Indicazioni del decreto
Il Decreto sull’Ecumenismo costata che moltissimi uomini in ogni dove sono stati toccati dalla grazia dell’interiore ravvedimento e del desiderio dell’unione, « e anche tra i nostri fratelli separati è sorto, per grazia dello Spirito Santo, un movimento ogni giorno più ampio per il ristabilimento dell’unità di tutti i Cristiani » (a 1).
Dopo aver ricordato che Gesù Cristo « diede ai suoi discepoli il nuovo comandamento del mutuo amore e promise lo Spirito Paraclito » e « innalzato sulla croce e glorificato effuse lo Spirito promesso, per mezzo del quale chiamò e riunì nell’unità della fede, della speranza e della carità il popolo della nuova Alleanza », afferma con una sicurezza che nasce dalla fede: « lo Spirito Santo, che abita nei credenti e tutta riempie e regge la Chiesa, produce quella meravigliosa comunione dei fedeli e tanto intimamente tutti congiunge in Cristo, da essere il Principio dell’unità della Chiesa ». E dopo aver messo in rilievo il ministero dei Vescovi « con a capo il Successore di Pietro, sotto l’azione dello Spirito Santo », conclude con la splendida professione che « supremo modello e principio » del mistero dell’unità dei credenti « è l’unità nella Trinità delle persone di un solo Dio Padre e Figlio nello Spirito Santo » (a 2).
« Siccome oggi, per impulso della grazia dello Spirito Santo, in più parti del mondo, con la preghiera, la parola e l’opera si fanno molti sforzi per avvicinarsi a quella pienezza di unità che Gesù Cristo vuole », il Concilio « esorta tutti i fedeli cattolici perché, riconoscendo i segni dei tempi, partecipino con slancio all’opera ecumenica », senza « dimenticare che quanto dalla grazia dello Spirito Santo viene fatto nei fratelli separati, può pure contribuire alla nostra edificazione » (a 4). « Perciò dobbiamo implorare dallo Spirito divino la grazia di una sincera abnegazione, dell’umiltà e mansuetudine nel servire e della fraterna generosità di animo verso gli altri » (a 7).
Il Concilio chiude il suo Decreto esprimendo il vivo desiderio che « le iniziative dei figli della Chiesa Cattolica procedano congiunte con quelle dei fratelli separati, senza che sia posto alcun ostacolo alle vie della Provvidenza e senza che si rechi pregiudizio ai futuri impulsi dello Spirito Santo. Inoltre dichiara d’essere consapevole che questo santo proposito di riconciliare tutti i Cristiani nell’unità della Chiesa di Cristo, una e unica, supera le forze e le doti umane. Perciò ripone tutta la sua speranza nell’orazione di Cristo per la Chiesa, nell’amore del Padre per noi e nella forza dello Spirito Santo. ” E la speranza non inganna, perché l’amore di Dio è largamente diffuso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci fu dato” » (a 24).
Lo Spirito Santo Principio di unità
Il primo passo e il più decisivo verso il ristabilimento dell’unione fra i Cristiani è costituito dalla chiarezza con cui il Concilio riconosce i limiti delle forze e delle doti umane e pone la sua fiducia specialmente nell’iniziativa dello Spirito Santo, nella sua azione unificatrice nella Chiesa che « crescerà ogni giorno » (a 4), tanto nella Chiesa Cattolica come in mezzo ai fratelli separati, e nella sua potenza che va al di là di quanto possiamo credere e sperare.
Le conseguenze di questa dottrina sono molte: l’ecumenismo non è soltanto opera di specializzati, non riguarda soltanto i fedeli che vivono a contatto con i fratelli separati, è un dovere che incombe a tutti i credenti; i suoi mezzi sono principalmente quelli che si identificano con una autentica vita cristiana; nasce dall’intimo della vita della Chiesa come da una pienezza che si riversa su tutti; richiede umiltà sincera, spirito di servizio e soprattutto carità generosa.
Di fronte al problema ecumenico la Chiesa scruta le sue ricchezze, anzi la sorgente della sua stessa vita per portarla con pienezza là dove in parte manca, e scopre con una chiarezza nuova le funzioni di Chi la fa vivere e muovere dal di dentro.
