propone verità eterne, essenziali, fondamentali
all’attenzione rinnovata della Chiesa e del mondo
Villa Specchia in un giorno di ritiro per insegnanti
Quest’oggi raccogliamoci spiritualmente per prendere un contatto vivo con Gesù Cristo nostro Salvatore perché compia un “pezzo” di salvezza in mezzo a noi.
In questa giornata, la nostra attenzione non può non concentrarsi sul mistero del Natale, come ci é presentato sotto molti aspetti dalla liturgia delle tre Messe di Natale, dalla vigilia del Natale e dall’ottava. Quindi la Chiesa ha, per così dire, raccolto i tesori della Rivelazione che illustrano questo mistero per metterci a contatto in un modo vivo, in un modo sacramentale, in un modo efficiente, con l’autore della nostra salvezza.
Allora, cerchiamo di raccogliere i nostri pensieri intorno a tre punti.
Il primo punto é costituito dalla presenza del Salvatore, Gesù in persona. San Paolo nella lettera a Tito dice: “Carissimi, si é manifestata a tutti gli uomini la grazia di Dio, nostro Salvatore”. Prima, san Paolo aveva anche detto: “Carissimi, si é manifestata la benignità e l’amore per gli uomini, di Dio nostro Salvatore”
Cerchiamo di avviare il discorso, pian piano, ascoltando non noi stessi, i nostri pensieri, i nostri modi di concepire le cose religiose, ma affidandoci umilmente, con fiducia proprio al Libro di Dio, attraverso il quale Dio stesso ci rivela le sue cose e rivela se stesso.
Chi é questo Dio nostro Salvatore? E’ sempre san Paolo che risponde: “E’ lo splendore della gloria di Dio, l’impronta della sua sostanza, é il Figlio che regge l’universo con la parola della sua potenza che, dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, siede alla destra della Maestà, nell’alto dei cieli”.
Questo nostro Salvatore, quindi splendore della sua gloria – la gloria di Dio – é l’espressione della sua essenza, della sua natura, di tutto se stesso. E’ l’essenza della sua potenza che si manifesta e, nostro Signore Gesù Cristo , é appunto la manifestazione di questa onnipotenza ricchissima della essenza di Dio: perché é Dio come il Padre,perché é l’impronta della sua sostanza. La parola impronta, vuole dire semplicemente un segno nel nostro linguaggio, ma é qualche cosa di intraducibile, perché é intraducibile l’essenza di Dio ed é intraducibile la natura di Dio.
Questo nostro Salvatore é il Figlio, dice ancora san Paolo,che regge l’universo con la parola della sua potenza. San Giovanni dirà:“Per mezzo di lui sono state fatte tutte le cose”. San Paolo lo descrive prima, come é presso Dio, come é Dio essendo Dio lui stesso, e poi ce lo presenta nel compimento delle opere che Dio vuole compire “fuori di se”, fuori dalla sua natura, fuori dalla sua vita. “Per mezzo suo sono state fatte tutte le cose” perciò egli, Gesù Cristo, regge l’universo con la potenza della sua parola.
E’ tutto un linguaggio che non ci é famigliare, che non ha corrispondenti nel nostro linguaggio abituale. Reggere vuole dire sostenere non soltanto come si sostiene un peso con la forza della mano, ma come si sostiene la vita nel suo essere, nel suo fluire. E’ qualche cosa di molto più importante. Questo nostro Salvatore che é Figlio di Do, regge l’universo, cioè tutto ciò che esiste.
La teologia moderna – diciamo così per dire dei nostri tempi – che ha approfondito lo studio di affermazioni come queste di san Paolo e di san Giovanni, fa risaltare come il Figlio di Dio fatto uomo: é l’apice non soltanto della creatura umana, é il capo non soltanto degli uomini, ma é l’apice della creazione stessa.
