Gli atti della Settimana di Pastorale del 1972
possiamo averli tra mano solo ora che si sta già preparando la Settimana di quest’anno.(1973)
Se ci sono degli svantaggi a rileggere un discorso a distanza, quasi raffreddato, ci sono però anche dei vantaggi. Intanto perché é facile dimenticare e poi perché lo stato d’animo, le situazioni nuove, le iniziative tentate possono far scoprire nel testo ciò che immediatamente non sarebbe stato colto.
La Settimana non ha, di proposito, maturato nessun documento operativo, perché si era d’intesa di (dare inizio), portare avanti, perfezionare le indicazioni pratiche indicate l’anno precedente e sulle quali é ragionevole insistere fin che non siano entrate nella prassi abituale delle nostre comunità.
La funzione della Settimana e il valore degli Atti é quello di approfondire il tema e le sue prospettive, sia rispetto ai contenuti sia per le applicazioni.
La nostra attenzione non deve mai perdere di vista le realtà in cui ci muoviamo: quella del mistero e quella della realtà sociale.
Tanto la prima come la seconda, per diverse ragioni, inesauribili e dobbiamo guardarci dal pericolo di pensare di averle “definite” e di poter di conseguenza guardare solo al da farsi. Dobbiamo entrare nella convinzione che anche le medesime cose che scegliamo di fare non sono mai le stesse cose, salvo la conseguenza di svuotarle.
Questo é ovvio quando si tratta delle realtà della salvezza cristiana le quali implicano la scoperta inesauribile del mistero delle Divine Persone, del loro rapporto con noi e delle implicanze coi rapporti tra di noi: dire chiesa, famiglia, sacramenti, ecc., significa non finire più di dire, perché non si finirà mai di scoprire e chi tralascia lo sforzo di scoprire torna alla superficie ed é condannato alla aridità personale e a quella della sua azione.
Un impegno di studio e di preghiera deve renderci sempre più famigliari i contenuti e le implicanze del tema della nostra scelta pastorale diocesana.
D’altro canto noi ci muoviamo in una realtà sociale che é caratterizzata dalle più rapide trasformazioni che mai si siano verificate nella storia.
La comunità famigliare vive la sua esistenza in queste nuove situazioni e gli operatori di pastorale non lo possono ignorare a meno di trovarsi al di fuori dell’ambito dove si vive la vita degli uomini e si compie la salvezza di Dio.
L’evoluzione sociale, come ogni altra crescita, porta con se i nuovi rischi e pericoli, ma soprattutto i suoi valori. Dobbiamo guardarci dalla tentazione di respingere come pericoloso ciò che é semplicemente scomodante delle nostre abitudini. Questo vale non soltanto per le trasformazioni sociali ma, direi soprattutto, per il rinnovamento teologico in tutti i settori. Quanto é pesande la responsabilità di non ricominciare tutti i giorni quell’aggiornamento che ci propongono i documenti del Concilio, con una lettura che ci rende sempre più capaci di una visione globale dei loro contenuti.
Le nostre famiglie, proprio in conseguenza di una azione pastorale ben intesa, dovrebbero essere in grado di vitalizzarsi e di rinnovarsi con l’assunzione dei valori positivi che provengono dalla evoluzione della società. Questo non può avvenire senza un “discernimento” che sappia distinguere i valori positivi da quelli negativi.
E’ il punto più critico in cui si trova oggi chi é impegnato nell’azione pastorale.
Non si può affermare che é sufficiente la luce che viene dalla parola di Dio letta secondo le indicazioni dei “segni dei tempi”.
C’é la grande garanzia del Magistero della chiesa, ma non si può pretendere che dia delle indicazioni calibrate per ogni situazione. Rimane sempre il più sicuro punto di riferimento per gli orientamenti di fondo ma non dispensa dallo sforzo di ricerca che ogni comunità ecclesiale legittima deve fare per le situazioni concrete in cui vive ed opera.
Queste sono alcune indicazioni secondo le quali noi tutti dobbiamo muoverci insieme per camminare verso un futuro promettente della vita delle nostre famiglie e delle nostre comunità e queste sono pure le ragioni perché accogliate i documenti qui contenuti e perché li leggiate con amore pastorale.
Nel segno della pazienza fiduciosa vi saluto.
vedere la stampa che trovo fotocopiata col n. 253 dalla Rivista Diocesana 1973 n.5-6