Il Vaticano II libera pienamente la Chiesa latina dall’accusa di aver dimenticato la dottrina sullo Spirito Santo, e come aveva già professato nella Costituzione « Lumen gentium » sui compiti dello Spirito Santo nella vita della Chiesa (a 4), così ora trattando del problema che riguarda la nota dell’unità della Chiesa, applica coerentemente la stessa dottrina e indica la chiave di soluzione nell’Autore dell’unità stessa della Chiesa.
Il principio e il modello supremo del mistero dell’unità della Chiesa è riposto dal Decreto nell’unità stessa della Trinità (a 2). Lo Spirito Santo che nell’intimo della vita di Dio è il Vincolo dell’Amore, sussistente e personale, che unisce il Padre al Figlio, abita « nel cuore dei credenti, tutta riempie e regge la Chiesa » producendo nei fedeli la stupenda comunione che li unisce intimamente in Cristo, ed è « il Principio dell’unità della Chiesa » (cf a 2).
Dio concepisce il Disegno della Creazione e della Redenzione come convergenza di tutto l’universo e di tutti gli uomini verso l’unità presieduta dal suo Unigenito (cf Ef 1, 5-10; Col 1, 15-20). Fin dall’inizio dispone che tutto sia sottoposto all’uomo; l’uomo a sua volta dovrà essere fedele alla sottomissione al suo Dio. L’infedeltà dell’uomo infrange questo piano unificatore ma non può trattenere lo slancio della forza dell’Amore di Dio che prepara un’altra unificazione più meravigliosa della prima. Il Disegno della Creazione è superato dalle meraviglie di quello della Redenzione, nel quale la forza che unirà tutto e tutti nel Figlio è l’azione stessa dello Spirito di Dio.
Il Padre prepara questa unità, il Figlio ne diventa il Centro, dopo aver riconciliato tutti nel suo sangue, e lo Spirito Santo porta a compimento la volontà del Padre e l’opera del Figlio.
La Chiesa è la nuova Creazione che nasce dallo Spirito. Lo Spirito opera incessantemente e moltiplica i suoi doni per l’unità del Corpo di Cristo (cf 1 Cor 12, 13). Egli è lo Spirito di comunione (cf Ef 4, 3; Flp 2, 1) che riversa su tutti i cuori il dono ineffabile della carità (cf 1 Cor 13; Gal 5, 22; Rm 5, 5) e tutti raccoglie nell’unità (cf Ef 4, 4).
S. Paolo riassume il suo pensiero, che esprime la straordinaria conoscenza che ha avuto del Disegno di Dio, con la famosa formula: « un solo corpo e un solo Spirito… un solo Signore… un solo Dio » (Ef 4, 4ss), dove l’azione dello Spirito Santo è inseparabile dalla vocazione cristiana, dalIa fede, dalla speranza e dal Battesimo che ci fanno giungere « tutti insieme alla unità della fede, alla pienezza della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, fino alla misura completa della statura voluta da Cristo » (Ef 4, 13).
Quando poi sappiamo che queste operazioni dello Spirito in mezzo a noi portano il segno della « magnificenza della grazia », della « ricchezza della grazia », della « sovraeminente grandezza della sua forza », della sua « vigorosa potenza », possiamo condividere la speranza del Concilio per l’azione ecumenica, e poiché esistono i segni inequivocabili che questa azione è nata dagli impulsi dello Spirito Santo, possiamo anche essere sicuri « che Colui il quale ha incominciato quest’opera eccellente la condurrà a termine » (Fip 1, 6).
Lo Spirito Santo Anima dell’unità
Il nostro Decreto, anche a togliere il dubbio che qualcuno possa credere che i problemi dell’ecumenismo non lo riguardano, afferma che « l’anima di tutto il movimento ecumenico » è « la conversione del cuore e la santità di vita » (a 8); perché a ecumenismo vero non c’è senza interiore conversione » e « il desiderio dell’unità nasce e matura dal rinnovamento della mente, dall’abnegazione di se stesso e dal pieno esercizio della carità » (a 7).
