Parrocchia Santa Lucia, frazione di Monopoli.
Carissimi, questa sera parlando a voi e volendo dare alle mie parole un significato che rimanga inciso nella vostra memoria, vi racconto un fatto veramente accaduto nei primi tempi in cui ero a Monopoli.
Erano venuti da me quattro padri di famiglia di una contrada di campagna, non ricordo di quale si trattasse, alla quale avevo tolto la Messa della domenica per mancanza di sacerdoti e non per capriccio. Mi avevano fatto capire il loro desiderio di avere il sacerdote e la Messa anche perché erano distanti dalle altre cappelle e facevano già molta strada per andare a quella della loro contrada, ecc…
E io dicevo le mie ragioni poche ma valide, e cioè che non avevo sacerdoti, di mandarmi i loro figli in seminario che ne avrei fatto dei sacerdoti e poi avrei dato loro la Messa. Ma non si erano convinti e chi parlava di più ad un certo punto mi ha detto – ” Monsignore, o lei ci manda il prete per dire la Messa alla domenica o noi della nostra chiesa ne faremo una specchia”. Avevo capito, dal tono, che si trattava di una cosa seria ma non capivo cosa volesse dire.
Chiedevo poi ad un sacerdote presente: – “che cosa vuole dire specchia?”… – “Un mucchio di pietre”… . – Quindi, se non mando un prete, della chiesa ne fanno una specchia: un mucchio di pietre! .
Cari ragazzi e care ragazze, vedo anche dei genitori e sono contento. Perché vi ho raccontato questo fatto? E’ un fatto che per me è diventato tanto significativo in questo senso: ci possono essere molte pietre ammucchiate e fanno una specchia; se invece le stesse pietre sono convenientemente collocate le une sulle altre, tenute insieme dalla calce e dal cemento, e sono architettate in modo da fare muri, pilastri, archi e volte, possono formare anche una chiesa. Quindi, le stesse pietre possono essere “specchia” o ‘chiesa”.
La Sacra Scrittura, l’apostolo san Pietro – domani nella Messa si leggerà la sua lettera – e gli altri apostoli, usano il linguaggio delle costruzioni materiali per indicare cose molto più importanti che ci riguardano personalmente, anzi che sono le nostre stesse persone.
Sapete che durante il Concilio, l’argomento trattato più largamente, più lungamente e profondamente è stato quello sulla Chiesa.
Quale significato deve avere per tutte le nostre persone questa preoccupazione del Concilio che, fissa il suo sguardo nel mistero della chiesa? E che ci dice – “dopo il Concilio dobbiamo acquistare la conoscenza della chiesa e la coscienza che noi siamo chiesa?”
Se il mistero, la verità, il fatto “Chiesa” deve essere qualche cosa di cui dobbiamo prendere coscienza, cioè qualche cosa deve entrare nei nostri pensieri, nelle nostre convinzioni, nei nostri sentimenti e nelle nostre stesse preoccupazioni e trasformarsi per ognuna delle nostre persone in un fatto concreto, è evidente che non si tratta più della chiesa intesa come edificio; è evidente che le pietre che devono concorrere alla edificazione di questa chiesa non sono quelle che si scavano nel nostro terreno, che poi vengono squadrate e messe a posto; è evidente che se la Chiesa siamo noi, noi siamo le pietre che dobbiamo edificare la Chiesa, che dobbiamo realizzare il fatto “chiesa”. Siamo noi nelle nostre persone, nella nostra esistenza, nella nostra vita le pietre che devono entrare nell’edificio che nostro Signore Gesù Cristo ha voluto stabilire sul fondamento di Pietro “pietra”.
Notate: Gesù ha detto “Tu Simone, d’ora innanzi ti chiamerai “Pietra”. Noi abbiamo detto Pietro perché si trattava di un uomo, ma Gesù Cristo ha detto “Pietra”. E noi, “pietre”, come possiamo essere? Come le altre pietre: o specchia o Chiesa. A volte si dice quanta gente c’era a Messa! Se, di tutta quella gente ognuno era andato a Messa per proprio conto e non gliene importava niente degli altri o aveva un po’ di “ruggine” con gli altri, e tutti erano indifferenti agli altri, costituivano la Chiesa? No. Costituivano una specchia! Era un mucchio di gente che stava insieme perché lo spazio era limitato e alla Messa si trovavano vicini. In quel modo non si fa la Chiesa.
