ha compiuto la sua morte e risurrezione,
perché…
Monopoli, Cattedrale, 1966,triduo annuale per gli uomini
Cari uomini e carissimi giovani, questo “carissimi” non esprime soltanto un motivo di compiacimento per i giovani che sono presenti, ma esprime tanto un desiderio di vederne altri di più, se mai in un’altra circostanza, intanto voi che siete venuti cercate di portare intorno il segno della vostra pasqua, della vostra gioia cristiana perché, anche i vostri compagni e amici siano attirati ad accostarsi a nostro Signore Gesù Cristo.
Questa sera concludiamo le nostre conversazioni su quelle due idee che ci hanno condotto fino a questo punto a capire qualche cosa del mistero della nostra religione, cioè le grandi cose che Dio ha fatto non per se stesso, ma per la nostra salvezza, perché egli ci ama e allora ci prende come siamo.
E’ veramente un segno di amore, prendere le persone come sono!
Dio ci prende come siamo nella nostra dispersione, nel nostro stato di schiavitù, di peccatori, e ci fa camminare fino ad quel punto che è tanto nella sua mente e nel suo cuore, dove ci incontriamo anche noi e ci troviamo insieme come popolo in cammino verso la salvezza, verso i doni di Dio in quella che oggi noi chiamiamo la Chiesa.
Iddio ha compiuto questo intervenendo, in un certo momento della storia, non solo personalmente ma anche visibilmente. Possiamo dire materialmente al punto che l’evangelista san Giovanni può dire:
–“Noi l’abbiamo visto coi nostri occhi, l’ abbiamo toccato con le nostre mani il Verbo di vita, il Figlio di Dio e vi annunciamo tutto questo perché anche voi siate in comunione di vita con il Padre, con il Figlio, e la vostra gioia sia grande, come è grande la gioia di noi che crediamo”.
Cristo è la nostra pasqua, abbiamo detto ieri sera, perché nella sua persona, di Figlio di Dio fatto uomo, ha realizzato la Pasqua, cioè il passaggio dalla condizione di peccato – perché lui è stato fatto peccato- a quella di vivente in Dio attraverso la sua morte e la sua risurrezione. Se avete fatto caso il bel brano del profeta che è stato letto questa sera, è una profezia che riguarda il Figlio di Dio, nostro Signore Gesù Cristo che si carica dei peccati di tutta l’umanità. Con la sua pasqua, cioè con la sua morte e resurrezione, Gesù Cristo si acquista un popolo nuovo e lo stabilisce su questa terra: – il popolo di quelli che credono in Lui, – si radunano nel suo nome, – lo seguano come pastore e perciò costituiscono la Chiesa.
Gesù Cristo ha compiuto tutto quello che ha fatto durante la sua vita mortale – dalla nascita a Betlemme alla morte in croce, alla risurrezione dal sepolcro, alla sua ascensione al cielo – per fare la volontà del Padre che nel suo amore infinito vuole salvare tutti gli uomini facendo ditutti gli uomini, la famiglia dei suoi figli, un suo popolo, la sua Chiesa, liberandoli dalla schiavitù del peccato facendoli giungere alla terra promessa definitiva che è la grazia di Dio: la vita di Dio in noi su questa terra e la vita piena di Dio in noi e per noi nell’altra vita.
Tutto ciò che Gesù Cristo ha fatto nella sua esistenza terrena per noi, è l’oggetto caratteristico della nostra fede. Ed è tanto importante che quando si canta, si dice, si recita, si professa che: “per noi uomini e per la nostra salvezza Gesù Cristo è disceso dal cielo si è incarnato e si è fatto uomo dalla Vergine Maria, patì, morì, fu sepolto e il terzo giorno risuscitò da morte” liturgicamente, o stiamo in piedi o ci inchiniamo profondamente o in determinati tempi addirittura ci inginocchiamo.
