Natale 1966 in Cattedrale a Monopoli
Miei cari penso che ognuno di noi si trovi in Chiesa con un sentimento particolare, una disposizione più buona e più attenta per partecipare con coscienza più responsabile ed attiva alla celebrazione liturgica.
Sapete che il giorno di Natale tutti i sacerdoti hanno la facoltà di celebrare tre sante Messe. Per queste tre sante Messe la Chiesa ha tratto dal tesoro della Sacra Scrittura i testi più significativi, che si riferiscono al mistero della nascita di Gesù Cristo, il Figlio di Dio, il Figlio di Maria, il nostro Salvatore, ma la Messa più solenne, più elevata come contenuto e che esprime più pienamente il mistero che celebriamo, è questa.
Avete ascoltato la lettura della lettera agli Ebrei e il prologo del Vangelo di S. Giovanni. Entrambi i brani parlano della Parola di Dio. La Parola di Dio che dal giorno di Natale non è più semplicemente il suono di una voce che pure veniva dall’alto, ma si identifica con una persona, la seconda Persona della santissima Trinità, il Figlio di Dio fatto uomo.
Noi ci troviamo in una situazione del tutto particolare ed impensata per delle creature umane: – avere la possibilità di conoscere il pensiero di Dio in un modo concreto, – avere la possibilità di ascoltare la Sua Parola personalmente; – avere la grazia di essere introdotti nel Suo pensiero attraverso la Sua Parola che si identifica, adesso, col Figlio Suo Gesù Cristo.
Iddio che ci parla! Questo è il fatto caratteristico, come altre volte avete ascoltato, della nostra religione.
Sappiamo che in circostanze determinate storicamente e geograficamente, Iddio ha rivolto la sua parola agli uomini ed è la storia del Vecchio Testamento. Questo avveniva tramite i Patriarchi e i Profeti che erano gli intermediari tra Dio e il Popolo di Israele. ” Venuta la pienezza dei tempi” non ci parlò più per mezzo di intermediari, ma per mezzo del Figlio suo che si fece uomo per poter dialogare con noi alla maniera degli uomini e quindi parlare con il nostro linguaggio, esprimersi con i nostri termini e comunicare con noi attraverso lo scambio di pensieri come avviene tra persone. Insisto. Questo è il fatto caratteristico della nostra religione! Quindi la Parola di Dio come deve tenere il primo posto nelle manifestazioni della nostra fede!
Tante volte vi ho detto: che è più importante ascoltare la Parola di Dio che fare la Comunione, che è più importante ascoltare la Parola di Dio che andare a Messa, perché è ascoltando la Parola di Dio che capiamo cos’è la Comunione, perché è solo ascoltando la Parola di Dio che scopriamo il significato della Messa e quindi diventiamo in grado di parteciparvi attivamente! < Guai a noi se si oscura il senso della Parola di Dio! Guai a noi se Dio tace! Quando nell’Antico Testamento Dio voleva castigare il suo popolo, taceva, non suscitava più profeti. Lo stesso accade nella storia del Cristianesimo perché la condotta di Dio a sempre uguale.
Ci sono delle epoche nella storia della Chiesa in cui la Parola di Dio è stata chiara perché era ripetuta, ascoltata ed accolta. Ci sono stati altri tempi, invece, in cui Dio taceva perché gli uomini non erano attenti o perché i ministri della Parola del Signore non ne comprendevano la grandezza e l’importanza decisiva. Se voi riflettete, noi stiamo vivendo uno dei momenti particolari legati all’andamento, per dire cosi, della parola del Signore. Possiamo dire che soltanto un decennio fa, alla vigilia del Concilio la parola di Dio giungeva a noi assai raramente e assai povera. Il ministero della parola di Dio era stimato decaduto, mentre aveva preso il sopravvento il ministero sacramentale e cultuale.
Noi ne vediamo le conseguenze.
La generazione che appena ci precede, o alcuni strati della nostra generazione è lontana dalla Chiesa, non capisce le cose della Chiesa o difficilmente si adegua alle cose della Chiesa perché è terribilmente ignorante nelle verità della fede. Conoscono gli usi e le tradizioni e ne sono attaccatissimi, ma…quanta confusione! Nella loro mente manca la giustificazione della propria fede e non saprebbero dare ragione del motivo per cui vanno in Chiesa e partecipano a certe manifestazioni religiose. Il motivo è semplicissimo: non si sono applicati alla scoperta della Parola di Dio, non hanno cercato la Parola di Dio o forse non hanno trovato la ParoIa di Dio.