Per fare la Chiesa che vuole nostro Signore Gesù Cristo: – il luogo della sua abitazione in mezzo agli uomini, – il suo tabernacolo, – la sua tenda dove stabilirsi con noi, – noi dobbiamo essere come le pietre di un edificio, – non come le pietre della specchia, – cioè pietre collegate e tenute insieme tra di loro. Poi non ha importanza che ci sia la chiesa di pietra. Importante ed essenziale è che ci sia la Chiesa delle persone. Importante è che le persone che dicono di essere cristiane e vanno a messa e fanno la comunione abbiano a costituire veramente la Chiesa perché sono unite tra di loro.
Unite in che modo? Qual é il cemento che deve unire tra di loro le persone perché costituiscano la Chiesa di nostro Signore Gesù Cristo, il tempio di Dio in mezzo agli uomini? E’ l’amore.
Tra persone si sta insieme quando ci si vuole bene. Le persone non sono come gli animali che stanno insieme perché noi mettiamo a loro il giogo o la cavezza. Le persone stanno insieme, come persone, quando tra di loro si rispettano perché si stimano, e si vogliono bene. Allora capite perché il precetto più grande della nostra religione è il precetto della carità: amerai il Signore Dio tuo con tutto te stesso e il prossimo tuo come te stesso
Le persone che vanno in chiesa tutte le domeniche e magari di frequente fanno la comunione, ma poi parlano male di tutti, e se possono “gliela fanno” al prossimo, e per esempio non pagano, fanno fare bella figura alla religione? Fanno stimare la Chiesa? Tanto è vero che si dice: “quella va in chiesa e poi… ” Notate che tutto questo si può dire di un uomo, di una donna, di un ragazzo, di una ragazza quando sono cattivi, duri di cuore, che invece di avere intorno a loro la simpatia e la benevolenza hanno il vuoto determinato dalla loro gelosia, dalla loro invidia, dalla loro scontrosità, dalla loro cattiveria: insomma è gente che invece di cementarsi con gli altri li tiene distanti e manca di carità.
Che cosa hanno fatto nelle nostre campagne i nostri vecchi che erano più poveri di voi? Si dice che avessero più fede e fossero più seri. In parte è vero. Hanno costruito tante chiese di pietra: ogni cinquecento metri c’è una cappella. Nei tempi nostri in cui la gente non va più in chiesa, dobbiamo costruire la Chiesa con le persone e non con le pietre. E’ più difficile! Allora, le pietre si trovavano un po’dappertutto e poi, uno ci metteva il traino, un altro la calce, un altro la mano d’opera e con poco si faceva la chiesa. Poi c’erano i signori che al tempo della raccolta prendevano le olive, pagavano poco i contadini, ma poi facevano costruire le chiese! Quello non era cristianesimo !
Coi tempi che corrono e non sono brutti tempi perché sono i nostri tempi, non si devono fare semplicemente delle chiese più nuove, più belle, più grandi come quella che farete qui a santa Lucia. Si deve costruire la chiesa nelle vostre persone, nella vostra vita, nella vostra esistenza quotidiana. Non è senza significato che qui, a santa Lucia, sia stato fatto prima un salone. Anche se, per parecchio tempo non è servito quasi a niente ora deve servire a qualche cosa.
Ai giovani che mi dicevano: ” non possiamo mai vederci, non possiamo mai incontrarci, non sappiamo dove andare”, io dico: “qui è casa vostra”. Il salone non è la casa di Don Ciccio anche se ci hanno messo qualche soldo lui e la sua mamma. Domani il Vescovo potrebbe dire a don Ciccio: vieni a Monopoli che ti faccio canonico e qui ci mando un altro. Don Ciccio, dovrà lasciare qui la casa perché è vostra e non sua.
