Monopoli 29-5-1966, Pontificale
Siete venuti alla celebrazione di oggi da tutte le parrocchie della diocesi ed é per questo che la cattedrale si presenta nell’aspetto delle grandi solennità. Per questo vi è stato rivolto un invito a venire: perché potessimo celebrare la grande solennità di Pentecoste tutti insieme.
Se abbiamo capito le cose di Dio nella sua Chiesa in questi nostri tempi, dobbiamo comprendere il significato della solennità di Pentecoste che porta a compimento, rende presente ed attiva in tutto il mondo, l’opera che Iddio ha incominciato dagli inizi della storia della salvezza e che deve continuare per tutti gli uomini fino al ritorno del Figlio alla fine dei tempi.
Natale prepara Pasqua. La Pasqua è il mistero della morte e della vita. La Pasqua ci garantisce cha la nostra salvezza è avvenuta, perciò è il mistero centrale dell’anno liturgico e della vita della chiesa. Ma questa salvezza per tutti gli uomini, che è stata ormai veramente operata nei misteri dell’incarnazione, della passione, morte, risurrezione e ascensione al cielo di nostro Signore Gesù cristo, deve essere portata a ciascheduno di noi e deve essere realizzata nelle nostre persone.
Quest’opera del Padre e del Figlio per la salvezza dell’uomo, è affidata alla terza Persona della santissima Trinità, allo Spirito Santo, perciò Pentecoste è il giorno natale della Chiesa, è il giorno della vita della Chiesa, è il giorno dell’attuazione della Chiesa per tutti gli uomini che hanno ascoltato l’annuncio del Vangelo, lo hanno accolto nel loro cuore ed hanno deciso di conformarvi la loro vita.
Lo Spirito Santo come ognuna della Persone Divine non è solo. Tante volte Gesù ha detto:”io non sono solo, è con me il Padre”. Così il Padre non era solo ai tempi della preparazione della salvezza. Era presente, se non manifesto, il Figlio. E ai tempi della vita terrena di Gesù, quanta era la presenza anche esplicita, manifestata, rivelata, del Padre! Quanta era la presenza dello Spirito! Ricordate l’annunciazione, il battesimo di Gesù. Gesù che si ritira nel deserto é condotto dallo Spirito.
Ma il momento dell’azione della terza Persona della santissima Trinità, secondo la nostra capacita di intendere, la rivelazione di Dio e secondo il modo con cui Dio rivela a noi le sue cose, é venuto quando il Padre ha potuto ricongiungersi col Figlio e il Figlio ha potuto ritornare al Padre. Era indispensabile che fosse così perché, soltanto dall’unità di vita dalla comunione del Padre e del Figlio, scaturisce – per così dire – lo Spirito Santo. Si esprime lo Spirito Santo. Si manifesta certamente a noi la presenza di questo “Terzo” che è uguale al Padre e al Figlio, che tra il Padre e il Figlio è l’elemento di unità, perché è l’ amore del Padre verso il Figlio, ed é l’amore del Figlio verso il Padre.
Quando il Padre ha compiuto la preparazione della salvezza nell’Antico Testamento e quando il Figlio ha compiuto l’opera sua che era quella di morire e risuscitare per noi, per fare morire in noi il peccato e darci la possibilità di risorgere a vita nuova, viene lo Spirito che deve portare a compimento tutto ciò che aveva fatto il Padre e tutto ciò che aveva fatto il Figlio, e che si deve esprimere in una somiglianze di vita con quella di Dio che: essendo tre persone sono un Dio solo.
E noi, per l’azione che compirà nelle nostre persone lo Spirito Santo, dovremmo realizzare questa somiglianza con Dio: ” da essere molti una cosa sola”, “da diventare da non-popolo a popolo di Dio”, “da passare dalla nostra condizione di dispersi, di disuniti, di allontanati, a unità: a Chiesa, ad assemblea adunata, a gente convocata a stare insieme. Questo è il punto ti arrivo e anche di partenza dell’azione di salvezza che Iddio compie nel mondo: arrivare ad essere una cosa sola tra di noi e muoverci “uniti” verso i nostri fratelli e verso il mondo.