Il mistero pasquale si compie nella persona di nostro Signore Gesù Cristo, ” propter nos homines et proster nostram salutem”: per noi uomini e per la nostra salvezza. Cioè la pasqua di Cristo si compie per noi. Quest’affermazione ha un’importanza che va molto al di là delle semplici parole. Si compie per noi non significa semplicemente che tutto ciò che ha compiuto nostro Signore Gesù Cristo l’ ha compiuto per il vantaggio e il bene di ognuno di noi, ma ha il significato profondo ed altrettanto vero e reale che, ciò che ha fatto Gesù Cristo su questa terra nella sua persona di Figlio di Dio fatto uomo, l’ ha fatto al nostro posto, rappresentando la nostra persona. E, andiamo ancora avanti nel senso del mistero: l’ ha fatto perché si compisse nella nostra persona. Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, ha compiuto la sua morte e risurrezione, perché la stessa morte e la stessa risurrezione si compisse nella nostra persona. Questo è il senso profondo del mistero cristiano.
Gesù Cristo non è semplicemente un profeta, un modello che va avanti a noi e dice: -fate come faccio io-. Gesù Cristo è il capo di un Corpo e il capo di un corpo è unito al corpo in un modo vitale non artificioso ed esteriore, è unito in modo da trasmettere qualche cosa di se stesso e di ricevere qualche cosa dal resto del corpo. E’ il grande mistero del corpo mistico di nostro Signore Gesù Cristo, Capo, e di noi membra del suo corpo. E ciò che si è compiuto in Lui deve compiersi in noi, perché possiamo appartenere a lui ed essere le membra del suo corpo.
Quello che Gesù ha fatto: la sua morte e risurrezione, deve compiersi anche in noi, perché Gesù Cristo è la vite e noi siamo i tralci e, se il tralcio non è attaccato alla vite in un modo vitale, cioè, in modo da ricevere la vita dalla vite stessa, non porterà frutto. Ne derivano anche altre conseguenze, comunque, il frutto deriva principalmente da tutto quel movimento di vita che ha la sua origine e sorgente nella Vita stessa.
Quello che si compie in Gesù Cristo personalmente, si deve compiere nella nostra persona come avviene tra padri e figli. Il figlio porta in se stesso qualche cosa del padre, non soltanto le sembianze esterne, ma lo stesso tipo di sangue e qualche cosa della sua vita, ed è tanto più figlio del proprio padre, quanto più intimamente porta in se stesso l’essere del padre da cui ha ricevuto l’esistenza. Comprendete come il mistero cristiano è profondo e dove ci porta la profondità di questo mistero.
Quando noi parliamo della pasqua, di quel passaggio dalla morte alla vita, quando concepiamo la nostra conversione da peccatori a uomini che vivono in grazia di Dio, sappiamo che ciò non avviene semplicemente per qualche cosa che facciamo noi, e per un’altra cosa assai “magica” che avviene quando andiamo dal prete e il prete ci dice parole che noi non comprendiamo. Nostro Signore Gesù cristo è totalmente solidale, nella sua esistenza di uomo con ogni uomo che vive su questa terra, che la sua solidarietà con ognuno di noi, è al suo livello di vita e di esistenza.
Ieri sera abbiamo detto che nostro Signore Gesù Cristo viene su questa terra per portare la vita e per portarla abbondantemente.
L’apostolo san Giovanni esclama: “l’abbiamo visto, contemplato, pieno di vita, e della sua pienezza noi tutti abbiamo attinto”
Gesù Cristo afferma: –“Io sono la vita”, “io sono la risurrezione e la vita” Per giungere alla vita che ci porta, dobbiamo arrivare alla sua risurrezione. In altre parole, è: per la nostra unione, per la nostra fede in Gesù Cristo, per il nostro battesimo, per gli altri sacramenti che Gesù mette in noi una possibilità nuova, inserisce in noi una vitalità nuova, ci accompagna con energie nuove che derivano dalla sua persona, che vengono dalla sua umanità santissima che hanno il senso,la direzione, la finalità e capacità: di farci passare dalla morte alla vita, dalla schiavitù del peccato alla libertà di figli di Dio, dal peccato alla grazia di Dio.