Prima il salone, quindi, e poi la Chiesa! E’ certo che non è tanto facile capire che forse è più importane il salone della chiesa. Se questi giovanotti devono capire qualche cosa della nostra religione, oggi non la capiscono soltanto se vanno alla Messa della domenica e sentano la predica. Devono parlare, discutere, dire quello che portano dentro di loro.
Mi pare di incontrare ogni tanto questi giovanotti lungo la gravina con le loro motorette e filano, e vanno a Monopoli, alla Selva, a Castellana, a Putignano. Alla domenica andranno anche alla Messa ma, sentendo solo quelle quattro parole che il sacerdote dice durante la Messa, non potranno mai averne di religione perché andando a Monopoli, alla Selva, a Castellana, a Putignano vedono e sentono tutt’altre cose e non cose di religione. Questi giovanotti domani, quando saranno uomini, che cosa avranno nelle loro persone e nelle loro intenzioni? Non lo sappiamo.
Cari ragazzi, vi faccio un discorso molto cordiale, ma nello stesso tempo capite che è di una grande ed estrema importanza. L’incontrarsi, il vedersi nella chiesa, nella sala, nel salone e trattare di quegli argomenti e di quei problemi che vi riguardano, oggi diventa una cosa essenziale.
Mie buone mamme e cari papà, specialmente se incominciate ad avere i capelli brizzolati, riflettete. Voi, siete nati a santa Lucia, siete cresciuti a santa Lucia e fra tanti anni morirete a santa Lucia. Quando eravate giovani come loro, andavate in giro con la motoretta? Chi vedevate? Qualcuno veniva da Monopoli durante l’estate per fare villeggiatura, qualche altro quando andavate a pagare le tasse, poi facevate qualche festiciola con un po’ di baldoria e niente più. Radio? Niente. E quelli ce l’hanno in tasca. Televisione? Non c’era. Giornale? Niente. Scuola? Poco o niente. Allora?
Siete cresciuti come era l’ambiente: buoni cristiani, naturalmente perché era così. Ma questi ragazzi che vanno in girò non possono più crescere come voi. Sono come una pianta di ulivo che invece di essere piantata bene nel suo terreno e nel posto più adatto e nella sua stagione, è piantata qui o là… Che cosa succede? Ad un certo punto avete dei rami secchi. Purtroppo ci sono dei giovani che sembrano dei rami secchi. Non voglio dire dei vostri giovani però questi scossoni, questi malesseri spirituali, morali ed affettivi, i vostri ragazzi li soffrono! Non insegnate che se nella stagione, tempo, terreno giusto voi ci mettete un albero e lo curate e fate in modo che si ambienti, e incominci a germogliare, un giorno ne otterrete dei frutti? Se invece non fa in tempo ad ambientarsi, a mettere le radici e ad allargare le sue radici non potrà dare frutti? Lo stesso è dei nostri ragazzi che oggi sono qui e domani là.
Direte: e perché vanno in giro. Il più delle volte vanno in giro perché devono andare a lavorare, perché devono guadagnare, perché oggi la vita è così. Allora, se oggi la vita è fatta così non si può più andare avanti nella religione e nella fede come si faceva una volta. Questi ragazzi hanno bisogno d’irrobustirsi spiritualmente, moralmente, psicologicamente con degli incontri, con delle discussioni, con degli apprendimenti e quindi con delle lezioni adatte a loro, alla loro età, e alla situazione concreta della loro vita.
Comprendete la novità? Comprendete che, se non si edifica nella testa di questi giovanotti, nel loro cuore e nella loro volontà, non ci può essere cristianesimo? Non ci può essere fede e non ci può essere chiesa? Quanti giovani si incontrano ma che non costituiscono una unità? Non credono insieme, non sperano insieme? Non si vogliono bene per dei motivi religiosi e spirituali come devono essere quelli del cristianesimo e formano una specchia?
