generarlo con la sua testimonianza
in mezzo agli uomini
Triduo in cattedrale con le giovani per la festa della Madonna Immacolata
Noi oggi ci rallegriamo perché Iddio, nel suo grande amore e nella sua grande misericordia, ha voluto fare partecipe della sua signoria assoluta su tutto il creato, Maria Santimma, una creatura.
Il Vangelo ci ha narrato come si comporta Dio. Manda un angelo e, avuto il consenso di questa creatura che si chiama Maria, che abita a Nazareth, che è sposa ad un uomo di nome Giuseppe, manda la pienezza del suo amore, l’Amore in persona, lo Spirito Santo, perché si compia in lei l’opera meravigliosa della Incarnazione.
L’Incarnazione è nei piani e nelle intenzioni del Padre, appunto, il principio della ricapitolazione di tutte le cose nel Figlio suo Gesù Cristo. Gesù stesso, al termine della sua esistenza in questo mondo, rimetterà nelle mani del Padre tutto e tutti perché Dio sia tutto in tutti e si verifichi il suo dominio assoluto sulla creazione.
Tutto questo ha inizio dall’amore infinito di Dio: che si manifesta nell’universo e produce ogni cosa, che riveste ogni creatura di tutti i doni e la rendono splendida e meravigliosa agli occhi stessi della infinita sapienza di Dio, che si compiace in quello che ha fatto perché tutto è fatto bene. In Dio non c’è un vano compiacimento di se stesso. In Dio c’è un amore senza confini che vuole comunicare a tutta le creature e quindi vuole esprimere qualche cosa della sua bellezza, della sua grandezza, della sua sapienza, della sua bontà.
Dio che è amore, comunica se stesso, va alla ricerca del bene di un altro. Questo altro è il mondo intero, è il creato, è il cosmo, e nel mondo intero, in particolare, le sue creature più vicine per le caratteristiche che le avvicinano maggiormente a Lui:gli Angeli che non dobbiamo dimenticare, e l’uomo. Possiamo dire particolarmente l’uomo per un suo disegno misterioso. Di fatto il suo amore, questo bene che vuole comunicare alla sua creatura,lo esprime in pienezza nella incarnazione del Figlio suo, fatto uomo e non angelo.
Noi, forse con la preoccupazione di precisare dei concetti, diciamo che Dio ha innanzi a sè la sua gloria. La sua gloria è solo il nostro bene e neppure col nostro bene Dio raggiunge la sua gloria. La gloria di Dio e il nostro bene sono due fatti inseparabili. La gloria di Dio si identifica con il nostro bene e con il bene di tutto il creato, perché noi siamo nel disegno misterioso di Dio, partecipi dell’amore di Dio con tutto il creato.
Tra il punto di partenza che è l’amore di Dio e il punto di arrivo che è la sua gloria, cioè il nostro bene, il bene di tutta la creazione, c’è un passaggio. Qui entriamo nel mistero più profondo del piano di Dio: che è tanto grande, tanto signore, tanto padrone da non avere paura di far dipendere la realizzazione del suo piano, dalla volontà di una semplice creatura. Nella pienezza del piano di Dio, questa creatura si chiama Maria. Ma ogni creatura nel posto assegnatole dalla volontà di Dio, nella realizzzione del suo piano, porta il nome di ciascheduno ti noi.
Iddio, Padrone, Signore, per raggiungere ciò che si propone nel suo amore infinito, ed è il nostro bene, va a chiedere il consenso di una creatura, una giovane di nome Maria, sposata ad un uomo di nome Giuseppe. Dio chiede il suo consenso e, notate bene, non lo chiede di persona nello splendore della sua magnificenza, ma manda un intermediario. Un angelo è sempre una grande cosa ma non è Iddio. Notiamo in questo gesto un rispetto singolare della volontà dell’uomo. Non c’è l’imponenza della sua maestà e della sua potenza ma l’umiltà di una creatura, sia pure luminosa come un angelo, che chiede ad una creatura umana, in tutta libertà, se vuole acconsentire alla volontà di Dio.
Il colloquio dell’angelo con Maria non ha in nessun modo il tono dell’ imposizione e neppure quello della preghiera. Ha espressamente il tono della proposta. Questa proposta provoca in Maria il timore, il dubbio, il ragionamento “quomodo?’, e quando avrà il chiarimento, da parte dello angelo, risponderà: “fiat mihi secundum verbum tuum”. Solo dopo che Maria ha dato il suo consenso alla volontà di Dio, avviene il grande evento, si compie l’incarnazione del Verbo. Quella creatura a cui si è rivolta la potenza dell’altissimo per avere un “sì” chiaro, libero, spontaneo, entra nella pienezza del disegno di Dio, diventa la madre del figlio di Dio, diventa partecipe di “quel vertice” a cui Dio ha posto il suo Figlio, che doveva diventare il Signore: il principio della ricapitolazione di tutto l’universo.
Noi pronunciamo la parola “Signore”, per una certa abitudine senza dare importanza al significato del termine. “Signore”, così come è nato dalla fede illuminata dallo Spirito Santo del cristianesimo primitivo, significa Padrone. Gesù Cristo si è mostrato Signore, padrone della vita e della morte, vincitore della morte e assertore della vita nel mistero della sua Risurrezione. Maria è madre di questo Signore, dunque, anche lei è Signora. La Chiesa ha ritenuto opportuno onorarla col titolo di regina, ma é “Signora” che importa. Maria é Signora, Padrona perché é entrata, col consenso della sua umilissima volontà, nel piano meraviglioso dell’amore di Dio .
Capite perché noi, con l’Angelo, chiamiamo Maria “piena di grazia” e la veneriamo ‘Immacolata?. Non può essere diversamente dal momento che Dio predilige Maria e la ricolma di doni in vista del l’Incarnazione del suo Figlio. Cerchiamo di entrare in questa atmosfera spaziosa, infinita, estremamente larga dei disegni di Dio, perché tutto quello che Dio ha compiuto in Maria, lo compia in ciascheduno di noi, dopo la purificazione del Battesimo.
Come Maria, anche il cristiano é colui che deve dire di sì a Dio, generarlo con la sua testimonianza in mezzo agli uomini, accompagnarlo nella vita quotidiana, scoprendolo nei fratelli lungo le strade del mondo.
Dal registratore con la collaborazione di don Salvatore Carbonara,vice parroco in cattedrale e responsabile della gioventù diocesana -febbraio 1967
OM 83 Immacolata 1966