Egli viene su questa terra, viene in questo mondo non soltanto per raccogliere intorno a sé tutte le creature razionali, perché riconoscano il loro Dio ed entrino, attraverso il mistero della redenzione, nella vita stessa di Dio, nella felicità eterna di Dio. Gesù Cristo é il capo anche della creazione materiale, della creazione fisica. E’ il capo di tutto ciò che esiste nell’universo e ricapitola, raccoglie, unifica in se stesso tutto il creato: è il Cristo cosmico, il Cristo dell’universo, il Cristo pantocratico dei Padri della Chiesa, cioè il Cristo padrone e signore dell’universo creato.
E’ il Cristo dell’evoluzione di Teihlard de Chardin. Cioè, tutto il creato é un continuo svolgimento anche per l’opera dell’uomo, per arrivare ad un punto di perfezionamento che sarà riassunto tutto in nostro Signore Gesù Cristo , il Figlio di Dio, il Verbo che é il creatore di questo universo e lo regge con la parola della sua potenza, e lo regge con la sua potenza, minuto per minuto, in tutte le sue trasformazioni, attraverso tutti i passaggi di quella evoluzione che é continuamente presente. Quindi Gesù Cristo é continuamente presente nel mondo. Questo é un pensiero importante.
Gesù Cristo é presente nel mondo, non soltanto nel regno delle anime, nel regno dei cuori, nel regno delle coscienze, nel regno delle intelligenze, nel regno della purificazione del peccato, nel regno della giustificazione delle nostre persone, nel regno della santificazione delle anime, ma é presente in tutti gli aspetti e in tutte le realtà del creato: é presente ovunque.
E, non é semplicemente presente attraverso l’uomo che scopre l’universo, il quale si impadronisce delle energie del creato per i suoi scopi particolari, che molte volte sono degli scopi che distolgono le energie dell’universo dal loro fine. No. Gesù Cristo direttamente é inserito nel mondo materiale perché si compia tutta quella evoluzione che è, poi, un perfezionamento continuo, che sarà totale quando tutto sarà ricapitolato, portato sotto la signoria, cioè sotto il dominio diretto della potenza del Figlio di Dio fatto uomo. Perciò non soltanto in un modo spirituale dobbiamo scorgere la presenza di Dio. Dovunque.
Quel modo di presentare la presenza di Dio alle volte infantili, dicendo o scrivendo sui muri: “Dio ti vede”! Deve essere un modo molto più razionale e concreto di concepire la presenza di Dio. Si capisce: Dio é presente dovunque, Dio mi segue dovunque, Dio é con me e in me, dovunque. “In lui siamo, ci muoviamo e viviamo” dice san Paolo, ma é presente in un modo concreto, perché Gesù Cristo, che é venuto nel mondo ha assunto una natura creata nel cuore della creazione – possiamo dire – in un modo fisico. E’ un’espressione che potrebbe anche essere fraintesa, ma serve per dire il realismo della presenza di Cristo nella creazione, in tutti i fenomeni della creazione, in tutti i misteri e gli aspetti della creazione: aspetto della grandiosità, della vastità, della profondità, eccetera.
Nostro Signore gesù Cristo é presente in noi. C’incontriamo continuamente, ininterrottamente con Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, il Verbo incarnato, in qualsiasi incontro che noi facciamo con qualsiasi creatura. Non é una verità che ci sia tanto famigliare, che sia tanto chiara nella nostra mente, però per la realizzazione della nostra salvezza, per l’edificazione della nostra vita spirituale questo é molto importante.
La nostra salvezza, il nostro perfezionamento spirituale, l’alimento della nostra vita religiosa va dall’intensità della presenza e dell’azione di Dio nei segni sacri, che sono i sacramenti, fino all’ultimo segno materiale fisico, creato, che può essere ritenuto da noi molto distante dall’essere strumento di redenzione, come può essere qualsiasi creatura fisica, materiale, che compone il nostro universo.
Il sacro va dall’esiguità di un fiore, alla misteriosità di un sacramento, e di tutto si serve il Figlio di Dio che si é incarnato, che si é calato nella realtà fisica e spirituale della creazione, per la nostra formazione religiosa, per la nostra redenzione spirituale e per la nostra santificazione.
