La prima volta che ho salito le scale per fare visita al vescovo Carlo Ferrari ero tesa, intimidita e un po’ imbarazzata. Dovevo baciare la mano a Sua Eccellenza? In che modo e con quali termini avrei dovuto esprimermi?
Ero contenta di non essere sola, ma con altri genitori, perché avrei potuto fare a meno di mettermi allo scoperto; tuttavia non era e non è nel mio carattere eclissarmi e così ho imparato la strada e sono andata anche da sola, ho voluto essere me stessa ed ho cercato in Sua Eccellenza non il Vescovo, ma il padre, meglio l’amico.
E stato molto facile e mi veniva spontaneo non baciargli la mano, ma la fronte e le guance e scoprivo, con piacere, che lui porgeva le guance al mio sincero affetto.
<Si appoggiava alla mia spalla che lo aiutava a sostenersi e la pressione del suo braccio mi sembrava un segno di amicizia, quasi di complicità. Ho avuto la sfrontatezza di raccontargli persino delle barzellette alle quali rideva con una spontaneità quasi fanciullesca e lui stesso me ne ha raccontata una, in vero molto «spontanea» come lo erano le sue rare ma efficaci battute. Parlava poco, ma la mimica dei suoi occhi era straordinaria, quegli occhi che s’incupivano o si aprivano al sorriso più dolce.
Ed io parlavo, parlavo così come sono solita fare, con un ritmo sostenuto, tanto che, una volta, mi sono scusata con lui per avergli coloritamente scaricato molte vicende con mille parole.
La sua risposta resta, per me, indimenticabile: «parla, parla pure: è come se io fossi a teatro con la migliore delle attrici„ e mi stringeva la mano con amicizia.
L’ultima volta che sono andata ho proprio sentito la necessità di vederlo, come se dovesse essere l’ultima volta, e così è stato.
Conservo un dolce ricordo del mio Vescovo al quale ho fatto, proprio quella volta, un complimento quasi «mondano» che lui, intelligentemente, ha apprezzato: «Sua eccellenza è ancora un bell’uomo – Secondo me deve essere stato un uomo molto interessante» e gli occhi gli brillavano.
Milli Spezia
“Uomo H” periodico della Casa del Sole, 1993