Il Concilio ha una visione nettamente soprannaturale delle situazioni, e perciò propone soluzioni fondate sull’azione salvifica di Dio. E’ implicita, in tutto il Decreto, la fede nell’unità vitale organica della Chiesa, nella « comunione dei santi, per cui da una più perfetta e sovrabbondante « unità nei membri della Chiesa Cattolica » si attende un « riversamento di spirito di unione » tra i fratelli separati. La misura dell’efficacia dell’azione ecumenica si può ritenere proporzionata alla « espressione autentica di unità » che esiste tra i Cattolici. Anche la legge della « sacramentalità » della Chiesa, di manifestare, cioè, quello che realmente contiene, s’impone alla nostra considerazione responsabile di fronte al dovere ecumenico.
Chi compirà in noi « il rinnovamento della mente » (Ef 4, 24), chi ci renderà capaci di « rinnegare noi stessi » (Mt 16, 24) fino alla perfezione della carità che è quella di amare i fratelli come Gesù Cristo li amò (Gv 13, 34)?
Solo « se lo Spirito è la nostra vita, Egli ci farà agire secondo lo Spirito » e saremo tra coloro « che appartengono a Cristo » e « hanno crocifisso la carne con le sue passioni e le sue voglie », quindi « non cerchiamo la vana gloria; non ci provochiamo gli uni gli altri, non ci invidiamo a vicenda » (Gal 5, 24ss).
« Siete uomini spirituali e non carnali se lo Spirito di Dio abita in voi »; « che se vivete secondo la carne, voi certamente morrete, ma se voi mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete. Quelli che sono mossi dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio » (Rm 8, 9-14).
Il Decreto continua: « Perciò dobbiamo implorare dallo Spirito divino la grazia di una sincera abnegazione, dell’umiltà e mansuetudine nel servire e della fraterna generosità di animo verso gli altri. “Vi scongiuro dunque io-dice l’Apostolo delle genti-il prigioniero per il Signore, di diportarvi in modo degno della vocazione, a cui siete stati chiamati, con ogni umiltà e dolcezza, con longanimità, sopportandovi l’un l’altro con amore, e studiandovi di conservare l’unità dello spirito mediante il vincolo della pace ” (Ef 4, 1-3) » (a 7).
E siamo al punto cruciale della dottrina e della azione ecumenica: la carità fraterna.
Lo Spirito Santo diffonde nei cuori la carità
« La carità di Dio è diffusa abbondantemente nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, che ci fu dato » (Rm 5, 5). Giova ricordare che la carità abbraccia l’infinita realtà misteriosa di Dio che ci ama, di noi che lo amiamo con il suo stesso amore, dei nostri fratelli da amarsi dello stesso amore che si porta a Dio (cf 1 Gv 4, 20) e con la stessa capacità di amore che ci viene da Dio; e che tutta questa azione che ci coinvolge nel mistero dell’amore di Dio è attribuita allo Spirito Santo.
Lo Spirito Santo abita nei nostri cuori (Gv 14, 17); lo Spirito Santo è un Dono (At 2, 38); lo Spirito Santo accende nei nostri cuori la carità; la carità è il vertice della perfezione cristiana (Col 3, 14); la carità ha tutte le qualità per favorire, rendere amabili e fecondi i rapporti fraterni (1 Cor 13, 4ss); la carità frutto dello Spirito è accompagnata dalla gioia, dalla pace, dalla pazienza, affabilità, bontà, fedeltà, dolcezza, temperanza (Gal 5, 22ss), le quali a loro volta, in modo esuberante, maturano la carità nella più autentica amicizia cristiana, rilevata specialmente da S. Giovanni, il quale pur insegnando che l’amore di Dio è universale e gratuito è molto colpito dall’aspetto di comunione del Padre e del Figlio nello Spirito. Questo amore si riversa su di noi e ci chiama ad entrare in essa, non soltanto per amare Dio, ma per vivere a sua immagine in una comunione misteriosa e intensa fatta di scambi reciproci.
La comunità cristiana è concepita da S. Giovanni come un focolare di amore che ogni membro dovrà alimentare con tutto il suo cuore. Davanti al mondo che non deve amare (1 Gv 2, 15), egli amerà i suoi fratelli di un amore esigente e concreto (1 Gv 3, 11-18), pronto alle rinunzie e alle morti, al cui solo prezzo la vita è feconda (Gv 12, 24ss). Questo è l’amore che Gesù chiede al Padre per i suoi (Gv 17, 26); questa è la testimonianza di fronte alla quale il mondo può riconoscere che Gesù è stato mandato dal Padre (Gv 17, 21); come pure sarà il segno da cui si riconosceranno i suoi seguaci (Gv 13, 35).