Naturalmente é tanto legittimo che, adesso, quando parla il vescovo, dica sempre qualche cosa del Concilio, un po’ perché non può farne a meno e un po’ perché c’è la vostra curiosità. Noi abbiamo toccato un aspetto della presenza di Gesù Cristo nel mondo. Il Concilio é stato questo fatto da parte della Chiesa, di portare gli uomini ad un contatto più diretto, più immediato, più essenziale con le realtà religiose come le propone la Rivelazione cristiana.
Notate che il Concilio non inventa niente, ma scopre. Guardate che il Concilio, in fin dei conti, non dice nulla di veramente nuovo, ma propone verità eterne, essenziali, fondamentali all’attenzione rinnovata della Chiesa e del mondo intero. Tutto é già stato compiuto da Dio. Se mai la Chiesa guidata, illuminata dallo Spirito Santo, arriva ad aprire gli occhi su delle realtà che, magari, furono già chiarite in altri tempi della sua storia e che, adesso, acquistano una nuova chiarezza. Non é semplicemente la chiarezza che c’era nei primi tempi della Chiesa. E’ una chiarezza più completa. E’ soprattutto un inquadramento di ciò che la Chiesa scopre del deposito della Rivelazione, un inquadramento adeguato alla situazione di oggi, che é diversa dalla situazione del terzo, quarto e quinto secolo della storia della Chiesa.
L’ho già detto in altre circostanze a proposito di altre cose. Guardiamoci bene dal giudicare questo Concilio dalle riforme esteriori che può avere introdotto: per esempio, l’italiano nella celebrazione della Messa. Quelle cose esterne sono secondarie e, non hanno senso se non si scopre non solo la motivazione razionale interna di queste innovazioni esteriori, ma anche se non se ne scopre la verità profonda, lo spirito profondo. Mai la Chiesa nella sua storia millenaria é arrivata a tanta profondità di meditazione! Quindi di scoperta e di proposizioni da proporre agli altri. E’ un mistero cristiano.
Non divaghiamo troppo, non distogliamo la nostra attenzione da nostro Signore Gesù Cristo , il nostro Salvatore, la gloria del Padre che é l’impronta della sua sostanza, che é il Figlio il quale regge l’universo con la Parola e non con lo sforzo delle braccia o delle mani.
Con la parola, cioè, con l’espressione del pensiero, con l”espressione della volontà.“Ipse dixit et facta sunt”. Ecco, con un cenno della sua volontà onnipotente regge tutto l’universo.
San Giovanni dirà.“Per mezzo di lui tutto fu fatto e senza di lui nulla fu fatto di ciò che é stato fatto”…”In lui era la vita e lui era la luce degli uomini e la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’ hanno accolta”… E, san Paolo:“Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, siede alla destra della maestà di Dio nell’alto dei cieli”.
Dopo essere il principio della creazione, il Figlio di Dio nostro Salvatore é il principio della nostra vita soprannaturale.
Qui é necessario guardare alla storia.
In lui, fin da principio, gli uomini avevano ricevuto la vita per essere figli di Dio non semplicemente creature, ma il peccato aveva interrotto questa vita degli uomini, perché gli uomini si erano allontanati, perché c’era la luce ma gli uomini hanno preferito le tenebre. Con una trasposizione, san Giovanni dice che i suoi non l’ hanno ricevuto. E’ un atteggiamento di peccato non volere Dio: non volere Dio nella propria vita vicino a sé nelle proprie cose, non volere Dio come luce dei nostri pensieri, non volere Dio come alimento dei nostri pensieri e dei nostri affetti non volere Dio come ispiratore del principio delle nostre azioni non volere Dio come sostegno delle nostre attività.
Ecco. Il peccato é questo rifiuto di Dio, é questa mancanza di amore, di riconoscenza, di fiducia verso Dio, di dipendenza da Dio, di obbedienza alla volontà di Dio. Quindi é un atteggiamento d’allontanamento da Dio.