–Gesù Cristo fa questo in noi, ma intendiamoci bene, non soltanto lui!
–Gesù Cristo ci tratta da persone non da cose.
–Gesù Cristo mette in gioco il movimento della nostra libertà,
–Gesù Cristo richiede la nostra scelta,
–Gesù Cristo impegna la nostra responsabilità.
–Gesù Cristo accostandoci personalmente, ce lo dice tutto il Vangelo, prende questo atteggiamento:” – Se vuoi -“.
La Chiesa rispetta tutto questo specialmente nell’azione sacramentale. “Se vuoi essere battezzato” dice al bambino e i Padrini rispondono per lui: “sì lo voglio”. Alle volte si fa da padrino e da madrina con troppa leggerezza! Se è un adulto deve rispondere lui stesso: -“Sì lo voglio”.
La Chiesa ci dà l’eucaristia e ci dice: -“il Corpo di Cristo”- e noi rispondiamo:- “amen!”-, -“si”-.
Il sacerdote ci dà l’assoluzione, ma noi diciamo: -“mi pento con tutto il cuore, non voglio più commetterne in avvenire”.
Ci mettiamo la nostra parte, il nostro ” sì”, la nostra collaborazione.
Quindi, l’azione di Gesù Cristo che ci salva è un’azione indispensabile che non può compiere che lui, però la compie in noi se noi lo vogliamo, in proporzione della nostra accettazione, fin dove arriva il passaggio che ha aperto la nostra volontà e la nostra libertà, fin dove arriva la nostra collaborazione e la nostra corrispondenza.
Quindi risorgere dalla morte del peccato, entrare nella novità della vita di Dio, della sua grazia, non è un’azione automatica che si compie attraverso le grate del confessionale o negli altri sacramenti. E’ un’azione di Gesù Cristo prolungata nel tempo, ma che richiede tutto il nostro impegno e tutta la nostra collaborazione. Tutto questo avviene in un modo mirabile in tutte le azioni della Chiesa. Non ho il tempo in queste sere, di dirvi come la Chiesa si può considerare sotto tanti aspetti. C’è un aspetto particolare che noi solitamente guardiamo, ma non vediamo in esso tutta la Chiesa.
E’ l’aspetto così detto gerarchico di coloro che ricevono da nostro Signore Gesù Cristo il potere di compiere quelle azioni che ci salvano: la Messa, i sacramenti, la parola di Dio, la direzione della vita cristiana, che sono una parte della chiesa, meglio, sono degli uffici nella Chiesa, Il mistero di Cristo, la sua Pasqua, si compie proprio quando si svolgono questi uffici particolari che Gesù Cristo ha affidato ai suoi discepoli e ai suoi Apostoli.
Il mistero di Gesù Cristo nostra pasqua, si compie attraverso la predicazione della Parola, la direzione spirituale nel senso di governo della chiesa, ma in modo eminente si compie attraverso l’azione sacerdotale che si prolunga nella Chiesa per mezzo del sacerdozio così detto gerarchico, cioè del sacerdozio del vescovo e dei suoi sacerdoti. Gesù Cristo continua il compimento del mistero pasquale nella santa Messa, nel battesimo, nella cresima, nella eucaristia, nella penitenza ecc..
Molto brevemente, la Messa che cos’è?
Ecco la Messa. Il sacerdote consacra il vino e il pane. Poi, oggi, tutti ci alziamo in piedi.
Il sacerdote che è già in piedi, a nome di tutti dice, – noi, abbiamo sotto gli occhi i segni – il pane e il vino sono segni – che contengono la realtà della passione e morte di nostro Signore gesù Cristo, della sua risurrezione e della sua gloriosa ascensione al cielo “. Ecco la Messa.