E le ragazze? Care mamme e nonne presenti, ricordate quando eravate ragazze di 12, 14, 18 anni? Come era? Casa, lavoro, chiesa, silenzio e niente più! Oggi è ancora così? Può essere ancora così? Ci può essere ancora qualche genitore col pugno di ferro e la mano decisa, giustamente preoccupato della sua ragazza e perciò la fa stare in casa. Va bene. Ma, in casa c’è la radio, c’è magari la televisione, c’è il giornaletto, e quando vanno alla Messa sentono le amiche che raccontano di Monopoli e altro. Stanno in casa ma è peggio che se stessero fuori perché si riempiono la testa di crusca e di sogni.
Dove entra molto sole e molta luce non cresce la muffa. Se nei loro cervelli non ci entra un po’ di sole e un po’ di luce e un po’ di aria, ammuffiscono. E non parliamo solo della testa. E’ un problema serio. Sono contento che siano presenti anche i genitori. Incomincio col fare una osservazione. Una volta le ragazze erano oneste e andavano al matrimonio con il loro onore: è una bellissima cosa che vogliamo anche oggi.
Capite genitori che, non è che noi oggi vogliamo delle ragazze senza onore, senza dignità, non meritevoli di rispetto. Tutt’altro! Ma una volta, la ragazza conservava il suo onore perché era tenuta chiusa a chiave, perché non poteva mai essere sola quindi ne aveva un merito molto relativo. Oggi invece, devono crescere delle ragazze che sanno capire il loro onore, lo sanno apprezzare ed affermare con tutta la loro forza davanti a chiunque, e sempre. Ma è facile questo?
Questo diventa facile quando, invece di pensare alla chiesa di pietra, pensiamo: che noi siamo le “pietre” che devono costruire la chiesa, che dobbiamo avere in testa idee chiare di nostro Signore Gesù Cristo; che dobbiamo avere nel cuore i sentimenti buoni che ci ispira nostro Signore Gesù Cristo che dobbiamo avere la nostra volontà fortificata dalla grazia di nostro Signore Gesù Cristo Quindi ci vogliono delle convinzioni profonde, ragionate, capite sempre liberamente, per convinzione.
Tante volte, in passato, non dico nella vostra generazione, la donna era come l’asino. L’uomo “se la prendeva” e doveva tacere perché il padrone era il marito che diceva: “questa é casa mia, qui comando io e le donne stiano zitte”. Era bello che fosse così? La donna ha la stessa dignità e la stessa grandezza dell’uomo, ha gli stessi diritti e gli stessi doveri dell’uomo. L’uomo e la donna hanno compiti diversi, ma in quanto a dignità e grandezza e diritti non c’è differenza. Allora, come l’uomo ha una libertà e deve avere una forza d’ animo, cioè deve essere “uomo”, così la donna deve essere “donna” nel senso di affermare se stessa.
Ma, ci vuole tutta una educazione che si deve fare non solo andando in chiesa, ascoltando la Messa e recitando il rosario. Ci vogliono il rosario, la Messa, la confessione, la comunione, ma ci vogliono anche altre cose che facciano capire che cos’è la Messa, perché si va a fare la comunione, che cos’è la devozione della Madonna, perché si recita il rosario. Oggi dobbiamo capire.
La donna deve capire non solo queste cose, ma tutte le sue cose come le ha fatte Iddio creatore del cielo e della terra. Tutto deve capire e capirlo bene con delicatezza, con chiarezza, per il proprio bene, per il proprio rispetto che deve meritare dagli altri, per il proprio onore che deve portare alto sulla propria fronte. Allora vedete che, si rendono necessarie le conferenze, i corsi, le associazioni, gli incontri preparati e seri? E’ inutile che ci facciamo delle illusioni. Più andremo avanti, più aumenterà la libertà dei nostri giovani e il male non sarà nella libertà di cui godranno, ma nel cattivo uso della propria libertà se non saranno sufficientemente educati, preparati, formati.
Non è questo un problema che dobbiamo affrontare insieme? Il Vescovo, i sacerdoti, i papà, le mamme non devono risolvere questi problemi ignorandoli ma affrontandoli, affrontando i discorsi diretti con le ragazze ed i ragazzi, dando a loro il modo di approfondire i propri problemi e di capirli, perché i ragazzi e le ragazze normalmente devono arrivare a costruire insieme quella piccola chiesa che è la famiglia.
