E’ già trascorso un anno dalla morte del compianto vescovo Carlo Ferrari, avvenuta all’ospedale di Verona il 1° dicembre 1992. Per quasi un mese eravamo stati in angoscia mentre il suo fisico provato lottava, in sala di rianimazione, contro la morte. E in questo primo anniversario molte di quelle sensazioni rivivono. Ma su tutto prevale la serena memoria di ciò che il vescovo Carlo è stato per molti di noi: un uomo di fede, ricco di qualità umane, capace e desideroso di amicizia; un sacerdote e un pastore con il senso dell’ essenziale: la paternità di Dio e il mistero della chiesa che la rende visibile agli uomini.
Ne sono specchio anche i due suoi scritti che riportiamo in questa pagina. Risalgono al lontano 1963 e si rivolgono ai fedeli dell’allora sua diocesi di Monopoli. Vi sono riflesse le forti intuizioni suscitate in lui dal Concilio Ecumenico al quale stava partecipando. Di qui scaturiscono le chiare, fondamentali intuizioni che poi hanno guidato e animato il suo ministero di “vescovo del Concilio” nella chiesa mantovana.
Basti una sottolineatura di evidente sapore paolino: «La loro forza [dei vescovi] sta nella loro debolezza. Più le espressioni della forza umana scompariranno, più sarà presente e attiva la presenza dello Spirito Santo».
Lo stile dimesso e povero (da qualcuno scambiato per rinunciatario) di tutto un ministero episcopale, la testimonianza e la proposta preziosa che egli ci lascia in eredità, ha in questo cuore del paradosso cristiano le sue radici.
sac. Benito Regis
“La Cittadella” 28 Novembre 1993
Seguono, sul giornale, la ristampa di stampe di Monopoli: “Natale 62” “Natale 63”