Ecco che la Messa è Pasqua. E’ la pasqua di Cristo in mezzo a noi e per noi e a nostra disposizione.
La Messa è l’azione che compie la Chiesa, avendone avuto il mandato da Gesù Cristo comunicato agli Apostoli.
La Messa è l’azione che pone in mezzo a noi, sotto i segni del pane e del vino, il mistero pasquale di Gesù.
Noi che partecipando alla santa Messa, che cosa facciamo? Quante volte si va alla Messa per soddisfare il precetto festivo! E va bene. Si va messa per devozione, e va bene anche questo. Ma andare alla Messa significa: andare a prendere la nostra parte a ciò che ha fatto Gesù Cristo per noi, al nostra posto e in nostro favore, perchè vuole che si compia in noi il passaggio dalla morte alla vita.
Andando alla Messa, miei cari uomini, dovremmo portare le disposizioni più serie, più impegnative di quando ci andiamo a confessare, perché la Messa ha questo significato. Al confessionale si distribuiscono i frutti della passione e morte di nostro Signore gesù Cristo. Alla Messa c’è tutto Gesù Cristo nella sua passione e morte, con tutta la forza della sua morte con cui ha distrutto il peccato, e con tutta la forza della sua risurrezione con cui ha riacquistato la vita da comunicare a quelli che avrebbero creduto in lui.
Nella Messa si compie la pasqua. Ogni anno ricorre la commemorazione della pasqua, ogni domenica è una commemorazione della Pasqua, ogni Messa è una Pasqua e ogni volta che noi partecipiamo a questo atto, dovrebbe avvenire in noi un passaggio che ha la sua radice nella nostra persona dal giorno del battesimo.
Che cos’è il battesimo? E’ una immersione nella morte – giù nell’acqua – e nella risurrezione – su dall’acqua- di nostro Signore Gesù Cristo. Il Battesimo ci fa figli di Dio perché distrugge il peccato in noi. Non solo. Ci comunica la vita di Dio, la vita nuova di Gesù Cristo.
La cresima ci fa -si dice- soldati di Gesù Cristo: perfetti cristiani. E va bene, ma quando uno è perfetto cristiano? Quando compie nella sua persona, in un modo più impegnativo il passaggio dalla morte del peccato alla vita in nostro Signore Gesù cristo e riceve i doni dello Spirito Santo per avere la forza di resistere veramente alle seduzioni del mondo, a tutte le sue suggestioni, a tutte le tentazioni, a tutte le inclinazioni, ed essere forte contro la morte del peccato per una vitalità più vigorosa e più adulta, che dovrebbe stabilirsi nella sua persona proprio per il sacramento della cresima.
Il sacramento della penitenza, la confessione, non è andare a dire le proprie cose al prete. Quello è un fatto non secondario ma molto materiale. Ciò che avviene in quel momento: è l’applicazione, è il porgere a noi il dono di Gesù Cristo morto in croce e risuscitato, è il comunicare a noi la grazia del mistero della pasqua, cioè, del passaggio di Gesù Cristo dalla condizione di morte allo stato di vita nuova.
Quante volte concepiamo la confessione nel “dire su” al prete all’incirca, magari facendo anche qualche sottinteso o qualche sottrazione! No. In quel momento, mentre il sacerdote dice: -“io ti assolvo” non si compie semplicemente un giudizio umano tra te e il prete, pur essendo il prete un rappresentante di nostro Signore Gesù Cristo! E’ il sangue di Gesù Cristo, il sangue di un vivente – perché Gesù é risorto – che ti immerge nella sua morte che distruggere i tuoi peccati, perché tu risorga a vita nuova. La confessione non è cancellare i peccati, semplicemente, con un lavaggio e con una disinfezione, ma con un’immissione di vita nuova, soprannaturale, fresca, giovanile, che ci deriva da nostro Signore Gesù cristo.