Perché i santi Padri hanno chiamato la famiglia una piccola chiesa? Perché qui si verifica che, due persone che stanno insieme non formano una specchia ma una persona sola, perché sono un cuore solo e un’anima sola nell’amore più vero, più serio, più impegnativo che non è solo poesia ma responsabilità, impegno, peso. A questo devono arrivare i nostri giovani e le nostre giovani. Oggi è difficile “mettere su” famiglia e, non semplicemente perché è difficile avere la casa, il mobilio, la lavatrice o perché “lui” non trova da lavorare. State attente che, ci sono di quelli che non trovano mai da lavorare perché se lavorare fosse far niente, farebbero la parte di quattordici.
“Mettere su” casa non è difficile solo per motivi economici! Ci sono dei ragazzi anche qui a santa Lucia i quali dicono: “io vorrei sposarmi ma non trovo una ragazza come vorrei”. Di ragazze purtroppo ne trovano, ma quando si tratta di “mettere su casa” vogliono tutt’altro, vogliono la ragazza per bene, vogliono la ragazza seria capace di impegnarsi a fare la donna di casa. Ci sono ragazzi che dicono così, e più andremo avanti, più ci saranno ragazzi che diranno così. Sono dei mascalzoni che approfittano delle ragazze fin tanto che ne hanno voglia, ma quando si tratta di sposarsi allora vogliono la ragazza seria!
Ragazze diventate intelligenti! Grazie a Dio, tra i vostri ragazzi le cose non stanno ancora così. Ma non mancano le difficoltà perché oggi è più difficile accordarsi, intendersi, avere una stabilità nei pensieri e nei sentimenti, perché è più facile andare in giro ed è più facile trovare crusca nei cervelli delle donne. Comprendete, allora, che quel cemento di cui abbiamo parlato – e uno di voi ha detto che è l’amore – non deve essere una cosa presa per gioco quando si è giovani, ma la cosa più seria che si comincia ad alimentare quando si è piccoli nell’amore del prossimo? Per primo imparate a voler bene a vostro padre e a vostra madre, ai vostri fratelli e sorelle, a rispettare le altre persone, ad essere generosi in tutti i modi.
Vi ho già detto che alcune cose le capisco perché anch’io sono di campagna. La gente di campagna è un po’ “tirata” (non offendetevi) un po’ “avara”, un po’ “chiusa” perché quel poco che guadagna con fatica non viene dal cielo ma lo suda. Ma é una tendenza della quale voi avete già dato tante prove contrarie: avete fatto molto per la vostra chiesa!
Il discorso lo faccio nel senso della generosità verso il prossimo, nel senso della cordialità, nel senso di volersi bene, nel senso di non coltivare invidie. Ce l’avete qualche campicello di invidia? Allora, per una cosa da niente tra le famiglie manca il saluto e non si va d’accordo.
Qui si deve costruire la chiesa! Dovete essere voi, cari ragazzi e care ragazze, a formare questa chiesa, ma voi educati all’amore, un amore che deve essere amore di Dio e amore per il prossimo. Se c’è un amore del prossimo che vi fa dimenticare l’amore di Dio non è più amore del prossimo. Se nel cuore di una giovane si accende l’amore per un ragazzo che fa di dimenticare l’amore di Dio, non è più amore. Potete chiamarlo un brutto scherzo, potete chiamarlo brutto gioco, potete chiamarlo ancora amore, ma non è amore. L’amore è quello che si costruisce nei cuori e ci rende capaci di essere buoni, impegnati, uniti col prossimo e, quando è tempo vi rende capaci di costruire una nuova piccola chiesa, cioè una nuova famiglia.
Queste sono alcune cose che volevo dirvi ma propongo, e vedremo se gli altri mi aiuteranno, che questo non sia l’ultimo discorso ma il primo che abbiamo fatto insieme ai nostri giovanotti con le nostre ragazze e coi genitori per edificare, a santa Lucia, una chiesa nuova non tanto quella materiale di pietra quanto quella delle vostre persone.
OM 42 Santa Lucia 1966