero di Cristo, sacramento di comunione
con Dio e tra di noi. Di
qui la felice coincidenza tra le aspirazioni personalistiche umane e il
piano di Dio nella promozione e realizzazione dell'uomo integrale. Se in
Dio la persona è accoglimento e donazione, nell'uomo, creato a sua
immagine, la persona è sulla stessa linea anche ontologica di questo
interscambio di reciprocità. Dio che si comunica a livello trinitario e
fa traboccare sull'uomo il fiotto inesauribile della sua comunicabilità
è il più grande evento della storia. Il
rispondere alla donazione di Dio con l'accoglimento più disponibile è
il più grande dovere dell'uomo. La nostra disponibilità è in rapporto
con la nostra spogliazione. Per questo il Padre ha inviato nel mondo il
suo Figliuolo. La croce è l'itinerario della spogliazione. Non come
fine a se stessa. L'ultimo atto della vita di Cristo non è la sua
morte, è la sua risurrezione. Il mistero della morte-risurrezione è il
mistero di Cristo e del cristiano. Il
luogo privilegiato nel quale si attua il mistero della spogliazione, in
vista dell'accoglimento e della donazione, è per l'uomo quel tempio
della nuova Alleanza che è il corpo di Cristo. Il corpo eucaristico e,
attraverso il corpo eucaristico, il corpo mistico che è la Chiesa. Il
più grande carisma che anima la vita della Chiesa è il vincolo della
carità. Si tratta dello stesso vincolo sostanziale che tiene
eternamente in comunione le tre Persone: si tratta dello Spirito santo
anima della Chiesa e di tutti i cristiani. Questo
a grandi linee il filo conduttore del libro. Un filo condotto sempre ad
alta tensione, alimentato dalla corrente che emana da quella cascata di
immagini che è la Bibbia, presupposto necessario per un discorso che è
tutto all'interno della fede. Se l'A. ha una particolare predilezione
per alcuni temi biblici, questi sono evidenziati, oltre che dal tema del
deserto, dal tema delI' Alleanza, del banchetto, delle nozze, fino alle
immagini ardite ma assai espressive di Osea. Il tutto in preparazione e
a commento di quel punto focale del libro che è il discorso giovanneo
dell'ultima cena e la preghiera sacerdotale. Le reminiscenze di Marmion,
di Chautard, di Sertillanges, di Grandmaison fino a Guardini e a De
Chardin sono soltanto sottese, ma servono a spiegare coi temi biblici
una cultura cristiana nel senso più pieno e più vivo dell'accezione:
sapere in funzione di saper essere, di saper vivere, di sapere
convivere, di sapere progredire nel mistero di Cristo e di fare
progredire il mistero della Chiesa e del cristiano. Mons.
Carlo Ferrari, GIORNI Dl PREGHIERA, giovani «teologi » in ritiro con
il loro Vescovo, Ed. Oueriniana, pagg. 130, lire 800
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