Non vi sembri troppo veristico questo mio modo di esprimermi. Miei cari, è vangelo. “Io sono la vite e voi siete i tralci” e il tralcio non vive se non per la linfa che riceve dalla vite, e noi riviviamo dalla confessione proprio per questo accoglimento di una più abbondante effusione di vitalità, che ci viene da mostro Signore Gesù Cristo.
E così dite della comunione. Perché è caratteristico nella chiesa, nei precetti della chiesa, di fare coincidere con la Pasqua l’obbligo di almeno una comunione all’anno? Perché la comunione è la presenza di Gesù Cristo nel santissimo sacramento dell’altare come comunicazione della celebrazione della santa Messa. Sì, che la comunione si può fare anche fuori della Messa, ma l’ostia santa è stata consacrata nella Messa ed ha quel significato che abbiamo detto: Gesù Cristo morto e risuscitato. La comunione toglie da noi la morte, di per se stessa cancella i peccati. Non che uno possa farsi la comunione senza confessarsi se ha dei peccati gravi perché c’è il precetto della chiesa, ma –essendo la comunione pane di vita, –essendo la comunione Gesù Cristo in persona, –essendo Gesù Cristo risurrezione e vita, ha la capacità di farci passare dalla morte alla vita della nostra esistenza spirituale.
Ma intendiamo soprattutto l’aspetto di vita di questo pane disceso dal cielo. “Chiunque mangerà vivrà”. Vivrà più abbondantemente perché Gesù Cristo è venuto affinché la nostra vita sia più abbondante. Ecco che Gesù diventa la nostra Pasqua! Ecco che cosa é la nostra pasqua, miei cari uomini. E’ questo passaggio che si apre in noi tutte le volte che ci accostiamo a Gesù Cristo nella Messa dal giorno in cui siamo stati battezzati, perché siamo stati cresimati, perché ci confessiamo, perché ci comunichiamo. Allora la messa, la confessione, la comunione, ci impegnano, perché Gesù Cristo – abbiamo detto – è la vite che ci infonde il succo buono, ma se noi siamo dei tralci responsabili. Se non corrispondiamo, se non assecondiamo l’azione di Gesù Cristo nel senso in cui la compie, nel senso pasquale dalla morte alla vita, non si compie in noi la Pasqua.
Come si fa ad assecondare questa azione di Gesù Cristo? In parole semplici perché è importante capire i concetti, si asseconda all’azione di Gesù Cristo con la mortificazione e la penitenza. E’ condizione di vita cristiana. Si partecipa al mistero della morte di nostro Signore Gesù cristo con la mortificazione cristiana, con la penitenza cristiana. Questo è il cristianesimo. Gesù Cristo, è coronato di spine, flagellato, umiliato. Il cristiano è quello che porta intorno la croce di nostro Signore Gesù cristo. Sarà la croce della sua esistenza, delle sue fatiche quotidiane, del sopportare le persone, delle disgrazie, delle sofferenze ma non come supplizio. Non sono castighi di Dio! Sono modi di partecipare alla condizione di Gesù Cristo che muore per i nostri peccati. Ecco come è indispensabile la penitenza cristiana.
Capite bene. Penitenza non sono quelle certe azioni che compivano i santi. Sono penitenze anche quelle. Ma c’è una penitenza che è inerente alla nostra stessa vita quotidiana. E’ il fatto di accertare queste cose, di sapere che ci uniscono a Gesù Cristo crocifisso, di sapere che purificano la nostra anima perché aprono, per così dire, il passaggio al sangue di nostro Signore Gesù Cristo che ci purifica.
La vita cristiana ha questo senso ascetico di mortificazione, ma ha soprattutto un senso di vita. Ecco, il bello, il caratteristico, il meraviglioso, lo stupendo del cristianesimo: non è morte per la morte, non e mortificazione per la mortificazione, non è penitenza per la penitenza. —E’ morte per la vita, —è mortificazione per la gioia, —è penitenza per la liberazione.
