rimane ciò che si fa per amore di nostro Signore Gesù Cristo
Cattedrale di Monopoli, 31 Dicembre 1966
Questa concelebrazione vuole esprimere – e lo esprime con tutta la forza di un’azione nella quale è presente e operante nostro Signore Gesù Cristo – tutta la comunità cittadina che si compone in espressiva unità intorno all’altare del Signore nelle ultime ore di un anno civile, con lo scopo singolare di raccogliere intorno ad un istituto che compie 100 anni di vita, l’attenzione di tutti i cittadini di Monopoli.
Nostro Signore Gesù Cristo che ci voleva educare all’economia del regno dei cieli, questa sera ci direbbe “noli timere pusillum gres qui complacuit patri vestro”. Non dobbiamo rammaricarci perché siamo pochi. Pur essendo pochi rappresentiamo le cinque comunità parrocchiali. Pur essendo pochi, qui c’è l’attenzione e la gratitudine di tutta Monopoli che, se non sbaglio, non è ufficialmente rappresentata per questo istituto che da parecchi decenni dedica la sua opera silenziosa nel ricovero dei nostri vecchi e nel nostro ospedale: le due istituzioni dove si raccoglie abitualmente la sofferenza sia di quelli che sono ammalati sia di quelli che sono tristi per la condizione in cui sono stati lasciati dal poco cuore di quelli che avrebbero dovuto avere cura di loro. Questa sera siamo fortemente chiamati a rifarci all’economia del regno dei cieli.
Mi domando quanti monopolitani sono passati nelle corsie dell’ospedale, hanno sostato in quelle camere e si sono incontrati inevitabilmente con le religiose, l’unica parte dell’ospedale che non è là per interesse, per motivi umani, per legami di sangue, ma unicamente per amore di nostro Signore Gesù cristo nel segno della fede e della carità cristiana! Mi domando quanti, durante questi decenni, sono passati in quel ricovero, misero se volete, mal organizzato che tuttavia esprime quanto di meglio ha saputo fare la carità dei nostri antenati e degli attuali viventi!
In queste due istituzioni sorte a spese della chiesa, perché se non ci fosse stato quel monastero annesso alla chiesa del Carmine e quell’altro monastero detto dei Cappuccini, a Monopoli probabilmente non ci sarebbero né ospedale né ricovero dove svolgono la loro attività persone che sono proprio nella condizione del granello di senapa che non si vede, che non si osserva, al quale nessuno fa caso, ma che da lungo tempo sta germogliando e da molto tempo sta dando i suoi benefici effetti di conforto, che altrimenti non ci sarebbero stati.
Che cosa sarà tutto questo, visto non con i nostri occhi che non vogliono vedere, ma con gli occhi della misericordia del Signore, della sua giustizia e soprattutto del suo amore? Che cosa sarà tutto questo visto dal punto di vista particolare dell’eternità da cui prendono valore tutte le azioni compiute per amore di nostro Signore Gesù Cristo?
Questa sera siamo fortemente richiamati ai motivi soprannaturali che ci vengono dalla fede mentre celebriamo il mistero del Natale e mentre terminiamo un anno. Il tempo passa e come vedete cancella la memoria, attenua il ricordo, spegne la riconoscenza. Il tempo non si assomma. Il tempo si abbrevia. Se fossimo davanti a questa tragica situazione del tempo che sfugge, attenua il ricordi, cancella i motivi della riconoscenza, la nostra condizione sarebbe ben triste.Ma, abbiamo ascoltato fin dal principio: “Nolite timere”: non abbiate paura ci sono Io. Io sono sempre presente. Io sono la risurrezione e la vita.
Gesù Cristo che redime il tempo e salva ogni cosa che è compiuta nel tempo, salva pure quelle cose che noi compiamo con la mano destra senza che lo sappia la sinistra,salva quelle cose che noi compiamo dopo aver chiuso le porte agli occhi degli altri per amore di Dio. Nostro Signore Gesù risto è con noi. Abbiamo questa certezza, questa consolazione, questa consistenza. Le parole di San Giovanni sono già state motivo di conforto quando abbiamo ascoltato di avere per difensore presso il Padre, Gesù Cristo, giusto.