Non solo, ma tutto quello che ci dovrebbe venire da Dio, con il peccato noi lo ricerchiamo nelle creature. La nostra consistenza noi la facciamo derivare dalla consistenza delle cose materiali: dalla consistenza politica, economica, sociale, professionale. La nostra fiducia la riponiamo negli strumenti della potenza umana, sempre: potenza politica, economica, sociale. Cerchiamo di soddisfare le esigenze della nostra vita affettiva, del nostro cuore, con presunte gioie che ci possono venire dalle creature, di per se stesse, non in quanto sono strumenti con cui il creatore vuole darci la gioia. Ecco lo stato di peccato: allontanamento da Dio e fiducia nelle creature.
“Lo splendore della sua gloria, … l’impronta della sua sostanza,…. il Figlio che regge l’universo con la Parola della sua potenza, … dopo aver compiuto la purificazione dei peccati”…. Vedete, dove s’inserisce il nostro Salvatore? Viene per compiere la purificazione. Noi siamo eletti da Dio a diventare figli suoi, nel Figlio, che é appunto il nostro Salvatore Gesù Cristo.
Gesù Cristo é nostro Salvatore perché é Figlio di Dio, perché col suo sangue ci purifica dal peccato. Dobbiamo stare attenti a non concepire le cose in un modo sbagliato, come se Dio, nel suo infinito amore per gli uomini e per il Figlio suo Gesù Cristo, fosse di una tale esigenza nei riguardi della sua maestà offesa, da trovare un motivo di soddisfazione nella sofferenza fisica, cruenta, spirituale del Figlio suo che muore in croce, come se le nostre colpe fossero qualcosa di materiale, come se le nostre colpe fossero una bruttura materiale che si spegne soltanto col sangue di una vittima.
Bisogna guardare allo spargimento del sangue del Figlio di Dio in croce, come al più grande atto di amore che mai sia partito dal creato verso il creatore. “Sic Deus dilexit mundum”. Tutto dobbiamo vedere nel mistero dell’amore di Dio. Dio ha amato il mondo e perciò ha dato il Figlio suo. E il Figlio suo ha amato il Padre: “Perché conosca il mondo che io amo il Padre”. Prima della passione, Gesù dice – così ha amato i suoi, cioè noi!- “Nessuno ama più di colui che dà la propria vita per coloro che ama”.
Sono importantissime queste precisazioni. Il Padre dà il Figlio suo in un atto di amore senza limite. Non é definito questo atto di amore di Dio perché non può essere definito. Il Padre dà il Figlio suo! Il Figlio suo si dà al Padre e si dà a noi nell’atto supremo dell’amore. Dona tutto se stesso e notate che: chi dona tutto se stesso per amore del Padre e per amore nostro é il Figlio di Dio, é la figura della sua sostanza, é lo splendore della sua gloria, é colui che con la potenza della sua parola regge l’universo.
E’ un atto di amore.
Il peccato é una mancanza di amore, é un’assenza di amore, é un vuoto di amore, é una voragine di egoismo perciò non può essere rimediato, non può essere purificato se non con un atto proporzionato di amore. Notate: amore verso Dio e amore verso gli uomini.
Cerchiamo di mettere bene nella nostra mente e nel nostro modo di concepire, che sono inscindibili nel cristianesimo, l’amore verso Dio e l’amore verso gli uomini. L’amore per gli uomini é l’espressione dell’amore verso Dio.
Gesù Cristo dona se stesso per la remissione dei peccati e dice: “Perché conosca il mondo che io amo il Padre”. Io do me stesso per gli uomini perché il mondo conosca come io amo il Padre e come il Padre ci ama fino al punto di dare il Figlio suo.
Ecco il circolo del mistero dell’amore di Dio.
Il padre ci ama al punto – e il punto siamo noi! – di dare il suo Figlio. E il Figlio suo, ama talmente il Padre da dare se stesso per noi. Ma l’amore per il Padre si riscontra, si prova, si misura qui: nell’ampiezza, nella profondità, nell’estensione dell’amore di Gesù per noi.