Miei cari, intendiamo queste cose che sono le cose di oggi perché sono le cose che la Chiesa dice oggi, perché sono le cose che la provvidenza di Dio ha disposto per noi, oggi. E chi opererà in noi il miracolo di farci intendere il mistero della nostra unione con Dio e della nostra unione tra di noi? Chi compirà il miracolo di renderci capaci a vivere i nostri rapporti con Dio e a vivere i nostri rapporti di figli di Dio con i nostri fratelli? E’ lo Spirito Santo. Neppure Gesù è riuscito in questo compito perché non era il suo compito, ma compito della terza Persona della santissima Trinità, così ignorata nella nostra vita cristiana.
E’ compito dello Spirito Santo introdurci in tutta la verità dei nostri rapporti con Dio e coi nostri fratelli, ma questa capacità di intendere ci è data, se diventiamo docili alla voce dello Spirito che deve “dettare” al nostro spirito. Dovrebbe essere impressionante per chi parla, sapere che egli è la manifestazione esterna di un amore che parla nell’interno dei vostri cuori e che, ripetendo le parole di nostro Signore Gesù Cristo, vi annuncia le parole di Gesù Cristo che hanno la loro conclusione nella preghiera: “Ut unum sint”: che siano una cosa sola con il Padre, con il Figlio, tra di loro.
Io annuncio queste cose ripetendo le parole di nostro Signore Gesù Cristo, ma c’è un Altro dentro di voi che, mentre dà forza e grazia alle mie parole, sollecita la vostra docilità, anzi, opera la vostra apertura di mente e di cuore perché voi intendiate questo messaggio ed il mistero in esso contenuto. C’è tanto di cristianesimo e di chiesa, quanto c’è di unione tra di noi che esprime l’unità di Dio nelle divine Persone. Ma il compito dello Spirito Santo non è solo di introdurci in tutta la verità e nella profondità misteriosa del senso della verità, ma anche di renderci capaci a muoverci nello stesso senso. I brani del Vangelo che leggiamo in questi ultimi tempi – del periodo pasquale e del breve periodo dell’ottava di Pentecoste – hanno tutti il significato del movimento della vita delle tre divine Persone.
Il Padre è tutto riferito al Figlio, il Figlio è tutto riferito al Padre nello slancio dell’Amore, nell’ unità dell’Amore, nell’unità della vita, nell’unità della natura che è manifestata a noi nei termini della carità. Dio è amore perché sono tre che non riguardano se stessi, ma sono in relazione gli uni agli altri.
Lo Spirito Santo è nel nostro cuore, in mezzo a noi. Lo celebriamo quest’oggi con tutta la potenza dell’azione di Dio attraverso i segni della Parola e del Sacramento.
Lo Spirito Santo è in mezzo a noi per operare, per orientarci nel senso che ha il significato: – di liberarci dal nostro egoismo, – di liberarci dal nostro individualismo, – di liberarci dalle nostre ragioni e buone ragioni, – per orientarci verso di Lui, – per orientarci verso tutti, – per orientarci ad accogliere gli altri con le loro ragioni, con i loro motivi, con i loro consigli, con i loro sentimenti.
Al suo contatto ci saranno motivi o sentimenti di giustizia, ma per la carità di Dio che opera lo Spirito Santo in mezzo a noi, si scioglieranno tutte le altre ragioni, tutti gli altri motivi, non dico per confondersi, ma – per essere per assunti, – per essere valorizzati, – per essere salvati dall’azione di questo unico Spirito, – che è Spirito Santo, – che è quindi spirito buono, – che è quindi spirito divino che dà la vita; – che porta la vita come espressione dell’esistenza umana, – che porta la vita come calore nella creazione di Dio, nell’ordine della creazione di Dio.
Miei cari, vedete allora come siamo impegnati con lo Spirito Santo? Vedete come non sapremmo niente della nostra fede se ignorassimo lo Spirito Santo nella nostra vita? Vedete allora che la solennità della Pentecoste è la nostra solennità? E’ la solennità che ci interessa più da vicino, che ci riguarda più personalmente? E’ la solennità più decisiva per la nostra vita spirituale?
Maria santissima, onorata in modo particolare in questo mese a lei consacrato, la prima a ricevere in se stessa la presenza permanente dello Spirito Santo perché diventasse la madre del Salvatore, presente nel cenacolo nei giorni della nascita della Chiesa, sia presente nella nostra devozione filiale, nel nostro affetto filiale, per assicurarci la presenza dello Spirito.
OM 37 Pentecoste 66