Gesù Cristo non termina nel sepoIcro, è il vincitore della morte. Il cristiano è il vincitore del peccato, il vincitore di ciò che lo distrugge, di ciò che lo tiene schiavo, di ciò che lo umilia, di ciò che lo limita. Il cristiano nella sua vita di grazia, di figlio di Dio, di fratello con il prossimo suo, ha la gioia della coscienza pulita.
Non guardo da nessuna parte e Dio mi guardi dal pensare ad una persona dl voi. Pensiamo all’esperienza di qualcuno di voi che questa sera forse si è confessato dopo tanto tempo. Ma non ti senti più sollevato, più contento, più libero? Non senti che se fosse sempre così, sarebbe meglio?
E questo, che cos’é? E’ l’amicizia di Dio con te, è l’amore di Dio nel tuo cuore, è l’abbraccio di Gesù Cristo che ti stringe perché ti ha amato fino al punto di dare se stesso per darti questa gioia, per darti questo senso di liberazione, per darti questa coscienza che tu sei figlio di Dio –anche se sei piccolo, –anche se sei umile, –anche se gli altri non ti guardano, –anche se non ti riconoscono e non sanno il dramma della tua esistenza! Gesù Cristo ti abbraccia. L’abbraccio del perdono di nostro Signore Gesù Cristo è gioia, è vita ed è per questo che la nostra pasqua deve conseguentemente portarci ad essere Chiesa, cioè, a sentirci, tutti, figli intorno al nostro Padre, nella gioia di ritrovarci insieme e di volerci bene.
Cari uomini e carissimi giovani, intendiamola questa benedetta Chiesa. Non è un’altra cosa! Nella sua realtà concreta, positiva della esistenza degli uomini, di ciascuno ci noi, la Chiesa è questo fatto: – la coscienza di essere figli di un Padre che ci ama e ce lo ha dimostrato attraverso tutto quello che ha fatto dall’Antico Testamento fino alla morte del suo divin Figliuolo. – la coscienza di essere fratelli tra di noi, di quella fratellanza che ci deriva da nostro Signore Gesù Cristo, il primogenito, il più grande, che ha fatto per primo, il passo di venirci incontro per riconciliarci tra di noi e conseguentemente, riconciliarci con Dio.
Gesù Cristo vuole prima riconciliarci tra di noi, piuttosto che riconciliarci subito con Dio. Ricordate come è chiaro Gesù: “Se ti accosti all’altare per portare il tuo dono per onorare Dio, e ti ricordi che hai qualche cosa contro il tuo fratello, lascia da parte il dono che avevi preparato per Dio, vai prima a riconciliarti col tuo fratello e poi vieni” …e poi, andremo d’accordo. Ma prima dobbiamo andare d’accordo tra di noi.
Ecco la realtà della chiesa: quelli che si stimano, quelli che si rispettano, quelli che si vogliono bene, quelli che stanno insieme nel vincolo della carità: “In questo conosceranno che siete i miei discepoli: se vi vorrete bene… “Vi do un comandamento nuovo: amatevi”; ” Questo è il mio comandamento, dice Gesù, che vi vogliate bene come io ho voluto bene a voi.” Questa è la chiesa che deriva dalla nostra pasqua.
Cari uomini carissimi giovani, grazie che siete qui stasera, grazie che siete stati qui queste sere con una corrispondenza cosi consolante.
Fate qualche cosa anche per quelli che non sono venuti. Non vi dico di andare a predicare la pasqua o la chiesa, ma di attirarli soprattutto col vostro esempio. Che la gente possa capire che in mezzo a noi c’è Dio, come dicevo ieri sera, perché tra di noi ci si vuole bene.
Grazie alla confraternita del Santissimo Sacramento che, ha dato la possibilità di completare le bellissime Quarantore con questa manifestazione degli uomini e dei giovani nostri.
OM 33 Triduo 1966