Il peccato é abbandono di Dio e idolatria della creatura.
Dio potrebbe, semplicemente, esigere una riparazione nei suoi confronti, per riparare il peccato. Ma no! Iddio esige una riparazione nei confronti della creatura che si é svuotata degli idoli, per poterla avere ancora presso di se come una figlia. Gesù Cristo, dunque, é nostro Salvatore nell’amore, in un atto di amore infinito, in un abbraccio sterminato e strettissimo con cui ci raccoglie per presentarci purificati al Padre.
Pensate alla creatura umana degradata, dissociata, sfigurata dal peccato. Prendete tutti i difetti umani, da quelli fisici a quelli psichici, intellettuali e spirituali. Gesù abbraccia tutto e, attraverso questo suo amore con cui abbraccia tutti, egli compie la redenzione dell’uomo, compie la nostra purificazione dal peccato.
Questo Figlio di Dio che é nostro Salvatore, che ha fatto tutte queste cose dalla creazione alla redenzione, dov’é? Siede alla destra della maestà di Dio nell’alto dei cieli. Non se n’é andato. E’ presente perché la maestà di Dio é presente a tutta la creazione, a tutta l’esistenza. Quando si dice che Dio è nei cieli, non si dice una distanza fisica, spaziale. Si dice soltanto un’altezza d’esistenza di vita e di mistero della vita di Dio. Ma questo Gesù Cristo che siede alla destra della maestà di Dio, vi siede con tutti i suoi diritti e soprattutto con tutto il suo amore sempre vivo ad impetrare per gli uomini, a continuare l’opera della sua creazione, a continuare l’opera della sua redenzione.
La nostra meditazione, guidata dalla Chiesa, s’incentra nella persona di Gesù Cristo, Figlio di Dio, nostro Salvatore.
Abbiamo richiamato alcuni punti della Rivelazione cristiana che ci dicono qualche cosa del mistero del Figlio di Dio fatto uomo:
é Dio come il Padre e come lo Spirito Santo,
é lo splendore della gloria di Dio,
é l’impronta della sua sostanza
é Dio.
Più avanti san Paolo dirà che é più grande di tutti gli angeli e di tutte le potenze celesti, anzi, tutte le potenze celesti, tutti gli spiriti del cielo devono adorare il Figlio di Dio.
Questo nostro Salvatore Figlio di Dio, é il creatore di tutto l’universo: il creatore non soltanto che ha dato il principio a tutto ciò che esiste, ma il creatore che sostiene e regge con la parola della sua potenza, voglio dire con la parola della sua sapienza e del suo amore, tutte le creature nei singoli atti della loro esistenza e, poiché la creazione é in continua evoluzione verso un punto finale che segnerà un suo perfezionamento, Gesù Cristo Figlio di Dio fatto uomo é colui che regge tutta questa evoluzione che si compie nel cosmo, che si compie nell’universo.
Ma, Gesù Cristo ha portato la vita di Dio agli uomini e l’ ha portata senza pentimenti, per cui anche quando questa vita di Dio dagli uomini é stata rifiutata per mezzo del peccato egli con un atto di amore infinito, come ha dimostrato per mezzo del dono di tutto se stesso dall’alto della croce, continua a dare questa vita al mondo.
E’ in questo senso che Gesù Cristo é il nostro Salvatore: perché redime il peccato, quasi ci trae dal nostro allontanamento da Dio, ci sottrae dalla nostra disgregazione, dalla nostra disunione, dal nostro egoismo, dal nostro interesse sempre egoistico, dalla esigenze della nostra ambizione.
E che cosa fa di noi? Ecco incominciamo una seconda meditazione intorno al dono che Dio ci dà della Rivelazione della sua vita e della sua opera.
Villa Specchia, 4 gennaio- giornata di ritiro per i maestri
OM 15 Specchia 1 1966