Mi pare: che Monopoli sia stata ingiusta verso di voi, ma Gesù Cristo è giusto; che Monopoli si sia dimenticata, ma Gesù Cristo non dimentica, che Monopoli non abbia fatto quello che doveva fare, ma Gesù Cristo lo farà per ogni cosa che avete fatto per Lui. Dice il Vangelo “qualunque cosa avrete fatto a uno di questi piccoli lo avrete fatto a me”. I piccoli non sono soltanto i bambini ma tutti gli indifesi, gli abbandonati, i sofferenti, i soli. Questi sono la presenza di nostro Signore Gesù Cristo nel mondo e questi debbono raccogliere il nostro amore per Dio. Stare all’ospedale come stare in un ricovero è stare con la fede illuminata dalla parola di nostro Signore Gesù cristo :“tutto quello che avrete fatto a uno di questi l’avrete fatto a me”.
La chiesa di nostro Signore Gesù Cristo è sempre viva e attiva e presente e fedele in questo senso. Che cos’è un istituto religioso, quando ha per scopo particolare di abbracciare tutte le opere di zelo e di misericordia nel campo ospedaliero, in quello educativo e in quello sempre più vasto e complesso dell’assistenza? E’ una risposta all’amore di nostro Signore Gesù Cristo. E’ un atto di fede e di dedizione a Lui. E’ la vitalità della Chiesa che non viene mai meno perché Gesù Cristo è con noi: “Io sarò con voi fino alla consumazione dei secoli”.
Notate come gli istituti si rinnovano e si moltiplicano. Oggi si parla di alcuni casi di vita religiosa e di vocazioni. Ci si può anche impressionare di fronte a certi fenomeni o ad un certo andamento della vita sacerdotale o religiosa maschile o femminile. Ma non viene meno lo spirito del Vangelo nella Chiesa. Può venire meno, in alcuni tempi la corrispondenza degli uomini, può attenuarsi una forma di servizio ma ne nascono mille altre, rigogliose e vitali.
Noi viviamo un’ora particolarissima, quella del concilio, che tra l’altro si è preoccupato anche del rinnovamento della vita religiosa, nel senso che deve attingere sempre di più al Vangelo, per esprimere sempre di più l’unione a nostro Signore Gesù Cristo e manifestare sempre di più la sua presenza nel mondo, per attestare a tutto il popolo di Dio e a quelli che non credono, che in voi c’è un miracolo permanente di carità, motivo per cui consacrate la vostra esistenza a favore dei fratelli.
Questo si può dire di tutti gli istituti religiosi e questa sera lo diciamo per le Figlie di S. Anna il cui istituto compie cento anni di vita. E’ un istituto che ha delle belle e singolari origini. La fondatrice: Rosa Gott, una genovese di nobile famiglia, ha fondato l’istituto: dopo aver fatto l’esperienza felicissima e serenissima di sposa, dopo aver fatto l’esperienza dolcissima e umanissima di madre, dopo aver sofferto la separazione per la morte del proprio consorte, dopo aver attraversato un periodo spiritualmente turbato. Però ha trovato una via per esprimere tutta se stessa e trovare così la volontà del Signore. Troverà la volontà del Signore ai piedi del Vicario di nostro Signore Gesù Cristo che le dice:”Iddio provvederà ai tuoi figli, tu pensa a Dio nell’opera sua. Il tuo istituto si estenderà, come il volo della colomba, in tutte le parti del mondo”. E l’istituto ha avuto uno sviluppo straordinario. In poco tempo ha raggiunto il numero di 400 case. Singolare è anche il coraggio, in quei tempi – siamo nel I878 – per un istituto nascente di trasferirsi in quasi tutti i paesi dell’America latina. Questo istituto ha portato il frutto della sua carità anche in mezzo a noi.
Noi siamo pochi ma ben illuminati dai motivi della fede esprimiamo la nostra riconoscenza al Signore perché ha mandato le Figlie di S. Anna a Monopoli ed esprimiamo la nostra riconoscenza alle Figlie di S. Anna perché perseverino nonostante le difficoltà, e preghiamo perché questo istituto sia benedetto, abbia la grazia di ritornare alle origini per riprendere vitalità e slancio e continuare a testimoniare nella Chiesa l’amore di nostro Signore Gesù Cristo. Non rammarichiamoci perché siamo pochi! Non temiamo! Cristo è con noi e la testimonianza della sua presenza, l’abbiamo anche attraverso quest’istituto. Le cose stanno davanti al Signore.
Termina anche quest’anno. Si accorcia il tempo, si attenua la memoria, si spengono i motivi della riconoscenza, ma ciò che si fa per amore di nostro Signore Gesù Cristo rimane perché Cristo era ieri, è oggi e sarà sempre.
OM 52 giorno di San Silvestro 1966 –