La comunità di amore, come la propone S. Giovanni, da una parte è il luogo privilegiato della dimora dello Spirito Santo e della sua azione, dall’altra costituisce la manifestazione più sensibile e più efficace dell’unità della Chiesa. Del resto anche S. Paolo è molto esplicito nel far risaltare che la dimora dello Spirito Santo è di preferenza la comunità dei fedeli (1 Cor 3, 16-17; ó, 19; 2 Cor 6, 16; Ef 2, 22).
Queste comunità in cui la comunione d’amore tra i fratelli rispecchia la comunione d’amore del Padre e del Figlio nello Spirito sono autentici fuochi di irradiazione non solo di vita cristiana, ma di azione ecumenica.
Queste comunità tuttavia non si possono concepire come intere Diocesi, intere Parrocchie o anche interi Istituti religiosi; ma devono essere cerchi relativamente ristretti, in cui i rapporti sono realmente personali, ma decisamente aperti al punto non solo di non creare divisioni, ma di favorire attivamente l’intesa, la concordia e l’unità di tutti.
Lo Spirito Santo introduce i cristiani in tutta la verità
Lo Spirito Santo e la carità hanno, se così si può dire, dei particolari rapporti con l’aspetto forse più difficoltoso dell’ecumenismo, quello della verità.
In più di un ambiente quando si pensa all’unione dei cristiani si corre immediatamente alle divergenze dottrinali da superare, come se quello fosse il primo passo da compiere per il cammino verso l’unità. Il Decreto, che pure non si nasconde quanto siano gravi queste difficoltà, dà delle indicazioni del tutto conformi al Vangelo e alle disposizioni di spirito di coloro che da ogni parte lavorano con rettitudine per l’ecumenismo.
Lo Spirito Santo non è assente da coloro che non posseggono tutti i valori cristiani (aa 1, 4, 15, 21, 22, 23); è riconosciuto che tutti quelli che sono in buona fede, invocano il nome del Signore e ricevono il Battesimo, sono in possesso di molti frutti della Redenzione e in particolare della grazia e della carità soprannaturale; perciò il Concilio « instantemente desidera che le iniziative dei figli della Chiesa cattolica-si capisce: astenendosi da qualsiasi leggerezza o zelo imprudente-procedano congiunte con quelle dei fratelli separati » (a 24).
Certo che questo modo di impostare la soluzione del problema ecumenico può anche lasciare perplessi. Si è disposti a sacrificare la verità? oppure la si vuole tacitamente ignorare? La risposta è contenuta in ciò che tutto il Decreto propone, che è profondamente conforme a tutta la verità « che abbiamo ricevuto dagli Apostoli e dai Padri e consona con la fede che la Chiesa cattolica ha sempre professato » (a 24).
La verità cattolica non è una realtà disgiunta da quella vita divina che il Padre ci vuole comunicare per mezzo del Figlio nello Spirito Santo. Lo Spirito Santo ha la missione di introdurci in tutta la verità (Gv 16, 13). La verità cristiana non nasce dalla persuasione di umane argomentazioni, ma dalla forza della Parola vivificata dallo Spirito. La conoscenza della verità cristiana è intimamente e vitalmente legata alla carità e alla vita che cresce in Cristo e nella Chiesa (Ef 4, 15).
Il Concilio ripone la sua fiducia prima di tutto nell’azione dello Spirito Santo che dimora in tutta la Chiesa di Cristo; riconosce che il « Teologo » interiore possiede e dà segni non dubbi di voler mettere in opera la sua azione illuminatrice delle menti e della stessa verità (Gv 14, 26); afferma poi che dove fiorisce la carità e la mutua cooperazione « si appiani la via verso l’unità dei Cristiani » (a 12), quindi verso la verità.
CARLO FERRARI
Vescovo di Monopoli
Stampa: Via Verità e Vita ” Ecumenismo e catechesi” EP.-numero unico- Febbraio 1966
ST 208 Spirito 1966