I tempi nuovi, i nostri giorni, questo periodo singolare della primavera della Chiesa a cui noi attingiamo, è caratterizzato proprio dal fatto che la Parola è stata riscoperta nella sua importanza, nella sua ricchezza, nella sua potenza, nella sua funzione di strumento nelle mani di Dio per operare la salvezza.
La Parola di Dio, ho detto al principio, si identifica con nostro Siognore Gesù Cristo perché le parole di Gesù Cristo, espresse con le parole degli uomini, sono parole di Dio. Sono parole che portano l’espressione della sua volontà e sono capaci di produrre ciò che esprimono San Paolo dice di Gesù Cristo, Figlio di Dio, la Parola del Padre: “Splendore della sua gloria, impronta della sua sostanza, il Figlio che regge l’universo con la parola della sua potenza” (Ebrei 1,1-3) Gesù il Figlio di Dio, è colui per mezzo del quale tutte le cose sono fatte “Ipse dixit et facta sunt”. Ecco la prima espressione della potenza del Figlio di Dio nel creato.
“E dopo aver compiuto la purificazione dei peccati siede alla destra della Maestà, nell’alto dei cieli.” Con la sua parola Gesù Cristo compie la purificazione dei peccati. Qual’è questa parola? E’ la sua vita di Figlio di Dio fatto uomo che visse in mezzo a noi. E’ la sua morte in croce. E’ la sua resurrezione dai morti.
Dite un po’ quand’è che le nostre parole sono veramente nostre? Quando sono vere ed hanno una sostanza ed un valore? Quando le diciamo con tutto il nostro essere. Una mamma dirà sinceramente al suo bambino “ti amo” se in tutta la sua persona in tutta la sua esistenza, con tutto il suo impegno, è veramente mamma di quel bambino. Uno sposo e una sposa si diranno una parola sincera di amore se l’uno e l’altro sono totalmente donati in uno slancio di amore che rinnega ogni egoismo personale. Vedete che anche per noi, in un certo qual senso, le parole vere si identificano con la nostra stessa persona?
Questo avviene, pienamente, totalmente, in tutta verità, per nostro Signore Gesù Cristo. Egli è ciò che dice.
Le sue parole: sono la sua persona, sono il suo amore per noi sono suo sacrificio per noi, sono la sua croce e la sua morte per noi, sono la sua resurrezione e la sua vita nuova per noi. Ecco allora che Gesù Cristo, Parola di Dio, è il nostro Salvatore.
Per tanto tempo Dio ha parlato per mezzo dei patriarchi e dei profeti. Nei tempi nuovi, che sono i nostri, ci parla nel Figlio suo. La sua parola continua sulla bocca di quelli che Egli ha mandato dicendo con la forza della sua potenza:“chi ascolta voi ascolta me”. Non è che la nostra voce abbia un valore, ma la nostra voce è lo strumento di cui si serve nostro Signore Gesù Cristo per continuare a parlare al mondo: “Chi ascolta voi ascolta me e chi ascolta me ascolta Colui che mi ha mandato”
Miei cari, non posso abusare della vostra attenzione e del vostro tempo, ma capite, intendete il Natale!
Il Figlio di Dio fatto uomo, nel suo amore infinito espresso attraverso il suo sacrificio di croce, manifestato nella potenza della sua risurrezione, può interessare ciascuno di noi. Allora, il Vescovo che concelebra coi suoi sacerdoti, che dice a voi: Buon Natale, significa che: ad ognuno augura la grazia di aprirsi alla Parola di Dio, di scoprire il significato della Parola di Dio, di approfondirla, di farla vivere nella vostra coscienza e di incarnarla nella vostra persona. Il prologo di S. Giovanni termina con le parole: <e il Verbo si è fatto carne ed ha posto la sua dimora in mezzo a noi. La dimora della Parola di Dio, Gesù Cristo, è in mezzo a noi se noi lo vogliamo, se siamo disponibili all’ascolto e se siamo contenti di portarla in noi.
S. Giovanni nell’altro libro ispirato – l’Apocalisse – dice di Gesù: “Ecco io sto alla porta del cuore e busso. Se qualcuno mi apre io entrerò e mi fermerò – notate l’espressione familiare- e cenerò presso di lui”. Natale è questa Parola che batte alla porta del nostro cuore, alla nostra coscienza. Tocca a noi l’aprire perché si fermi presso di noi e in un gesto di amicizia infinita ceni con noi e poi rimanga con noi per essere la nostra luce e la nostra forza.
Così. Buon Natale.
OM 50 Natale 1966